di P. Giovanni Cavalcoli, OP
Oggi il Magistero della Chiesa parla raramente di “idealismo” come pericolo per la fede. Ne fanno cenno Pio XII nella Humani Generis, e S.Pio X nella Pascendi sotto il nome di “immanentismo”, nonché il Beato Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio. Ne accennò un documento della CDF in preparazione della beatificazione di Antonio Rosmini, per ribadire il carattere idealistico della famose 40 proposizioni condannate da Leone XIII ut littera sonat, ma per precisare che esse non riflettevano l’ispirazione di fondo del grande e santo Roveretano. L’idealismo è una forma di razionalismo assoluto (“il reale è razionale e il razionale è reale”, come dice Hegel); e sotto questo nome certamente è colpito anche dal Papa attuale, il quale riprende la condanna pronunciata dal Beato Pio IX nel Sillabo.
Qui uso il termine “idealismo” in senso ampio, e penso non senza ragione, che poi spiegherò, e senza escludere i meriti dello stesso idealismo, del quale, lo dico subito, esistono due forme fondamentali: quella platonico-agostiniana, che riappare in S.Bonaventura, e questa è di tutto rispetto, anche se non priva di difetti, e quella, veramente pericolosa, che nasce con Cartesio e culmina con Hegel e seguaci sino ai nostri giorni, presente oggi persino all’interno della Chiesa, per cui si sta oggi diffondendo per esempio una cristologia di tipo panteista sotto l’influsso di Hegel. Vedi per esempio Küng e Rahner. L’idealismo è come la razza dei funghi: bisogna cogliere quelli sani ed evitare quelli velenosi.
Ciò che accomuna le due forme di idealismo e che fà sì che si usi lo stesso temine nei due casi è l’esaltazione dell’ideale, come ente mentale, visto come modello immutabile di perfezione, intimo alla coscienza, in qualche modo ipostatizzato, come fine e principio dell’agire morale e come superiore al reale, il quale ne è immagine o partecipazione.
Se questo ideale, come in Platone, è divino e trascendente, nessun pericolo per la verità e la salvezza dell’uomo. Ma se l’idea diventa un principio originario costitutivo della coscienza umana, idea che nega l’esternità dell’essere al pensiero e risolve il reale nell’ideale, e il pensare umano così può innalzarsi da sé (“autotrascendenza”) alla coscienza della propria divinità in forza di questa strutturale, implicita, “preconcettuale” ed originaria divinità, allora nascono i guai e la salvezza dell’uomo falsamente inebriatosi della propria divinità, è in realtà condannata al fallimento.
La Chiesa non ha mai condannato anzi ha lodato la prima forma di idealismo, soprattutto quello agostiniano, anche se ne ha condannato certe deformazioni come in Lutero e Giansenio – sappiamo quanto il Papa attuale abbia simpatia per Agostino e Bonaventura. Tuttavia bisogna dire con franchezza che la Chiesa – un’infinità di documenti lo attestano[1] – preferisce S.Tommaso, col suo realismo legato ad Aristotele, più consono al realismo biblico.
Invece ha nettamente condannato la seconda forma di idealismo, il cosiddetto “idealismo trascendentale”, per riprendere il titolo stesso di un’opera programmatica dello Schelling, appunto uno dei massimi esponenti di questo idealismo.
E’ a questa seconda forma di idealismo, peraltro in un significato esteso, che intendo riferirmi in questo articolo. Allora: idealismo perché e in che senso? Avrei potuto parlare più genericamente di “modernismo” o forse anche di massoneria, per rifarmi a quell’articolo del Codice di Diritto Canonico che scomunica chi fosse affiliato ad un società segreta che “complotta contro la Chiesa”. Nel precedente Codice si faceva esplicito riferimento alla massoneria. Nel nuovo il termine è scomparso, ma non perché oggi non ci siano associazioni che complottano contro la Chiesa, ma perché non c’è solo la massoneria.
