di Fabio Cancelli
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L’incontro del Papa con i giovani studenti (e altri meno giovani) dei Francescani dell’Immacolata è avvenuto nella mattina del 10 giugno scorso, presso la Cappella di S. Marta, ma la notizia esce solo il 23 giugno, con un articolo di Tornielli e con qualche foto postata su Facebook, ma nella totale ignoranza dei media vaticani. Come mai solo dopo 13 giorni viene data la notizia? Già questo inizia ad essere fonte di numerosi dubbi, che si infittiscono esaminando il tutto.
I partecipanti all’udienza privata con il S. Padre vengono scelti accuratamente, quasi uno ad uno, ma senza sapere, fino al giorno stesso designato, e fino a quando non si erano già messi in cammino per raggiungere S. Pietro, dove stessero andando. Chi diceva che andavano in pellegrinaggio a S. Pietro, chi sapeva che c’era un incontro speciale con il Commissario. Ma quasi nessuno dei frati convocati (i novizi, i seminaristi rimasti, e alcuni professi, guidati dai Padri contestatori,) sapeva dove veramente andavano quel mattino.
Sorpresa: dopo pochi minuti di attesa si è dinanzi al S. Padre. Poco prima, fuori, il maestro della cerimonia e vero artefice dell’incontro, P. Angelo M. Gaeta con il Commissario dava disposizioni su come comportarsi alla presenza del Papa. Niente domande spontanee, ma devoto ascolto, e alla fine un veloce baciamano, senza soffermarsi troppo. Il Papa era impegnato. Il giorno prima, infatti, aveva anche cancellato le udienze.
All’appello però mancano tanti frati. Mancano i Fondatori dei Francescani dell’Immacolata, e il “partito” dei frati rimasti fedeli al Fondatore. Rimasti fedeli non per essere contro il Papa, ma per non vedersi distruggere in pochi mesi, e senza mai conoscere le vere motivazioni, quanto avevano cercato di costruire con l’approvazione dei Papi. Qualcuno dei nuovi superiori ha voluto giustificare davanti ai seminaristi questa assenza eclatante dicendo che erano stati convocati solo i frati obbedienti.
Non era quello un momento opportuno per far rinsavire i disobbedienti e costringerli, alla presenza del S. Padre, a convertirsi e a lasciare la loro ostinazione? Non sono i malati che hanno bisogno del medico? E perché invece proprio questi sono stati lasciati completamente all’oscuro? Poteva essere il vero momento della riconciliazione nella verità davanti al Papa. E invece? Non dovevano piuttosto essere convocati i frati e i sacerdoti che hanno chiesto di lasciare l’Istituto perché potessero fornire apertamente le ragioni di una scelta così grave? Questi sono semplicemente dei numeri? Dispiace constatarlo ma è proprio la mentalità di un’incipiente nuova setta che si profila: tenere stretti stretti i propri adepti squalificando con la menzogna e con la calunnia gli altri, cacciandoli via dal gruppo. L’udienza con il S. Padre non è stata voluta, dunque, per trovare una soluzione alla crisi dell’Istituto nella verità e nella carità, ma solo per arrestare l’emorragia interna, di molti, di tanti, i quali, convinti da questo modo di agire settario e partitico dei nuovi superiori, chiedono di lasciare una siffatta vita religiosa.
Con il Papa i frati hanno parlato di molte cose. Tornielli ci informa di alcune, ma altre non sono state riportate e anche qui non si capisce proprio il perché.
Il Papa ha chiuso il Seminario e certamente ha il potere di farlo. Ma chi lo ha informato? I visitatori del seminario e il Commissario stesso hanno sempre negato che ci fossero problemi gravi tali da mettere a rischio la sua vita futura. Eresie dottrinali, scandali morali, omosessualità e pedofilia acclarate? Sembra di no. Allora cosa?
Si è parlato poi del carisma e del fondatore in relazione al Papa. Chi è il garante del carisma? Ovviamente il Papa. Ma quando, dove, il Fondatore ha voluto sostituirsi al Papa? Non è piuttosto vero che sempre il Papa ha approvato quanto i Fondatori hanno scelto e hanno insegnato ai loro frati?
Il Concilio Vaticano II è sì pastorale ma anche dottrinale e ne va fatta una lettura teologica non ideologica, sui passi di Benedetto XVI. Eppure il metodo usato dai nuovi superiori per denigrare quanto fatto prima è spaventoso: si sono allarmati, da robusti ignoranti, al solo sentire la parola “critica”. Il Concilio non si tocca, guai a dire qualche parola in più che non accarezzi gli orecchi sensibili della vulgata comune.
E poi il tema della povertà. Il S. Padre ha raccomandato al Commissario e ai frati di essere poveri, anzi di essere come «zingari» (S. Francesco avrebbe detto «pellegrini e forestieri in questo mondo»), ma il concetto è chiaro: non bisogna legarsi a sicurezze terrene come case o conventi. Di fatti da un bel po’ il Commissario non fa che accusare falsamente il P. Manelli di aver dato i beni dell’Istituto ai suoi familiari, beccandosi un bel po’ di denunce. I beni appartengono, come è sempre stato, ad alcune associazioni non-profit, proprio per permettere ai frati di essere veramente poveri, nell’ottica di Papa Francesco.
