I DIVERSI COLORI DELLE VITTIME – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

cimitero

Il 14 febbraio 2012, nel corso dello spettacolo “Porta aperta“, l’onorevole Marco Rizzo, comunista colto ma intrepido, ha fatto balenare la pseudo verità che regge la storiografia intesa alla contestualizzazione: ci sono vittime di colore bianco e vittime di colore nero. Ci sono innocenti bianchi e innocenti neri.

Alla luce di tale sconvolgente rivelazione, l’onorevole Rizzo afferma che occorre evitare la confusione che genererebbe una notte nella quale tutti i gatti ingiustamente uccisi (fuori di metafora i bianchi antifascisti e i neri fascisti) sembrerebbero neri.

La metafisica che produce la distinzione-contestualizzazione proposta dall’onorevole Rizzo disegna un universo in fatale movimento verso la perfetta distinzione della bianca luce dalla nera tenebra. Distinzione che rappresenta il fine della storia secondo gli ideologi comunisti.

La verità soggiacente alla metafisica intorno alla dialettica fascismo-antifascismo contempla altresì il tramonto della morale cristiana: la scelta del bene o del male non cade più sotto la responsabilità della persona umana e perciò appartiene al destino degli eterni destini, il bianco della rivoluzione e il nero della reazione altrimenti detta fascismo.

L’innocenza non garantisce l’uguaglianza delle vittime dal momento che il bene e il male precipitano nelle immense profondità della metafisica determinista.

L’essenza del pensiero comunista era il sogno di un mondo purificato dalla rivoluzione proletaria. Un mondo senza ombra di ineguaglianze, che splendido ideale! La purificazione, che fascinosa impresa! La rivoluzione, che festa radiosa! Avanti, allora: Quun sang impure abreuve nos sillons.

Il minaccioso verso dell’inno marsigliese espone la verità, che la rivoluzione sovietica ha sottratto ai cieli dell’astrazione cristiana. Il poeta Alexandr Galic, nel “Poema su Stalin”, ha stabilito, infatti, che è spregevole fino al midollo lesistenza che obbedisce al comandamento non giudicate perché il giudizio ultimo e inappellabile compete al partito che alza il vessillo del biancore metafisico.

Nell’intento di promuovere il proletariato i comunisti hanno infatti giudicato i piccoli proprietari – i kulaki – e hanno versato il loro impuro sangue nel glorioso solco dello stalinismo. La logica esposta dall’onorevole Rizzo vorrebbe che i kulaki fossero vittime nere? Forse no. Si limiterebbe a dire che si tratta di vittime meno eccellenti di quelle abbattute dai nazisti. Vittime grigie, probabilmente.

L’idea squisita di versare il sangue della zizzania nei solchi del futuro ha avviato l’umanità sui sentieri della nuova storia. Dove l’uomo è misura di tutte le cose. Giudice supremo. Direttore d’orchestra e maestro di ballo. Contestualizzatore, in ultima analisi. Un tunnel, alla fin fine.

L’onorevole Rizzo è sicuramente estraneo alla dottrina omicida squillante nella marsigliese e nel poema di Galic. Egli è strutturalmente incapace di uccidere. Interpretate da lui le idee omicide sono lance spuntate. Armi che tuttavia conservano il taglio della ferocia metafisica che le ha forgiate. Non lasciamoci ingannare: il comunismo è morto, il suo errore circola imperterrito.

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