Fuocoatrump. Salviamo il clandestino Donald! – di Roberto Pecchioli

di Roberto Pecchioli

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Chi scrive e chi pubblica queste righe non è un tifoso sfegatato di Donald Trump, né si attende dalla sua presidenza miracoli o rivoluzioni nell’assetto del mondo. Tuttavia, scriveva Joseph Conrad che un uomo si giudica anche dai suoi nemici, ed il neo presidente Usa, che di nemici ne ha davvero tanti, sembra meno peggiore di gran parte di loro, e comunque ha diritto ad essere messo alla prova. I sedicenti nemici dei “pregiudizi”, i sacrestani integerrimi della democrazia hanno emesso la sentenza contro di lui prima e senza processo, senza prove e diritto di replica. Alla larga da questi insopportabili talebani del Bene, del progresso, e dei “diritti”.

Bianco, maschio, eterosessuale.  Per di più credente: ha giurato da presidente degli Stati Uniti su due Bibbie, una delle quali è quella che gli donò la madre più di sessant’anni fa. Mentitore, anche, Donald Trump, archetipo del Male: ha confidato che per un uomo ricco e potente è facile ricevere favori sessuali dalle donne, il che è una vergognosa, millenaria menzogna ! Nel discorso di insediamento ha osato affermare che il potere , suo tramite, ritorna al popolo americano, cui era stato espropriato e che, massimo degli orrori, egli si impegna a difendere i confini, il popolo ed il lavoro degli Usa.

Fortuna davvero che non sia italiano. Sarebbe intollerabile avere un capo politico che preferisce i connazionali agli stranieri, che non usa la Marina per favorire l’arrivo in massa dei rifugiati/profughi/migranti, e che, udite, udite, non è favorevole alla delocalizzazioni industriali là dove la manodopera costa meno, il che gli ha portato il voto di milioni di operai, proprietà privata per divina grazia dei partiti “de sinistra”. Per di più, sembra avere un altro difetto assolutamente vergognoso: passa dalle parole ai fatti  con i primi “executive orders”, in cui dispone esattamente ciò che aveva promesso da candidato. Cancella dalle pagine Internet  della Casa Bianca i riferimenti alla meglio gioventù, la mitica, commovente, calpestata comunità LGBT, ovvero gli invertiti organizzati. In un impeto di ulteriore furore reazionario, toglie l’ossigeno, ossia i quattrini, alle organizzazioni abortiste, come la famigerata Planned Parenthood.

Insomma, è un vero fascista, il camerata Trump, e bene fanno gli americani progressisti, democratici e benpensanti a manifestare compatti contro di lui, insieme con i Buoni Giusti e Riflessivi del mondo intero. Ancora meglio si comportano quegli organi di stampa benemeriti, come Huffington Post e Repubblica, autentiche Bibbie della democrazia e della correttezza politica, che mettono in rete fotografie false risalenti al 1995 spacciandole come prova delle moltitudinarie adunate del popolo anti Trump. Non va lasciato nulla di intentato nella lotta contro il Male. Un Male ovviamente Assoluto, per combattere il quale magari sarà reclutato anche Gianfranco Fini, il Gran Converso, quello che, novello Paolo di Tarso, scoprì la Verità della Storia sulla via di Gerusalemme, giusto al bivio per Montecarlo, dopo un ventennio abbondante di imperdonabili errori politici.

Parliamoci chiaro e seriamente: non riusciamo a trovare alcuna altra chiave per commentare le settimane che stiamo vivendo, se non ricorrendo al solito George Orwell. Infatti, è in azione, con una potenza di fuoco mai vista prima, il Ministero (Globale) della Verità del romanzo “1984”, Miniver, secondo la neolingua ideata dai dirigenti del partito unico al potere, il Socing. Il Ministero della Verità pensato da Orwell si occupa dell’informazione e della propaganda. Sulla facciata dell’immenso edificio che lo ospita si leggono i tre slogan fondamentali del partito, La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L’ignoranza è forza. Orwell aveva immaginato, in fondo, una certa onestà, all’interno della brutale, ma infine romanzata distopia di 1984. Gli slogan, ripetuti all’infinito e dunque creduti per sfinimento, coazione e assenza di alternative, erano chiari.

