I felici 90 anni di Walter Della Monica, ideatore, promotore, organizzatore di cultura – di Giovanni Lugaresi

di Giovanni Lugaresi

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Walter Della Monica, 90 anni tra pochi giorni (18 marzo 1927). Un tempo, quando esistevano una società letteraria e riviste di notevole caratura, come “La Fiera Letteraria” diretta prima da Vincenzo Cardarelli, poi da Diego Fabbri (e il Nostro ne era stato collaboratore), a questo compleanno sarebbe stato dato il dovuto risalto, e interviste radiofonico-televisive sarebbero del pari state dedicate al personaggio, a incominciare dalla storica trasmissione L’Approdo.

Accontentiamoci, tuttavia, del nostro piccolo spazio, ma senza mancare all’appuntamento. Perché il ravennate Walter Della Monica rappresenta, da oltre sessant’anni, un esempio del fare cultura in provincia, affondando le proprie radici nella terra romagnola, ma con uno sguardo per nulla ristretto in quei confini, anzi, rivolto ad orizzonti molto più vasti.

Sono diverse le ragioni per le quali vanno ricordati i felici 90 anni di Walter Della Monica, ideatore, promotore, organizzatore di cultura. A incominciare dal “Trebbo poetico”, voce che troviamo sui dizionari della lingua italiana, in storie della letteratura, saggi, libri, tesi di laurea. Un’iniziativa, come noto, nata spontanea in un campeggio estivo di Milano Marittima, e portata avanti a partire dal 1956 (fino al 1960) in tutte le contrade della Penisola e all’estero, insieme a Toni Comello, veneto di Mogliano, fra lo stupore e l’ammirazione di autori e critici, giornalisti e storici (Ungaretti, Montale, Quasimodo, Sereni, Spagnoletti, Titta Rosa, Bo, Zavoli, e via elencando), nonché accompagnata da grandi consensi di popolo. Portare sulle piazze, in teatri e teatrini, oratori e sale pubbliche, i nostri poeti da San Francesco, Jacopone, Dante ai contemporanei, illustrando, e poi recitando, fu impresa memorabile, tanto, appunto, da passare alla storia.

Il secondo elemento per cui appare opportuno ricordare i 90 anni di Della Monica è rappresentato dal Centro Relazioni Culturali di Ravenna (1974): associazione legata a questo innamorato della cultura, ricco di idee e capace di realizzarle con scarsi mezzi economici, pochi ma appassionati collaboratori, onde far cultura, appunto, in una piccola città di provincia e proporre nomi di alto livello e risonanza (una cinquantina di incontri all’anno!), con in apertura le presenze di Carlo Sgorlon e Giuseppe Berto.

Nel frattempo, anzi, con qualche anno d’anticipo, Della Monica aveva avuto l’idea di un premio giornalistico alla Romagna legato: il Guidarello, che ha laureato personaggi di notevole spessore in tutti i campi della cultura: da Vittore Branca a Gianni Brera, da Carlo Bo a Indro Montanelli, da Giovanni Spadolini a Giuseppe Longo, da Carlo Rubbia a Rita Levi Montalcini, da don Francesco Fuschini a Geno Pampaloni, dal maestro Riccardo Muti a Giorgio Bocca, da Piero Buscaroli a Sergio Maldini, eccetera eccetera. Una manifestazione ben radicata nell’humus ravennate che si avvale della presenza attiva, innanzitutto economicamente, dell’Associazione Industriali.

Ma l’impresa, la grande impresa, di risonanza mondiale, che reca il suo marchio, si chiama “Progetto Dante”, del quale abbiamo scritto varie volte. Un’idea? Un sogno? Un’utopia? Si trattava di promuovere la presentazione della “Divina Commedia” (di tutto l’opus magnum dantesco): commento e lettura, nel giro di tre anni, nell’incomparabile cornice di quel “bel San Francesco”, chiesa e prima sepoltura del Sommo Poeta.

Della Monica, con una rara chiarezza d’idee, con determinazione e quel senso organizzativo che aveva dimostrato anche nell’attività professionale nel settore del turismo, realizzò l’ambizioso progetto… per la prima volta nella storia (il sogno di Giovanni Boccaccio!). Innanzitutto trovando lo studioso giusto, per così dire: Vittorio Sermonti, dicitore-affabulatore di notevole respiro, commentatore di profonda dottrina.

Si trattò (1995-1997) di una vera e propria impresa coronata da un successo mondiale, e che è proseguita (e prosegue) con “La Divina Commedia nel mondo”, cioè presentazione e lettura nelle lingue originali dei vari paesi ai quattro angoli della Terra dove Dante è stato tradotto: in persiano, russo, cinese, ebraico, arabo, turco, finlandese, catalano, giapponese, vietnamita… e qui ci fermiamo!

Da ultimo, ma non ultimo (come si suole dire), una benemerenza particolare: l’aver valorizzato a pieno don Francesco Fuschini, scrittore. Non fosse stato per Della Monica, infatti, i tanti elzeviri, note di costume, racconti, del prete romagnolo, sparsi sui giornali, non avrebbero visto la luce raccolti in volume. E fu con “L’ultimo anarchico” (Edizioni del Girasole – 1980) che il prete di Santa Maria in Porto Fuori ebbe la “consacrazione” letteraria da parte di Giuseppe Prezzolini, che proprio in quel memorabile 1980 lo definì il miglior scrittore cattolico vivente. Da un editore locale coraggioso a Rusconi, il passo fu notevole, e sempre per merito di Della Monica, ecco qualche anno più tardi “Parole poverette”, raccolta di note di costume, di critica, di religione, all’insegna di una fede profonda, sempre testimoniata.

Naturalmente, pronubo ancora Della Monica, sono stati pubblicati altri libri di don Francesco Fuschini (editi pure da Marsilio).

Fedelissimo, dunque, ai valori alti, il Nostro, e per questi valori generosamente operoso. Con un di più di appassionato attaccamento alla sua terra, da farci ricordare la famosa esortazione di Alfredo Panzini: “Rimanete fedeli alla Romagna, è l’unica terra in cui si conserva quel poco di buono che è rimasto nel mondo”!!!

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