Gender, attacco finale. Come si diventa collaborazionisti – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

ProVita, nella memoria depositata prima dell’audizione alla Camera, affoga nell’accettazione dell’esistenza reale di categorie e problematiche nate esclusivamente su base ideologica, con fini ben precisi. Sono caduti in trappola, divenendo di fatto opposizione di regime.

di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

per leggere il precedente articolo, “Gender, attacco finale. Col contributo degli ex-combattenti”, clicca qui

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z-trpplChi abbia intuito quali siano le ricadute della straordinaria macchina da guerra messa in moto dalla armata omo-femminista e senta il dovere di opporvisi, dovrebbe preoccuparsi anzitutto di smascherare la truffa planetaria che vi è sottesa, e denunciare il grande inganno. Dovrebbe smontare il castello di cartapesta che è stato costruito per renderlo inattaccabile.

Invece, a sorpresa, ormai quasi nessuno si preoccupa più di smontare l’artificio. Anzi, ormai tutti danno per scontato proprio quel presupposto fasullo del “genere” come categoria avulsa dalla realtà concreta, cioè dal sesso, e ci girano intorno preoccupati soltanto di trovarvi qualcosa di plausibile e di accettabile finendo per agevolarne, di fatto, una penetrazione più morbida e indolore nell’orizzonte del pensiero comune, e quindi nella vita quotidiana.

Insomma, ora sembra che un po’ tutti abbiano finito per adottare il linguaggio, utilizzare le formule dell’antico nemico e immedesimarsi nei suoi panni.

Alla luce di quanto ricordato per sommi capi nella prima parte del nostro lavoro, vediamo ora cosa dicono i rappresentanti della associazione ProVita Onlus nella memoria depositata – che consta di ben quindici cartelle – in vista della loro audizione alla Camera.

(per leggere il testo completo della Memoria, clicca qui – per leggere l’articolo di ProVita, che contiene anche il video dell’audizione alla Camera, clicca qui.)

In questa memoria ci si dilunga sulla possibilità di declinare il genere secondo diversi gradi di accettabilità, ammettendo – coraggiosamente – che esso presenti alcune “criticità” (quali ad esempio «la promozione e normalizzazione della omogenitorialità, questione quanto mai controversa anche a livello della ricerca scientifica» sic!).

Dunque, si ammette ancora che il concetto tradisca una impostazione «perlomeno parzialmente ideologica», pari a quella, definita “caricaturale”, di quanti commetterebbero «l’errore diametralmente opposto», sostenendo che «la natura sessuata determini rigidi ruoli sociali e comportamenti tipicamente femminili o maschili». Ambedue queste posizioni sarebbero – per i nostri commentatori – grossolane semplificazioni.

Insomma, l’idea del gender di una Firestone e di una Fedeli è esagerata tanto quanto quella di chi crede che comportarsi da madre derivi dal fatto di essere sessuata come donna.

Invece – si legge ancora nella memoria in questione – è giusto parlare «di “influenza” e non di “determinazione” riguardo ai comportamenti “maschiliefemminili” (le virgolette sono autentiche: ndr), sia privati che sociali (c.d. “ruoli di genere”)».

«Il sesso biologico dunque – continuano gli estensori – non solo gioca un ruolo fondamentale dal punto di vista della identità…ma può (sic!?!) anche giocare un ruolo importante come “tendenza” che influisce sui comportamenti…». Ancora: «questo non vuol dire che in tutti i comportamenti e in tutte le pratiche sociali specificamente attribuite a uomini o donne ci sia un’influenza del sesso biologico; tuttavia questa influenza non si può escludere (sic!?!) come fanno generalmente le prospettive di genere».

Seguono disquisizioni sui livelli di testosterone, sulla diversa lateralizzazione di alcune funzioni encefaliche e capacità di coordinamento motorio-spaziale.

Quanto alla scuola, troviamo ancora che «la prospettiva di genere nel sistema scolastico porta con sé le criticità sopra esposte relative alle sue ambiguità e alla dimensione ideologica». Che «naturalmente, le finalità che si propone questa prospettiva possono sembrare condivisibili, come il contrasto della violenza e del bullismo, ma non è lecito perseguire finalità buone attraverso mezzi che pongono rilevanti problemi, soprattutto quando si tratta di intervenire presso i più piccoli».

