Giuseppina Ghersi, martire sbagliata dell’Italia che odia – di Roberto Pecchioli

Il 30 settembre il comune di Noli, in provincia di Savona, scoprirà una targa in ricordo di quel terribile episodio e del martirio della bambina. Una riparazione tardiva, oltre 72 anni dopo fatti che dovrebbero far inorridire e fremere di sdegno chiunque. Non è così, poiché il gesto di umana pietà non piace a molti.

di Roberto Pecchioli

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Il caso di Giuseppina Ghersi è la prova del passato che non passa, e del fatto che non è per nulla vero che gli italiani sono brava gente. Siamo buoni o pessimi, mascalzoni o santi più o meno come gli altri. Giuseppina aveva solo 13 anni, andava a scuola in quel drammatico e sanguinoso 1945 nella sua città di Savona. A scuola aveva scritto, tempo prima, un tema in cui elogiava Mussolini; si seppe, le toccò in sorte di essere catturata da alcuni partigiani, prima rasata a zero, poi condotta come un animale per le vie della città da autentiche bestie tra insulti, sputi, botte e oscenità. Infine fu violentata, massacrata ed uccisa, il suo corpo gettato come un rifiuto nei pressi del cimitero. Inutile ricordare l’impunità dei suoi carnefici. Il 30 settembre il comune di Noli, in provincia di Savona, scoprirà una targa in ricordo di quel terribile episodio e del martirio della bambina. Una riparazione tardiva, oltre 72 anni dopo fatti che dovrebbero far inorridire e fremere di sdegno chiunque. Non è così, poiché il gesto di umana pietà del piccolo centro che fu bellicosa repubblica marinara rivale di Genova non piace a molti. Irritata ostilità tra i politici di sinistra, silenzio di tomba delle femministe locali, che dovrebbero almeno deprecare l’oltraggio sessuale subito da una tredicenne, addirittura proclami densi di odio da parte dell’ANPI locale, tanto imbarazzanti e esagitati da costringere gli stessi compagni a penose rettifiche.

Con molto buon senso, il sindaco di Noli ha chiesto di partecipare all’evento inaugurale senza recare simboli di parte o bandiere. Giuseppina merita rispetto, nella sua breve vita ha subito troppo per poter sopportare altri oltraggi o misere strumentalizzazioni. Molti osservatori hanno detto la loro, in materia: ci piace ricordare il rispettoso commento di un onesto comunista, il giornalista Piero Sansonetti. Avremmo preferito tacere e limitarci a pregare per l’anima della poveretta e di tutti coloro che hanno subito ingiustizia in ogni tempo, ma non riusciamo a trattenerci e parleremo in prima persona, contro ogni buona regola.

La storia di Giuseppina, infatti, l’abbiamo ascoltata tanti anni fa da una signora che restò vedova giovanissima, con quattro figlioletti, a seguito della fucilazione del marito, un milite della Repubblica Sociale in Istria, nella macelleria di quegli stessi anni. Rosa, così si chiamava, dedicò la sua vita a ritrovare e dare sepoltura ai caduti della guerra civile e fu tra le promotrici della grande tomba che raccoglie i resti di oltre millequattrocento morti della RSI nel cimitero genovese di Staglieno.

Fin da ragazzo, chi scrive ha giurato a se stesso “io non sarò mai come loro”, come i professionisti dell’odio, poiché sull’odio non si costruisce nulla, tanto meno una nazione. Poiché le sofferenze non hanno bandiera e colore, abbiamo il dovere di rispettare ed onorare anche chi ha subito ingiustizie ed è morto in nome di idee che detestiamo. Questi sentimenti non sembrano ancora normali nella brutta Italia che non sa cambiare. Giuseppina Ghersi, poco più di una bambina, non ancora adolescente e tanto meno donna, è stata vilipesa, stuprata, uccisa in quanto “fascista e spia dei fascisti”. Il responsabile dell’associazione partigiana savonese, un signore barbuto, adiposo dall’aspetto trascurato sui 70 anni – quindi possibile nonno di una tredicenne – ha pronunciato – a 72 anni dai fatti – parole tanto brutte da non meritare neppure di essere riferite. Lasciamolo ai suoi cupi rancori, non possiamo, non dobbiamo assomigliare né a lui, né ai suoi sodali, e neppure a chi odia con altrettanta ferocia dal lato opposto. Le guerre scatenano il peggio, ma talvolta anche il meglio dell’animo umano. Le guerre civili no, solo odio, rancore imperituro, bestialità, vendetta privata, chiunque vinca.