Infine, la S. Messa secondo il Vetus Ordo. Il Papa ha ristretto il diritto di celebrarla solo per verificare se effettivamente c’era stata una costrizione da parte dei precedenti superiori. Una volta appurata la libertà nel chiederla, il Commissario avrebbe dovuto concederla. Avrebbe perché di fatti, in un clima di dialogo lodato dal Papa, ma che non c’è mai stato, il Commissario non solo non ha mai ridato il permesso di celebrarla (se non a qualche parroco), ma non ha neppure risposto alle numerose richieste di celebrazione della liturgia antica. Addirittura, in alcuni casi, ha inventato la scusa che il permesso di celebrare era stato estorto ai vescovi con malizia e prepotenza.
L’udienza si è conclusa. Come speravano in molti, dopo un veloce saluto al Papa, finalmente il congedo. Ma un frate presente non è riuscito a trattenere lo sconcerto e la tristezza di aver assistito a un incontro senza la presenza dei Fondatori, chiamati in causa continuamente ma ahimè assenti. Così quel frate ha avuto il coraggio di dire al Papa: non è vero che P. Manelli è contro il Papa, contro la Chiesa, ma chiede umilmente e semplicemente di essere ascoltato, di poter dire anche la sua opinione in merito. Il Papa ha risposto che le porte di S. Marta sono aperte anche ai Fondatori. Uno dei nuovi superiori lì presente, non contento per questo sgarbo sfuggitogli di mano, si è accostato subito dopo all’orecchio del Papa e gli ha sussurrato di non credere alle cose dette da quel tale. Un vero omicidio spirituale contro un fratello. Quel superiore purtroppo, in modo così vistoso, non ha messo in pratica le ripetute prediche di Papa Francesco contro il giudizio, la calunnia, il parlare male e il presumere della cattiva coscienza degli altri. Basterebbe ciò per fare capire al Pontefice qual è il vero marcio spirituale che è dietro tutta questa faccenda. Gelosie, invidie, pettegolezzi, risentimenti, carrierismo. Cose umane, troppo umane.
P. Manelli, sin dall’inizio del commissariamento, è stato confinato in un convento del basso Lazio nei pressi di Cassino, e di fatto è stato costretto al domicilio coatto. Ogni suo spostamento fuori dei confini della diocesi nella quale si trova deve essere “autorizzato” dal Commissario. Autorizzazione che può anche non esserci, come è avvenuto di recente, negandogli di recarsi a Frigento (Avellino) per celebrare sulla tomba dei suoi genitori. Non si tratta praticamente di un arresto domiciliare senza però avergli inflitto una sanzione? Esilio certamente, con ogni cautela che non si muova per andare a incontrare il Papa.
Il frate che ha difeso P. Manelli davanti al Papa non ha chiesto di uscire perché rifiuta il Concilio Vaticano II. È un escamotage costruito ad arte per screditare ancora una volta i frati che chiedono di uscire, invece, a causa del comportamento scorretto e falso dei nuovi superiori (si veda la lettera aperta di un ex frate che denuncia pubblicamente il comportamento di P. Bruno; qui invece un dossier che dimostra la doppiezza dei nuovi superiori).
I Frati Francescani dell’Immacolata non sono entrati in convento perché si parlava male del Concilio, ma solo perché si conduceva un certo stile di vita conforme alla tradizione della vita religiosa. È questo che è venuto a mancare in pochi mesi e per questo i frati, sempre più numerosi, chiedono di andarsene. A meno che il Papa non conceda la grazia anche all’altro partito di essere ascoltato e di difendersi da tutte le accuse che gli vengono mosse.
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fonte: Corrispondenza Romana
8 commenti su “Francescani dell’Immacolata. Il “partito” del Commissario Volpi in udienza dal Papa – di Fabio Cancelli”
Il Concilio ha esortato a un rinnovamento della vita religiosa ricollegandosi direttamente al carisma dei Fondatori.
I padri Manelli e Pellettieri, Francescani, hanno tentato proprio questo (dal 1970), non da soli ma appoggiandosi alla Madonna del Buon Consiglio di Frigento, immagine in ceramica ritrovata miracolosamente (sepolta nel terreno e sconosciuta, indicata a un contadino in sogno) negli anni ’20… e hanno risolto il rebus “impossibile”: far ripartire il Francescanesimo in modo antico e nuovo insieme.
Cosa intollerabile per chi ha “deciso” di far nascere una Chiesa diversa, mai esistita prima, finalmente “umana” (cioè costruita dal Clero, come ceto di professionisti di “una delle Grandi Religioni”)
“…di una delle grandi religioni”: è questo che fa rabbrividire, caro Signor Raffaele. Il minuscolo di “grandi religioni” non è per pigrizia da digitamento, ma perché di Grande Religione, benché vi sia un progetto mondiale che non ce lo vuole far più credere, ve n’è una sola ed è la nostra Santa Religione Cattolica, quella della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana. Tutto il resto è ancora povertà, una triste povertà da soccorrere e da evangelizzare, per carità cristiana, secondo le parole di Gesù, “predicando fino agli estremi confini della Terra”.Punto!
