Dio, palla e famiglia. Uomini di ieri e signorine di oggi: però è sempre la Champions

In occasione della carnevalata di Halloween ho fatto di tutto per far vestire Tommaso, il mio figlio piccolo, da Terry Butcher (calciatore nazionale inglese nato a Singapore nel 1958), ma non ci sono riuscito (in Inghilterra pare sia un costume all’ultimo grido, o all’ultimo sangue che dir si voglia), così, sono rimasto una settimana immalinconito e sognante i bei tempi andati, quando l’isterismo igienista era fantascienza, il Football era uno sport da uomini e si poteva giocare grondanti sangue come Terry Butcher, per la gloria e la maglia (vedi foto). Mi risveglio oggi dal sogno a occhi aperti con la fatica delle mattine uggiose di novembre, quando sai che hai il Consiglio di Istituto di cui temi le novità e chissà quali altre diavolerie si saranno preparati i gestori del pollificio.

Meglio chiudere gli occhi ancora un po’, per visualizzare dolcemente i gol più rasserenanti degli ultimi mesi, come quello segnato il 22 di settembre dal Villain John McGinn: quello che in gergo si chiama‏ un phenomenal volley, da fuori area a sbattere sotto l’incrocio sulla sinistra dell’incolpevole portiere dello Sheffield Wednesday, l’unica squadra che gioca sempre mercoledì, senza aver mai partecipato alla Champions League. Gli Owls, per la cronaca, hanno vinto per 1-2, ma questo rischia di essere il gol più bello della stagione. Chi voglia vederlo guardi qui: https://www.youtube.com/watch?v=QqIwc2BSwK8

MILANO – Nella speranza di vedere anche nella Champions League un gol all’altezza di quello del centrocampista scozzese dell’Aston Villa, un pover’uomo assonnato prova a vedere Inter-Barcellona. Così scopre con ulteriore mestizia che, invece, i meneghini giocano contro ballerine in tutù, tutte rosa e confettose. Altro tassello che avvalora la tesi per cui il calcio è diventato uno sport da signorine. La squadra di Valverde, quest’anno la favorita per la vittoria finale, fa un calcio basato sul dominio territoriale prolungato, esercitato mettendo in pratica la semplice idea tattica di difendere le transizioni andando verso il pallone, e non verso la propria porta. In questo modo il Barça può recuperare il pallone in zone alte di campo, e spesso subito dopo la perdita dello stesso. Partita intensa che rafforza due convinzioni condivisibili: Rakitic è troppo bello da vedere per vestirlo di rosa e Nainggolan è come la Patria: non si vende, non si compra e non si cambia (Spalletti dovrebbe saperlo). L’Inter è una formazione oggi ancora non in grado di competere tecnicamente con i cosiddetti top club, però ha mostrato carattere, dote che prima non aveva. In questo incontro dominato dagli indipendentisti, pur costretta a mantenere un baricentro troppo basso, è riuscita a non farsi piegare dalla superiorità degli ospiti, non uscendo mai dalla partita e recuperando lo svantaggio improvviso, causato dal gol di Malcolm, con un pareggio più di istinto che altro del solito Icardi.

Nel girone il Tottenham vince in rimonta contro il PSV grazie a una doppietta di Kane e tiene vivo un discorso qualificazione appeso a un filo: difficilmente passerà il girone, anche in caso di vittoria contro l’Inter.

BELGRADO – Non si fa in tempo a titolare “Sturridge ritorna dal regno dei morti: giocatore rinato alla soglia dei trent’anni”, che i Reds perdono clamorosamente per 2 a 0 contro la Stella Rossa di Belgrado. Secondo quanto ha riportato la BBC il Liverpool ha perso per la prima volta tre partite consecutive in Champions League. Quest’anno quella di Klopp è una squadra che, a detta di molti nella Kop, manca di creatività: i centrocampisti si trovano circondati da calzoncini e non riescono a costruire nulla per le punte.

Possiamo dire, però, che il Liverpool, nonostante la sconfitta, rimane primo nel girone e, per quanto si faccia dura – prima ad Anfield contro un Napoli che ha pareggiato un po’ a sorpresa le due contro i qatarioti di Parigi, poi la trasferta in Francia -, gli bastano tre punti per passare.

