DIRITTO DI FAMIGLIA – Atto unico di Emilio Biagini

DIRITTO DI FAMIGLIA

 

atto unico di Emilio Biagini

 

dv

 

 

Personaggi:

CANDIDO Speranza, venticinquenne, prossimo al matrimonio, sprizzante ottimismo, almeno all’inizio;

GIOCONDO Speranza, zio di Candido, cinquantenne, molto male in arnese;

un CAMERIERE.

 

Un tavolo al bar.

 

CANDIDO — O zio, come stai? È un bel po’ che non ci vediamo.

GIOCONDO — Sì, un “Po” di tempo con la maiuscola.

CANDIDO — Hai sempre voglia di scherzare. Vieni, sediamoci un momento al bar.

GIOCONDO — Non che ci sia gran che da scherzare, sai? Penso che tu abbia saputo…

CANDIDO — Sss… sì… mi hanno detto qualcosa…

GIOCONDO — E tu stai per sposarti?

CANDIDO — Sì, zio, e sono felice. Stavo giusto andando a cercare gli anelli.

GIOCONDO — Mmmm…

CANDIDO — Mamma e papà sono così contenti… e anche i genitori di lei… Ma tu mi sembri…

GIOCONDO — … mal messo? Altroché mal messo…

CANDIDO — Vuoi un caffè?

GIOCONDO — Meglio un tramezzino.

(Il cameriere si avvicina.)

CANDIDO — Hai proprio fame. Cameriere, un tramezzino, e due cappuccini. Ti va bene il cappuccino, zio?

GIOCONDO — Va benissimo.

CAMERIERE — Subito, signore. (Esce per eseguire.)

CANDIDO — Ti ci vorrebbe anche un nuovo vestito… Oh, scusa…

GIOCONDO — Non ti scusare. Non posso certo nascondere che ho toccato il fondo… o sto per toccarlo…

CANDIDO — Ma cos’è successo, di preciso?

GIOCONDO — È una storia squallida e miserabile.

CANDIDO — Se ti fa troppo male, non dire niente, zio.

(Arriva il cameriere e porta le ordinazioni. Giocondo comincia avidamente a mangiare il tramezzino e per un poco nessuno dei due parla.)

GIOCONDO — Vedi, anch’io vent’anni fa ero entusiasta come te e stavo per sposarmi. Tutto sembrava a posto e non c’era motivo di sospettare… o di temere… (Continua ad addentare il resto del tramezzino.)

CANDIDO — Mi spaventi.

GIOCONDO — Fai bene a spaventarti. Ero felicemente sposato, con due figlie, come saprai, e guadagnavo bene come ingegnere. Un giorno, di ritorno a casa dopo il lavoro, ho trovato… (Si interrompe, abbassa gli occhi e si concentra sull’ultimo boccone del tramezzino.)

CANDIDO — Qualcosa di terribile…

GIOCONDO — Solo le mie due valige, davanti alla porta chiusa…

CANDIDO — E poi…

GIOCONDO — … e poi, attraverso la porta chiusa, senza neppure aprire uno spiraglio, mia moglie mi ha detto di andarmene. Voleva il divorzio. Aveva parlato con l’avvocato. L’avvocato le aveva detto di fare così… che andava bene così… che era suo pieno diritto fare così…

CANDIDO — Ma come?

GIOCONDO — È il nuovo diritto di famiglia.

CANDIDO — Mostruoso.

GIOCONDO — Ho dovuto tornare da mia madre, dalla nonna, sai… che è morta di crepacuore pochi mesi dopo.

CANDIDO — E la casa? Era tua.

GIOCONDO — Non più. È il nuovo diritto di famiglia. La p…… si era incapricciata di un teppista con l’orecchino e la coda di cavallo. Naturalmente ho scoperto tutto quanto dopo… Un giovinastro senza arte né parte, più giovane di lei di quindici anni. Si è presa l’appartamento e mi frappone difficoltà d’ogni genere per non farmi incontrare con le mie figlie. Due povere adolescenti, che chissà cosa diventeranno con una madre come quella e in una situazione come quella?