Nel fortunato anno 2017, il Miniver è stato sostituito dal Politicamente Corretto, che porta a compimento senza apparente violenza i principi del super governo di Oceania e del Socing, attraverso il bipensiero, ovvero il rovesciamento dei significati dei termini di uso comune. Una volta che la neolingua (il nostro politicamente corretto) sia radicata nella popolazione e la vecchia (archelingua) dimenticata, ogni pensiero eretico diventerà letteralmente impossibile per mancanza di logos, dei concetti e delle parole che li esprimono. La lezione è stata portata a compimento da allievi che hanno superato l’incauto maestro. Orwell, poi, non poteva ancora conoscere la potenza mistica della nuova religione obbligatoria, quella dei “diritti umani”.

Donald Trump, dunque, può tranquillamente essere  catalogato tra i fascisti, in totale assenza di una definizione storica della categoria che esprime, fascista come pessimo, untermensch, sottouomo, Pandora rovesciata in tutti i difetti più odiosi. E’ del tutto normale dargli del sessista, altra ingiuria inventata dal Miniver politicamente corretto, alla quale non ci si può sottrarre  per  l’identico motivo: non si sa che significhi, e comunque è sufficiente costringere sulla difensiva il nemico, giacché le carte, nel grande gioco, vengono distribuite insindacabilmente dai padroni del Miniver. Lo stesso Trump può essere agevolmente accusato di razzismo – l’invettiva massima, la pena capitale prevista dal codice del politicamente corretto – pur se non vi è traccia, negli interventi pubblici del neopresidente, di odio etnico, anzi vi è l’ampio riconoscimento della natura plurale del patriottismo statunitense, complessa somma algebrica di infiniti apporti. Ma tant’è: i capi – spesso autonominati – di varie comunità etniche campano assai bene in America sopra la panca di vittimismi antichi e rivendicazioni sempre nuove, all’ombra della “discriminazione positiva”, l’ossimoro inventato negli anni Settanta del Novecento per attribuire per legge posti, posizioni, finanziamenti, privilegi su base razziale e non meritocratica.

Insomma, Trump è il Nemico Totale ed Assoluto, quello descritto da Carl Schmitt nella Teoria del Partigiano. E’ l’incarnazione del nemico ideologico, pertanto contro di lui è lecito ogni atto, anche la violenza, anche la guerra, probabilmente l’assassinio. La menzogna – ne sono state sparse migliaia – si giustifica con la nobiltà della causa, nientemeno che il Bene contro il Male, la manipolazione delle parole non è che una risposta ai ben più gravi imbrogli di cui si macchia quotidianamente il Male. E’ tutto qui il problema, anzi il dramma, o lo scandalo del caso Trump. Un uomo solo, di cui non conosciamo ancora i meriti o demeriti, diventa il bersaglio di un odio alimentato e rinfocolato ogni giorno, h.24, da immense centrali di consenso. Un rancore violento quanto irrazionale, ovviamente, al quale non si possono opporre argomenti o fatti.

Sarebbe come convincere un passeggero che ha la fobia del volo a salire su un aereo per un viaggio transcontinentale: a nulla varrà esibire statistiche o sfoderare argomenti sulla preparazione dei piloti o l’affidabilità degli aeromobili; quell’uomo non salirà la scaletta, rimarrà a terra compiangendo i passeggeri e non lo convincerà neppure il millesimo felice atterraggio. Nel nostro caso, la muraglia opposta a Donald Trump è insieme vergognosa e terrificante, poiché fa toccare con mano il potere immenso di un Ministero della Verità che si è impadronito del senso comune di centinaia di milioni di esseri umani, si considera un “apriori” indiscutibile, pronuncia sentenze di condanna senza appello, senza difesa, privando il nemico di qualsiasi contraddittorio, sulla base di inesistenti tavole della legge, negandogli anzi ogni legittimità. E’ il nemico schmittiano, nei confronti del quale vale tutto, non ci sono regole, tanto meno quelle antiche, romanistiche dello “iustus hostis”. Ricordiamo i giacobini francesi, con il Saint Just che disse al Re Luigi XVI, divenuto il cittadino Luigi Capeto, “noi non siamo qui per giudicarvi, ma per condannarvi”, e si rivolgeva alla storia stessa del popolo francese.