E ancora: «si potrebbe pensare, in fin dei conti, che la comunità scientifica è unanime su un certo tipo di interventi, e in particolare sulla decostruzione degli stereotipi già nella tenera età per prevenire violenza e discriminazione». Ma, dicono, «la domanda non è se esistano o meno cattivi stereotipi: su questo siamo tutti d’accordo». «La vera domanda è: quali sono i veri stereotipi negativi? Non c’è una risposta condivisa a livello scientifico…».

Attendiamo dunque, con l’associazione ProVita Onlus, che la comunità scientifica si esprima a maggioranza sul punto e presenti un elenco ufficiale di stereotipi negativi da combattere.

La conclusione delle quindici pagine di elucubrazioni circolari è folgorante. «A prescindere da altri profili critici, si eviterebbero almeno l’incertezza nella applicazione e le problematiche esposte di natura ideologica, che tanto hanno preoccupato numerose famiglie, associazioni e professionisti in tutta Italia, sostituendo i riferimenti al “genere” e ad un’impostazione priva di base scientifica, con riferimenti al concetto di “sesso”…».

Un’idea straordinaria, che è un peccato non sia stata esposta nella prima riga della memoria, perché avrebbe risparmiato all’autore, e al lettore, la fatica delle 15 pagine successive.

Ma forse all’associazione ProVita Onlus può riuscire oggi ciò che non riuscì ai pro family di tutto il mondo vent’anni fa..

Infatti, è opportuno ripetere (vedi punto 5 del precedente articolo), come abbia reagito il gruppo egemone femminista/omosessualista di fronte al tentativo disperato dei pro-family di bloccare l’agenda di genere costruita in vista della conferenza di Pechino: «nessuno ci obbligherà a tornare indietro al concetto di “la biologia è destino” che cerca di definire, confinare e ridurre le donne alle loro caratteristiche fisiche», perché «la definizione di genere è già entrata nell’attuale discorso sociale, politico e legale e si è evoluta come differenziata dalla parola sesso, per esprimere la realtà che i ruoli delle donne e degli uomini e i loro status sono costruiti socialmente e soggetti a cambiamento».

La nozione di genere proposta è stata espressamente definita “non-negoziabile”, e si è affermato che «il tentativo messo in atto da alcuni Stati membri (come ad esempio l’Honduras) di eliminare la parola gender dalla piattaforma di azione ripristinando la parola sesso è un qualcosa di ingiurioso e svilente».

Insomma, se ci domandassimo in che modo i pro family ammessi nelle stanze della politica maneggino oggi il gender, dovremmo rispondere quello che diceva Pippo Franco quando gli chiedevano come avvenisse secondo lui l’accoppiamento dell’istrice: “con attenzione, con molta attenzione…”.

Resta invece irrisolto il mistero se l’intervento di ProVita Onlus sia da ritenersi doloso, colposo o preterintenzionale.

Qual è dunque la morale di tutta questa storia?

z-fntsmA forza di nominarlo, il gender o genere che dir si voglia è stato evocato come si evocano dal nulla gli spiriti, e a forza di parlarne senza sapere di cosa si sta parlando, tutti ora pensano anche di poterlo afferrare, di tirargli il lenzuolo, operazione indispensabile per giustificare il fatto che ci si è messi in una stanza per parlare con lui. Che i fantasmi non possano essere afferrati, per il semplice motivo che non esistono in rerum natura, nessuno sembra più curarsi. E in tanti danno per scontato di vederli, mentre gli altri li credono sulla parola perché un tale atto di fede non costa troppa fatica.

Insomma, è un po’ come la vecchia storia del Sarchiapone che si aggirava qualche decennio fa per gli studi televisivi.

Fino a pochi anni fa, il “genere” era una entità linguistica, la parola che indicava il criterio per distinguere categorie di persone, animali o cose. Poi improvvisamente qualcuno le ha affidato un compito inaspettato, di rango politico e di straordinaria capacità illusionistica, l’ha dotata del potere magico di creare una realtà a sé stante, inedita, di fantasia.

Il gender o genere è dunque il capolavoro di un nulla sbozzato prima e perfezionato progressivamente a partire dai fasti sessantottini, materializzato al punto che nessuno mette più in discussione la sua esistenza.

