“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi

Conserviamo il seme, la fede, difendiamolo dalla corrosione e prepariamoci a trapiantarlo, anche se dovessimo scavare con le mani fino a farle sanguinare. Se ne avremo il privilegio, quello che verseremo sarà magari sangue di martirio e darà ancora più frutto. Non è roba da élite, questa, è compito per chi ha imparato a disprezzare se stesso in nome di Qualcosa e Qualcuno più grande e offre il poco che ha sapendo di non esserne degno.

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Ogni settimana Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti possono scrivere, indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni settimana sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

 PD

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Lunedì 4 luglio 2016

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È pervenuta in Redazione:

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Caro Gnocchi,

sono anch’io uno dei tanti cattolici tristi. La mia parrocchia offre feste, incontri, convegni culturali, e adesso anche le vacanze estive, però in compenso alla domenica sento prediche in cui si parla di tutto fuorché di Gesù. E lasciamo perdere il modo con cui si celebra la Messa, tra canti e battimani. So che non le sto raccontando niente di nuovo. Ho letto con molto interesse le indicazioni che lei dava nella rubrica del 6 giugno, dove riporta delle frasi di Padre Calmel. Soprattutto ho riflettuto su quelle “roccaforti” che devono diventare un “bastione di santità”. Però le dico con sincerità che mi fa un po’ paura l’idea di gruppi elitari, che magari si sentono superiori. Le dico questo anche perché ho avuto occasione di conoscere qualche “tradizionalista” che mi ha dato proprio quella impressione. Sono insomma un po’ in confusione. Questa strana chiesa mi riempie ormai di angoscia, ma mi preoccupa anche l’idea della bella torre in cui rinchiudersi. Le sarò grato se vorrà dirmi due parole. Grazie, con molti saluti.

Secondo Marangoni

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zrbrpsCaro Marangoni,

Dio ci scampi dalle élite: visto come è stata ridotta la Chiesa da quelle progressiste, ora non abbiamo proprio bisogno di provare la cura di quelle tradizionaliste. Non vedo che cosa possano fare di buono questi fantasiosi crociati che hanno sbagliato secolo e ricordano più il cavaliere inesistente e le altre strambe creature di Italo Calvino che gli antichi militi cristiani.

Non è un simile orizzonte da esoterismo del “Paese dei campanelli” ciò a cui mi riferisco quando riprendo il concetto dei piccoli bastioni di santità enunciato da padre Calmel. I “professionisti della controrivoluzione”, come amano definirsi certi restauratori di cappamagna e spada buoni per qualche pronipote di Dumas, riescono sempre a farmi sorridere. Ma, soprattutto, mi suscitano diffidenza perché il “professionista”, se è un professionista serio, ha sempre un prezzo e lavora per il miglior offerente. Altrimenti, è un dilettante che si balocca con un mondo che non esiste e con una controrivoluzione che buca tutti gli appuntamenti.

Stia tranquillo, caro Marangoni, quando parlo dei piccoli gruppi penso ad altro. Penso a qualcosa che le cosiddette élite non vogliono neppure prendere in considerazione perché è roba da contadini. Penso alla fatica plebea di coloro che hanno il compito di salvare il seme nei tempi di tempesta e di piena. A questo proposito, non so quante volte ho citato il brano in cui don Camillo chiede al Cristo crocifisso che cosa si debba fare per arginare tanta follia e si sente dare la risposta insieme più dura e più consolante. Ma lo cito ancora perché è tutto lì quello che dobbiamo fare:

zdncmllXt“Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza.

Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini d’ogni razza, d’ogni estrazione, d’ogni cultura”.

Dobbiamo fare i contadini, caro Marangoni, e salvare la semente che il Signore ci ha consegnato perché, quando sarà tempo, torni a dare frutto. Dobbiamo trovare il nostro cantuccio nei granai, consapevoli che le belle facciate dei palazzi sono luccicanti velari dietro ai quali si apre il vuoto.

