I NON LEGGENTI LETTORI DEI POETI – di Piero Vassallo

al muro del silenzio

 

di Piero Vassallo

 

 

bianchiI poeti sono rari, pochissimi i lettori. Ultimamente la poesia circola nell’indifferenza del pubblico. I consumatori di libri in generale sono pochi. Le statistiche dicono che in libreria gli acquisti sono prevalentemente orientati ai testi che promettono utilità.

Singolare misura dell’avversione che allontana i poeti dal sempre più stretto giro editori-recensori-librai-lettori è la fioca reazione degli italiani alla cervellotica proposta di vietare lo studio della Commedia nelle scuole.

L’onorevole Sereni, lettrice togata ma anacronistica, accusa Dante di aver professato il razzismo, un errore, che fu generato tra il XIX e il XX secolo dal delirio antropologico, in un emisfero mentale suscitato dalle tesi di Darwin e di Lombroso, per l’altro dalle allucinazioni teosofiche della convulsionaria & garibaldina Helena Blawatzski.

Un numero esiguo di politicanti e di giornalisti è insorto contro la ridicola proposta di condannare il presunto antisemitismo, avvistato nel poema da una lettrice ignara del fatto che, per l’Alighieri, Giudecca era il nome di un luogo infame, intitolato a un singolo – Giuda Iscariota – e non al popolo cui appartenevano Gesù Cristo, la Sua Santa Madre, gli Apostoli e i primi Martiri.

La poesia, scriveva Mario Luzi nella nota su un componimento poetico di Giancarlo Bianchi, “postula ludienza e non ha senso senza la comunicazione“. Se non che il desolante fragore delle canzonette e l’indifferenza dei critici confinano i poeti nello stretto, umiliante circolo di selezionate parentele e di provate amicizie.

Nel clima eccitato dai furenti abbagli emanati dalla decomposizione delle vecchie ideologie, l’attività dei poeti, specialmente dei poeti d’ispirazione religiosa, è sospetta.

Tuttavia voci poetiche significative si levano con fervida ostinazione da Palermo e da Firenze, le città italiane che vantano la più antica e nobile tradizione letteraria.

A Palermo, nella redazione di Spiritualità e letteratura, sono attivi i continuatori della scuola di poesia mistica fondata da Pietro Mirabile e Giulio Palumbo e continuata magnificamente da Tommaso Romano e da Franca Alaimo.

A Firenze, nella Camerata dei poeti, s’incontrano gli scolari di Adolfo Oxilia (1899-1992) e di Vittorio Vettori (1920-2004) ossia i continuatori della papiniana rivista LUltima.

All’ultimo dei grandi letterati fiorentini fedeli a Gesù Cristo è appunto dedicata una raccolta di note e poesie scritte o selezionate sagacemente dal poeta Giancarlo Bianchi,Memorie per Adolfo Oxilia Da LUltima alla Camerata dei Poeti“.

Avvolta nell’elegante veste tagliata dalla fiorentina Casa editrice Polistampa (info@polistampa.com) l’opera di Bianchi traccia un puntuale profilo di Oxilia e della comunità da lui costituita per la difesa e la diffusione della poesia religiosa in Italia e nel mondo.

Dell’Ultima, Bianchi traccia un fedele profilo: “fu lespressione di un movimento che si propose di sottoporre ad un nuovo, profondo esame di tutti i valori della vita, di investigare con disperata passione gli ambigui segni di questo tragico crepuscolo della civiltà per rispondere in primo luogo allangoscioso interrogativo che urge sempre alle coscienze più sveglie, che preluda cioè a una nuova aurora, che trasformi la cultura, ne rafforzi i suoi fondamenti morali, la speranza e la viva fede“.

Bianchi è anche e sopra tutto un vero poeta. Lo attesta la cristallina bellezza dei versi pubblicati in memoria di Oxilia, versi che narrano il sole della speranza imperterrita che “risplende ancora/ sulle scelleratezze della mia città/ esiste una Firenze/ scolpita nel mio cuore/ quella di Bargellini, don Stefani, Oxilia/ … una Firenze che non tramonta“.

Il futuro delle città, infatti, è scritto nel libro d’oro della poesia.

 

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