TORINO – Dato che la partita della Roma a Mosca interessa solo a qualche scalmanato, arriviamo al match più interessante della giornata: Juventus-Manchester United. Pare che i Tabloid abbiano venduto copie a camionate per l’occasione. Il giorno della partita un articolo del “The Times”, che nell’oblio della stampa italiana ha fatto molto scalpore nel Regno Unito, riportava il fatto che «I tifosi del Manchester United dovranno rimuovere le scarpe durante le rigorose ricerche degli steward prima della partita di Champions League di stasera a Torino. La Juventus è preoccupata per il fatto che i tifosi del Regno Unito potrebbero introdurre nel campo per la partita a gironi articoli proibiti come accendini e lanciarazzi». In Italia, invece, si fantasticava senza vergogna, come tante fidanzate abbandonate, sullo scontro incrociato fra ex e sul possibile ritorno di Pogba, perché pare che a Manchester insieme con Mourinho siano come “gesso e formaggio”, mentre a Torino con il tecnico livornese tutto andrebbe per il meglio, tipo “polpo e acciughe”.

D’altra parte, come reso noto in conferenza stampa, uno dei grandi dilemmi tattici di Allegri è se Mandzukic sia in grado di salire i gradini della panchina senza infortunarsi. Ergo, Croato fuori e palco tutto per il grande ex: Ronaldo. Il ragionamento (e i gradini…) sembra dargli inizialmente ragione, perché la Juventus passa in vantaggio con una gran volè di CR7 che vale da sola il biglietto (per chi è riuscito a comprarlo), ma poi, dopo aver dominato la gara con troppi errori in zona tiro, i bianconeri racimolano solamente una sconfitta immeritata. Però, tatticamente parlando, la partita di ieri evidenzia la differenza specifica fatta un grande allenatore in panchina. La vittoria dei Red Devils è scaturita dai due cambi fatti dallo Special One (Mata e Fellaini), che hanno ribaltato la partita, dimostrando che non mollare mai può creare anche episodi fortunati. L’italiano, invece, ha fatto cambi ininfluenti con la stizza nel cappotto.

“Juantastic”, titolerebbero i peggiori giornali sportivi italiani per la perla su punizione, se Juan Mata fosse stato bianconero. Invece, l’attenzione è tutta rivolta al gesto di Mourinho, pacatissimo, dopo il fischio finale (anche qui vedi foto). La questione riguarda una faida personale che probabilmente non finirà mai. Veniamo al sodo. Ha fatto bene. Sarebbe il caso che la smettessimo di offrire nutrimento alle ipocrisie nello sport: Mourinho non ha insultato nessuno, ma rintuzzato chi lo insultava da novanta minuti (insulto nitidamente avvertito da tutti anche in TV, tranne che dagli irreprensibili commentatori RAI). Molti contro uno, il quale, non riuscendo improvvisamente più a sentire la litania “Josè Mourinho uomo di merda”, ha cercato una sistemazione acustica migliore nello stadio. A freddo, poi, ha detto che non lo rifarebbe, vincendo anche lì. Questione di stile. Questione di uomini.

 

1 commento su “Dio, palla e famiglia. Uomini di ieri e signorine di oggi: però è sempre la Champions”

  1. Niente non c’e la fa…
    Io ero allo stadio e i cori contro “l’uomo di merda”sono durati si e no 3/4 minuti
    ma lei come sempre una volta arrivati alla Juve la vena si chiude e incomincia il suo livore antijuventino…
    ecco alcune citazioni del Merdinho:

    Mourinho attacca Wenger: “Non vince da 18 anni, eppure lo rispettano” Mourinho insulta il giocatore del Sporting, Rui Jorge dicendogli che sarebbe piaciuto che fosse morto in campo dopo l’incontro del 31 gennaio 2004.Ai giornalisti “Andate a fanculo! Figli di Puttana” prima del triplete “Il rigore alla Juve? In Italia c’è una sola area di 25 metri.. Su di me al Real solo invenzioni….ai colleghi”Ranieri più o meno come un perdente “incapace di parlare inglese”

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