Non c’è niente di elitario in tutto questo. Anzi, c’è solo l’invito a fare proprio lo spirito del pubblicano, che chiede il perdono del Signore sapendo di non meritarlo, nascondendosi all’ultimo posto. Lasciamo la sicumera del fariseo a coloro che si sentono nelle vesti dei giudici e vagheggiano il momento in cui potranno sentenziare chi sono i buoni e chi i cattivi.

Conserviamo il seme, caro Marangoni, la fede, difendiamolo dalla corrosione e prepariamoci a trapiantarlo, anche se dovessimo scavare con le mani fino a farle sanguinare. Se ne avremo il privilegio, quello che verseremo, sarà magari sangue di martirio e darà ancora più frutto. Non è roba da élite, questa, è compito per chi ha imparato a disprezzare se stesso in nome di Qualcosa e Qualcuno più grande e offre il poco che ha sapendo di non esserne degno.

Sul piano soprannaturale, ci viene chiesto di vivere fino in fondo la beatitudine di essere gli ultimi salvando il seme della fede fino a disprezzare la nostra vita. Sul piano umano, ci viene offerta in cambio la possibilità di assolvere nelle piccole aggregazioni raccolte nei granai della fede il compito che G.K. Chesterton, in un passo di I nuovi secoli bui, pubblicato dal Blog dell’Uomo vivo, affidava alle famiglie:

“(…) In breve, credo che siamo giunti al tempo in cui la famiglia sarà chiamata a sostenere la parte che anticamente fu del monastero. Vale a dire, si ritireranno in essa non soltanto le virtù caratteristiche che sono sue proprie, ma i mestieri e le pratiche creative che un tempo appartennero a ogni sorta di altre persone. Negli antichi secoli bui, era impossibile convincere i capi feudali che aveva più valore coltivare erbe medicinali in un piccolo giardino che devastare una provincia dell’impero; che era meglio decorare l’angolo di un manoscritto con foglia d’oro piuttosto che accumulare tesori e indossare corone d’oro. Quelli erano uomini d’azione; erano energici; erano pieni di forza e vigore, di esuberanza ed ener­gia. In altre parole, erano sordi e ciechi e in parte folli, e piuttosto simili a milionari americani. E siccome erano uomini d’azione, e uomini del tempo, tutto ciò che fecero è svanito dalla terra come vapore; e nulla rimane di tutto quel periodo se non le piccole immagini e i piccoli giardini fatti dai piccoli monaci gingilloni. Come niente avrebbe convinto uno degli antichi barbari che un erbario o un messale potesse essere più importante di un trionfo e di uno strascico di schiavi, così niente potrebbe convincere uno dei nuovi barbari che un gioco di nascondino possa essere più educativo di un torneo di tennis a Wimbledon o che una tradizione locale raccontata da una vecchia balia possa essere più storica di un discorso imperiale a Wembley. Il vero carattere nazionale dovrà rimanere per un po’ di tempo un carattere domestico. Come la religione anticamente andò in ritirata, così il patriottismo deve ritirarsi nella vita privata. Questo non significa che sarà meno potente; alla fine può essere più potente, proprio come i monasteri divennero enormemente potenti. Ma è ritirandoci in questi forti che possiamo restare in vita e fiaccare l’invasione; è accampandoci su queste isole che possiamo attendere l’abbassarsi della marea. Proprio come nei secoli bui il mondo di fuori fu abbandonato alla vanagloria della pura e semplice rivalità e violenza, così in quest’epoca passeggera il mondo sarà abbandonato alla volgarità e a mode gregarie e a ogni sorta di frivolezza. È come il Diluvio; e non solo perché è instabile come l’acqua. Noè aveva una casa galleggiante che sembra aver contenuto molte altre cose oltre ai comuni animali domestici. E molti uccelli selvatici dal piumaggio esotico e molte bestie selvatiche di una fantasia quasi da favola, molte arti considerate pagane e scienze considerate razionaliste possono venire in tempi così tempestosi ad appollaiarsi o a fare la tana al riparo del convento o del focolare”.