Questo spaventa delle reazioni a Donald Trump, insieme al loro carattere eterodiretto. La violenza ideologica, il paraocchi travestito da risentito senso morale, la totale mancanza di legittimazione dell’avversario, che è dunque nemico, l’indifferenza per i suoi argomenti, svalutati, negati in blocco. Trump-Nemico, per definizione, non ha ragioni, né idee; è solo l’incarnazione del Malvagio, dell’Empio totale. Nulla di nuovo, la teoria del Capro Espiatorio, sacrificato il quale si restaura la comunità, è antica e René Girard lo ha mostrato ne “La Violenza ed il Sacro”. Ma la manipolazione della folla non è meno ignobile per il fatto di avere radici ancestrali. Nessuna spontaneità, poi, nelle urla e nei tumulti se non presso  gruppi trascurabili che, almeno, oppongono una visione alternativa, ma manovre precise, coordinate e apertamente finanziate da centrali di potere che fanno davvero paura, insieme con la sfrontata manovra mediatica che moltiplica l’eco delle proteste presentandole come patrimonio comune di massa, e non come opinione di determinati settori della società statunitense ed occidentale.

Per questo abbiamo pensato ad un titolo provocatorio per la presente riflessione. Fuocoammare è il documentario immigrazionista di Gianfranco Rosi prodotto dalla Rai, dunque dal governo italiano con denari pubblici, allo scopo di far digerire al nostro popolo tra lacrime di commozione ed attraverso le immagini drammatiche dei barconi alla deriva nel Mediterraneo, la logica, anzi la necessità e obbligazione morale dell’“accoglienza” degli stranieri. Non sfuggirà il ruolo della neolingua: accoglienza, migranti, rifugiati, la litania non solo clericale di gettare ponti.

Fuocoatrump vuol esprimere il disgusto dinanzi ad un fatto: c’è un uomo politico eletto alla carica di presidente degli Usa attraverso procedure da tutti accettate e definite “democratiche”, cui viene negato il diritto morale di governare, anzi di parlare, forse quello stesso di esistere in quanto le sue idee sono, intrinsecamente ed insindacabilmente, il male. Il Fuocoammare di Rosi vuole convincerci che accogliere gli stranieri è un dovere che scaturisce dalla nostra qualità di esseri umani che reagiscono a drammi e tragedie, ma il Fuocoatrump afferma qualcosa di uguale e contrario: c’è qualcuno che non è degno di svolgere funzioni politiche pubbliche in quanto le idee che gli attribuiamo sono un insulto al Bene ed all’Etica. Un capolavoro del Ministero della Verità, giacché il Politicamente Corretto se la canta e se la suona.

A nulla vale il richiamo ai fatti, l’evidenza dell’attitudine guerrafondaia ed aggressiva del presidente Obama, che, in quanto meticcio è simbolo positivo, esemplare dell’Umanità Nuova (mescolanza, contaminazione, hip hip, hurrà!). A nulla serve dimostrare che Hillary Clinton, la femminista che si serve per opportunismo del cognome del marito, è la beniamina dei banchieri e dell’apparato militare ed industriale. E’ donna, è del partito autonominatosi democratico e tanto basti. Capirono ogni cosa i Romani oltre due millenni fa, affermando che il popolo vuole essere ingannato, dunque merita il trattamento. Andò oltre Goethe, riconoscendo che il migliore schiavo è chi si crede libero. In questo, i maestri del Politicamente Corretto, i realizzatori del Ministero Globale della Verità hanno agito in maniera esemplare.