Per questo saremo a Noli con il magone, perché questa non è la nostra Patria, non è una Patria quella che insegue i fantasmi del trapassato e divide i morti tra degni ed indegni di memoria anche se erano bambini incolpevoli. Forse, se fosse vissuta, Giuseppina avrebbe avuto idee diverse da quelle che le sembravano belle e giuste nell’infanzia. Magari, oggi sarebbe una vecchia signora con tanti ricordi e scuoterebbe la testa come fanno gli anziani davanti a ciò che non capiscono più: ai miei tempi…

Vogliamo immaginare che cosa penseremmo se la povera ragazzina fosse stata vittima della parte che sentiamo vicina ai nostri sentimenti. Certamente proveremmo vergogna, e senza rinunciare alle convinzioni di una vita, vorremmo chiudere quella pagina, chiedere perdono per i colpevoli, condividere il ricordo, dire basta. Poi, però, una vita passata da stranieri in patria, decenni di discriminazioni “dalla parte del torto” ridestano vecchi risentimenti sopiti, fantasmi che avevamo scacciato. Forse non rendiamo un grande servizio alla memoria della povera Giuseppina, ma ci è balzata alla mente una storia diversa, il racconto invertito degli stessi fatti tremendi.

Giuseppina scrisse un elogio di Baffone Stalin, un insegnante delatore la denunciò al caporione delle Brigate Nere, che fece, con i suoi camerati, quello che sappiamo. Scoperti e giustiziati tra gli applausi della folla, i colpevoli da allora sono oggetto del giusto disprezzo popolare. Nella città di Savona, i responsabili politici decisero di intitolare alla giovanissima martire la via principale. Si chiamava Via Paleocapa, cognome greco di un ingegnere bergamasco che collaborò alla progettazione del canale di Suez e, da ministro dei Lavori Pubblici del Regno di Sardegna, disegnò il centro della città ligure sul modello di Torino. Nessun intoppo, di Pietro Paleocapa, un secolo dopo, non importava nulla a nessuno. Sandro Pertini in persona, savonese di Stella San Giovanni, partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, scoprì il busto della povera Giuseppina vittima dei fascisti, consegnò la medaglia alla memoria ai genitori affranti, pronunciò un discorso memorabile e inaugurò la targa con il nuovo nome della via. I pochi fascisti superstiti in città si chiusero in casa, per paura e vergogna. Da decenni la terribile storia della bambina martire, cui era stata rubata vita ed innocenza, è raccontata ai cittadini sotto la Torre Leon Pancaldo, a monito contro la guerra, l’odio, la crudeltà e la violenza.

Ci scusiamo per aver raccontato, con un pizzico di cinismo, la storia rovesciata. Soprattutto, ci perdonino Giuseppina Ghersi da lassù e i suoi parenti, se ce ne sono ancora in vita. Purtroppo, la nostra ucronia (si chiama così la narrazione inventata di fatti non avvenuti) è una storia verisimile, poiché il bene e il male dipendono dal giudizio politico, dall’ideologia, dal pregiudizio, anche dopo tre generazioni. Nel 2017, nell’Italia democratica e progressista è ancora proibito, o fortemente sconsigliabile ricordare i morti, se non sono di serie A. Ma è una nazione civile, è una nazione, quella in cui una bambina non è una vittima perché era, a 13 anni e per l’eternità, dalla parte del torto?