Il mio venerato docente di diritto canonico, il Padre Antonino Berizzi, OP, ci diceva spesso: nessun canone del Diritto Canonico è una mera astratta precauzione, ma ciascuno di essi è motivato dal fatto che ciò a cui si riferisce è un caso effettivamente esistente o esistito. Per questo è semplicemente ingenua per non dire ipocrita l’osservazione di certi buonisti per la quale oggi non esisterebbero società che “complottano contro la Chiesa”, atteso il fatto che essa, secondo loro, da tempo sta dialogando tranquillamente col mondo e la cultura moderna, per cui il parlare di Chiesa perseguitata o sofferente o minacciata sarebbe un discorso da guastafeste o l’apparire di una spaventosa strega nel bel giardino, come avviene nella favola Il Mago di Oz, si tratterebbe di un arretrato “profeta di sventura”, contro il quale, come si sa, se la prese a suo tempo il Beato Giovanni XXIII.
I tradimenti, le inadempienze, gli scandali, le eresie, gli abusi liturgici, i vizi morali, le ingiustizie e le persecuzioni di fratelli contro fratelli che si ripetono da decenni, questi buonisti non li vedono, perché per loro, per riprendere una frase del Card. Martini, mai la Chiesa è andata così bene come oggi, salvo poi l’osservazione del medesimo Cardinale – pace all’anima sua – negli ultimi giorni della sua vita, che “la Chiesa è rimasta indietro di duecento anni”, manifestando chiaramente, se non voleva contraddirsi, che per lui esistono due Chiese: la sua, moderna, e aggiornata e tranquilla e un’altra Chiesa (quella del Papa?), piagnucolosa e brontolona, rimasta indietro non solo rispetto al Vaticano II, ma anche al Vaticano I e che non ha ancora recuperato – come commentò argutamente un giornalista della BBC – il messaggio liberatorio dell’illuminismo appunto di due secoli fa, come invece ha fatto la Chiesa del Card. Martini.
Così, sotto il termine “idealismo” vorrei mettere quelle dottrine che in vario modo possono essere ad esso collegate, per avere in comune con esso la medesima anima: non solo quello che da tempo si è convenuto di chiamare “antropocentismo” (la “svolta antropologica” di Karl Rahner, estrema conseguenza dell’antropocentrismo rinascimentale), ma anche più esplicitamente tutte le forme di panteismo antiche o moderne, dai Veda indiani al parmenidismo che giunge fino ai nostri giorni, dall’antica sofistica all’ermetismo, allo gnosticismo, al razionalismo assoluto, alla mistica protestante, ebraico-kabbalistica e ed islamico-sufista, all’apofatismo buddista o zen ed alla teosofia di Elena Blavatsky, fino a New Age ed alla stessa massoneria esoterica.
Nella sua lunga storia, i pericoli più gravi la Chiesa li ha subìti non tanto da parte del materialismo, facilmente individuabile da chi ha un minimo di sensibilità per la dignità dell’uomo, quanto piuttosto dal falso spiritualismo, che inganna anche i pastori, i teologi e le anime votate alla perfezione. Il cristianesimo è anelito al divino, per cui il cristiano è ingannato più da ciò che appare sublime che da ciò che è volgare. Inganna più il falso teismo che l’ateismo aperto. Ora, sta proprio qui la pericolosità dell’idealismo rispetto a tutte le altre ideologie di tipo sensista, edonista, empirista, positivista, evoluzionista, materialista, ateo.
Per tale motivo, per riferirmi a questo complotto internazionale potrei parlare semplicemente di “modernismo”, ma preferisco citare l’idealismo nel suddetto senso, perché, mascherato com’è da misticismo, biblicismo e spiritualità, sotto le vesti, come ha detto qualcuno, di un’“audace speculazione”, è l’insidia più pericolosa e ad un tempo più fascinosa per la Chiesa soprattutto riguardo alla sua classe dirigente, o, se vogliamo usare l’espressione tradizionale, “Chiesa docente”, ossia la gerarchia e i teologi.
Infatti nel modernismo di oggi, ben più complesso di quello dei tempi di S.Pio X, è possibile constatare la presenza di molte altre tendenze, come lo scientismo, il positivismo, il marxismo, l’esistenzialismo, la fenomenologia, l’empirismo, il protestantesimo, i dissidenti ortodossi, che non mi sembrano costituire il pericolo che invece viene dall’idealismo.