La parola ha preso quota. Ha cominciato a risuonare nelle sale accademiche come nei comizi delle politicanti, nelle conferenze alle università come negli incontri parrocchiali, ma soprattutto nelle aule di ogni consesso politico occidentale nazionale e sovranazionale e, avendo messo le tende ovunque, ora ospita a pranzo e a cena quelli che sulla carta e nel biglietto da visita si presentano nella veste composta di difensori della famiglia, dei figli, della sana educazione, magari cattolica, e preparano insieme ai propri ospiti il suicidio assistito di tutta la società. Cioè, per dirla in termini oggi divenuti familiari, la sua dolce morte.

E si capisce così perché oggi ormai nessuno si chieda più da dove venga la “cosa”. Abituati a percepirla ad orecchio, anche quelli che si erano assunti il compito di neutralizzarne il pericolo, oggi afferrano lo stesso fantasma convinti che la propria sacrosanta missione sia quella di aggiustargli il lenzuolo, di metterlo un po’ in ordine come il panneggio di una bella statua antica.

Forse non era mai successo che il nome dato a un fantasma abbia trasformato questo in una massa che tutti vedono come una pasta soda e che si sono messi a manipolare, senza sospettare di essere in preda a delle allucinazioni.

Siamo di fronte ad un fenomeno di illusionismo collettivo, realizzato dai professionisti del gioco di prestigio ideologico imparato sui banchi del marxismo di lotta e di “couture” (leggi: alta moda cattoborghese).

Nessuno si chiede più da dove e quando sia spuntato fuori questo fantasma, che se la ride di avere accumulato tanta selvaggina senza troppo sforzo venatorio.

Con notevole acume speculativo, sul “genere” si è dunque costruita una teoria bislacca e ondivaga, adeguata al suo sfuggente presupposto. E qui vale la pena di ricordare come non più di un anno fa, quando qualcuno si è accorto che il grande bluff sarebbe diventato materia di insegnamento ed è scattato spontaneamente un forte allarme tra le famiglie, la ministra si sia precipitata a dire che la teoria del gender non esiste e le hanno fatto eco prontamente i pensatori della diocesi di Padova. Per tutti loro infatti, il gender lo possiamo e dobbiamo insegnare a scuola – e a questo assunto pare ispirarsi la memoria di cui sopra – ma non esiste la teoria che lo ha elaborato.

Come dire che le scarpette di vetro di Cenerentola le troviamo in qualunque calzaturificio, ma non c’è nessuna favola che ne parli.

Tuttavia, chi non ha un desiderio impellente di andare incontro a questo destino tenendo per mano figli piccoli e nipoti, ha il dovere di svegliarsi dal coma e dissipare la nube tossica che incombe sulla realtà comune e penetra anche nelle fessure di casa sua.

È palese che siamo in balia di una associazione a delinquere planetaria formata da dementi. E la novità sta nel fatto che normalmente i dementi non hanno qualità propriamente razionali per costituire associazioni di sorta. Invece le organizzazioni internazionali, attraverso l’autorevolezza delle strutture, sono capaci di trasformare la demenza dei propri attivisti in una forza impositiva straordinaria e di farne il carburante per un enorme schiacciasassi, capace di uccidere, insieme alla ragione, le esistenze concrete di tutti noi sudditi involontari.

È in fondo lo stesso miracoloso meccanismo per cui individui senza doti intellettuali, senza cultura, senza capacità di alcun genere, assumono posizioni di responsabilità e compiti decisionali, vanno a ricoprire alte cariche negli stessi organismi internazionali o all’interno degli stati nazionali affiliati.

Come si creano dal nulla figuranti con poteri di enorme peso politico, così si possono creare dal nulla idee capaci di stravolgere persino la realtà e di indurre milioni di persone a vivere dentro vere e proprie allucinazioni.

Ora, ad essere realisti, bisogna purtroppo riconoscere che i giochi ormai sono fatti, e che ci vorrebbe davvero un miracolo per uscire da questo incubo. Ma ciò non ci esonera dal prendere in mano il nostro piccolo ago e tentare di bucare il pallone gonfiato dal quale stiamo per essere soffocati.