18 commenti su “Giuseppina Ghersi, martire sbagliata dell’Italia che odia – di Roberto Pecchioli”

  1. Italiani brava gente?
    Italiani?
    Quando si è di sinistra si canta l’Internazionale, si mina la sovranità di un paese, si odia la patria, si accolgono immigranti (specialmente musulmani), si sradicano tutte le tradizioni del paese, si distrugge la scuola, la religione è aborrita, etc….
    Quando si ha quel credo filosofico non esiste nessuna nazionalità. Tutto solo in base alle loro ideologie.
    Questo episodio è semplicemente vergognoso.

  2. “sull’odio non si costruisce nulla, tanto meno una nazione”…invece sull’odio si è costruita la ‘nuova’ Italia, le brace di questo odio vengono tenute accese con cura – e i molti molti Fiano lo dimostrano- e per quell’odio l’ITALIA è MORTA! Il vero benficio di questa valanga migrantizia che la sommerge, è che quella tragedia e quell’illusione saranno finalmente cancellate anche dalla memoria….

  3. Doveva essere una bambina-prodigio per aver avuto delle idee politiche così chiare a soli 13 anni. Ma per cortesia, questi dell’ANPI non perdono mai l’occasione per stare zitti, rasentando sempre il ridicolo. E’ grazie a costoro che non vi sarà mai una memoria storica condivisa, perché sono un elemento divisivo, e considerano vittime di “serie a” quelle causate dai nazifascisti, che meritano di essere commemorate, e vittime di “serie b” quelle causate dagli eserciti alleati e dagli stessi partigiani (rossi ovviamente), che invece vanno gettate nel dimenticatoio. Non a caso, molti sono i militanti ANPI che fanno ancora del negazionismo sui Martiri italiani delle Foibe, questi ultimi trucidati dai loro compagni comunisti jugoslavi.

  4. Pur ponendo pochi limiti a ciò che potessero aver combinato i “partigiani”, non conoscevo la vicenda di questa ragazzina (ma chissà quante altre ce ne saranno: tanto per dirne una conosciuta, quella dell’oggi beato Rolando Rivi, di età analoga anche se macellato da soggetti simili per ragioni “tecnicamente” diverse). Ora, guardando questa foto, mi hanno preso in parti uguali l’angoscia e (con rispetto per la ragazza) il ridicolo. Inutile spiegare l’angoscia; il ridicolo, invece, viene dalla valorosa e indomita espressione di quei tre armati che scortano -pronti a tutto, incuranti del rischio!- la tremenda e inafferrabile spia nazifascista tredicenne, finalmente catturata e prossima a giustizia, con coda di popolo. Riesce difficile non odiare, di fronte a tanto: invece dobbiamo anzitutto pregare Iddio che abbia accolto la ragazzina nella pace che non ha avuto in vita, quanto meno alla fine. E i carnefici… eh, sì, da buoni cristiani dovremmo pregare anche per loro che, dopo l’impunità se non addirittura il plauso in terra, se la stanno vedendo con il Padreterno.

  5. Purtroppo da sempre nel mondo si contrastano due razze: la razza degli orchi e quella degli uomini. L’orco vive solo per se stesso e il suo orizzonte e il termine della vita per riunirsi alla natura. L’orco bestemmia Dio che non vorrebbe intimamente conoscere perché adora se stesso. Ora questa razza è schierata sotto i vessilli del liberalismo libertino e capitalista appoggiata dal braccio armato comunista e quello traditore cattocomunista coordinati dalle sette massoniche. Oggi questi, quando non uccidono ed esportano la democrazia, coprono la loro miserabile meschinità, incapace di bene anche nelle cose materiali, con la scusa dell’antifascismo. Fanno e faranno sempre sul serio. Vivono e vivranno di vendetta odio e invidia. Non bisogna imitarli in questo, dobbiamo essere contemplativi della Verità, e attivi nella sua difesa, senza odio e acrimonia; ma dobbiamo combattere sempre per i diritti di Dio e della Verità con le armi che la Provvidenza mette a disposizione a cominciare dai nostri corpi. Aiutati che Dio ti aiuta.

