Oggi la determinazione di sgretolare la famiglia, di renderla sempre più debole e irrilevante, messa in atto pervicacemente dalla nostra classe politica, ha quasi del tutto omologato, sul piano dei diritti e delle attribuzioni, la famiglia ad ogni altro tipo di convivenza, e quel poco che ancora manca, possiamo esser certi che in un prossimo futuro sarà aggiunto… Ha ancora senso per i cristiani un siffatto matrimonio?
di Marisa Orecchia
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Le domande che seguono possono sembrare certamente provocatorie.
Ha ancora senso per i cristiani, per i credenti non propriamente adulti, per quelli ancora saldamente ancorati alla legge morale naturale, ha senso un matrimonio divorziabile in sei mesi – se presumibilmente il Senato voterà come la Camera – un matrimonio aperto agli omosessuali, un matrimonio omologato a qualsiasi tipo di convivenza, se lo Stato italiano recepirà – ma possiamo essere sicuri che le recepirà – le istanze che sembrano pervenire dalle varie amministrazioni comunali che hanno istituito i registri per le convivenze?
Ha ancora senso per i cristiani un siffatto matrimonio?
Non sarebbe forse giunto il momento, per chi crede nel matrimonio come istituzione voluta da Dio, per chi crede nel matrimonio come istituto di diritto naturale che postula ontologicamente l’indissolubilità, che solo garantisce il bene dei singoli e della società, di dire alla Stato divorzista, allo Stato che legalizza il matrimonio omo, no, grazie, il tuo matrimonio non ci interessa, non fa per noi? Ci sposiamo solo in Chiesa, non ci interessa più la trascrizione del nostro matrimonio sui registri di uno Stato nei quali sono registrati a pari titolo matrimoni gay, coppie di fatto e chissà quant’altro ci riserverà il tempo a venire.
Ancora qualche tempo fa, la sola celebrazione del matrimonio religioso senza la trascrizione allo stato civile, che avviene di regola nei matrimoni concordatari, avrebbe creato seri inconvenienti alla famiglia così costituita, in termini di riconoscimento dei figli, reversibilità di pensioni, successione ereditaria etc. Oggi la determinazione di sgretolare la famiglia, di renderla sempre più debole e irrilevante, messa in atto pervicacemente dalla nostra classe politica, ha quasi del tutto omologato, sul piano dei diritti e delle attribuzioni, la famiglia ad ogni altro tipo di convivenza, e quel poco che ancora manca, possiamo esser certi che in un prossimo futuro sarà aggiunto. Parificato lo status tra figli legittimi e naturali, in casi non infrequenti la famiglia regolarmente sposata è addirittura penalizzata, per via del cumulo dei redditi da un fisco cieco e bovino e spesso la madre coniugata si vede scavalcata nelle graduatorie per gli asili nido e i servizi per l’infanzia, da madri che risultano essere single, ancorchè conviventi . Quanto al sostegno per le famiglie con figli dobbiamo amaramente constatare che è da sempre pressoché nullo.
Niente da perdere insomma, per quei coniugi che decidessero di non sottostare al regime concordatario del matrimonio e celebrassero soltanto il matrimonio cristiano.
L’idea in sé non è per nulla originale. Fin dal tempo della discussione della legge sul divorzio, in Italia e nel periodo precedente il referendum abrogativo della Fortuna- Baslini, autorevoli giuristi si erano espressi ventilando questa possibilità, previa eventuale denuncia da parte della Chiesa Cattolica della norma concordataria che regolava appunto il regime matrimoniale, gravemente danneggiato dall’introduzione del divorzio. Basti per tutti l’instancabile animatore della campagna referendaria del ’74, Gabrio Lombardi. Il dibattito nel merito venne rilanciato ripetutamente e tenuto acceso dalle edizioni Ares che successivamente pubblicarono importanti contributi di Amadeo de Fuenmayor e di Hugo de Azevedo, cui fece seguito un acceso scambio di opinioni di esperti, in parte a favore, in parte contrari.
Ciò che qui preme rimarcare è che occorre una presa d’atto della catastrofe in cui è caduto il nostro Paese. Messo da parte Dio, cancellata di conseguenza la convivenza sulla base di principi cristiani condivisi, l’uomo ha perduto anche la ragione. La famiglia, e la scuola anche, le istituzioni che per il loro stesso statuto e ruolo di trasmissione di vita, di amore , di educazione, di umanità, di senso, più sono minacciate da questa devastazione che avanza, devono essere messe al sicuro dalla marea dei barbari. Abbandonare le città messe a sacco e costruire abazie nelle quali custodire la fede e la cultura e il futuro può essere la metafora buona per i cristiani di questo tempo.
Non Aventino pauroso e sterile, ma fiaccola alta sul monte.
7 commenti su “Ha ancora senso per i cristiani il “nuovo” matrimonio? – di Marisa Orecchia”
Gli attacchi politici al matrimonio sono gravissimi ma rischiano di essere superati da ciò che vorrebbero fare Kasper e coloro che la pensano come lui; fra non molto potremmo trovarci a dover combattere non solo contro leggi inique ma anche contro gran parte della Gerarchia Cattolica, gerarchia che in un momento in cui le forze del mondo remano compatte contro il Matrimonio, invece di difenderlo chiede al mondo consigli su come dargli il colpo di grazia!
Condivido in pieno e con gioia. Pensavo di essere uno scellerato ad avere certe idee e non le avevo mai esternate a nessuno, ma ora vedo che non sono il solo a pensarla in un certo modo su questo argomento. Solo matrimoni religiosi, questo è la strada da perseguire. Ne sono convinto.
Concordo con Diego: se si affermerà a linea del Kasper – che a quanto pare ha le spalle ben coperte – anche il matrimonio cristiano sarà distrutto…….
Chi dovrebbe custodire la città assediata sembra colluso col nemico e ne agevola l’azione mentre mette ai ceppi chi prova a costruire rifugi di sopravvivenza: temo che non ci saranno abbazie in cui rifugiarsi o monti su cui salire!
Io credo, invece, che sarebbe tempo, per noi cattolici, di farci promotori di una legge sull’ “indissolubilità volontaria”. Chiedere insomma di poter indicare, al momento del matrimonio civile, se si intende contrarre un matrimonio dissolubile o indissolubile. Naturalmente, nel caso di scelta di matrimonio indissolubile, tale scelta sarebbe irrevocabile con l’ovvia conseguenza di non poter più, per nessun motivo, divorziare ed sposarsi di nuovo. Ovviamente chi volesse “sposarsi in chiesa” dovrebbe obbligatoriamente indicare, nel registro comunale, la scelta di matrimonio indissolubile. Chi, invece, volesse sposarsi mantenendo la possibilità di divorziare successivamente, non dovrebbe essere accolto e sposato in chiesa.
http://quodlibetales.blogspot.it/2013/03/una-proposta-di-matrimonio.html
Concordo il toto.
Mi sembra una proposta cattolicamente ineccepibile… ben pochi (per ora) continuerebbero a sposarsi in Chiesa, poi il fascino di questa proposta tornerebbe fra i giovani sopravvissuti al naufragio. Immagino i colloqui al chiar di luna…: “Ah, non te la senti di sottoscrivere l’indissolubilità?! E’ così che mi ami? Vai a c…!”
Sarebbe una scena parecchio divertente!! 😀