Quando parlavano di questi argomenti, Chesterton pensava all’uomo comune e Guareschi agli uomini di campagna. Come vede, caro Marangoni, nulla di elitario.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

26 commenti su ““FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi”

  1. Penso che ognuno di noi possa coltivare il suo piccolo seme, nella speranza che in futuro dia frutto, nell’unico terreno fertile rimasto: la propria famiglia. “Benedici, o Signore, le nostre famiglie; sono la tua piccola Chiesa; sono le tue e ti appartengono…”. (Cercare di) essere padre cattolico oggi: difendere la propria fede e preservare i propri figli arroccati nella torre della propria famiglia assediata… Anche per questo ci vuole determinazione e coraggio; anche questo significa coltivare una “spiritualità Templare” dove l’operatività e data dalla testimonianza di vita, lontana dai mantelli, dall’esoterismo massonico, dalla vanagloria, dall’anacronismo. Servi inutili della Milizia di Cristo, granelli di senape…
    Credo dovrebbe essere questo il vero senso del “Non nobis, Domine…”

  2. Bravo Gnocchi, la profondità è sempre premiata, benedetta dal Cielo e capita dagli umili. Manderò la citazione di Chesterton all’erede di don Benzi, padre di famiglia con un carico da far tremare le vene ai polsi, e in più le assordanti sirene di OMISSIS…

  3. Come sempre molto bello ciò che dice o riporta, Alessandro Gnocchi. La famiglia come piccolo convento o piccola casa di Nazaret. Che il buon Dio preservi i nostri figli dai canti delle sirene di questa società che ci appare molto forte ed organizzata alla devastazione delle anime. Noi si fa quel che si può il Buon Dio a cui ci affidiamo farà i miracoli a noi impossibili.

  4. Chi ha una famiglia che ha retto unita ha tutto anche se non è esente dalla grandine che piove intorno, cerca altre isole onde rinforzarsi a vicenda e isole ove rinforzare la vita sacramentale.
    Purtroppo è tempo di staccarsi anche dagli affetti più cari, perchè le isole familiari sono rare quanto le arche di Noè nei tempi attuali. Si è isola nella famiglia stessa, con figli, mariti, mogli, padri e madri. Coi figli “mea culpa” di non aver saputo educare evangelicamente e di essersi fidati degli oratori e clero pseudo tale. Coi mariti e mogli di non aver messo Dio al primo posto . Per il resto è così… anche i genitori contro i figli: purtroppo, segno dei tempi.

    1. Io ho cercato di mettere Dio al primo posto : ho perso meta’ della famiglia . Non ho rimpianti , ma il dolore resta .

  5. Un pezzo davvero splendido caro dott. Gnocchi! grazie di questa sua lucidità e semplicità, di questi suoi indirizzi davvero utili. La foga di darsi ad un super attivismo porterà tanti a sciupare energie giocando a favore dei rivoluzionari, speriamo che quanto prima sempre più persone accettino l’idea di ricominciare dal piccolo, dalle proprie famiglie, riprendendo qualche sana lettura e le preghiere, spegnendo il televisore, offrendo ai bambini ed ai ragazzi uno spazio in cui affrontare anche tempi importanti. Ripartire dal catechismo familiare, consolidare poche e semplici amicizie e, per dirla con parole sue… “prendersi cura del nostro prossimo, ovvero di chi è vicino a noi e come noi, simile a noi”.
    Domando una cosa: istituite un elenco di bei film e buoni libri. Bei film, pensando ai ragazzi ed ai giovani d’oggi, e bei libri pensando a letture semplici e brevi che possano farsi in famiglia… Grazie di tutto quanto fate.

  6. La bella torre in cui rinchiudersi??? Dove??? Come??? Quando???

    Per i pochi cattolici rimasti non ci sono torri belle, al massimo rimediamo qualche catacomba umida e buia… e siamo già fortunati.

    Dove sarebbero scusate questi gruppi elitari che si sentono superiori???

