Dio, palla e famiglia. L’Europa non è buona neppure per il calcio

 

 

VICEREAME DEL RIO DE LA PLATA Sono tutti anticolonialisti, fieri difensori della libertà contro l’oppressione della Madrepatria, bolivariani sparsi e gauchos a cavallo, autoderminati a determinare il proprio futuro sulle sponde del Rio de la Plata. Bene, tutti messi insieme hanno dimostrato di esser liberi di non riuscire a organizzare una finale Copa Libertadores, che è una Champions League del Sud America, ma più brutta. Così, a seguito della vandalica aggressione terzomondista alla squadra gialloblu di Buenos Aires, la finale derby di ritorno fra i coloni del River Plate e quelli del Boca Juniors è stata giocata a Madrid, e vinta dai Millionarios di Quintero – a nulla è valso mandare Carlitos Tevez a piangere in TV per avere la vittoria a tavolino. Il tutto è stato riportato brevemente e con toni folkloristici dal giornalismo italiano. E forse è giusto così, dal momento che, lo stesso giorno, il sempre sottovalutato Juan Mata “The Little Magician” totalizza 150 partite in Premier League, 50 gol, 50 assist.

LIVERPOOL Nei giorni in cui il vento di Fortuna (o della sceneggiatura) gira a favore del gerontofilo Macron, grazie al solito arabo che sparacchia per strada invece di andarsene in Africa, se proprio si trova così male da noi, san Germain passa e san Gennaro no. Ma il miracolo lo ha fatto Alisson Becker su Milik. Una parata quasi senza senso, mostruosa, tanto da spingere Klopp ad ammettere: «Se avessi saputo che era così bravo, lo avrei pagato il doppio». Per la bellezza dell’azione avrebbero meritato il gol sia Hamsik per i partenopei, sia Milner per gli inglesi, ma ha segnato Salah. Nel complesso hanno sine dubio meritato i Reds.

MILANO «Lei Spalletti sull’1-1 ha tolto Politano per mettere Vrsaljko, dimostrando in questo modo di essere un allenatore mediocre» non lo ha detto nessuno, perciò non sarò certo io il primo a scriverlo. I nerazzurri di Milano si accontentano di pareggiare in casa con un PSV ultimo ed eliminato, per questo verranno accontentati con la retrocessione in Europa League. Luciano Spalletti forse si attendeva che il Barcellona, squadra che ormai segna su contropiede come un’italiana qualsiasi, battesse gli Spurs, formazione, per inciso, più forte dell’Inter e che esprime un football più bello. Non tanto contenti invece i tifosi, che, dopo aver digerito l’arrivo di Marotta, faranno compagnia agli omologhi del Napoli: insomma, nessuno si aspetta lo “shaolin football” di Müller su Tagliafico. Un po’ di grinta però sì.

MONTAGNE SVIZZERE Una banda di Giovani Ragazzi ha sconfitto la Juventus più forte della storia. Certamente un fatto straordinario, se non fosse rovinato dall’esuberanza dei cronisti RAI, i quali, in occasione dell’episodio folle di Alex Sandro che prima sbaglia lo stop e incespica sul pallone, poi clampa maldestramente in area Ngamaleu, tentano di far passare il fatto come “peccato veniale” e rigore dubbio. Non contenti, tendono ripetutamente ad attribuire la sconfitta al campo sintetico – a Napoli pare lo stiano già mettendo – mentre Allegri loda sofisticamente i suoi: «bravi a perdere le gare che contano meno». Il giorno seguente sarà stato informato che la Juve ha perso l’ultimo ricorso alla Cassazione: lo scudetto 2006 resta all’Inter. Conterà meno anche quello.

PLZEN (BOEMIA OCCIDENTALE) Non poteva mancare la figuraccia di prammatica della ASRoma in Europa. I Capitolini escono sconfitti per 2-1 da quello che fu il centro della resistenza cattolica agli hussiti. Di Francesco medita addirittura le dimissioni, pare abbia whatsappato alla moglie di cominciare a impacchettare il grosso.

Una fetta del tifo romanista, che a detta di Kolarov (e non è poi così lontano dalla verità) non capisce niente di calcio, se la prende col presidente Pallotta, reo di essere americano e non borgataro, il quale poveretto, nemmeno ha visto la partita perché era dallo psichiatra. L’amore per l’Urbe eterna riduce così. A questo punto mi sento di lanciare un messaggio di importanza vitale: James, checché ne dica lo strizzacervelli, non ti preoccupare: se uno ha fatto “poof” almeno una volta a un dente di leone, può dire di aver vissuto.

Ma anche dalle serate strazianti vien qualcosa di buono se hai un cuore oro e porpora: il cuore di Manolas, novello Ettore, l’unico ad essere abbastanza uomo da andare sotto i tifosi a prendersi in faccia i fischi e la contestazione. Chapeau. O per meglio dire: korys!

Il disastro era stato preparato dai giornali italiani prima della settimana di Champions in questo modo: Klopp troppo spregiudicato, Tuchel sopravvalutato, Pochettino, in sintesi, imbecille. Alla fine sono passati tutti. Ma la cosa preoccupante è che questa malattia tipica dell’hybris giornalistica italiota sta contagiando anche i Tabloid inglesi: il “The Telegraph” ha forse ingaggiato un titolista italiano per partorire questo borioso «With all four teams through, is the era of English Champions League dominance back?», tanto più che l’ultima inglese a vincere la Champions è stata il Chelsea, quando le inglesi qualificate erano solo due. Con queste premesse si rischia di rovinarsi le festività.

Roba da iscriversi alla festa di Natale del Millwall:

https://www.millwallfc.co.uk/news/2018/december/join-us-at-millwalls-unmissable-christmas-party/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento su “Dio, palla e famiglia. L’Europa non è buona neppure per il calcio”

  1. Niente non cè la fa propio ..
    le ricordo che dire bugie é peccato….
    La Juve non ha perso il ricorso in Cassazione .
    “La Cassazione ha  “deciso di non decidere“. Come Abete, come Tavecchio, come il Tar, come la Corte d’Appello: come tutti, in questa mefitica storia di rimpalli.
    Non è vero che la Cassazione ha “assegnato lo scudetto (di cartone) all’Inter“. La Cassazione, ha fatto il notaio: “scudandosi“ dietro all’ autonomia“ dell’ordinamento sportivo italiano”. Non so perché mi indigno”
    l’imboscata

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