I “TAGLI” ALLA SANITA’. MA NESSUNO PARLA DEI COSTI DELL’ABORTO – di Giorgio Celsi

Premessa: in una recente conversazione Giorgio Celsi, di professione infermiere, ben noto per la sua instancabile attività a difesa della vita, mi comunicava una notizia interessante. Nell’ospedale di Giussano sono sempre disponibili, in regime di day hospital, dieci letti per le donne che decidono di abortire. Questo speciale reparto garantisce un confort e un rispetto della riservatezza ben maggiori di quelli esistenti nel reparto di maternità. Una scelta organizzativa non priva di significato, che peraltro si ritrova anche in altre strutture ospedaliere.

PD

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I “TAGLI” ALLA SANITA’. MA NESSUNO PARLA DEI COSTI DELL’ABORTO

 

di Giorgio Celsi

Presidente associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita”

Vice presidente associazione ”NO 194”

 

feto

675milioni di euro all’anno vengono spesi per uccidere “legittimamente”

 

In questo periodo di crisi il capitolo della sanità sarà tra i più colpiti dalla “spending review”. Si va infatti verso un intervento per 3-3,5 miliardi da qui al 2014, che diventano 8-8,5 miliardi se si sommano ai 5 miliardi di tagli già previsti per il prossimo biennio dalla manovra del luglio 2011. Da quanto si apprende, le misure per ottenere questi ulteriori risparmi si starebbero ancora modificando e assestando nel senso che  potrebbero puntare, oltre che sulla stretta sull’acquisto di beni e servizi, anche sul sistema di sconti sui farmaci acquistati dal Servizio Sanitario Nazionale.

Tra l’ altro verrebbero tagliati 18.000 posti letto. In arrivo ci sarebbero anche nuovi ticket a carico dei cittadini anche sui ricoveri ospedalieri.

Nel 2012, inoltre, il Servizio Sanitario Nazionale avrebbe meno costi pari a 600 milioni grazie alla razionalizzazione della spesa farmaceutica, oltre che ad una ulteriore riduzione di quasi 1,2 miliardi per il blocco dei contratti al personale.

Ma mi chiedo: a nessuno viene in mente di tagliare le spese per gli aborti ? Si cerca di risparmiare anche sulle siringhe che costano pochi centesimi (con il rischio di acquistarle “made in China”), ma non si guarda ai milioni di euro che si spendono per gli interventi di aborto (e la gravidanza non è una malattia, e l’aborto non costituisce una cura !). Mediamente infatti la spesa a carico del contribuente per un aborto legale ammonta a 5.000 euro, che moltiplicati per 135.000 (questo è il numero di aborti eseguiti in strutture pubbliche ogni anno in Italia) fanno la bellezza di 675 milioni di euro, senza contare i soldi spesi per le varie pillole abortive ( Norlevo, EllaOne, RU-486). Risparmiando questi soldi si potrebbero evitare i tagli di cui sopra e il temuto aumento dell’Iva. Questi soldi, intascati da medici ed infermieri abortisti in contesti, ahimè, regolari, grondano sangue innocente !

L’aborto è di fatto un grosso business , e non stupisce il fatto che tra i maggiori sostenitori dell’aborto, terapeutico o meno, allignino anche coloro che ne traggono il maggior profitto. Che dire poi della macroscopica iniquità consistente nell’ incassare, con la tassazione ordinaria, il denaro di milioni di contribuenti italiani contrari all’aborto per poi ridirigerli nella promozione ed esecuzione di interventi di questo tipo ?

E chi non vede l’ enorme contraddizione insita nello spendere milioni per sopprimere esseri umani mentre in parallelo se ne spendono quasi altrettanti per ricerche intese a permettere la produzione (sic) della vita in laboratorio ? Per esaltare la libertà dell’ uomo, principe del creato, si finisce, quasi senza avvedersene, per calpestarne la dignità.   I bambini sono la risorsa più importante per il nostro popolo – basta scorrere gli indici di natalità di dominio pubblico – ed invece constatiamo che nei nostri ospedali  le culle tendono a svuotarsi a tutto vantaggio dei contenitori dei rifiuti.

Come non essere d’ accordo con Winston Churchill quando scriveva che “…per una comunità non esiste investimento migliore del latte per i bambini…” ?

Con il più basso tasso di natalità d’Europa, il nostro Paese sembra avviarsi verso il suicidio demografico: stiamo diventando il popolo delle badanti, il popolo dei nonni senza nipotini. A mio parere per superare la crisi di questi mesi e guardare al futuro con speranza ed ottimismo non c’è modo migliore di quello di promuovere una sempre più allargata, convinta (e per questo efficace)  difesa della vita (e non solo di quella nascente): occorre impiegare ben altri mezzi per aiutare le donne in difficoltà (e non solo quelle) ad accogliere la vita, bisogna creare insomma nel nostro paese  un nuovo clima di gioia e di fiducia nella vita, per tornare a vedere – perché così è – la vita nascente come un dono ed una risorsa per tutti.

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