CANDIDO — Ma è atroce…

GIOCONDO — Dice, la p……, che se le incontrassi, le metterei contro di lei. Sempre in combutta con quell’azzeccagarbugli, sempre a trovare nuovi cavilli per tenermi lontano dalle mie figlie…

CANDIDO — Non immaginavo tutto questo. In casa non ne parlano.

GIOCONDO — La vergogna la sentono gli innocenti. Le carogne, invece…

CANDIDO — Ma non li hai denunciati?

GIOCONDO — Denunciati? La legge è dalla loro parte. È il nuovo diritto di famiglia.

CANDIDO — Ma in questo modo si distrugge una società.

GIOCONDO — È già bell’e che distrutta. Il padre non esiste più. Le femministe vomitano liquame di fogna contro la figura del padre… il “patriarcato”, come lo chiamano…

CANDIDO — È un’infamia.

GIOCONDO — Col nuovo diritto di famiglia è scomparso il reato di adulterio. Ci s’è messo anche il vomito di fogna della cosiddetta scienza dell’evoluzionismo: l’adulterio è determinato geneticamente, dicono, la colpa non esiste.

CANDIDO — Dai frutti si riconosce l’albero.

GIOCONDO — Così la legge è dalla loro parte: niente più reato, tanto meno peccato, di adulterio. La moglie tradisce ed è autorizzata a tenersi i figli e a spogliare il marito. Ero un rispettato professionista e guadagnavo bene. Continuo a guadagnare bene e devo consegnare quasi tutto a lei, che ci si mantenga il suo “fidanzatino”, e io… io… sai cosa faccio?

CANDIDO — Cosa?

GIOCONDO — Vado a prendere la minestra dai frati.

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CANDIDO — La minestra dai frati!?

GIOCONDO — Sì, la minestra dai frati… E cosa credi? Ce ne sono migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia come me… Normali padri di famiglia spogliati di tutto da mogli p……

CANDIDO — Non ho parole.

GIOCONDO — Che vuoi farci? È la “civile conquista del divorzio”. Nipote mio, non ti sposare; piuttosto vai a convivere. Altrimenti potresti svegliarti un giorno con la serpe che ti sei scaldata in seno pronta a gettarti fuori di casa tua perché ha trovato uno che la soddisfa di più a letto.

CANDIDO — Ma la Chiesa? Il santo matrimonio?

GIOCONDO — (con indignazione) La Chiesa… la Chiesa è stata mooooolto prudente quando si è trattato di combattere il divorzio. Quante volte gli attivisti del referendum si sono visti chiudere in faccia le porte delle parrocchie?… Ed ora è lo stesso con l’aborto e altre oscenità… Ma per carità… Monsignor Tentenna docet: vivere tranquilli… non scuotere la barca… prudenza… prudenza… prudenza… andare d’accordo col mondo moderno… coi laicisti… con tutti, fuorché col proprio gregge abbandonato ai lupi…

CANDIDO — Mi hai fatto venire la pelle d’oca. Non so più cosa pensare.

GIOCONDO — I monsignori… se lo tengano il loro sale insipido… Poi pretendono le virtù eroiche da noi… pretendono l’obbedienza…

CANDIDO — Ma non tutta la gerarchia…

GIOCONDO — Sì, l’ho sentita questa storia: fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce… eccetera. È quello che si dice sempre, ma intanto il sale resta insipido.

CANDIDO — Non dovrei sposarmi?

GIOCONDO — Secondo me no. Con queste leggi immonde, ammantate di buonismo, è un rischio troppo grande. E ora senti, salutami i tuoi e grazie del tramezzino, ma è quasi l’ora della minestra dai frati.

CANDIDO — I frati, almeno…

GIOCONDO — Qualcuno… fanno quel che possono… ciao…

(E l’ingegner Giocondo Speranza, estratto il bolacchino per la minestra da sotto il cappotto sdrucito, corre via.)

CANDIDO — Ma perché mi è toccato nascere in quest’epoca infame?

Digrignando per la rabbia, cala la tela

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