I demoni dell’ecologia – di Antonio de Felip

Nell’estate del 2018, a Belluno, un giovane diciottenne, Patrick Bogo, si è tolto la vita lanciandosi in un crepaccio. In un video, ha giustificato il suicidio dicendo: “non mi sento di appartenere a questo mondo, vedo gli uomini come macchine egoiste che distruggono la natura”. Il padre, leggendo il testamento del giovane ecologista durante la commemorazione funebre, ha così interpretato il gesto del figlio: “Patrick si è sentiva parte della natura e alla natura ha voluto tornare”.

Uno dei prodotti della modernità, della “perdita del centro” che caratterizza l’ora presente, è proprio questo rapporto spesso patologico, comunque schizofrenico con la natura. Dall’idealizzazione dello “stato di natura” di matrice illuminista, al naturismo “teosofisteggiante” dei primi del ‘900, all’ambientalismo intellettualistico e radical-chic propugnato da borghesi affluenti e cittadini dal ’68 in avanti, siamo oggi giunti a un ecologismo estremo, totalitario, spesso violento intellettualmente, verbalmente e talvolta anche fisicamente. Ovviamente non ci riferiamo qui a quelle sensibilità e a quei gruppi, attivi sia nell’ante che nel dopoguerra, portatori di una visione correttamente “conservatrice” del rapporto con la natura, di un approccio critico all’ipertrofia invasiva della tecnologia, concausa del mondialismo tecnocratico e di un equilibrato e ragionato, perché ispirato a una visione “di lungo periodo”, rispetto del Creato.

La nostra attenzione e la nostra vigilanza devono oggi essere pertanto puntate su quei gruppi, sempre più attivi e attrattivi delle varie e variegate sensibilità della galassia ecologista e vegan-animalista, che vedono l’uomo come una calamità della natura, un parassita della terra, un “assassino” di animali, un distruttore malvagio di una Natura e di una Terra (“Gaia”) viste come organismi viventi (espressione da leggersi alla lettera), dotate di coscienza e soggettività, se non addirittura divinizzate.

Possiamo qui discutere se tra le idee di associazioni quali, ad esempio, Legambiente (creazione dell’ARCI, emanazione del vecchio PCI e dell’attuale PD, che ha tutt’ora come simbolo una stella rossa), attivisti estremi come quelli di Greenpeace e associazioni apertamente terroriste come Earth First! ci siano solo differenze di grado o anche di natura. È comunque indubbio che spesso gli aderenti anche dei gruppi più “moderati”, condividano una visione, più o meno estrema, di disprezzo per l’uomo, i suoi bisogni, il suo benessere, il suo sviluppo. Esemplare è l’opinione “di storia umana” di Karin Bojs, giornalista, divulgatrice scientifica, caporedattore del più importante quotidiano svedese, evoluzionista, ecologista e ovviamente di sinistra: “Alcuni studiosi ritengono che l’agricoltura sia stata l’invenzione più devastante della storia. Lo scrittore e fisiologo americano Jared Diamond per esempio l’ha definito: “il più grande errore dell’umanità”. È opinione comune che le malattie, le differenze sociali, le guerre e ogni miseria possibile si sono abbattute su di noi quando abbiamo abbandonato lo stile di vita dei cacciatori per passare alle forme sociali rurali”.

L’origine di questa ideologia è, come in altri casi della dissoluzione contemporanea, una “metamorfosi” della gnosi eterna, portatrice di un odio metafisico e demoniaco per l’uomo in quanto creatura prediletta di Dio. Il mondo, la natura, le piante, gli animali, sono stati creati da Dio in funzione dell’uomo e per l’uomo: “Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate sopra i pesci del mare e sopra tutti gli animali che si muovono sopra la terra” (Gn. 1,28).  Contro tutto ciò si schiera la gnosi ecologista.