Hanno fatto diventare patrimonio comune delle masse occidentali libere, emancipate e masterizzate, nel senso dei titoli accademici che vantano, i tre grandi slogan orwelliani; ribadiamoli, giacché repetita iuvant, La guerra è pace, La libertà è schiavitù e L’ignoranza è forza. Soprattutto, hanno saputo abolire i fatti, la verità che Machiavelli chiamava effettuale, quella da cui non si può prescindere. E poiché il diavolo fa le pentole, ma pretende l’esclusiva anche sui coperchi, magari delocalizzando la fabbricazione in qualche periferia del mondo, ora strillano sulla “post verità”, ovvero sulle menzogne che sarebbero propalate dai cattivi di turno, i quali, al contrario, sono soltanto i non troppo numerosi che hanno il coraggio di ribellarsi al Ministero della (Loro) Verità. Hanno voci flebili per la difficoltà di accesso ai media, sono derisi ed anche infamati. Soprattutto, le loro idee non sono neppure considerate tali, e, nel felice regime democratico, il migliore di tutti i tempi, per unanime giudizio dei rappresentanti del Bene, questo atterrisce, questo va denunciato: il pensiero unico è totalitario, intollerante, dittatoriale.

Se ancora si può dissentire, è perché i ribelli sono deboli, divisi e non contano nulla. Ma se qualcuno sgarra davvero, è pronto il trattamento recentissimamente toccato a Udo Ufkotte, il giornalista investigativo tedesco morto misteriosamente a 57 anni e velocissimamente sepolto senza autopsia. Il sistema ammette qualsiasi tonalità nella musica, purché lo spartito sia gradito ai Superiori. In caso contrario, si nega anche che si tratti di musica: è spazzatura, post verità, incarnazione del Male. C’è un “fuocoatrump” globale che brucia la verità deformandola prima, rendendola cenere dopo, come i fatti e che scredita, squalifica, demonizza alcuni ancor prima che inizi la partita. Quanto all’arbitro, se esiste è a libro paga dei Buoni; davvero confortante.

Il caso Trump, al di là della figura del protagonista, che resta sfuggente ed ambigua, ne è la prova provata. Alcuni esempi: il più eclatante è forse la dichiarazione, rilanciata su Twitter, ma è tutt’altro che un cinguettio, dell’ex segretario di Stato John Kerry al Forum dei super potenti a Davos, secondo cui The Donald durerà “uno o due anni”. Poiché il mandato presidenziale è quadriennale, delle due l’una: o le parole del ministro che ha finanziato lo Stato Islamico sono un “wishful thinking”, una speranza in forma di pensiero, oppure, più sinistramente, Kerry “sa”. Forse che il presidente morirà di morte violenta, o magari che verrà costretto alle dimissioni da uno di quegli scandali in forma di dossier post-verità di cui gli apparati riservati degli Usa sono maestri, oppure chissà che altro.

Certo, non funziona così la democrazia, che è alternanza, ma, come ha capito per primo Jean Paul Michéa a proposito della sua Francia, non è più alternativa. Del resto che, almeno a partire dall’elezione di Bill Clinton (1992), le democrazie occidentali siano il semplice ricambio di gruppi dirigenti d’accordo su tutto, l’essenziale ormai dovrebbe essere chiaro a chiunque, e ne è simbolo il ruolo, per un verso spregevole, per un altro grottesco, del repubblicano senatore John Mc Cain, finto eroe della guerra del Vietnam, finto, ormai lo sappiamo, avversario elettorale di Obama alla presidenza, guerrafondaio, neo-conservatore, anti russo e filo saudita, acerrimo nemico di Trump a nome del complesso militare industriale statunitense e delle agenzie di intelligence.