    Conosco il mondo tradizionalista da tanti anni, c’è di tutto, da gente socialmente impresentabile al limite della povertà (anche oltre), ai nobili romani tanto ricchi quanto decaduti e con la puzza sotto il naso, è un ambiente frastagliatissimo, litigioso, di nicchia e non di elite, in cui pure abbonda il perbenismo e i baciapile senza palle abbondano, ma definirli gruppi elitari che si sentono superiori, sinceramente oltre che ingiusto mi pare non corrispondente ai fatti.
    Beccarsi l’etichetta di “tradizionalista” (che poi significa solo cattolico) ti fa entrare nel ghetto, caro amico, altro che torre bella.
    Ma è vero pure che in questo per molti non c’è alcuna tristezza, anzi !!! Non è elitarismo, è pace nel cuore.

    1. Bravo Matteo, anch’io, una domenica mattina, mi sono sentito dare del “léfbvreviano” da due sedicenti “missionari” bergogliani, in piazza come “chiesa in uscita” secondo le direttivo del VdR (come dicevano). Sono bastate poche mie parole per sentirmi affibbiare quell’epiteto. Ah sdi? ho risposto, ebbene sappiate che per me questo è un titolo di merito, una medaglia (immeritata, purtroppo) di cui mi vanto e mi glorio (nel Signore); quindi ho concluso dicendo loro “non abbiamo altro da dirci, né ora né mai più”, e li ho lasciati lì, a bocca aperta. Mai vergognarsi, caro Matteo, saranno loro a vergognarsi, un giorno, dinanzi a Cristo Giudice, a meno che non si convertano veramente prima, lasciando stare le baggianate tipo “il proselitismo è una solenne sciocchezza”.

    2. Com’è vero, signor Matteo! Si può essere ghettizzati anche nel ghetto. Non c’è limite alla capacità umana di esclusione. Forse è meglio dialogare con chi ci è simile scegliendo gli interlocutori tra gli scrittori defunti, e più lontani sono nel tempo più si vede che ci prendevano.

  7. Grazie di questo bell’articolo. Molto consolante, alla portata di ognuno. Anch’io posso fare la mia parte di contadino con la grazia di Dio.
    Mi viene in mente la frase dell’Apocalisse (non so se possa c’entrare ma la cito ugualmente): ‘Qui sta la costanza e la fede dei santi’.

  8. Vivere il matrimonio di un figlio constatando che la gioia radiosa che gli traspare viene dalla consapevolezza che è proprio quel sacramento che dà la forza di costituire una famiglia vera, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, amandosi e onorandosi a vicenda, viverlo così, in mezzo a un mondo che tutto questo sta rinnegando e di tutto questo si fa beffe, beh, proprio questo dà la consolazione di aver salvato il seme, un piccolo seme che racchiude una grande speranza: che con la fede e la grazia di Dio domani darà gran frutto e fruttificherà anche domani e poi domani ancora.

  9. E’ sempre la solita storia: etichettatura . Noi che amiamo la tradizione siamo sempre guardati con sospetto e con qualche sorrisino ironico.Ci dicono di tutto: che ci crediamo meglio degli altri, che siamo tutti fronzoli e merletti,che non siamo in comunione con la chiesa, che la s.messa celebrata dai preti trad.non è valida,e anche eleitari.Eleitari saranno loro,che fanno gruppi e gruppetti chiusi e si guardano in cagnesco pensando di essere meglio dell’altro gruppo.Pettegolezzi continui sia in chiesa che fuori, su come è vestito il tale o sul prete o sul vicino etc. Ad esempio io porto il velo durante la S.Messa e sapeste con che occhi mi guardano quelli che vengono per la messa dopo e che commmenti . Sono una semplice casalinga con famiglia e figli,non ho blasoni ne ricchezze; ma anche ne avessi, cosa dovrei fare? dovrei rinunciare alla tradizione perchè a qualche invidioso chiaccherone i miei avi e i mei soldi danno fastidio ? Se pensassero di più e parlassero meno, quanto bene ne avrebbero !

  10. Francamente a me questa idea di ritirarsi in buon ordine non piace neanche un po’. Istintivamente sarei più per la battaglia che per la ritirata, anche se capisco che il destino sarebbe l’ennesima Caporetto. Per fare un paragone, pensando al film Mission, mi ritrovo più in un De Niro che non in Irons. Tuttavia accetto la provocazione e ci medito su.