La storia vera di questa messinscena planetaria non può essere taciuta, va fatta conoscere a quante più persone siano disposte ad ascoltarla. Perché domani, tra vent’anni, tra tre secoli, o oltre ancora, qualcuno forse potrà ricostruire qualcosa sulle macerie di una società rimasta senza più principi, senza più morale, senza più forza di ragione.

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P.S. In ogni caso, per chi volesse trovare una immediata chiave di lettura di questo interessante fenomeno per cui tanti pro family si stanno impegnando a promuovere, nei limiti delle loro possibilità morali, culturali e intellettuali, la prospettiva di genere, potranno attingere alla esortazione post-sinodale Amoris Laetitia, in particolare al n. 286:

«Non si può nemmeno ignorare che nella configurazione del proprio modo di essere, femminile o maschile, non confluiscono solamente fattori biologici o genetici, ma anche molteplici elementi relativi al temperamento, alla storia familiare, alla cultura, alle esperienze vissute, alla formazione ricevuta, alle influenze di amici, familiari e persone ammirate, e ad altre circostanze concrete che esigono uno sforzo di adattamento. È vero che non possiamo separare ciò che è maschile e femminile dall’opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare. Però è anche vero che il maschile e il femminile non sono qualcosa di rigido. Perciò è possibile, ad esempio, che il modo di essere maschile del marito possa adattarsi con flessibilità alla condizione lavorativa della moglie. Farsi carico di compiti domestici o di alcuni aspetti della crescita dei figli non lo rendono meno maschile, né significano un fallimento, un cedimento o una vergogna. Bisogna aiutare i bambini ad accettare come normali questi sani “interscambi”, che non tolgono alcuna dignità alla figura paterna. La rigidità diventa una esagerazione del maschile o del femminile, e non educa i bambini e i giovani alla reciprocità incarnata nelle condizioni reali del matrimonio. Questa rigidità, a sua volta, può impedire lo sviluppo delle capacità di ciascuno, fino al punto di arrivare a considerare come poco maschile dedicarsi all’arte o alla danza e poco femminile svolgere un incarico di guida. Questo, grazie a Dio, è cambiato, ma in alcuni luoghi certe concezioni inadeguate continuano a condizionare la legittima libertà e a mutilare l’autentico sviluppo dell’identità concreta dei figli e delle loro potenzialità».

Amen

15 commenti su “Gender, attacco finale. Come si diventa collaborazionisti – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani”

  1. Si diventa “di regime” quando si è “fatto parte del Mondo Cattolico”.
    Se esiste un “Mondo Cattolico” -fatto di ambienti operanti in UNA certa prospettiva culturale, una fra le MILLE del “Mondo Moderno”-, allora appena i leader del medesimo mondo diventano massoni o paramassoni, cioè agiscono non più per Dio e le anime ma per “l’ampio dibattito delle forze contemporanee”, gli attivisti iniziano a partecipare all’ Arcobaleno Globale.

    In definitiva, abbiamo preti che pensano, hegelianamente, che la Vita e la Morte, il Paradiso e l’Inferno, la Verità e la Menzogna siano due facce della stessa medaglia. E, sempre hegelianamente e illuministicamente, pensano “Come abbiamo fatto ad andare avanti per 1800 anni pensando a una lotta mortale del Diavolo contro Cristo, la Madonna, la Chiesa? Perché abbiamo iniziato a DIALOGARE solo grazie a Napoleone?”

  2. Confido vivamente nella virilità italica che, ben lungi dall’essere una macchietta confacente a stereotipi di stampo anche cinematografico, è l’arma che ha permesso una Civiltà basata sulla famiglia. Credo che il gender avrà moltissimi problemi ad imporsi in Italia, nonostante le abominevoli e immonde politiche e propagande di lor signori.

    1. Stefano Mulliri

      Otitmo Feder, condivido quello che dici, anche io nonostante quello che ci mostra telebugìa tutti i giorni , credo che l’Italia sia ancora vitale e che abbia , a disposizione parecchie risorse morali e umane da spendere, la culla di tanta civiltà e cultura non può morire così , purchè naturalmente ritorni alle fonti della verità, che sono nella tradizione cattolica.

