di Redazione
Dopo la pubblicazione su Riscossa Cristiana di due articoli sul caso di Maria Valtorta (il primo di Emilio Biagini e il successivo di P. Serafino M. Lanzetta, FI), abbiamo rilevato un vivo interesse sull’argomento, unito però a una pluralità di giudizi, spesso discordanti. Abbiamo perciò interpellato uno dei più illustri teologi, Mons. Brunero Gherardini, che già in passato ci ha fatto l’onore di scrivere per il nostro sito. Mons. Gherardini, con la consueta cortesia, ci ha inviato la lettera che riportiamo. Inoltre proponiamo ai nostri lettori due documenti di grande interesse: la lettera del 31 gennaio 1985 del Card. Joseph Ratzinger, all’epoca Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, e la comunicazione del 14 giugno 1966 del Card. Alfredo Ottaviani, all’epoca pro-Prefetto della medesima Sacra Congregazione, circa l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti.
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La lettera di Mons. Brunero Gherardini
Il caso della Valtorta a quanto pare non cessa di far rumore. Ricordo che tanti e tanti anni fa mi venne rivolta la domanda che ora ricevo da voi. Non ne sapevo nulla. Per rispondere dovetti chiedere ad una Suora i volumi (dieci? dodici? non ricordo) del caso. Detti uno sguardo a tutti. Ripetitivi fino alla stanchezza e pervasi di soprannaturalismo a buon mercato. Ovviamente non mi pronunciai sulla santità o meno dell’interessata; la presupposi, anzi. Avvertendo, però, che la santità di lei, così come di chiunque altro, può basarsi soltanto sull’esercizio eroico delle virtù cristiane, non su vere o presunte rivelazioni. La Rivelazione con la “R” maiuscola terminò con la morte dell’ultimo apostolo; quelle che in seguito ogni tanto si verificano, se vere, riguardano soltanto la persona interessata, non la Chiesa, depositaria custode e maestra dell’unica Rivelazione. Ricordo che, leggendo la Valtorta, avevo un moto di repulsione sia per le integrazioni “storiche” e le presunte precisazioni relative al racconto evangelico, sia perché dando credito ad esse s’antepone all’unica Rivelazione pubblica quella – supposto che sia autentica – puramente e solamente privata. La Chiesa non condanna le rivelazioni private in quanto tali; caso mai, e dopo seri esami, solamente quelle di dubbia consistenza soprannaturale; ma anche quando le approva, non le fa sue, ossia non le rende obbligatorie. Dice soltanto che “consta – oppure non consta – della loro soprannaturalità”. Questo giudizio, peraltro, non è frequente, per la ragione che il soprannaturale non si ha ad ogni stormir di fronda. Con i suoi interventi, positivi o negativi, la Chiesa lo cautela contro facili esaltazioni. Per un buon cattolico, dunque, il giudizio della Chiesa dovrebbe chiudere definitivamente la questione. Anche quella della Valtorta e perfino nel caso che sulla Valtorta la Chiesa non si fosse mai pronunciata. Se così fosse, si dovrebbero applicare alla Valtorta, “per analogia”, giudizi ufficialmente pronunciati per altri casi.
Poiché “a buon intenditor poche parole”, penso che quanto sopra ho esposto sia sufficiente. In unione di preghiere
Gherardini
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la lettera del 31 gennaio 1985 del Card. Joseph Ratzinger
Joseph Ratzinger è all’epoca il Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, nuova denominazione del Sant’Offizio. Alla suddetta Congregazione si rivolge, con lettera del 18 maggio 1984, un sacerdote dell’arcidiocesi di Genova, per essere informato sulla posizione della Chiesa in merito all’opera di Maria Valtorta. Risponde personalmente il cardinal Ratzinger con lettera del 31 gennaio 1985, non al sacerdote richiedente ma al suo arcivescovo cardinal Giuseppe Siri, il quale dovrà valutare l’opportunità di informare quel sacerdote. Nel testo reso pubblico è omesso il nome del sacerdote richiedente.
Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Prot. N. 144/58. Roma 31 gennaio 1985.
Eminenza reverendissima, con lettera del 18 maggio pp, il Reverendo…chiedeva a questa Sacra Congregazione, una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: “Il Poema dell’Uomo Dio”, e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico.
In merito mi pregio significare all’Eminenza Vostra -la quale valuterà l’opportunità di informare il reverendo …- che effettivamente l’opera in parola fu posta all’Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da l’osservatore Romano del 6 gennaio 1960, “Vita di Gesù malamente romanzata”. Le disposizioni del decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su l’osservatore Romano del 1 Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata.