  11. … gruppi elitari, che magari si sentono superiori… bella torre in cui rinchiudersi… Col loro repertorio di sofistiche frecciatine questi vogliono indurre fasulli sensi di colpa in chi non si accoda. Caro Marangoni, non si faccia intimorire e fuorviare da ‘sto frasario standard sessantottin/modernista.

  12. Annalisa Peracchio

    Consolante e commovente questo suo articolo dott.Gnocchi. Grazie davvero perchè con le sue parole spinge vento in poppa alle persone che ogni giorno combattono senza sosta, per salvare il seme. L’immagine del contadino è potente: come quando si lavora nell’orto per togliere le erbacce che lo infestano occorre scavare nella radice altrimenti ritornano più forti di prima, così nella nostra anima occorre fare pulizia con la zappa dei sacramenti e preparare un terreno pulito dove piantare il seme. L’orto è la famiglia, i virgulti sono i figli, gli attrezzi i sacramenti, le erabcce il peccato. Mia madre, ora in cielo scriveva, già qualche decennio fa, a noi figli poesie così: …”siate ben certi, angeli cari, come scolte/ sui monti noi veglieremo e l’onda/ – a Dio piacendo – non vi travolgerà/ ma su un alto monte vi poserà/ e lì, tra fiori e dolce miele scoprirete/ le sudate Ricchezze per voi conservate.” Siamo scolte sui monti, non élite.

  13. Sinceramente quando mi danno della lefebvriana, ne vado fiera, magari essere come mons. Lefebvre, un uomo di Dio bello fuori e bello dentro, dolce e forte, allegro e serio. A mio parere un santo.
    Ci fosse anche un solo vescovo oggi come lui dentro la Chiesa, invece dei tanti pusillamini, che parlano molto e fanno nulla per cambiare la sittuazione. Che razza di generali abbiamo a combattere sotto lo stendardo di Cristo, ma che dico, questi mica combattono per Cristo, disertano e fanno accordi con il nemico, dandoci in pasto.

  14. L’idea di ritirarsi in “isole”, luoghi felici, anche a livello geografico, con la propria famiglia e vivere secondo i principi della Fede, lontani dal marciume e dalla dissoluzione dell’epoca attuale mi è venuta in mente in più di un’occasione.
    Purtroppo non sempre è così facilmente realizzabile. Però l’idea di vivere come ai tempi della Vandea, in campagna o in collina, del proprio lavoro, magari agricolo e vivendo la vita cristiana guidati da buoni sacerdoti, cattolici, mantiene il suo fascino.

    Per quanto riguarda l’ambiente cosiddetto “tradizionalista”, mi sembra che sia quanto di più variegato si possa trovare. Tra l’altro molti “tradizionalisti” come il sottoscritto preferiscono dirsi cattolici integrali o semplicemente cattolici. E’ cercare di vivere da cattolici integralmente, pensando e agendo da cattolici nonostante le continue tentazioni e assalti del mondo. E’ lottare contro il mondo. I cattolici sono nati per combattere diceva Papa Leone XIII.

  15. Abbiamo le divisioni tra le diverse posizioni dottrinarie nel tradizionalismo (vedi FSSPX, IMBC, sedevacantisti simpliciter, Motu Proprio) diversi modi di vedere le cose, diverse posizioni politiche.
    A livello di storia personale c’è veramente di tutto, da chi è di famiglia cattolica da generazioni ma ormai modernista e così, di fronte ad una deriva di gran parte della Chiesa verso un qualcosa che cattolico non è più, passa alla Tradizione che poi è semplicemente il Cattolicesimo (come è successo a me) c’è chi poi nasce nasce in famiglie legate alla Tradizione. Di queste mi sembra che ce ne siano poche rispetto a paesi come la Francia dove a livello “sociale” per così dire, ci sono intere famiglie tradizionaliste e da anni.
    Se parliamo poi della classe sociale c’è veramente di tutto, dall’impiegato, al professore, al libero professionista, allo studente. Io sinceramente, forse nella mia zona è così, di nobili decaduti non ne ho mai conosciuti.

