Dopo la cattura in Siria di 13 militari delle forze speciali francesi
di Piero Laporta
fonte: Italia Oggi – gruppo Class
L’agenzia russa Interfax annuncia che il tanker Iman è entrato nel porto siriano di Tartus, dove la Russia ha una base militare sul Mediterraneo. La petroliera Iman imbarca un reparto di fanteria di marina in funzione antiterrorismo, assicura Interfax.
Le dimensioni di questo reparto di forze speciali non sono specificate. Bashar al-Assad, presidente siriano, non manca mai di sottolineare che egli sta combattendo contro dei terroristi. Non ha tutti i torti, considerata la recente cattura di 13 militari delle forze speciali francesi, presenti sul territorio siriano in barba a qualunque norma internazionale, così come in precedenza erano entrate in Libia (ItaliaOggi dell’8 marzo).
Reparti analoghi a quello imbarcato sulla petroliera Iman sono stati impiegati da Mosca contro i pirati del mar Rosso, con dottrina di impiego molto semplice: sterminio. L’ingresso dei fanti di marina russi nello scenario siriano ha del tutto sorpreso il dipartimento di Stato e la Casa Bianca, trinceratisi dietro dichiarazioni fra il vieto e il grottesco di anonimi funzionari delle Nazioni Unite: un chiaro segnale di improvvisazione.
La Russia, con questa mossa, non ha violato gli accordi internazionali che vietano il transito non autorizzato di navi da guerra nei Dardanelli. Il transito di forze speciali antiterrorismo a bordo d’una petroliera non è contemplato dai trattati. Questo determina un colpo sorprendente ai danni di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che ora sono davanti al dilemma se alzare il livello dello scontro con la Russia oppure cercare un accordo, dopo aver tentato inutilmente di forzare la mano a Mosca e Pechino, che hanno posto il veto a qualunque azione militare contro la Siria nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La cattura dei tredici militari francesi in Siria illumina una imbarazzante violazione delle leggi internazionali e delle determinazioni del consiglio di sicurezza dell’Onu. La Russia pertanto ha ora un eccellente alibi per la propria presenza in Siria, per di più in veste legale.
Ma non basta. La Siria non ha mai lasciato correre i tentativi di destabilizzazione a suo danno, sicché i tragici fatti di Tolosa potrebbero trovare una spiegazione a Damasco. Giovedì scorso, un killer solitario di altissima professionalità ha ucciso a Tolosa tre paracadutisti francesi, dopo averne ucciso un altro la domenica precedente.
Il massacro successivo nella scuola ebraica potrebbe essere collegato solo indirettamente agli omicidi dei paracadutisti il cui killer potrebbe appartenere ai servizi siriani, molto ben preparati a compiere omicidi all’estero per rappresaglia o per intimidazione, almeno fin dal 1980 quando il 21 luglio uccisero Salah al-Bitar davanti al suo ufficio in rue Hoche, a Parigi, perché colpevole di opporsi al regime del padre dell’attuale presidente.
In tale contesto gli attentati contro la scuola ebraica potrebbero trovare spiegazione se i servizi israeliani avessero in qualche modo fiancheggiato i francesi in Siria. Insomma, il vulcano siriano è in piena fase eruttiva e la lava rischia di trabordare ulteriormente.