Avendo poi alcuni ritenuta lecita la stampa e la diffusione dell’Opera in oggetto, dopo l’avvenuta abrogazione dell’Indice, sempre su l’Osservatore Romano (15 Giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l’ Index conservava tutto il suo valore morale, per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu presa alla leggiera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti.
Grato di ogni sua cortese disposizione in proposito, profitto dell’occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell’Eminenza vostra reverendissima.
Dev.mo Joseph Cardinale Ratzinger .
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Abolizione dell’Indice dei Iibri proibiti
Dopo la lettera apostolica lntegrae servandae data in forma motu proprio il 7 dicembre 1965, non poche richieste sono pervenute alla Santa Sede per conoscere la sorte dell’Indice dei libri proibiti sin qui tenuto dalla Chiesa per salvaguardare, secondo il mandato divino, l’integrità della fede e dei costumi.
Per rispondere alle suindicate domande, questa congregazione per la dottrina della fede, dopo aver interrogato il beatissimo Padre, comunica che l’Indice rimane moralmente impegnativo, in quanto ammonisce la coscienza dei cristiani a guardarsi, per una esigenza che scaturisce dallo stesso diritto naturale, da quegli scritti che possono mettere in pericolo la fede e i costumi; ma in pari tempo avverte che esso non ha più forza di legge ecclesiastica con le annesse censure. Pertanto la Chiesa confida nella matura coscienza dei fedeli, soprattutto degli autori e degli editori cattolici e di coloro che si occupano della educazione dei giovani. Ripone la sua più ferma speranza nella sollecitudine vigile dei singoli ordinari e delle conferenze episcopali, cui spetta il diritto e il dovere di esaminare e anche di prevenire la pubblicazione di libri nocivi e qualora si dia il caso, di riprenderne gli autori e di ammonirli.
La congregazione per la dottrina della fede, secondo lo spirito della lettera apostolica Integrae servandae e dei decreti del concilio Vaticano II, si pone a piena disposizione, in quanto sia necessario, degli ordinari, per aiutare la loro solerzia nel vagliare le opere pubblicate, nel promuovere la sana cultura in opposizione a quella insidiosa, in stretto contatto con gli istituti e le università ecclesiastiche.
Qualora, poi comunque rese pubbliche, emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere, la santa sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime.
Si provvederà pertanto, in modo adeguato, a che sia data notizia ai fedeli, circa il giudizio della chiesa sulle opere pubblicate.
Dato a Roma, dal palazzo del S. Offizio, il 14 giugno 1966.
A. Card. OTTAVIANI, pro-prefetto della S.C. per la dottrina della fede
P. PARENTE, segretario
1 commento su “IL CASO DI MARIA VALTORTA. UNA LETTERA DI MONS. BRUNERO GHERARDINI E DUE IMPORTANTI DOCUMENTI – di Redazione”
Volevo chiedere a Mons. Brunero Gherardini il motivo del suo apparente ‘distacco’ dall’Opera di Maria Valtorta…
Da quanto scrive e dal modo con il quale scrive si rileva, evidente, questa sua volontà di tenersi lontano da essa e lascia supporre che il ‘caso’ Valtorta lo abbia appena sfiorato e in modo assai superficiale.
In realtà non è affatto così perché, il suo Maestro e poi Collega, il grande Padre Gabriele Maria Roschini, dei Servi di Maria, è entrato, di diritto, tra i grandi estimatori dell’Opera valtortiana arrivando a scrivere frasi come:
“Mi sento però in dovere di confessare candidamente che la Mariologia quale risulta dagli scritti, editi e inediti di Maria Valtorta, è stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi, del Capolavoro di Dio, un’idea così chiara, così viva, così completa, così luminosa e così affascinante: semplice e insieme sublime. Tra la Madonna presentata da me e dai miei colleghice la Madonna presentata da Maria Valtorta, a me sembra di trovare la stessa differenza che corre tra una Madonna di cartapesta e una Madonna viva”.
Perché invece di chiedere, tanti e tanti anni fa, dei volumi in prestito da una pia suora, non si è rivolto a Padre Roschini suo maestro e amico ?
Dobbiamo veramente credere a quanto ci racconta, al suo apparente ‘distacco’ oppure il ‘rumore’ che non cessa non è tanto quello del ‘caso Valtorta’ ma, piuttosto, è quello di un turbamento interiore che anche oggi, a distanza di tanti anni, è ancora vivo e presente ?
Il giudizio ultimo sull’Opera di Maria Valtorta è e rimane di pertinenza dell’autorità della Chiesa alla quale ognuno di noi deve obbedienza. Anche il fatto di avvalersi o meno di una eventuale rivelazione privata, che non può scalzare, come giustamente ricorda lei, l’unica e insuperabile Rivelazione Pubblica di N.S.G.C. rimane a discrezione del singolo fedele.