Il caso Alfie Evans è ancora aperto – di Paolo Gulisano

L’Inghilterra è indubbiamente la patria del giallo: da Sherlock Holmes di Conan Doyle fino ai detective di Agata Christie fe a padre Brown, Basil Grant e Gabriel Gale di G.K. Chesteron, il giallo e il mistero trovano una loro perfetta collocazione tra le brughiere, i vecchi villaggi e le vie dei vecchi Docks di Londra oggi scomparsi.

Ecco, forse ci vorrebbe proprio uno di questi grandi investigatori – magari proprio padre Brown – per riuscire a dipanare i misteri attorno alla sorte del povero Alfie Evans. Oggi, 9 maggio, Alfie avrebbe compiuto due anni. Non li festeggerà tra le braccia dei suoi genitori che tanto lo hanno amato perché il suo corpicino inerte è da giorni in una camera mortuaria dell’Alder Hey Hospital di Liverpool.

Dal giorno del suo decesso, la strategia delle autorità sanitarie e giudiziarie britanniche è stata quella di raffeddare più possibile il clima di emozione e di passione che si era creato intorno alla vicenda. Allargare la gelida camera mortuaria in cui si trova il corpo di Alfie ai media, alle strade di Liverpool, alla rete. Tutto deve tornare tranquillo, tutto deve tornare all’ordinaria amministrazione, l’ordine deve regnare sovrano, dopo che un disdicevole focolaio di ribellione ha turbato la regolare esecuzione di freddi e anodini protocolli e ha messo i riflettori anche internazionali su una faccenda interna al Sistema Sanitario e a quello Giudiziario.

Certo, i turbamenti provocati e certe ribellioni di dissidenti nei confronti del Sistema non saranno dimenticati: sono già iniziati – con discrezione ma con decisione – i provvedimenti “disciplinari”, come le indagini nei confronti di chi si è battuto per i diritti di Alfie. Se questo avviene su piano cosiddetto “civile”, le cose procedono di pari passo anche su quello “spirituale”. Basta pensare a quel padre Gabriele che, reo di aver esercitato nei confronti del bambino malato e dei suoi genitori la misericordia che la chiesa di oggi propugna solo a parole, ha già ricevuto la disposizione di lasciare le diocesi inglesi e di tornare in Italia. Un daspo di cui, ovviamente, non è dato di conoscere le motivazioni.

Il silenzio, dicevamo, è stato fatto calare sulla vicenda. I riflettori si sono spenti anche su Thomas e Kate, in un’Inghilterra che sta per vivere con tutta l’emozione del caso il matrimonio del Principe Harry, lo scapestrato di casa Winsor che finalmente mette la testa a posto.

Anche a Tom Evans è concesso il diritto/dovere di mettere la testa a posto, purché la smetta di chiedere giustizia.

Tom, nel frattempo, è ricomparso in pubblico per ricevere la solidarietà concreta della sua squadra del cuore, l’Everton, che gli ha anche offerto una somma di denaro per compensare le notevoli spese sin qui sostenute nelle sue battaglie.

Ancora una volta è il popolo semplice, o una realtà sportiva, che si fa carico di ciò che altre istituzioni – civili o religiose – non hanno fatto.

Thomas e Kate aspettano ancora di poter dare sepoltura al loro piccolo. I funerali si svolgeranno tra due giorni nella Cattedrale di Liverpool. Dopodiché il Potere se li aspetta silenziosi e rassegnati.

Ci dobbiamo augurare che non sia così. Dopo il tempo del dolore e della la pietà dovrà venire il tempo della giustizia. Si dovranno attendere i risultati ufficiali sull’autopsia del bambino per conoscere qualcosa di più sui misteri nascosti dall’Alder Hey Hospital, forse. Sarà necessario investigare, cercare di sollevare i veli di silenzio e di connivenza. L’Alfie’s Army non deve rompere le righe e disperdersi: c’è ancora da combattere.

3 commenti su “Il caso Alfie Evans è ancora aperto – di Paolo Gulisano”

  1. Guardo sicuramente il dito anziché la luna e forse vado a a cercare il pelo nell’uovo, ma mi consenta, Dottor Gulisano: sposando una divorziata è mettere la testa a posto?

  2. Dalla autopsia all’interno di quell’ospedale nulla mi aspetto che valga la pena di conoscere. A dire il vero l’avrei proprio proibita l’autopsia se avessi avuto la possibilità.
    Dalle fonti ufficiali non mi aspetto nessuna verità. Anzi. L’unica possibilità che vedo e per la quale prego è che chi sa, trovi il coraggio di parlare. All’interno ci sono persone che sanno tutto. Possiamo pregare per una crisi di coscienza che scoperchi la pentola. Quell’ospedale è stato denunciato già molte volte. Anche se fossimo sul posto, potremmo fare ben poco.Nel Dossier della Nuova Bussola Quotidiana è inclusa una registrazione che qualcosa lascia intuire, ma ancora troppo poco. Anche questa sera il sacerdote ha parlato di Alfie e di giustizia, direi che essendo andato Alfie in cielo, qui il problema si è ingarbugliato ed ingigantito. Deve essere lui o il suo angelo custode a dare la giusta ispirazione a chi può e sa.

  3. Finche la battaglia viene dal basso non si procede molto, ci vogliono anche i generali. Ad esempio sono passati mesi dall’introduzione della legge Lorenzin, ci stiamo muovendo in molti, ma i poteri si stanno rafforzando, si muovono per un’imposizione massiccia in tutta Europa. Finchè non si svegliano anche i generali, noi possiamo lanciare qualche bombetta, qualche pietra, sparare qua e la ma, il nenmico avanza super armato. Ci vogliono al fianco dei deboli anche quelli che conoscono l’arte della guerra, oppure un miracolo dal cielo.

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