Un’impressionante sintesi di questo pensiero nichilista è ben evidente nelle parole dell’eroe dell’opera La Meteora di Friedrich Dürrenmatt: “[la vita] è una vessazione della natura, un osceno traviamento del carbonio, un’escrescenza maligna della superficie terrestre, un’inguaribile crosta”.  Sono poi evidentissimi, nella divinizzazione di “Gaia”, la terra, echi pagani: ma non del paganesimo numinoso della classicità, precursore e annunciatore di Cristo, che fa dire a Nicolas Gomez Davila che “le cattedrali cattoliche sono state costruite su cripte pagane”. Il paganesimo degli adoratori di Gaia è quello oscuro e stregonesco che rivive nella Wicca di ispirazione New Age e femminista, o nei culti regressivi, nativisti e tribalisti dell’America Latina di Pacha Mama, di derivazione Inca e quindi non estranei a sacrifici umani. Non per nulla Terra Madre (la traduzione di Pacha Mama) è la denominazione della rete internazionale e del “Salone del Gusto” inventati da Carlo Petrini, proveniente dall’ultrasinistra, primadonna dell’universo intellettuale progressista, beniamino della gauche caviar e fondatore di Gambero Rosso e di Slow Food, creature anch’esse della sinistra dell’ARCI.

Questo è il retroterra culturale e ideologico di quella che viene definita “ecologia radicale” o “ecologia profonda”. Uno dei suoi esponenti più significativi è Peter Singer, presunto filosofo e portatore di un mortifero pensiero antiumano, in nome di una dichiarata uguaglianza tra animali e uomini. L’appartenenza alla specie umana, per Singer, non costituisce la ragione ontologica di una superiorità rispetto agli animali e sulla Natura, come è previsto dall’ordine naturale del Creato, gerarchicamente ordinato. Anzi, in alcuni casi, l’uomo è inferiore agli animali: un bambino celebroleso ha minori diritti rispetto a un animale sano.

Aborto, ma anche infanticidio ed eutanasia sono pienamente legittimati per questo attivista dei diritti animali e della natura. Sulla base delle idee di Singer, e di altri, si è formata una rete mondiali di associazioni che combattono l’antropocentrismo e il cosiddetto “specismo”, cioè la superiorità della specie umana sulle altre. Tra queste associazioni spiccano per violenza l’ALF, Animal Liberation Front, che si reso responsabile di innumerevoli attentati a laboratori di ricerca, allevamenti di animali, negozi.

Un giornalista colpevole di un servizio televisivo critico nei confronti di questa associazione è stato rapito, torturato e marchiato a fuoco con le lettere ALF. In un articolo sul Guardian, nel 2003, viene così riportato il pensiero di Ronnie Lee, il fondatore di ALF: “L’Homo Sapiens è una “specie nazista” che si è riprodotta in modo sconsiderato violentando e inquinando il pianeta. La Terra sarebbe un luogo migliore se vi fossero meni esseri umani, magari sei miliardi in meno”. L’ALF è stato peraltro superato in estremismo da altre organizzazioni, come l’Animal Right Militia, che ha emesso numerose “condanne a morte” nei confronti di scienziati e ricercatori, e il Justice Department, specializzato in invio di pacchi bomba a istituti di ricerca medica.

Un caso emblematico è quello di Greenpeace, potente e assai ben sovvenzionata associazione di estremisti “verdi” (dispongono di una flotta di navi dedita ad assalti a pescherecci e piattaforme petrolifere) che ha da tempo assunto posizioni abortiste nelle organizzazioni internazionali, anche ufficiali e istituzionali, in cui è presente e che ha, a sua volta, “generato” altre associazioni quali Women on Waves, fondata da una dirigente di Greenpeace, che procura a aborti a bordo di una nave che si posiziona al di fuori delle acque territoriali. Anche Earth First!, associazione che sostiene la necessità di azioni illegali in difesa della “natura selvaggia”, è uno spin-off di Greenpeace.

Nella deificazione della Natura, Peter Singer e le associazioni che a lui si ispirano sono state peraltro superate in estremismo dalle posizioni di altri “ideologi”, diventati dei guru degli ecologisti, come James Lovelock, l’inventore di Gaia, deificata come organismo vivente e autoregolantesi. Lovelock è un fanatico assertore del controllo delle nascite e, anzi, per il “bene di Gaia”, di una riduzione del numero degli “animali umani” che avrebbe superato una presunta soglia di sostenibilità.

