Rinascita popolare
di Piero Vassallo
La necessità di una qualificata presenza cattolica nella scena politica italiana è avvertita da autorevoli prelati, i quali, in sintonia con il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ritengono maturi i tempi di una costituenda fondazione, intenzionata a dare seguito coerente ai giudizi del magistero sulla crisi della cultura di matrice illuministica.
L’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, dopo aver rammentato che, negli anni del fumo di satana nella chiesa, la gerarchia non poté far altro che organizzare una resistenza intesa alla limitazione del danno, sostiene, ad esempio, che è finalmente iniziato il tempo della ripresa di un’attività politica conforme alla fede di sempre (Cfr. Il cattolico in politica Manuale per la ripresa, Siena 2010).
Ora la novità che suggerisce all’autorevole prelato l’affermazione che per i laici cattolici è tempo di promuovere la ripresa politica, è costituita dall’evidente crisi dell’ideologia liberale, il primo e il più ostinato fra gli errori prodotti dalla cultura dei lumi.
Publio Fiori, consapevole della necessità di fondare un soggetto politico capace di interpretare la tradizione cattolica, sostiene che “Dopo la fine dell’utopia collettivista con la caduta del muro di Berlino, stiamo vivendo la crisi del mondo liberale. Il mercato salvifico, lo sviluppo senza limiti, l’individualismo esasperato hanno mostrato il loro vero volto: la speculazione finanziaria, la mondializzazione dei mercati, la possibilità di creare guadagni senza produzione reale, una comunicazione che gestisce il consenso, l’esaltazione di un consumismo selvaggio” (Cfr.: A volte ritornano! Attualità del cattolicesimo politico”, Pagine, Roma 2011).
Il conclamato fallimento della mitologia liberale intorno alla mano magica del mercato, deve essere associato alla metamorfosi nichilista della filosofia dei lumi. Tale evento libera lo scenario culturale dall’ultima presenza anticattolica. E offre ai cattolici l’occasione irrepetibile di operare in un società alterata dalle riforme ispirate dalle ideologie ma finalmente libera dalla soggezione ai loro devastanti messaggi.
Si capovolge il quadro in cui operarono le democrazie cristiane europee e sudamericane, quadro contemplante una maggioranza fedele alla Chiesa ma tentata dall’errore ideologico, peraltro insinuato anche nel pensiero della classe dirigente d’ispirazione clericale.
Oggi la maggioranza è consegnata a un progressismo deluso e incline al nichilismo fatuo e uggioso insegnato dal talk show.
La folla è preda di una depressione umiliante, che tuttavia può disporre all’ascolto degli interpreti sinceri e moralmente credibili della cultura intesa all’esodo dallo sballo esistenziale.
Opportunamente Fiori sostiene la necessità di affrontare l’emergenza sociale con fiducia illuminata e perciò rammenta che “Sturzo sosteneva che noi cristiani non possiamo cedere alla tentazione del pessimismo, non solo perché la nostra fede ci ha insegnato a credere in un’altra vita, ma anche perché ci ha dato principi e valori molto utili per questa vita. Egli era convinto che l’influenza del Cristianesimo avrebbe favorito il nostro moto verso la razionalità, ossia verso comportamenti morali”.
Il popolarismo cristiano assume pertanto una nuova identità, che lo rende adatto ad affrontare la catastrofe antopologica causata dall’influsso del laicismo sedicente progressista nella società italiana. Nel pensiero di Fiori, il popolarismo fa coniugare l’etica con la politica, riaffermando i princìpi di moralità, libertà, legalità e uguaglianza.
Pur essendo il suo progetto alternativo al Pdl, Fiori prende le distanze dagli stati animo e dalle frenesie che agitano i cattolici adulti e scrive: “L’antiberlusconismo non è una categoria politica sulla quale sia possibile costruire una nuova realtà“.
In definitiva: l’affermazione dei princìpi non negoziabili è l’unico strumento d’opposizione a un sistema oligarchico, nutrito dalla rassegnazione al disordine e dalla chiacchiera televisiva del circo ateista. Fiori ha gli strumenti necessari a condurre la sua impresa politica al successo. Un risultato che accende le speranze degli elettori allergici alla sceneggiata politicante.