Una parola sobria, equilibrata e di buon senso, come di consueto, proviene dal leader maximo della sinistra orfana del comunismo succeduto al compianto Fidel, l’argentino di Santa Marta Jorge Bergoglio. Dopo i consueti incitamenti all’ingegneria dei ponti e contro quella dei muri, dovere d’ufficio per un papa, e dopo un’intervista in cui si scagliò contro il candidato Trump, il rottamatore di Santa Romana Chiesa è tornato all’attacco. In un’intervista al quotidiano madrileno laicista e sinistrissimo El Pais, alludendo a Trump in modo obliquo ed assai clericale, qui lo dico e qui lo nego, si è unito al coro mondiale contro i populismi, ricordando che fu populismo quanto accaduto in Germania nel 1933. Un cauto paragone, o uno scherzo da prete, Trump paragonato ad Hitler. L’intervista è in lingua spagnola, il Sommo Pontefice peronista pentito non potrà, attraverso i suoi raffinati ermeneuti vaticanisti, invocare incomprensioni linguistiche, e comunque El Paìs è il corrispettivo iberico di Repubblica. Possibile che Oltretevere non ci si rivolga mai alla stampa cattolica, ma sempre ad organi di una informazione che la Chiesa un tempo chiamava massonica?

Quanto all’Italia, esemplare è l’atteggiamento della corrispondente dalla America di Mamma Rai, donna Giovanna Botteri. La giornalista triestina fu sposata con un fiore di virtù civiche come Lanfranco Pace, in giovinezza esponente di quel Potere Operaio in cui maturò la strage di Primavalle, il rogo dei missini fratelli Mattei, di cui peraltro ammise le responsabilità morali. Le colpe degli ex mariti non devono ricadere sulle ex mogli, ma il tifo della Botteri per Hillary Clinton ed il disprezzo sempre ostentato per Trump offendono un popolo, il nostro, che le paga un lauto stipendio con i relativi benefit per distorcere la realtà dall’altro lato dell’Atlantico. La Botteri resta il paradigma perfetto di quegli esponenti della sinistra estrema sedicente intellettuale passati agevolmente dal Sole dell’Avvenire comunista al capitalismo sfrenato, ma tanto liberal dell’America di Clinton e Obama.

Più serio ed articolato, ed è un paradosso dei nostri tempi, il giudizio di Giulietto Chiesa. Il giornalista nativo di Acqui Terme fu in gioventù segretario della federazione genovese del PCI, lo chiamavano Stalin per quei baffoni spioventi e per l’evidente, studiata somiglianza con il dittatore georgiano. Passato al giornalismo, con una lunga permanenza a Mosca, Chiesa è diventato un ascoltato esperto di geopolitica, ed è molto importante il suo giudizio sugli apparati di sicurezza americani. Li ha chiamati, opportunamente, “gli Stati profondi”, un potere opaco e durevole, onnipotente e pervasivo. Sono la CIA, la NSA , i servizi segreti delle forze armate e dell’FBI, schierati contro Donald Trump. I loro interessi divergono da quelli del governo ed ancor più del popolo degli Stati Uniti, i legami con l’apparato industriale e tecnologico sono inestricabili, numerose società commerciali li vedono come azionisti e domines e non parliamo solo di entità assai prossime alla criminalità internazionale come gli imprenditori del ramo armi e mercenari per i lavori più sporchi del mondo, dove si programma e realizza l’indicibile.

Ormai, questi Stati profondi impregnano ed intossicano anche il potere visibile e soggetto a controlli, e non è certo improbabile che prendano iniziative senza il consenso dei direttori e del governo. Poteri ombra, deviati verrebbe da dire, ma non è così, poiché rispondono alla vecchia logica degli arcana imperii ed a quella nuova della privatizzazione del mondo. Ne intuì la persistenza Tocqueville ne L’Antico Regime e la Rivoluzione, allorché dimostrò dall’interno (fu deputato e ministro) che la grande burocrazia già fedele ai Re, gli apparati di controllo e di indirizzo delle politiche reali erano riusciti ad attraversare la rivoluzione senza esserne travolti.

