GAETANO REBECCHINI, “RIFLESSIONI SU LA MODERNITA’ ” – di Piero Vassallo

Figure delle ideologie tramontanti nel delirio

 

di Piero Vassallo

 

 

lrSagace, coraggioso e autorevole protagonista della resistenza cattolica agli squillanti decreti del salotto illuminato, Gaetano Rebecchini è autore di acute e originali riflessioni sulle disarmonie e sui vaneggiamenti della modernità. Rebecchini è infatti autore delle penetranti considerazioni sulla rovinosa crisi della mitologia scientista/economicista, una fenomenologia della crisi esposta nel 2012 ai soci romani del Centro di Orientamento Politico e ora sollecitamente pubblicate in un intrigante volume dall’editore Rubbettino in Soveria Mannelli.

Cometa delle argomentazioni di Rebecchini è la coscienza, in quanto, rammenta Rocco Pezzimenti, nella introduzione, “per uscire dalla crisi occorre recuperare una coscienza ancora pura e incontaminata. Dobbiamo impegnarci tutti nel recuperare quei valori non negoziabili, che sono il fondamento di ogni vivere civile. In questo la Chiesa offre la sua maieutica e Santi come Thomas More la loro  testimonianza”.

Ora l’incipit del ragionamento di Rebecchini è la rappresentazione della modernità ottenebrata dall’immoralismo anarchico (propriamente detto sistema dell’usura vampiresca) e mandata allo sbaraglio – all’umorismo oggettiva – dalle mitologie new age.

La figura del mondo moderno è disegnata con efficacia drammatica dal Premio Nobel Carlo Rubbia citato da Rebecchini: “noi siamo su un treno che va a 800 all’ora che per la sua dinamica interna deve continuamente aumentare la velocità, non c’è il macchinista o se c’è i comandi gli sono sfuggiti di mano, da tempo il convoglio va per conto suo“.

Rebecchini dimostra appunto che la modernità è stretta dal nodo di una frenesia inarrestabile, un entusiasmo patologico, che, alla fine, si capovolge nel conflitto tra l’euforia tracotante del volo scientista e la vertigine che attira la filosofia  di stampo illuministico negli abissi della superstizione nichilista e della prassi catastrofista.

In uno scenario adatto al conflitto tra stati d’animo surreali, la i cascami del progetto illuminista e la tracotanza degli scienziati – ingaggiano una lotta disperata contro la tendenza al regresso e contro la passione obituaria, le oscure novità lanciate dal potere culturale.

Quale esempio di ultra-cogitazione a sfondo scientifico, Rebecchini cita le affermazioni mirabolanti di un medico del San Raffaele, il professore Edoardo Boncinelli, il quale ha dato “notizia di studi sulla clonazione facendo balenare traguardi terreni di vita eterna per le future generazioni”.

D’altra parte il culto della scienza sovrana, che suggerì ai marxisti l’adozione del nome “comunismo scientifico”, è un patetico rottame, che gode solo di un stima ritardataria e infondata.

Al proposito non si può nascondere la sensazione che il San Raffaele sia diventato lo stadio dei tuffi catto-progressisti nei sogni anacronistici, patetici frammenti di una modernità altrove depressa, disarmata, sfiduciata e ultimamente travolta dall’irrazionalità.

L’ingloriosa fine del progressismo, la caduta delle ostinate avanguardie combattenti nella guerra perduta dall’ultima modernità, è certificata dal cardinale Ratzinger, opportunamente citato da Rebecchini perché “poneva in evidenza l’assurdità della tesi [di Jacques Monod] che riduce la ragione a sotto-prodotto dell’irrazionale, in quanto frutto di un processo che avviene per caso e quindi di un processo non razionale”.

Il deragliamento del razionalismo restituisce al Cristianesimo il titolo di baluardo della ragione, che i dotti del XVIII secolo avevano rapinato per gettarlo nel vortice delle rivoluzioni sanguinarie.

Il cerchio della modernità razionalista si chiude: “Respinta con chiarezza la illogica tesi del caso artefice della ragione, il Cardinale Ratzinger evidenziava quanto logico fosse invece ciò che costituisce la convinzione basilare della Fede cristiana e della sua filosofia: in principio erat Verbum, all’origine di tutte le cose sta la forza creatrice della ragione, quel Logos (il Verbo) di cui al meraviglioso prologo del Vangelo di Giovanni”.

Al cattolicesimo politico, latitante in mezzo alle vincenti ragioni della propria teologia e della propria filosofia, Gaetano Rebecchini e i suoi illustri collaboratori hanno indicato il percorso da seguire in vista del rimpatrio dei cattolici nell’ordine civile e nell’onesta politica.

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