E’ comunque, nel suo insieme, questa complessa, intricata e potente rete di personaggi, tendenze, gruppi, associazioni, movimenti a livello internazionale che oggi in forme ora aperte ora soprattutto nascoste, complottano contro la Chiesa, mediante elementi infiltrati che sono i modernisti. E il loro piano non è più quello dello scontro globale frontale, ossia quello dell’ateismo e materialismo sette-ottocentesco platealmente anticlericale, apertamente, duramente, spavaldamente e sfacciatamente empio e bestemmiatore – pensiamo per esempio a un Voltaire, a un Reimarus, a uno Strauss, a un Feuerbach, a un Marx, a un Renan, a un Comte, a un Freud o un Nietzsche. E oggi gli eredi di costoro sono legione.
In sostanza, quali sono le mire del suddetto complotto? Si possono riassumere nel progetto di una nuova Chiesa, in rottura con la precedente, e quindi una falsificazione della Chiesa così come è stata voluta da Gesù Cristo ed è conservata dalla Chiesa Cattolica sotto la guida del Papa.
E in che consiste tale falsificazione? Nel mantenimento delle strutture giuridico-esterne, compreso il Papa riveduto e corretto, poi l’organizzazione ai vari livelli e nelle diverse forme dell’autorità nel campo della gerarchia, degli istituti accademici, culturali, educativi, religiosi e laicali, nonché la prassi sacramentale e liturgica dovutamente reinterpretata, le opere sociali, assistenziali e missionarie della Chiesa.
Tutto ciò avviene sulla base di una “fede” intesa non come conoscenza o dottrina, ma come “esperienza atematica” o un vago ed equivoco “incontro con Cristo”, dove, bene che vada, la fede è confusa con la carità. L’emotività irrazionale sostituisce la volontà (nihil volitum nisi cognitum). Siccome tuttavia la mente umana non può fare a meno dei concetti, sotto il manto dell’“esperienza trascendentale”, i concetti ortodossi vengono sostituiti con concetti eretici, che risultano o da decurtazioni o da sincretismi con altre ideologie e altre religioni.
Contemporaneamente a questo svuotamento dei contenuti dottrinali e quindi comportamentali, si riduce la Chiesa, pur conservando a parole i suoi titoli di fede, ad una collettività semplice umana, e si abbandona l’idea di Chiesa come società fondata sulla Rivelazione divina secondo l’interpretazione della medesima Chiesa.
In tal modo, eliminando o relativizzando o reinterpretando la dogmatica, la Chiesa diventa una semplice associazione filantropica basata su di un’etica meramente naturale, razionale o scientifica, insomma una specie di entità politica, sociologica o umanitaria tra le altre, senza alcuna pretesa di possedere verità divine obbligatorie per tutti, con la sostituzione di un ideale umanistico a quello della santità, insomma una società meramente umana alla pari di tutte le altre sotto l’autorità dello Stato, al quale soltanto spetta in ultima istanza e al di sopra di ogni altra istanza la cura del bene e del progresso dell’umanità. Lo Stato si sostituisce alla Chiesa nell’intento di procurare all’uomo il massimo bene possibile.
Sempre secondo questo progetto, tutt’al più ciò che la Chiesa crede o fa diventa una semplice figura, un simbolo, un segno o una metafora di ciò che effettivamente lo Stato divinizzato compie. Per esempio, i sacramenti non sono più segni del potere di un Dio trascendente, ma del potere divino dell’uomo-Dio. Quindi praticamente si cade nella magia.
L’opera missionaria non è più l’annuncio perentorio del Vangelo con l’intento di convertire i popoli a Cristo, purificandoli dall’errore e dal peccato, ma è la serena convivenza delle varie “fedi”, tra le quali, una tra le altre, c’è anche la fede cattolica. Ognuno deve seguire la propria “fede”. Nessuna esortazione, nessun richiamo, nessun avvertimento, nessuna correzione, che saprebbe di sopruso o violenza, ma soltanto “dialogo” e pacifico “confronto”, così come si confronta con piacere la differenza tra le rose, le viole o i ciclamini. Infatti tutti si salvano, quale che sia la religione alla quale appartengono e i peccati che hanno commesso. Pretendere che tutti si facciano cattolici sarebbe come pretendere che tutti i fiori si adeguino alla forma delle rose o dei papaveri.
Questo progetto che non esiterei a definire “diabolico”, tanto è falso rispetto al vero Vangelo, tanto è dannoso ed insieme insidioso, sopprime nel dato rivelato soprattutto la protologia, l’Incarnazione del Verbo e l’escatologia, le quali diventano semplici miti o figure di forze o dinamismi operanti all’interno della storia: lo stato d’innocenza e il peccato originale diventano rispettivamente l’originaria bontà o divinità dell’uomo; il peccato diventa il polo negativo della dialettica dell’evoluzione storica o dell’apparire dell’Assoluto.