  3. Ringrazio di cuore per il vostro enorme impegno e condivido pienamente tutto.
    Giustamente parlate di un fantasma a proposito dell’ “operazione” gender.
    Desidero proporre una riflessione sul fatto che tutti i regimi totalitari hanno costruito le loro strutture di repressione, distruzione e morte attorno a un “fantasma” ( la razza – il proletariato etc).
    La caratteristica fondamentale di questi fantasmi consiste nell’essere il paravento ideologico dietro cui in realtà si muovono i “burocrati” per eliminare ogni tipo di libertà.
    In un contesto “globalizzato” serviva un fantasmo universale ed è stato individuato questo, ma lo scopo è l’eliminazione di tutte le libertà.
    Il paradosso è che i creatori del fantasma sanno perfettamente che è tale ( a loro interessa raggiungere lo scopo vero e lo usano) .
    Grazie ancora e corduali saluti.

  4. Piccoli castelli di sabbia finalmente crollano….e speriamo che lo si capisca questa volta!
    Complimenti alle sempre ottime autrici dell’articolo.

  5. Grazie per il notevole articolo, È palese che siamo in balia di una associazione a delinquere planetaria formata da dementi, che bello sentire la Verita’, oramai sodoma e gomorra sono per assurdo un eden in confronto all’abominio e perversione che viviamo sempre di piu’. Questa e’ una vera dittatura su tutti i fronti, ovviamente vediamo la parte politica, ma e’ una lotta spirituale tra satana e Dio per portare a dannazione piu’ anime possibili. Come mi ha confidato un Frate Tradizionalista, il demone dell’omossessualita’ e’ entrato nella Chiesa. E dalla Sposa di Cristo agonizzante, grande lavoro menzognero di molti per far passare persino la sodomia come peccato perdonato da Dio vedi galantino. Nessuno pensa a tutelare i diritti degli eterosessuali e delle vere famiglie? Yesman a go’ go’! Lavaggi del cervello da tutte le parti con “soda caustica” per indottrinarci come avete scritto. Purtroppo trovare un vero uomo o vera donna NON PERVERSI ma secondo Dio e’ un vero miracolo. Si arrivera’ a cambiare il Vangelo per assecondare il gender e tutta la perversione umana?…

  6. jb Mirabile-caruso

    E. Frezza – P. Fermani: “Ora, ad essere realisti, bisogna purtroppo riconoscere che i giochi ormai sono fatti, e che ci vorrebbe davvero
    ……………………………un miracolo per uscire da questo incubo. Ma ciò non ci esonera dal prendere in mano il nostro piccolo ago e
    ……………………………tentare di bucare il pallone gonfiato dal quale stiamo per essere soffocati”……………….

    Il pallone gonfiato è una menzogna costruita, pezzo per pezzo, con inaudita PERFIDIA. Menzogna, questa, che martellata quotidianamente, per decenni, alle immense folle di allocchi televisivi, è assurta ai loro occhi a verità. A quanti di noi, tuttavia, scelgono di indissolubilmente LEGARE la propria vita all’ideale della Verità Assoluta, questa menzogna SERVE meravigliosamente bene alla nostra duplice AZIONE bucatrice: accogliere la Verità e TRASMETTERLA. Questo deve essere il nostro primario imperativo etico-morale dei nostri giorni.

    Che un singolo giorno della nostra vita NON passi, senza che noi non abbiamo TRASMESSO la Verità ad almeno cinque altri!!!

  7. Una nicchia di luce e trasparenza in questa coltre di tenebra, che ci avviluppa da ogni lato con forza quasi di materia. Grazie.

  8. Per sgonfiare l’agenda di genere basta un piccolo ago , niente ONU, niente Clinton,niente Soros…solo ognuno di noi e un piccolo ago. La vera rivoluzione siamo noi,forza!!!

  9. Già. Queste associazioni sono tossiche. Inquinano le idee della gente per bene e sottraggono forze alla sana resistenza.
    Diventano così i nemici peggiori, perché più subdoli dei nemici conclamati.
    Per giunta si mettono pure le penne del pavone perché sono convocati come interlocutori del potere. Robe da matti!