Nell’America di oggi, quel potere immenso ed opaco che ha il suo centro simbolico a Langley, sede della Cia, conta più di sempre, giacché è l’intersezione tra i padroni della Tecnica, i vertici industriali e finanziari e chi, nel mondo militare e paramilitare, ha il controllo concreto delle armi e dell’uso della forza, legittimo o meno. Costoro sono oggi schierati in maggioranza contro Donald Trump per ragioni assai diverse da quelle delle marciatrici con disegnato il simbolo della vagina che si agitano contro il maschilista & sessista & chissà che altro del numero 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C.

In questo quadro a tinte fosche, sopravvivrà Donald Trump il Pessimo per i quattro anni del suo mandato, o si avvereranno le previsioni, molto bene informate di John Kerry? Vogliamo dargli un consiglio non richiesto: si faccia dichiarare immigrato clandestino. Tutto sommato, gli spetta: maschio, bianco, eterosessuale, populista, cristiano evangelico, proviene senz’altro da un pianeta sconosciuto. E’ sceso tra noi con un’astronave condotta a Cape Canaveral con l’assistenza di Angelino Alfano e dopo peripezie che ben avrebbero potuto essere oggetto di un documentario edificante di Gianfranco Rosi. Ha commesso l’imprudenza di non appoggiarsi a qualche ONG, tipo Save the Children o la Open Society del filantropo Soros, non è neppure tra gli amici della Comunità di Sant’Egidio o di qualche cooperativa dedita agli aiuti umanitari. Ma resta, senza dubbio, un passeggero clandestino nel mondo “attenzionato” dal Ministero della Verità e del Politicamente Corretto Riuniti per un mondo migliore.

Da clandestino, forse, otterrà diritto di vita ed un salvacondotto per portare a casa la pelle. Importante, essenziale, è che taccia. Sarà anche un miliardario, ma la sua è tutt’altro che la Voce del Padrone. Se la smette, forse otterrà un posto in qualche Museo Archeologico, magari lo chiameranno Tyrannosaurus Praesidens e porteranno le scolaresche ad ammirare quello strano ciuffo biondastro. Diversamente, crediamo che il suo destino sia segnato: il Ministero della Verità del nuovo Socing, il Partito Unico Democratico Repubblicano Liberale Progressista privo di alternative è chiarissimo dal 1984: La guerra è pace, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza.

E naturalmente, dump Trump, abbattiamo Trump!

13 commenti su “Fuocoatrump. Salviamo il clandestino Donald! – di Roberto Pecchioli”

  1. Sono feroci, potenti (per essersi alleati con il Demonio e perché nuotano nell’oro… non come lo zio Paperone, che era innamorato di ogni nichelino, ma come i bancarottieri per cui un dollaro e un miliardo sono la stessa cosa, tanto paga sempre “Pantalone”…), ma sono dei vigliacchi.
    Capaci solo di far paura con gli spettacoli di ombre e suoni… come la sera dell’ 8 dicembre 2015 sulla facciata di San Pietro, trasformata in schermo cinematografico.

    La vera punizione che non sopportano è quella di essere dis-prezzati (= considerati senza alcun valore) e ignorati (=non ascoltati)

    1. Suppongo che Santa Marta (quella canonizzata) non sia propriamente entusiasta di fare da prestanome al quartier generale dello scatenato demolitore della Chiesa Cattolica ed essere identificata come l’hotel dove costui indossa, ogni giorno, il bianco ” costume di scena”! Pazienza, cara Santa Marta, come diceva la frase del film: “E’ uno sporco lavoro… ma qualcuno deve pur farlo!”.

  2. Elisabetta Frezza

    Un articolo, come sempre, molto bello. Ma perchè “figura sfuggente e ambigua”, perchè la presa di distanza (nell’incipit) da un uomo che, in questo disastro assoluto, davvero rappresenta la speranza che il vento cambi e che per questo chiama solo il nostro sostegno, di parole, di preghiera, di tutto?
    Io ribalterei l’onere della prova e, almeno fino a che non si comporterà diversamente da come ha promesso e sinora dimostra di voler mantenere, gli renderei tutto l’onore che si merita, senza troppe clausole prudenziali.
    A uno così, come si fa a non volergli bene? Che Dio ce lo conservi, lo benedica e lo protegga!