L’Incarnazione e la parusia non sono più la venuta di un Dio trascendente nella storia, ma diventano il progetto della finale divinizzazione dell’uomo. La figura di Gesù Cristo è mantenuta (ecco l’insidia), ma è falsificata (i “falsi cristi”!). Essa o è ridotta a dimensioni meramente umane (il “profeta escatologico” di Schillebeeckx), se si ammette il teismo o, nel caso dell’antropologia panteista (“trascendentalista”), appare come il vertice sommo della divinità dell’uomo (la “cristologia trascendentale” di Rahner).
Tutto in fondo si potrebbe riassumere in quell’errore devastante, preso da alcuni troppo alla leggera, che il Magistero denuncia ormai da decenni sotto il nome di “secolarismo”, che si associa al liberalismo, all’indifferentismo religioso e al relativismo morale, mentre nel contempo nega ogni autorità infallibile del Magistero della Chiesa, e quindi la credibilità del dato rivelato. Come Rahner stesso teorizza, non c’è più distinzione tra sacro e profano, ma il sacro è la “radicalità del profano” e il “profano si autotrascende nel sacro”.
In questo quadro, le istituzioni ecclesiastiche, le credenze, le dottrine teologiche e la guida dei pastori compreso il Papa diventerebbero nei loro contenuti e nelle loro direttive pratiche semplici simboli, figure o immagini soprattutto a livello popolare, della suprema verità o della “scienza” assoluta custodita dal nuovo clero: i filosofi e i sapienti laici, eredi di Hegel. L’antica mistagogìa o anagogìa cristiana è sostituita dall’esoterismo gnostico e dalla falsa mistica dell’“esperienza trascendentale preconcettuale ed atematica” di Karl Rahner, desunta dalla filosofia di Heidegger.
Infatti, in questo progetto che sta diventando sempre più palese ed acquistando credibilità nella Chiesa, mano a mano che i suoi esecutori si sentono sicuri di poterlo realizzare, il Magistero della Chiesa dovrebbe perdere la sua pretesa di infallibilità e di definitività, e servirebbe solo ad interpretare e ad avallare la direzione vera della compagine ecclesiale, che spetterebbe – come sostiene Rahner – allo stesso popolo credente che si esprimerebbe in una classe di dotti – i ministri del culto (uomini e donne), i teologi e i biblisti -, ai quali soli spetterebbe la guida dottrinale e morale dell’insieme dei credenti, mentre i vescovi, sempre secondo la proposta di Rahner, avrebbero un compito solo pastorale e non dottrinale, limitando il loro campito a recepire e a registrare le decisioni del popolo di Dio che è ispirato da Dio. Dunque non una forma di ateismo aperto, invece un apparente teismo che in realtà è ateismo, che mette l’uomo al posto di Dio.
Infatti, il nome di Dio, come specchietto per le allodole o acchiappacitrulli, verrebbe mantenuto, ma indubbiamente si avrebbe o un Dio meramente naturalistico, come nella teologia di Schillebeeckx, dove la “grazia” è solo un nome per significare una generica benevolenza divina, che si trova anche nell’Ebraismo (hesed) o nell’Islam o nell’Induismo, oppure un Dio come “orizzonte della trascendenza umana”, di un’umanità che è già aprioristicamente divina (l’“esistenziale soprannaturale”), secondo il progetto panteistico rahneriano, o una cristologia “cosmica”, “punto Omega” del mondo come materia che evolutivamente “si autotrascende”, secondo il progetto teilhardiano, tutte idee che sono già state sistematizzate o accolte dalla massoneria illuministica ed esoterica. Nessun contrasto con la massoneria: la pace è fatta!
Addirittura, poi, dall’inizio del secolo scorso, per chi lo desidera e non riesce a digerire S.Tommaso d’Aquino ad litteram, è in atto un addomesticamento della teologia del Dottore Angelico, per il quale sarà possibile dirsi tomisti, o secondo un “tomismo” kantiano, come fece Maréchal, o hegeliano-heideggeriano, come tentò Rahner, o come hanno tentato altri, cosa che potrebbe andar bene con la pizza napoletana (alle acciughe, al salmone, alla cipolla, ecc.), ma che è semplicemente disonesta e pericolosissima se fatta col Dottore Comune della Chiesa.
