IDEE PER LA CULTURA DI UNA DESTRA POSSIBILE DOPO LA PARENTESI SFASCISTA – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

Il professore Giovanni Sessa ha chiarito la portata e il senso della raccolta di testimonianze sul rinnovamento a destra, l’ambizioso progetto avviato da Sandro Giovannini e intitolata Nuova Oggettività.

E’ condivisibile senza riserve la pars destruens – in special modo la dura critica della finanza iniziatica, lues dell’occidente, diventato ormai heideggeriana terra del tramonto.

Ora l’ostacolo alla nascita di una nuova e sintetica cultura di destra risiede, a mio avviso, nlibro piero1elle divergenze sul metodo. Infatti nella scelta del metodo ora si nasconde la verità ora il suo contrario.

Pertanto non sarà facile trovare un accordo  sul metodo da seguire per ottenere la pacifica e ragionevole convivenza delle tre diverse e irriducibili anime che si confrontano nell’area della destra, l’anti-usura di Pound, il pensiero cattolico e il prometeismo futurista.

A mio avviso la prima illusione da respingere è il progetto di puntare alla politica mettendo da parte le idee che dividono.

L’elenco dei danni procurati all’Italia dai governi di centrosinistra dimostra che gli accordi di potere, fondati sull’abbassamento o l’eclissi delle idee professate dai contraenti, sono causa di sordi contrasti e ultimamente di riforme avventurose e disgraziate.

La fedeltà ai veri ideali infatti unisce, il potere puropragmatico e compromissorio – disperde. Non si può dunque dissentire dal giudizio di Maria Adelaide Raschini secondo cui la cultura non può servire alla persona e alla società se non quando fosse fondata sulla filosofia: “Solo nella prospettiva dell’essere la struttura antropologica della cultura può determinarsi molteplicemente”.

Si pone dunque il problema di stabilire se esiste una soluzione filosofica ai conflitti generati dalla presenza nella destra di ideali in sé incompatibili.

La storia ci rammenta che numerosi conflitti culturali sono stati risolti dall’invenzione di una sintesi. Espressioni quali cultura greco-romana, giudeo-cristianesimo, filosofia aristotelico-tomista dimostrano la possibilità di superare i contrasti e sommare le schegge di verità presenti in culture originariamente diverse, riconducendole e integrandole in una più profonda e autentica verità.

Nella storia si possono cogliere indicazioni utili alla costruzione di una sintesi. Perché tale impresa ottenga il successo occorre rammentare quello che Maria Adelaide Raschini ha dimostrato, una volta per tutte: “tradizione è parola che richiede verbi coniugati al futuro. La tradizione infatti corre in avanti, portandosi dentro quel che merita di essere vivo”.

Il profondo significato della sentenza formulata da Raschini si manifesta quando si considerano seriamente le ragioni che hanno giustificato la esemplare sintesi aristotelico-tomista.

La filosofia di San Tommaso ebbe origine dall’incontro della novità cristiana con la diversa e spesso irriducibile antichità pagana.

Aristotele (elaborando le idee di Platone) aveva elevato il pensiero antico all’idea di un dio autore delle sostanze (ossia delle idee platoniche definite con altro nome) ma non creatore.

Intendiamoci: la filosofia greca aveva le carte in regola per dimostrare che Dio è anche creatore. Platone e Aristotele possedevano – purtroppo separatamente – i concetti di partecipazione e di potenza e atto.  Il pregiudizio pagano e il malinteso avevano arrestato il loro cammino alle soglie del sommo vero.

Un geniale studioso della filosofia antica, Enrico Berti sostiene al proposito: “Ciò che è sconosciuto al mondo greco, compreso Aristotele, è la concezione dell’atto come atto di essere, la quale costituirà invece il risultato dell’interpretazione che i pensatori cristiani … daranno dell’Essere di Platone, interpretazione resa possibile dall’irruzione nella filosofia greca del concetto biblico di creazione”.

Ora San Tommaso ebbe un’intuizione geniale: innestare l’idea platonica di partecipazione sulla filosofia di Aristotele.

L’innesto platonico aggirò la tendenza all’uso della filosofia aristotelica in funzione dell’immanentismo strisciante nell’università averroista di Parigi, e attribuì legittimità tradizionale alla nuova metafisica.

Sistema platonico-aristotelico-tomista significa, appunto, che il nuovo ha fatto correre avanti l’antico, salvando quel che meritava di essere vivo e abbandonando il rimanente alla chiacchiera estenuante degli averroisti presenti e futuri.

