IDEE PER UNA DESTRA FEDELE ALLA TRADIZIONE ITALIANA – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

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Voltaire: maestro del liberalismo e mercante di schiavi

Il progetto inteso alla raccolta dei moderati, dispersi dagli errori e dalle follie dei loro rappresentanti politici, è un primo, incoraggiante segnale di vitalità lanciato dagli ambienti del desolato  centrodestra. Un progetto che sarebbe follia non condividere e non sostenere.

E tuttavia opportuno indirizzare un suggerimento ai promotori della lodevole iniziativa: riflettere con rigore sul significato del termine moderati.

Occorre, infatti, che si faccia attenzione alla qualità di un termine che, nel recente passato, è stato usato in modo improprio ed equivoco dai protagonisti della stagione catto-progressista e dagli scolarchi bolognesi.

Prima di avviare una politica moderata è dunque indispensabile ristabilire la verità sul significato di “moderazione”, non per fare vano esercizio di filologia ma per allontanare l’equivoco trasmesso dall’uso improprio della parola.

La storia delle parole detta anche etimologia ci può aiutare poiché essa è simile ad un pozzo nel quale si contempla il nascosto significato dei termini che, con frequenza, oscillano tra un giudizio fondato e un luogo comune.

Ora moderato è un aggettivo sostantivato, discendente dal latino modus [misura e/o regola] un termine derivato dalla radice med-, da cui ha origine ad esempio il verbo meditare.

Moderato è pertanto il qualunque soggetto refrattario alla superficialità conformistica, ovvero colui che, per abitudine, riflette con rigore critico sui trionfanti si dice e in tal modo evita di fare proprie le suggestioni emanate dal pensiero avventizio, imposto dalla macchina dell’inganno mediatico.

La moderazione non è finalizzata all’arresto del pensiero alle mezze verità. Al contrario: è la virtù che sollecita un coerente progresso della ragione verso le conclusioni estreme.

In altre parole: moderato non è l’arrangista, il banditore di compromessi tra la verità e l’errore e neppure il frenatore della ragione intenta alla risalita alle verità ultime. Moderato è l’uomo incline a sottoporre il proprio pensiero alle leggi della intollerantissima verità.

Va da sé che il moderato, e tale è l’illuminato insegnamento di Michele Federico Sciacca, vive l’intransigenza della verità nell’obbedienza alla tollerantissima carità.

L’intolleranza si applica alle false dottrine, la carità ai loro autori e ai loro propagandisti. Mai l’intolleranza deve rovesciarsi sulle persone degli ingannatori e degli infatuati, mai la carità deve essere indirizzata all’errore. La carità applicata agli errori ha per orizzonte la incapacitante chimera che indirizza alla verità a due o più teste: è vera una certa affermazione ma è vera anche l’affermazione contraria.

Ora nell’opinione che obbedisce all’impellente giudizio formulato dalla chiacchiera di giornata si può scoprire l’autentico significato dell’aggettivo moderno, un termine derivato dell’avverbio latino modo, che significa adesso.

Nel XIV secolo la via modernorum era infatti battuta da pensatori convinti che il pensiero di giornata fosse più vero del pensiero tradizionale

La mitologia intorno alla supremazia del moderno è lo strumento usato dalla scolastica regressista, fondata da Guglielmo di Occam e intesa ad abbandonare le verità  stabilite da San Tommaso d’Aquino per correre incontro alle aporie che avevano intralciato il cammino della filosofia greca.

Il risultato della regressione occamista si può vedere nelle dispute fiorentine tra antichi e moderni, tra scolastici e neoplatonici, dispute che agitano l’Accademia platonica, dove Marisilio Ficino afferma la superiorità dell’idealismo greco sul sano realismo di San Tommaso.

Il pensiero dei moderni è infatti rivolto all’antico. L’idealismo di Cartesio, il panteismo di Spinoza, il panlogismo di Hegel, il materialismo di Marx sono risultati di una scelta regressiva.

Le nuove filosofie rappresentano il tentativo di rovesciare le somme conquiste della tradizione filosofica per indirizzarle alle verità parziali dei greci e alle aporie, davanti alle quali si è arrestata una speculazione incapace di trarre le debite conseguenze dalle dottrine sulla partecipazione e sulla dialettica potenza – atto.

Moderato e moderno hanno significati diversi se non opposti, dunque è abusiva e confusionaria la tendenza (al seguito di Jacques Maritain galoppante nella saggistica intonata al progressismo democristiano) a definire moderazione la ricerca di un compromesso tra la verità e l’errore giubilante nell’effimera e traballante modernità.

Il conflitto che oppone i moderati ai moderni è ben visibile nell’affermazione di Maritain secondo cui la verità può manifestarsi nel suo contrario: “Non nelle altezze della teologia, ma nella profondità della coscienza profana e nell’esistenza profana agisce così il cristianesimo e talvolta assumendo anche forme eretiche e perfino forme di rivolta nelle quali sembra rinnegarsi” (Cfr. “La tragedia delle democrazie”, Presentazione di Raimondo Spiazzi, Logos, Roma 1990, pag. 46).

Affermo la necessità di separare la moderazione dallo stato d’animo dei modernizzanti in quanto al centro-destra non mancano errori dotati di una potenzialità pari a quelli che hanno causato il deragliamento della Dc.

Il primo e più nefasto di questi errori è la mitologia intorno alla mano magica del mercato e al suo diritto di godere di una libertà assoluta e perciò non contrastabile. [La libertà che consentiva l’esercizio del traffico di schiavi ai maestri del liberalismo, Locke e Voltaire]. Un errore, il culto tributato alla libertà assoluta, che oggi impedisce di vedere i rimedi alla crisi causata dalla incontrollata, devastante azione degli speculatori.

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