Il Catechismo Olandese e il Corso Fondamentale sulla Fede di Rahner sono poi la magna carta di questa nuova Chiesa, chiaramente in contrasto col Catechismo della Chiesa Cattolica. Questi novatori, come è noto, si richiamano al Concilio Vaticano II, ma del tutto a torto, come i Papi stanno gridando sgolandosi da cinquant’anni, eppure tanti grulli ci credono.
Che cosa fare? Tenere gli occhi aperti e non lasciarsi imbonire, non lasciarsi spaventare dalle minacce, fossero anche quelle di persone costituite in autorità. La somma autorità è il Papa col Collegio dei vescovi unito a lui e chi osa comandare senza questa comunione col Magistero, comanda illegalmente ed invano e sarebbe colpa morale obbedire. Infatti in questo caso il disobbediente non è il suddito ma l’autorità che disobbedisce al supremo Magistero e con ciò stesso disobbedisce a Dio.
Certo è paradossale che la persecuzione oggi venga da fratelli di fede, da coloro che per primi dovrebbero sostenerci ed aiutarci nella fede e nella confutazione delle false dottrine. Ma Gesù lo aveva previsto ed Egli stesso del resto è stato respinto dalle autorità religiose del suo tempo.
Occorre che i vescovi dei paesi di antica tradizione cristiana, oggi compromessa, prendano in mano coraggiosamente la situazione, senza temere critiche, impopolarità, derisioni, emarginazione, e guardando a quei vescovi che sono in prima linea in mezzo ai non credenti, per esempio nei paesi islamici. I Francescani da ottocento anni abitano insieme con ebrei e musulmani in Terra Santa: come hanno fatto senza farsi ebrei o senza farsi musulmani?
Un vescovo che da noi ha paura di passare per sorpassato, integrista o conservatore, che rinuncia a correggere gli erranti e rifugge dal sostenere i pochi fedeli normali, che farebbe nelle circostanze nelle quali a Mons.Padovese è avvenuto che un fanatico gli tagliasse la gola? Sarebbe capace di affrontare un situazione simile? Ma la debolezza favorisce la prepotenza dell’avversario.
Esiste un complotto all’interno della Chiesa ma c’è anche l’avanzata dell’Islam, il quale non nasconde certo i suoi propositi come fanno i modernisti, ma ce li sbatte in faccia con arrogante e spavalda sicumera, presentandosi apertamente, in alternativa al cristianesimo, come vera salvezza e come nemico di Cristo e della Chiesa. Se qualche infedele offende Maometto si scatena la rivoluzione. Se qualche sciagurato tra di noi cattolici insulta la figura di Nostro Signore, si invoca, sempre tra di noi, magari con l’intervento di qualche vescovo, la libertà di pensiero o di espressione artistica. I modernisti temono di più di offendere Maometto che non Gesù Cristo.
Tuttavia bisogna riconoscere che almeno l’Islam ammette la religione naturale. Allora l’ideale sarebbe, come prescrive il Concilio, e come fanno alcuni saggi sull’esempio del Papa, di poter dialogare con l’Islam su questo comune terreno della religione naturale, nella speranza della sua conversione. Ma col fideismo su questo punto di tanti teologi su entrambi i fronti, l’impresa pare difficilissima, anche per la ritrosia degli islamici a convertirsi e la fiacchezza con la quale i cattolici propongono la loro fede, quando la propongono. Tuttavia non dobbiamo perderci d’animo. La Chiesa, con la forza divina del suo Signore e Sposo, continua a mantenere il timone della storia. Restiamo tra i flutti nella barca di Pietro!
Infatti, questo progetto diabolico potrà essere sventato solo con una fedele interpretazione ed applicazione del Concilio, che ci è stato dato dallo Spirito Santo per intercessione della Beata Vergine Maria. Nessuno dunque si lamenti del Concilio per qualunque motivo, ma lo veda come luce ed ancora di salvezza per i terribili pericoli che Satana ha escogitato per il nostro tempo.
[1] Uno storico domenicano della metà del secolo scorso raccolse la testimonianza di 82 Papi, senza evidentemente poter aggiungere quelle successive sino ad oggi.