  10. Ma io mi chiedo: le persone di Pro Vita non hanno capito che non dovevano nemmeno accettare l’invito all’audizione alla Camera? Forse c’è stato anche un po’ il piacere di essere alla ribalta, è umano. Ma come si fa ad accettare di entrare nella tana del lupo, oltretutto a cose già fatte e decise? Oppure si illudono di poter cambiare qualcosa “da dentro” a un sistema che ha già fatto capire dove vuole arrivare? In questo modo i cattolici si sono fatti fregare da decenni oppure si sono fatti assorbire. C’è una fiducia che mi sembra davvero da illusi. E poi, ho ascoltato il video. C’è Brandi che parte subito parlando delle “buone intenzioni” dei suoi interlocutori, che poi chiede “umilmente” di ascoltare quello che hanno da dire. Sembra davvero preoccpato di farsi accettare, forse così pensa di ottenere qualche risultato?

    1. jb Mirabile-caruso

      Tenez: “Ma io mi chiedo: le persone di Pro Vita non hanno capito che non dovevano nemmeno accettare l’invito all’audizione alla Camera?
      ……”Ma come si fa ad accettare di entrare nella tana del lupo, oltretutto a cose già fatte e decise?”…………….

      Belle domande le Sue, signor Tenez! Sarebbero valide in mille altre situazioni, non esclusa quella del presente colloquiare dietro le quinte tra la FSSPX e la Chiesa Conciliare che tiene sulle spine chissà quanti onesti fedeli nel mondo. Gli è che chi è naturalmente votato al Bene si ritrova di solito con una mente ‘ingenua’ – diciamo pure anche un po’ ‘sempliciona’- che gli previene di ‘pensare al male’. A questo si aggiunge, poi, un deficit di ‘lucidità’, comune ad una larghissima moltitudine di persone. Da qui la difficoltà relativa alla divulgazione della Verità VERA difficilissima da distinguersi dalle moltissime altre verità diabolicamente FALSATE.

      Morale della favola: chi cerca la Verità Vera è bene che si abitui a lunghe, penose, estenuanti riflessioni! E supplichi lo Spirito Santo per illuminazione!

  11. Lo confesso: che fatica, leggendo la “Memoria” di Pro Vita, a barcamenarmi nella comprensione di questa pletora di generi e che fatica a comprenderne la legittimità dei diritti! Eppure ho studiato ed anche con passione insegnato che i generi fossero due, tutt’al più tre, se parliamo di latino, anche se il neutro è tutta un’altra cosa. Così,nella mia pochezza, ma tenendo sempre gli occhi al Cielo,sono portata a pensare che il Padreterno, pur nella infinita complessità della sua creazione, ha tuttavia stabilito per ogni singolo elemento una chiara semplicità costitutiva, tanto che questo suo intendimento lo ha infine riassunto proprio nella creatura umana. Il concetto lo troviamo espresso chiaro e tondo nel libro della Genesi là dove non solo si dice che “maschio e femmina li creò”, ma dove, pur dopo la caduta, si stabiliscono i ruoli propri dell’uomo e della donna: per lei quello precipuo di madre e per lui quello di marito e di padre che lavorando a fatica provvede alla sussistenza della propria famiglia. E’ dunque stato un prevaricatore Dio, non rispettando le variabili di genere delle prime due creature umane, ma imponendo loro uno stereotipo comportamentale? E’ un discorsetto irrilevante e totalmente infantile, lo so, ma mi ci sento a mio agio, lontana dalle elucubrazioni e dai contorsionismi della scienza più illustre, ma spero in conformità con quella esortazione evangelica del “…se non diventerete come bambini”, ecc. ecc. che mi consola tanto. Bisogna che la gente torni in sé ed esca dalla gabbia e dalla rete tesale da ogni mezzo di (dis)informazione e bisogna che sorgano guide coraggiose ad indicare da che parte sta la verità, che cada il velo dagli occhi dei più e che si palesi il colossale inganno.
    Preghiamo dunque per questo la Madonna Santissima, col rosario, specialmente in questo mese a Lei dedicato.

    1. Il Panteismo vuole occupare il posto del Teismo, cara signora.
      Come ha segnalato più volte il professor Vassallo, il mito dell’eternità della materia vuole prendere il posto della realtà della CREAZIONE ex nihilo (degli esseri materiali, non “della Materia” come un tutto indistinto).
      La contraddittorietà del “Qui lo dico e qui lo nego” vuole sostituire la limpidezza del principio di Identità e Non-contraddizione

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