DOPO LA DELUSIONE A DESTRA, IL CRISTIANESIMO. LA SCELTA DEGLI AUTORI ATTENDIBILI – di Piero Vassallo

Losceno finale dellacosachiamata neodestra, impone il congedo e larchiviazione dei pensatori neopagani, che hanno ispirato e guidato la caduta del tradizionalismo di parola nel tempio dellusura assoluta e perciò consiglia la ricerca di autori credibili e affidabili.

 

di Piero Vassallo

 

Il secolo sterminato ha spento le luci del liberalismo festante e rutilante. Nel saggio “Kierkegaard e Marx“, sosteneva Cornelio Fabro: “La dura esperienza di due guerre in questa prima metà del XX secolo ha finito per spazzare via lottimismo idealista e liberale che si trova ora alle ultime posizioni, e spinge ogni giorno di più la coscienza contemporanea verso le posizioni radicali di collettivismo o personalismo“.

fabro1Ultimamente è in scena l’angoscia, il malessere destato dal potere vampiresco esercitato dall’economia liberale di specchio magico.

Deposte le abbacinanti e gongolanti illusioni, l’ideologia liberale si è rovesciata nel culto superstizioso dei mercati finanziari e delle servili agenzie di rating, ultime, sinistre incarnazioni dell’assoluto mondano, il tritacarne contemplato dalla gnosi hegeliana.

L’uscita dalla “cosa” futile e tombale, dunque, deve incomincia da una seria riflessione sul pensiero personalista di Kierkegaard e collettivista di Marx, gli autori del XIX che hanno contestato la filosofia di Hegel.

Fabro ha svelato infatti il profondo legame esistente tra l’ideologia liberale e l’idealismo, rammentando che Kierkegaard e Marx, su fronti opposte, hanno avviato la rivolta “contro Hegel che riduce luomo singolo ad una astrazione evanescente“, riduzione che giustifica lo sfruttamento e l’oppressione dei più deboli.

Purtroppo nel pensiero di Marx l’economia sostituisce la teologia: “Il nucleo rivoluzionario è preso dalla dialettica hegeliana, ridotta alla forma di storicismo economico“.

Scelta incapacitante e omeopatica, quella compiuta da Marx. Scelta che ha trascinato la rivolta anti-capitalistica sui sentieri – strutturalmente hegeliani – delle deportazioni e dei lavori forzati nell’arcipelago Gulag.

Lo hegelismo ritornante nelle pagine di Marx ha precluso la possibilità di condurre da sinistra una giusta ed efficace rivolta contro la mediocrità borghese.

Al proposito Fabro rammenta che la riforma marxista della dialettica hegeliana è fallita inciampando sull’inizio “quellinizio assoluto che tanto ha tormentato Hegel e dopo di lui tutti gli hegelianiun problema irrisolto di cui “i marxisti pare non si siano accorti o non si vogliano accorgere, mostrando una capacità di assimilazione delle contraddizioni davvero eccessiva“.

Fabro sottolinea inoltre la drastica sostituzione della materia allo spirito “operata dal rozzo e spregiudicato Feurbach, accolto dall coppia MarxEngels e dalla tradizione marxista fino a Stalin con una convinzione e ingenuità primordiale che fa pensare più ai primi presocratici che non al metafisico Eraclito, a cui essi preferiscono richiamarsi“.Davanti allo sguardo penetrante di Fabro la fine del socialismo reale sotto le macerie dl muro berlinese – ultimo baluardo a difesa di un errore grossolano – era già visibile nei trionfali anni cinquanta.

La rivolta contro il liberalismo può essere invece giustificata e correttamente alimentata dalle verità cristiane, le sole atte a confutare il vertice speculativo della modernità. Verità attinte da Kierkegaard attraverso la riflessione sulla dottrina cristiana. Di qui la implacabile contestazione della cultura borghese: “La disgrazia sta nella borghesia. … La classe agiata e colta, se non proprio i grandi signori, in ogni modo lalta borghesia: ecco il bersaglio da prendere di mira. E che il prezzo deve essere alzato, nei salotti“.

La sentenza di Kierkegaard capovolge l’oceano delle sciocchezze elitarie sulle quale galleggiava la tronfia cosa chiamata destra intelligente e salottiera. La rivolta contro i poteri forti inizia dalla pietà del pensiero, non dalle divagazione di maghi e iniziati. Nei Diari Kierkegaard ha definito splendidamente il valore che agli uomini della cosa fu vietato dalla parodia aristocratica messa in scena da intellettuali eleusini di ritorno: “Pensa alla cosa più alta, pensa a Cristo: supponi che Egli sia venuto al mondo per salvare soltanto alcune buone teste, perché le altre non potevano capire. Che orrore rivoltante! Egli non ebbe orrore davanti a qualsiasi sofferenza umana, davanti a nessuna strettezza: ma l società dell buone testeoh, essi che ne hanno avuto schifo. … mi ha sempre entusiasmato in modo indescrivibile il pensiero che davanti a Dio non è meno importante essere una domestica, di essere il genio più eminente“.

Il pensiero di Kierkegaard è irriducibile all’intellettualismo vanaglorioso e feroce in corsa nei salotti allestiti dalla finanza iniziatica, quella che in Italia ha imposto Raffaele Mattioli e il di lui nipote, Mario Monti.


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