A mio avviso il metodo tomista può e deve essere applicato in vista della pacificazione della idee oggi in conflitto a destra. Ora l’unificazione degli elementi comuni a tre culture diverse quali l’anti-usura, il cattolicesimo e il prometeismo può essere tentata solo nel crogiolo di una cultura forte e viva.

Negli anni Trenta, come è noto, un tentativo di associare la tradizione a pensieri eterogenei fu compiuto da Jacques Maritain (e con esiti che hanno destato motivate perplessità).

Il tentativo di Maritain era ragionevolmente inteso a intercettare le istanze plausibili del pensiero moderno. Purtroppo Maritain non comprese che la perenne novità appartiene al Cristianesimo mentre il moderno rappresenta l’antico per sé infecondo.  Il naufragio del maritainismo nel progressismo e nel pregiudizio a favore dell’Unione sovietica dipende appunto dall’insicura impostazione della dialettica nuovo-antico.

Maritain non vide che, nel pensiero dei moderni, riemergevano gli errori dell’antico gnosticismo, ossia i prodotti dalla riemersione  pagana in ambienti cristiani disarmati.

Nel 1929 Mussolini era invece riuscito a unificare le culture contemplate dal prof Sessa. Ma questo significò la vittoria della neoscolastica. Evola lo ha capito perfettamente: l’espressione l’amara vittoria della neoscolastica è sua.

Da quel momento (momento durato un tempo breve, soffocato dall’irruzione del nazislibro 2mo sulla scena europea) l’avanguardia fascista fu guidata da pensatori dichiaratamente cattolici – Giani e Pallotta – e istruita da un cardinale – Ildefonso Schuster).

Nel periodo tra il 1929 e il 1938, la politica culturale di Benito Mussolini si è svolta in conformità con il disegno di Arnaldo.

La cultura italiana, in quegli anni, ha filtrato e liberato dalle scorie rivoluzionarie l’utopia anti-finanziaria di Ezra Pound e il prometeismo dei futuristi elevandoli e trasferendoli nell’alveo della tradizione cattolica.

Misura del prestigio ottenuto dalla cultura italiana nei primi anni Trenta sono il successo dei provvedimenti attuati per ribaltare i disastrosi effetti della crisi del 1929, la stima dichiarata da Pio XI [nell’Enciclica Non abbiamo bisogno: “Abbiamo già detto che serbiamo e serberemo memoria e riconoscenza per quanto venne fatto in Italia con beneficio della Religione, anche se con contemporaneo non minore e forse maggiore beneficio del regime e del partiti] e l’imitazione che della riforma italiana dell’economia fece il New Deal del presidente americano Roosevelt.

Testimonianze di un considerazione non sfiorata dai contrari giudizi goffamente pronunciati da Gianfranco Fini e da Gianni Alemanno.

L’impianto di idee moderne nel solco della tradizione cattolica ha fatto dell’Italia il modello di una terza oltre il capitalismo e il comunismo.

Il segnale che indirizza alla riscoperta della novità italiana maturata nel periodo fascista, novità avvelenata (dopo la II guerra mondiale) dall’esoterismo evoliano e affossata da Armando Plebe e dai suoi sculettanti discepoli, è la conversione di Benito Mussolini splendidamente raccontata da don Ennio Innocenti e testimoniata dalle splendide parole che il capo della Rsi rivolse ai cappellani militari: “Cristo si vede a Betlemme, si conosce a Nazareth, si ammira su Tabor, si crede sul Golgota, si ammira attraverso il Vangelo. E’ l’unico, il vero rivoluzionario, che della sua croce ha fatto leva e bandiera per sollevare il mondo agli splendori della fede divina. Io vedo in Lui l’asse della storia e i secoli gli danzano intorno. Stanchi di lotta e di odio, gli uomini si appoggiano alla croce e guardano ai suoi occhi, che rischiarano le vite dell’eternità. Il Vangelo è il poema sublime  dell’amore universale sgorgato dal cuore di Cristo e scritto col suo sangue divino. L’eco dell’Eterno si ripercuote sulla terra attraverso la sua parola, che è luce per l’intelligenza e fiamma per lo spirito. Il Vangelo è il libro dell’unità, è la chiave del mistero della vita, messaggio di Dio e programma per gli uomini, dove l’amore crea e rinnova, trionfa nel perdono ed impera nell’esaltazione del dolore”.

Importanti segnali sono anche le conversioni del fondatore del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti e di Giano Accame, il più geniale rappresentante dei bankiller formati alla scuola di Ezra Pound.

In queste figure del nostro passato possiamo scoprire gli elementi del nuovo che è indispensabile alla rinascita della destra, vivente nelle aspirazioni del suo popolo malgrado il demenziale assalto dallo sfascismo.

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