  6. Grazie per aver scritto questo articolo. Concordo al 100%. Anch’io ho sentito per radio le orrende parole pronunciate del responsabile dell’associazione partigiana savonese. Non ho mai sentito parlare una persona così carica di odio, vomitava puro veleno, per una bambina definita da lui una fascita! Non ho parole per descrivere lo sdegno che ho provato. In questi giorni si parla molto di stupri e “femminicidi”. Sta di fatto che solo pochissimi si sono indignati (ma non con l’intensità che il fatto meritava) per lo stupro, sevizi e assassinio di questa bambina “fascita” di tredici anni. Una vergogna, quello di aver fatto troppo troppo poco e troppo troppo tardi. Ricorderò Giuseppina nelle mie preghiere.

  7. La povera martire Giuseppina è certamente in Cielo accanto al Duce e pregherà per i suoi assassini (se ancora vivi). Non mi risulta che sia mai avvenuto un fatto inverso a quello di Giuseppina, cioè commesso da fascisti. Ma questi partigiani dell’anpi non muoiono mai? Anche i più giovani che avranno avuto vent’anni nel 1945, oggi dovrebbero avere tutti più di 90 anni!!! Esistono “partigiani” di nuova generazione in questa strana associazione sempiterna che si chiama anpi?

  8. A quando la Boldrini griderà ad una legge contraria ad ogni simbolo, slogan, e nostalgia riguardo il comunismo? Ben peggiore del fascismo se contiamo i morti fatti, oltre allo scempio della ragione che vediamo oggi (cervelli disfatti da ideologie incapaci di retta ragione).. La scuola dove era? la famiglia dove era? Perchè nessuno l’ha difesa questa bambina? Per questo oggi fa pensare una scuola che esclude bambini non vaccinati o che fa la spia per far multare i loro genitori, la scuola statale è di parte non è neutra è in mano ai soliti aguzzini, per questo anche oggi non si ribella alle leggi raziali, o alla violenza dei soliti trinaricciuti.. Poi fanno le giornate del silenzio, le giornate della solidarietà, le giornate della legalità, le giornate del vivere civico. I comunisti comandano (o liberali come si vuole) e vediamo lo sfacelo della società, ma la colpa è di Mussolini, anche quando c’è il terremoto. Povere menti disfatte, povere anime annichilite dal potere e dal denaro.

  9. Grazie, dott. Pecchioli, per avermi fatto conoscere questa storia. È una delle innumerevoli causate dalla demagogia italiota, ma bisogna conoscerle e divulgarle come fa Lei.

  10. Con la piccola Giuseppina e tanti martiri come lei, soldati e civili, è morta l’Italia. E’ nata quella robaccia in cui viviamo.

  11. Finchè l’Italia continuerà ad avere una Costituzione inquinata dalla propaganda politica, non potrà essere definita un Paese civile e democratico.
    La vera civilità è la condanna del crimine a prescindere dal soggetto che l’abbia commesso.
    Un Paese democratico non può essere antifascista ma deve condannare gravi reati come l’omicidio, la tortura e la violenza sessuale; tali reati sono stati commessi da esponenti di tutte le dittature nonchè da soggetti appartenenti ai cosiddetti movimenti partigiani.

  12. Stupisce che anche gli italiani abbiano ammazzato bambini. Non conoscevo la storia di Giuseppina uccisa da un mondo non suo. E’ successo il giorno del ricordo mentre approfondivo un altro sterminio. Non potevo pensare a niente di simile. Voglio ancora credere che siano state le Bestie dei Balcani tanto colpevoli quanto mai puniti. Altrimenti dovrei vergognarmi di essere italiano perché noi i nostri stermini li lasciamo impuniti. Esistono individui che ancora oggi infangano la sua memoria.
    Non da pace: era una bambina di tredici anni, italiana che viveva in un paese che ad oggi non è ancora suo.
    Grazie

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