EUROPA, QUALCOSA SI MUOVE. “TECNICI” (E MENZOGNE) ALLE CORDE – di Piero Nicola

di Piero Nicola

 

euro kaputt

 

Può darsi che prima della discesa nell’abbrutimento della povertà – di quella economica compagna della già presente miseria intellettuale, a sua volta figlia dell’abuso delle virtù autentiche – può darsi che qualcosa abbia preso a smuovere le coscienze, qualcosa in più del confuso malcontento degli immediatamente danneggiati, che stanno peggio di prima.

Qualche segnale proviene dal Portogallo. Se appare lontana l’eventualità di finire come la Grecia – dove pure deve bollire qualcosa di nuovo in pentola – gli stati della Penisola Iberica sembrano precederci di poco nella direzione tracciata. Il Giornale ha pubblicato un articolo dal titolo Portogallo, la nave europea che sta andando alla deriva. È trascorso un anno dalle condizioni imposte a questa nazione da Fondo monetario, Banca centrale e UE, per ottenere 78 miliardi di euro. Le misure prescritte sono state licenziamento di pubblici dipendenti, privatizzazioni estese, riduzione di salari e pensioni, tagli di provvidenze sociali, aumenti di tariffe e dell’iva. “Una cura da cavallo” che fa prevedere la necessità, tra non molto, di un altro prestito, cioè di un vincolo maggiore. Gli interessi dei buoni del Tesoro sono saliti, laggiù, al 22%, la disoccupazione è giunta al 13%. Nessuna crescita. Francisco Louça dice che tale politica porta a ulteriore recessione, aumento del debito, “distruzione della produzione”. De Sousa Santos accusa il neoliberismo, ovvero il “capitale finanziario”, come autore di una “distruzione di massa”, e chiede che cosa accadrà quando gli europei si accorgeranno che un cambio di governo non risolve nulla, perché “Papademos, Monti e Draghi hanno passaporti differenti, ma di fatto un’unica nazionalità, quella di Goldman Sachs”.

Si tratta di due economisti progressisti, ma ricoprono cariche accademiche, partecipano a consessi internazionali, hanno fama mondiale.

In Olanda, il governo è caduto sulle misure di austerità volute da Bruxelles: Europa ed euro sono messi in discussione. Geert Wilders, ex alleato del primo ministro, ha inveito senza mezzi termini contro “i dittatori dell’Europa, che tartassano i nostri anziani”. E già nel 2005, quei cugini dei tedeschi, meno ubbidienti e più smaliziati di loro, con un referendum avevano silurato la costituzione europea. Ora, però, il quadro generale è imbruttito.

La Spagna del nuovo premier di destra Rajoy ha opposto resistenze alla torchiatura dei propri cittadini, pretesa dall’UE per il risanamento del bilancio statale.

In Irlanda “buona parte del popolo rifiuta di pagare la household tax (la nostra IMU), definita iniqua” (Effedieffe 15 aprile 2012).

E nel nostro dolce Bel Paese? Beh, i partiti delle strana coalizione di centro-destra e sinistra che sostiene il Professore dei professori, il ministero dei tecnici assai maldestri, tutt’altro che razionali e scientifici, queste fazioni democratiche sposate per supposta convenienza, danno segni di avere qualche pulce addosso e mordono il freno. A sinistra, Vendola si avvantaggia scaricando il compassato generatore di imposte. Bersani sta scomodo. Dall’altro canto, i berlusconiani scrutano accigliati l’avvenire. La Lega mastica amaro e medita rivalse. Il Grillo Tonante si ringalluzzisce per mire ambiziosette. Volenti o nolenti, i sindacati sono obbligati, protestando a difesa dei loro assistiti, a dare qualche spiegazione, a esprimere critiche per le tegole piovute sui lavoratori. E la maggioranza silente e speranzosa dimagrisce, intiepidisce, applicherà la sua inerzia nell’andar poco a votare. Intanto, fin d’ora, visti i risultati di un semestre trascorso dalla nomina di Monti Mario e viste le prospettive, molti cominciano ad ascoltare il monotono Colle con un orecchio solo; e, sebbene il ricredersi sia l’esercizio morale più fastidioso per l’amor proprio dei sovrani popolari, non solo gli scottati ritirano il consenso, molti degli altri sentono puzza di bruciaticcio e rispondono picche essendo interrogati sul gradimento al governo. Per quanto tempo ancora, le chiacchiere a profusione, infarcite di ingannevoli mezze verità e di fandonie, riusciranno a far digerire la crudezza dei fatti, a smentirne la realtà?

Saremmo ancora in tempo per onorare tassi equi sul debito pubblico; ma se non sorge un movimento politico che rifiuti i prestiti esosi, adottando le alternative, a un certo punto il male diventa malamente cronico, e la cura potrebbe essere imprevedibile, anche paurosa.

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