di Piero Nicola
Su certi argomenti la sincerità di Berlusconi appare soddisfacente. Nel ultimo discorso romano tenuto in strada, egli ha accusato certa magistratura di avere cercato di toglierlo di mezzo come primaria forza politica, condannandolo senza aver addotto capi d’accusa valevoli. Proclamata la propria innocenza, egli ha assicurato il suo elettorato di resistere alla manovra intesa ad eliminarlo, e ha affermato la necessità di provvedere per via legislativa a garantire che il potere giudiziario non goda dell’impunità per gli abusi da esso perpetrati nella vita pubblica. Sicché l’appoggio al governo in carica sarebbe condizionato da una riforma in tal senso.
Tutto sembra filare diritto, sennonché non sarebbe la prima volta che alla coraggiosa denuncia e alle dichiarazioni d’intenti vengano a mancare le attuazioni e il mantenimento della parola data.
Sarebbe oltremodo importante che qualcuno capace di farsi sentire, al momento opportuno lo mettesse con le spalle al muro rinfacciandogli di non aver tenuto fede alle promesse. Sarebbe cruciale vedere allora la sua reazione, la prova senza appello della sua credibilità, della sua validità di uomo e di statista.
Se per ipotesi, invece, questa volta egli tirasse diritto senza smentirsi, assisteremmo a un fatto memorabile, un fatto dalle conseguenze proprio nuove; il discorso di domenica 4 agosto 2013 passerebbe alla storia come una pietra miliare nella reazione all’andamento politico che affonda l’Italia, e non solo, in una decadenza senza futuro e senza ritorno. Tutte le notiziole diffuse ad arte di propaganda sugli indizi o inizi di ripresa materiale, dovuta alle provvidenze governative, sono il solito fumo gettato negli occhi, anche esibendo dati statistici illusori.
Per ora, il caso Berlusconi – quel signore che potrebbe chiamarsi Pinco Pallino e che ha avuto comunque il merito di disturbare il programma di pestifera uniformazione mondialista – questo caso ha obbligato gli agenti di tale programma a sbilanciarsi e a smascherarsi agli occhi di una grossa parte dell’opinione pubblica, anche grazie all’indiscutibile carisma del protagonista preso di mira.
Quando poi, sempre per la suddetta ipotesi, Berlusconi non dovesse riuscire a sventare la trama ordita, mediante i giudici o mediante altri sistemi giacobini, per eliminare avversari i quali, sia pure parzialmente, possano contrastare la sudditanza del Paese alla globalizzazione in divenire, il suo esempio resterebbe come un monito, come un indice puntato a mostrare la via di scampo. Infatti, dall’innaturale complesso di norme recenti e nuove dovrà, prima o poi, nascere l’avvilimento insopportabile, il tedio mortale, il disgusto feroce, la ribellione e l’abbattimento della sorta di rinnovato muro di Berlino edificato intorno alle terre emerse, tuttavia ogni spiraglio di ripensamento, di rammarico, di ritorno a maggior pulizia, aperto da un uomo battuto, abbrevierà l’abiezione soffocante in cui si starà annaspando.
Sono quasi sicuro che, qualora una voce potesse rappresentare queste scene al Cavaliere, proprio nella presente ora dei suoi dolori, attestati dalla commozione del discorso tenuto sul palco sotto i simboli del Pdl e di Forza Italia, la non spenta ambizione lo spronerebbe a tener fermo e a voler passare alla storia con una qualche aura di gloria meritata, anziché come una pallida vittima liberale, che fece solo alcuni tentativi per rendere l’Italia agli italiani.
Egli è anziano, è giunto agli sgoccioli dell’esistenza, e lo ha pubblicamente riconosciuto, ma non è inabile né rimbambito; il suo antagonista del Quirinale, per fare un esempio, con un’età più avanzata di circa un decennio, per un decennio ha potuto dagli filo da torcere. Ad ogni modo, per la dimostrazione da offrire al mondo, per un accenno di solco da tracciare, occorrerebbe poco spazio di tempo al Cavaliere.
E la tara del liberalismo? E le connivenze con le idee dei radicali, appena mitigate dai tradizionali richiami berlusconiani alla famiglia e all’onestà? Per chi è immerso nei gas tossici, una sola modesta presa d’aria è meglio di niente. Bisogna pur convincersi dello stato di cose che ci circonda.