Le posizioni di Lovelock, e non solo, hanno generato una serie di “movimenti per l’estinzione umana”, come il Voluntary Human Extintion Movement, oppure la “Chiesa per l’Eutanasia”, Church of Eutanasia, riconosciuta come “chiesa” dall’amministrazione federale americana, che sostiene l’esistenza di un complotto cristiano contro la Natura e suggerisce quattro sistemi “naturali” per l’estinzione della specie umana: l’aborto, il cannibalismo, la sodomia e, ovviamente, il suicidio (come non richiamare l’endura, il suicidio praticato dai Catari gnostici che, attraverso il “sacramento” del Consolamentum raggiungevano lo stato di Perfetti?).

Esiste poi il Fronte di Liberazione di Gaia, nata da una scissione di Earth First!, che intende liberare la Terra dalla specie umana o ancora Population Matters, il cui responsabile, Robin Maynard sostiene che: “avere figli è una delle cose più egoistiche che si possano fare”. Non si tratta solo di lunatici e fanatici: come si diceva, ci può essere una differenza di grado, ma non di natura, tra le convinzioni di queste migliaia di fanatici e quelle dei militanti ecologisti “moderati”, i sostenitori (lobby, fondazioni, centri studi) di un presunto sovrappopolamento della Terra che divulgano, come il Club di Roma di qualche decennio fa, notizie terroristiche sull’esaurimento delle risorse, puntualmente smentite dai fatti. Recentemente è stato pubblicato anche in Italia un libro di David Benatar, guru degli antinatalisti, secondo cui, per salvare la Terra, non dovremmo più mettere al mondo figli. In sostanza, fornisce una “base teorica” al “denatalismo pratico” di cui è afflitta l’Europa. Si aggiungono poi le minacciose grida dei “vegani” che vorrebbero proibire a tutti il consumo di carne.

Purtroppo, ed è la cosa che più addolora, il “fumo” di questa forma di nichilismo ecologista e di gnosticismo mascherato è penetrato anche nella Chiesa. La discussa e contestata enciclica Laudato si’ non solo dedica la sua attenzione a temi come inquinamento, rifiuti, ciclo del carbonio, combustibili fossili, vermi e piccoli insetti, non solo predica un’ambigua “spiritualità ecologica” che si coniuga con una altrettanto ambigua “conversione ecologica”, ma sembra sposare anche la tesi del riscaldamento globale di origine antropica che, comunque, è stata fatta propria dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, che hanno recentemente condannato il “negazionismo” di questo dogma dei nostri tempi.

Eppure, non è stato ancora dimostrato, su base scientifica, l’esistenza di un “riscaldamento globale” (pudicamente, i fanatici di questo presunto fenomeno l’hanno ridefinito “cambiamento climatico”) e tanto meno la sua origine antropica. La comunità scientifica è divisa al suo interno. Illustri accademici sono fortemente contrari o quanto meno scettici, basti pensare ai professori Franco Battaglia, Franco Prodi, Antonino Zichichi, Luigi Mariani e molti altri. La Società Italiana di Fisica ha negato la sua firma a un documento di supporto ai risultati della Conferenza di Parigi. Non molti anni or sono, più di 700 scienziati a livello globale hanno sottoscritto un documento contro le falsità sul clima.

D’altronde, non sono mancate nella Chiesa recente, soprattutto, ma non solo, in Sud America, tristi cedimenti al pauperismo, nativismo, tribalismo che richiamano un culto stregonesco, oscuro e pagano per la Pacha Mama di cui abbiamo già accennato. Certo, è disperante vedere la Chiesa, o parte di essa, accodarsi alle istanze dell’alleanza mondialista-ecologista il cui fine è la riduzione e l’oppressione degli esseri umani, “parassiti della Madre Terra”, attraverso un dittatoriale governo mondiale e la diffusione di aborto, eutanasia, “matrimonio” omosessuale. Certamente questa è una Chiesa la cui idea di natura è lontanissima da quella, ben più saggia, del cardinale Giacomo Biffi: “Anche la natura perciò ci è cara. Non la idolatriamo e non la poniamo sopra l’uomo, perché proprio dal fatto di essere al servizio dell’uomo essa desume ogni dignità e valore”.