Proprio così, cara signora. È una visione atroce, totalmente massonica, che significa che Ogni concezione e organizzazione religiosa proviene dall’uomo, perché Dio non vuole, né può, né deve, rivelarSi (cioè significa farSi presente in QUESTO mondo).
” Se qualcuno dirà che non è possibile o spiegabile che l’uomo, attraverso la divina Rivelazione, sia ammaestrato e illuminato su Dio e sul culto che Gli si deve prestare: sia anatema” (uno dei canoni sulla Rivelazione della “Dei Filius” – Concilio Vat. I – 1870)
Per spiegarmi meglio: ho usato il maiuscolo in “Grandi Religioni” in senso satirico. Satirico non perché non esistano al mondo dei grandi movimenti religiosi, ma perché la Chiesa non è “una religione”, ma il Corpo Mistico di Cristo, che conosce e pratica “La” Vera Religione perché l’ha appresa dal Suo Capo. Come lei dice: “la Religione DELLA Chiesa”.
Una suora FI spiegava, nel convegno del 2011 all’ “Angelicum”, che la liturgia detta “di San Pio V” è un aggiustamento, su parti non essenziali, di quella che San Pietro celebrava a Roma nel I secolo
Il comportamento dei nuvi superiori è assolutamente meschino e anticristiano.
Approvo anche la denominazione di “omicidio spirituale” da parte del “superiore” nei confronti del frate che ha avuto il coraggio di dire la verità!
MI viene da piangere. Non possiamo più fidarci neppure dei prelati più vicini al Papa? A che punto è ridotta la Chiesa?
Ero in Terra Santa in questi giorni e avevo appreso da un amico, che colà presta la sua opera, dell’incontro in Santa Marta con FF. II. MI aveva confidato che il Papa avrebbe detto o raccomandato ai frati che occorre difendere il Concilio e non attaccarlo. Non so se quanto era pervenuto a Gerusalemme fosse veritiero o meno, per cui ho cercato subito nel nostro blog quale fosse la verità. Vedo, invece, che anche noi siamo scarsamente informati, perché al di là dei commenti poco è trapelato di quel che è realmente avvenuto. IN Terra Santa il problema dei FF.II: non è particolarmente sentito, essendo ben altri i problemi che assillano i cristiani. Vi posso garantire, però, che la comunità è fortemente attaccata al Patriarca. Ero a Ramallah, sabato scorso, per l’ordinazione sacerdotale di un giovane i cui genitori sono di quella città. Una piccola rappresentanza di Cavalieri del Santo Sepolcro del Veneto, che aveva adottato quel neo sacerdote per mantenerlo agli studi durante il suo percorso al Seminario di Beit Jala, ha partecipato all’intera cerimonia. Tutta la città ha fatto festa al Patriarca, mussulmani compresi. Una banda di giovani scouts con tamburi ha accompagnato il corteo patriarcale sino alla Chiesa gremita sino all’inverosimile e la nostra piccola rappresentanza era ospite d’onore al primo banco. Una cerimonia commovente con la gente che cantava convinta accompagnando un coro – diretto da una suora – che mi ha impressionato per le capacità vocali dei componenti. Al termine della cerimonia la comunità ha issato su di un’ autovettura il neo sacerdote portandolo in trionfo per il grande cortile della Parrocchia. IL Patriarca felice, come lo eravamo anche noi, ha lasciato che il suo giovane prete si godesse questa festa ,mentre si intratteneva con noi per farci capire quanto la presenza dei cristiani sia necessaria in Terra Santa e ci supplicava di non abbandonarli ma di continuare a sostenerli. IL seminario di Beit Jala ha 25 seminaristi e un’altra quarantina frequentano ancora il Liceo. Una sicura metà di questi ultimi giungerà al sacerdozio. I cattolici della diocesi di Gerusalemme, che comprende anche la Giordania, conta settantamila fedeli. 25 + 25 sta a settantamila: una proporzione meravigliosa che in Europa ce la sogniamo. IL Cristianesimo cresce dove c’è sofferenza e persecuzione, difficoltà e penuria di mezzi, proprio come accade ai FF. II, Per questo ho fiducia che la situazione un giorno, forse non molto lontano, si ribalterà. E per questo ho tanto pregato sia sulla lastra del Santo Sepolcro – Santo perché vuoto – ieri mattina alle ore sei durante la Santa Messa celebrata all’interno dell’Anastasis alla presenza di sole 18 persone, sia sulla pietra della Natività. Preghiamo tutti per i Francescani dell’Immacolata e quel che non è possibile a noi è possibile a Dio, che quanto a umorismo ci sorprende sempre in modo strepitoso..
già, il problema non è salvare le anime, ma difendere il concilio……….
Non bisogna giudicare.
Però le volpi fanno dei bei danni.
Volpi = nomen omen.
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Prendeteci le volpi,
le volpi piccoline
che guastano le vigne,
perché le nostre vigne sono in fiore (Cantico dei Cantici 2,15)