“FINE DEL MONDO? O AVVENTO DEL REGNO DI MARIA?”, DI GUIDO VIGNELLI – recensione di Piero Vassallo

Un intrigante saggio di Guido Vignelli. Fine del mondo o crepuscolo del mondo moderno?

di Piero Vassallo

 

 

 

“Vi sono cristiani più che soddisfatti e senza la minima inquietudine di fronte alla nostra attuale situazione. Ma la loro soddisfazione non è secondo il volere di Cristo. Essa deriva da un compromesso con il mondo, da un rifiuto di guardarlo in faccia per paura di riconoscervi l’opera del demonio e di doversi ricordare della Croce di Cristo”. Roger-Thomas Calmel o. p.

La sonnolenza dei discepoli rimane lungo i secoli l’occasione favorevole per il potere del male”. Benedetto XVI


 

lvStudioso di formazione delnociana, saggista d’alto spessore controrivoluzionario e soprattutto credente votato alla difesa dei più imperdonabili princìpi cattolici, Guido Vignelli abita in spirituale tranquillità nel margine disegnato dall’esiliante/esilarante circolo degli iniziati ai misteri del sottosuolo e degli ausiliari catto-conformisti, imperterriti davanti all’estrema agonia del pensiero laico, democratico e progressista.

I censurati/proibiti saggi di Vignelli incidono il tatuaggio dell’assurdo sulle malinconiche ostinazioni dei rivoluzionari e sulle acrobazie teologiche degli ecumenisti/sincretisti, irriducibili quantunque sia palese il loro smacco.

Il recente saggio “Fine del mondo? o avvento del Regno di Maria?”, edito da Fede & Cultura in Verona, dimostra la intrinseca debolezza del mondo moderno, “fragile e precario, uno spettacolo che può concludersi inaspettatamente e rapidamente: è passeggero lo scenario di questo mondo (ICor. 7,31), ce lo insegnano alcuni noti e seri cultori dell’escatologia”.

Di conseguenza è dimostrata la labilità della escatologia catacombale, che soggiace al progressismo teologizzante/modernizzante, sistema avventizio, concepito per alimentare la velenosa illusione che il compito della Chiesa cattolica si esaurisca “nel favorire la sopravvivenza di una interiore religiosità individuale, e che questa possa salvarsi in una società secolarizzata solo ignorandola o adeguandosi a essa”.

Il fruscio dell’illusione intimista/capitolarda nutre la chiacchiera intonata allo spiritualismo della sacrestia frivola, spocchiosa e prona al salotto. L’infondata pretesa “che il Cristianesimo debba tornare a essere la religione di un piccolo gregge, di una élite illuminata e radicale, che rinuncia a convertire e a santificare le società, i popoli, le nazioni … tentazione molto pericolosa, che ha favorito il diffondersi nel mondo cattolico di una mentalità velleitaria, di una pastorale rinunciataria e di una strategia disfattista”.

Lo spettacolo della teologia in ginocchioni davanti a un sistema ideologico agonizzante legittima la domanda formulata da Vignelli: “siamo davvero alla fine del mondo oppure siam soltanto alla fine di un mondo, per quanto vasto e potente?”

La risposta di Vignelli è intonata alle magistrali lezioni (del card. Siri, di padre Julio Meinvielle, di Gianni Baget Bozzo, di don Ennio Innocenti e di Massimo Borghesi) sulla radice gnostica del pensiero moderno: “Non ci troviamo alla fine dei tempi, ma solo alla fine di un tempo o di un’epoca: quella della Rivoluzione gnostica e anticristiana iniziata nel XV secolo … siamo alla fine della nuova Babele planetaria e secolarizzata“.

A sostegno della tesi sulla consumazione dell’incuboso moderno, Vignelli cita numerose, attendibili rivelazioni comunicate da Signore Gesù e dalla Sua Santa Madre a fedeli di onesta vita. Rivelazioni che hanno una eco nei discorsi di Giovanni Paolo II, banditore della speranza che per il terzo millennio una nuova fase storica sarà avviata “da una nuova primavera di vita cristiana” e “l’avvenire offrirà anche a noi [contemporanei] la manifestazione di un nuovo aspetto della pienezza di Cristo”, e di Benedetto XVI, “il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era … capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità”.

Ovviamente alla previsione di Vignelli, in questo seguace di Giambattista Vico, è estranea la pretesa storicistica (hegeliana e marxiana) di anticipare il futuro senza errori.

Tuttavia segnali forti, ad esempio il disfacimento di tutte le ideologie di stampo illuministico e/o romantico, l’apparizione di un orizzonte terrestre, che respinge e ridicolizza i sogni intorno al perpetuo sviluppo della tecnologia, infine l’emergenza del soffocante potere esercitato dalla setta degli strozzini, incoraggiano la speranza in una rinascita della Cristianità nel santo nome di Maria.

Al proposito è citato il giudizio di don Divo Barsotti: “Questo è il fatto finale, il più straordinario di tutti: la fede non solo è morta spesso, ma spesso è morta di vecchiaia. … Ebbene, oggi anche il modello moderno è finito, come finirono i modelli medievali e antichi. E’ chiaro, diviene ogni giorno più chiaro, che non si va a finire nella sparizione di un credo attenuato, ma piuttosto nel ritorno di quelle sue parti che erano veramente scomparse.

All’orizzonte si profila la restaurazione della fede cristiana, non la sua dissoluzione.

Ad ogni modo Vignelli rammenta che, secondo le Scritture, il Regno di Maria precede ma non si identifica con la scena apocalittica.

Nel robusto saggio di Vignelli, dunque, si legge una risposta convincente e una cura efficace delle depressioni e degli appiattimenti di sacrestia davanti alle teorie formulate dall’incapacità di credere che Gesù Cristo ha vinto il mondo.

1 commento su ““FINE DEL MONDO? O AVVENTO DEL REGNO DI MARIA?”, DI GUIDO VIGNELLI – recensione di Piero Vassallo”

  1. finalmente si va alla radice del problema.
    quanto alla diagnosi concordo con Vignelli.
    quanto alla terapia a vista umana non sembra possibile che una gerarchia caduta nella facile illusione dei compromessi ed anzi della subordinazione alle potenze mondane sia in grado di risollevarsi e di proporre una strategia opposta quale quella indicata dallo studioso
    credo che compito attuale dei laici sia tenere aperto il problema, opponendosi alla resi dei pastori belanti pace ai lupi che stanno facendo strage nel gregge

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