    1. Diverse posizioni dottrinarie nel tradizionalismo: è tutto detto, questa è la tristezza, com’è possibile che la verità UNA, dottrina UNA… sia ridotta a “posizioni dottrinarie”? Quannto si vede anche da ciò che manca un Papa!

      1. I cosiddetti sedevacantisti (tra loro anche i cosiddetti sedeprivazionisti)non hanno una posizione propria ma, constatando la vacanza, almeno formale, della Sede Apostolica, si sforzano di praticare con mille difficoltà il semplice cattolicesimo dei Santi e dei Martiri, nulla più. Sugli altri(FSSPX e motupropisti vari), che non trovo poi così diversi dai modernisti, avrei invece tante cose da dire ma ognuno di noi ha orecchie per intendere(non interpretare) anzitutto la voce della propria coscienza!

  16. Sinceramente non vedo tutta questa bruttura nel ritirarsi lontano dal mondo, per quel che si può, altrimenti gli ordini contemplativi, di clausura, sarebbero ordini inutili, non buoni. A volte con la scusa che bisogna pur vivere dentro questo mondo, finiamo per vivere secondo i dettami di questo. Sarà forse sbagliato isolarsi (forse), ma quanto meno vivere vicino a persone che la pensano come te, che amano Dio, lo vogliono servire e ricercano il bene ed il bello, sarebbe consolante. Non credo sia meglio quello che stiamo vivendo, un isolamento forzato più che fisico, morale, intelettuale, spirituale. questa disunione tra le famiglie cattoliche è la vera solitudine. Il mio sogno: unirsi come nel medioevo tra cattolici e creare buone scuole famigliari, buoni ospedali, buoni oratori, buone colture (orti, giardini, erbe aromatiche), buona arte che esprima bellezza ed edifichi. Se un tempo gli uomini sotto lo stendardo di Cristo hanno edificato l’Europa, con tutti i suoi tesori, possiamo farlo anche noi.

    1. Cara Annarita, non posso che darle ragione e mi piace l’idea che lei propone, di unione tra cattolici che vivano come nel Medio Evo creando buone opere.
      E’ chiaro che ormai la situazione di dissoluzione è giunta ad un livello tale che che sembra impossibile sfuggire all’attacco del mondo.
      Tuttavia, per fare un esempio banale, due buoni genitori cattolici possono trovare una buona scuola per i loro bambini, però magari nel loro quartiere è pieno di manifesti indecenti che magari pubblicizzano un costume da bagno o un solarium o simile. E i bambini andando a scuola ma anche se li porti in macchina purtroppo queste cose le vedono.
      Ora qualche non cristiano dirà che l’intento del manifesto non è esplicitamente pornografico ma il punto è perché i bambini e perché io, perché noi, dobbiamo vedere il corpo di quella donna che non dovrebbe mostrarsi in tale maniera indecente?
      Non parliamo poi delle scandalose mode estive che ormai esistono da anni, visto che già Papa Pio XII ne parlò diffusamente.

  17. Io mi sono stufata anche di sentirmi apostrofare come “tradizionalista”.
    Diamine: non sono tradizionalista, sono solo cattolica!

  18. Caro Gnocchi, il seme è sostanziato dai nostri bimbi, da una pullulante e travolgente vitalità ‘bambina’ che ha capito tutto, più dei vari sofismi banali, sempre uguali nel loro stoicismo. Al matrimonio di mia sorella c’erano trentacinque bambini, di età che va dai sette ai dieci anni. Ebbene, liberi dalla realtà virtuale di internet, alla quale i genitori indottrinati cecano di parcheggiarli, hanno dato vita ad una sorta di ‘subcreazione’, per citare un termine tolkieniano, dove bene e male si scontrano per un pezzo di erbetta, una panchina, un’altalena o un girotondo. Affrontare le acque di una piscina di un ristorante di ricevimenti mondani, diventa un’impresa di estrema importanza. Osservando tutta la vitalità di questi esseri immuni dal male e dalla propaganda imperante, ho compreso le parole di Nostro Signore. C’è in noi più di quanto si è consapevoli. E i bambini lo sanno benissimo. Solo le cose grandi, le cose belle, quella lode al Creatore ci permette di entrare nel suo Regno.

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