  3. D’accordo al 100% con il commento di Elisabetta Frezza. E poi quale fra i repubblicani che si dichiarano cristiani avrebbe avuto il coraggio di fare tutto quello che sta facendo Trump ? Mi viene in mente che spesso Dio si serve di persone ” impresentabili” di fronte al mondo per difendere le Sue cause ( vita,famiglia,identità uomo donna ecc) in quanto si battono con più coraggio rispetto ai cosiddetti giusti che si muovono con i piedi di piombo….

  4. L’articolo è ottimo, poiché è ottima l’analisi. Però a questo punto occorre passare oltre: ossia alle soluzioni temporali (perché – Deo gratias – quelle spirituali le conosciamo: Rosario e S.Messa).

  5. Bravo Trump che chiude agli islamici ed ammette solo i cristiani! Finalmente un presidente con le palle! Ci vorrebbe anche in Italia un uomo così a capo del governo e non arriverebbe più nessun clandestino.

  6. Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio (Levitico, 19, 33-34).

    1. S. Tommaso: “con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: l’uno di pace, l’altro di guerra. E rispetto all’uno e all’altro la legge contiene giusti precetti”.

      E ancora: “quando degli stranieri vogliono passare totalmente nella nostra collettività […] in tal caso si procede con un certo ordine. Infatti non li si riceve subito come compatrioti […] perché ammettendo degli stranieri a trattare i negozi della nazione, possono sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, potrebbero attentare contro la nazione”.

      Farebbe bene l’Europa a seguire i saggi insegnamenti del Dottor Angelico. Un Paese deve usare giustizia e carità nel trattare gli immigrati. Soprattutto, però, deve salvaguardare la concordia e il bene comune, senza i quali un Paese non può durare a lungo. Questo per non parlare della Fede cristiana, il più profondo elemento fondante della nostra civiltà.

    2. Qui invece, signor Mario -negli USA, nell’Europa che attua il Piano Kalergi e in tutti gli ambienti cristiani- il diktat è “No ban No wall / Sanctuary for all” (cartello inalberato in America il giorno 28 scorso). Che vuol dire: “Nessun bando Nessun muro / Rifugio sacro per chiunque”.
      Cioè: “Non esistono forestieri -soprattutto in senso religioso- , perché non esistono differenze fra un uomo e l’altro. Dio, se c’è, non salva dal Diavolo (che non c’è). Ognuno è solo, slegato da qualsiasi altra persona e da qualsiasi ambiente, e soprattutto IMPECCABILE, perchè il Peccato non esiste, soprattutto non esiste quello Originale.
      Siccome però le masse non battezzate -o le persone battezzate e sconvolte- premono per riversarsi nei pochi luoghi del Benessere e della Sicurezza, tutti di stampo cristiano, DEVONO entrare nel “Sanctuary” con tutti gli onori.
      Nascerà così -finalmente- l’ “United Kingdom” (film proiettato in questi giorni): un Re Nero e una Regina Bianca. E finalmente si capirà che il Male è necessario al Bene”.
      Questa è la Voce del Padrone

    3. Il “forestiero”, spesso arrogante e pretenzioso se non delinquente o terrorista, fa comodo a chi vuol annientare la nostra societ9, ciltura, tradizioni, Patria e religione (Cattolica)!

  7. Lo stanno già facendo fuori. Diversi giornali dopo il decreto contro l’immigrazione – peraltro già bloccato dalla corte suprema – parlano già di “rivoluzione colorata” negli Stati Uniti, con “il popolo” (con molte virgolette: il popolo di Soros) già pronto a “riprendersi la democrazia”.

    Orwell, cari amici aveva visto giusto. Brutte cose potrebbero accadere al grande Donald, e con la sua dipartita fisica o il suo impeachment morirebbe sul nascere la sana reazione a questo mondo perverso che sembrava muovere i suoi primi timidi passi. Preghiamo per lui, per l’amor del Cielo.

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