Deve far riflettere e anche ben sperare, casseur a parte, la rivolta quasi “vandeana” dei “gilet gialli” in Francia, sostenuti, ad oggi, dalla stragrande maggioranza della popolazione. La loro è una rivolta contro la carbon tax che le élite hanno imposto alla popolazione, perché questi sono gli ordini della cupola mondialista-ecologista, per una velleitaria “lotta ai cambiamenti climatici”, per la riduzione del CO2, che non è detto sia di origine umana, e per i diktat degli Accordi di Parigi.

E’ altrettanto consolante constatare, infine, che anche da un punto di vista intellettuale e della produzione libraria di qualità, si stanno sviluppando reazioni e anticorpi contro questo mortifero neo-gnosticismo ecologista. Tra gli altri segnalo: Laurent Larcher, Il volto oscuro dell’ecologia, Lindau, da cui ho tratto alcune delle informazione qui riportate; Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, Le bugie degli ambientalisti, Piemme; il recentissimo e documentatissimo Clima, basta catastrofismi, i cui autori sono sei autorevoli studiosi e docenti universitari di varie discipline scientifiche, edito da 21mo secolo.

4 commenti su “I demoni dell’ecologia – di Antonio de Felip”

  1. Alla giornalista Karin citata nell articolo dico di non preoccuparsi troppo nell esaltare l epoca dei cacciatori su quella dell agricoltura, perché sulla base filosofica di Derrida si sta per esempio svolgendo in Francia un dottorato che sostiene che mangiare carne é una ideologia. Che si prepari alle leggi che ci imporranno di mangiare similcarne, ovvero vegetali a forma di bistecca.

  2. Fabrizio Giudici

    “Patrick si è sentiva parte della natura e alla natura ha voluto tornare”.

    Questo è niente al confronto dello scienziato sudafricano che, a fine anni ’80, andò a suicidarsi appositamente nei pressi dei nidi di una colonia di avvoltoi, così amata da volersi addirittura far mangiare da loro. Fulco Pratesi, d’altronde, lo ha messo nero su bianco: i cimiteri sono uno spreco e anti-ecologici, dunque sarebbe meglio fare i corpi a pezzi e metterli nei carnai per gli avvoltoi nostrani.

    In Tibet questa cosa la fanno di routine da secoli (si chiama “sepoltura celeste”), è un orribile rito pagano, ma almeno ha qualche giustificazione storico-geografica (alle altitudini molto elevate e con i mezzi che gli antichi avevano a disposizione era praticamente impossibile scavare). Questi sono pazzi e basta.

    Se qualcuno ancora pensasse che Romani 1:21-32 esagera, questi dimostrano che non è così.

  3. Il più grande errore dell’umanità sarebbe stato “l’aver abbandonato lo stile di vita dei cacciatori”, secondo l’ecologista svedese e lo scrittore americano. Tant’è vero che quello stile è oggi maledetto, attaccato, condannato sotto ogni latitudine dai compari di quei due, che vorrebbero in definitiva ridurci a meri raccoglitori di bacche. Il loro fine: la salvaguardia di Gea attraverso la drastica riduzione maltusiana della popolazione umana.
    Ma poi forse neanche questo basterebbe, tanto che Chesterton, nel suo “Napoleone di Notting Hill”, raccontava del signor Mick che non solo divenne vegetariano, ma giunse anche a condannare il vegetarianesimo che […] “sparge il sangue verde degli animali silenziosi”, e predisse che per l’avvenire l’uomo si sarebbe nutrito soltanto di sale. Ma poi venne un libello dall’Oregon con questa domanda: “è proprio vero che il sale non soffre?”, e le difficoltà apparvero tutt’altro che superate.

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