Il Dittatore Sanitario diventa buono… È la campagna elettorale, bellezza. Non fidarti

Monsignor della Scuola – discendente degenere del più noto della Casa (1503-1556) – in vista della apertura dell’anno 2022/23 ha pubblicato il suo nuovo, inflessibile, galateo (vedi nota MIUR 19/08/2022). Sia mai che, formalmente terminato lo stato di emergenza, formalmente scaduti i termini di obblighi e restrizioni, la “popolazione scolastica” pensasse di tornare a popolare in libertà gli spazi che le appartengono, facendo cose sconvenienti tipo parlare, stare insieme, respirare; per non dire cose orribili, tipo tossire, starnutire, scambiarsi oggetti. Sia mai.

“Ricordati che sei un pupazzo e pupazzo resterai”, scorre in sovraimpressione l’avviso per i rieducandi.
Sì, perché in teoria non c’era alcun bisogno di ulteriori istruzioni per l’uso: semplicemente con l’estate il tendone da circo andava smantellato, dopo il venir meno di tutti i puntelli “normativi” su cui si reggeva in precedenza. Ma i pupazzi non devono dimenticarsi del proprio status di pupazzi e del fatto che i margini del suo esercizio dipendono dagli estri del puparo: Monsignore toglie, Monsignore graziosamente concede, sempre per il bene dei pupazzi.

Oggi Monsignore è, pure lui, in campagna elettorale. Gli conviene fare finta di accontentare tutti mostrando un volto ecumenico, ovvero da una parte magnanimo, dall’altra saldo più che mai nel suo granitico spirito guida: i primi giorni di scuola, bontà mia, vi permetto di giocare al simpatico gioco dell’uomo libero ma, mi raccomando, estote parati. Sempre. L’emergenza sanitaria suona costante come rumore di fondo, sì che il volume possa essere alzato in qualsiasi momento fino a sopprimere ogni altro rumore di vita, perché lo scolaro, ogni scolaro, è ormai diventato ontologicamente un malato in pectore e insieme un untore in atto.

Come tale, lo scolaro collettivo è tenuto da settembre a rispettare l’«etichetta respiratoria» (sic!) – decreta monsignore nel suo sfolgorante galateo. Che poi è solo una species di una etichetta più ampia, onnicomprensiva, che un domani si articolerà magari in etichetta digestiva, linfatica, scheletrica, immunitaria. Soprattutto immunitaria. Per il momento lo scolaro è dunque alle prese con quella respiratoria, qualsiasi cosa essa significhi; consapevole però che più sarà compìto e zelante nell’applicarla, più diventerà campione in educazione civica, materia materiarum, summa ideologica per il vivaio dei burattini.

Ecco perché, nel corpo di una circolare senza alcun valore sostanziale, ma pregna di valore simbolico ed educativo, Monsignore tiene anche a ricapitolare in ordine cronologico tutti i suoi galatei pregressi, ricamati da due anni e mezzo a questa parte, cioè dall’inizio del nuovo regno fondato sulla malattia. È una esposizione dei gioielli di famiglia, allestita a ridosso dei nastri di partenza a imperitura memoria e minaccia permanente.

Infatti quest’ultimo editto si autolegittima così (attenzione alle parole!): «Sulla scorta del quadro sanitario attuale e con l’obiettivo di mitigare e contenere la circolazione virale a scuola, il documento fornisce elementi concernenti le misure standard di prevenzione da garantire per l’inizio dell’anno scolastico e possibili ulteriori interventi da attivare al bisogno e modulare in base alla valutazione del rischio e al possibile cambiamento del quadro epidemiologico». In pratica, un inno all’incertezza del diritto: dacci oggi, Monsignore, la nostra norma quotidiana.

Notare come questi, di solito compunto, sappia anche cambiare registro in favore dell’elettorato. Prosegue infatti lanciando, ribaldo, il nuovo slogan della sua scuola-sanatorio. Dice proprio con malcelato autocompiacimento – quanto mi sento figo – che (testuale) «il motto adottato, sinteticamente esplicativo, è: prepararsi ed essere pronti». Geniale.

A dire il vero, è un motto derivativo, perché lo spunto – all’altezza delle altezze siderali dello stile scolastico ultime stagioni – glielo ha fornito nientemeno che l’Istituto Superiore di Sanità, estensore del recente capolavoro dal titolo “Indicazioni strategiche ad interim per preparedness e readiness”. Dove si può apprezzare, sopra tutto il resto, l’abbinamento audace tra una reminiscenza latina, un po’ stantia ma sempre seducente, e la lingua coloniale che la fa da padrona, con la sua straordinaria forza propulsiva. Del resto, l’avanguardia, se accompagnata a un tocco di antiquariato, si porta sempre, fa chic.

Alla fine quindi, sul limitare dell’estate, il ministero ha partorito un intervento tanto inutile quanto suggestivo; tanto ridicolo quanto sinistro.

Cari studenti, badate: al di là del diluvio di scemenze elencate nell’ultima versione del galateo, è il binomio “preparedness e readiness” ad esprimere il cuore del messaggio di cui è portatrice l’istituzione scolastica del vostro paese, l’Italia, luogo di elezione della cultura e della civiltà; luogo che i tenutari in servizio permanente effettivo hanno la missione di rendere servo fin dentro il midollo, al fine di distruggere quel seme che sarebbe ancora pericolosamente capace, se fosse innaffiato a dovere, di ridare corpo e linfa alla pianta appassita.

In quel motto, in lingua originale (ma anche tradotto), spacciato dagli spacciatori del ministero riforniti a loro volta della materia prima da tecnocrati importatori, sono condensati i tratti di una decadenza sconfinata: quel motto umiliante non è altro che espressione grottesca di uno sfacelo estetico e di senso che, programmaticamente, mira a deturpare il DNA delle generazioni future, la sua struttura profonda e il suo linguaggio interiore.

Estote parati, ragazzi, ma per davvero.

4 commenti su “Il Dittatore Sanitario diventa buono… È la campagna elettorale, bellezza. Non fidarti”

  1. Questa è tutto fuffa, nebbia con cui vaporizzare i poveri utenti scolastici per tenerli ancora sotto pressione. Questi servitori dello Stato che usano dei loro poteri, soprattutto il linguaggio burocratico, per soggiogare le persone, sono colpevoli al pari di ministri , medici e giornalisti collusi con le big pharma . Anche loro dovranno rispondere per avere prolungato a piacimento una pandemia che non c’è.

  2. Va però sottolineato che nel precedenti anno scolastico le scuole italiane, con il loro rigidismo sul Covid, nel contesto occidentale hanno rappresentato più l’ eccezione che la regola. In Gran Bretagna alle Scuole elementari le mascherine negli ultimi 2 anni non sono MAI state adoperate, e nelle superiori per periodi assai limitati. Stessa cosa il distanziamento. Lo stesso è accaduto in parecchi Stati degli USA. E lo scorso aprile, come si poteva leggere su Orizzonte Scuola, l’Italia era rimasto l’unico paese in occidente che ancora imponeva le mascherine a scuola.

  3. Questo articolo esprime tutto il nichilismo, il nulla di valori e di concetti che la scuola italiana vuole diffondere . Come professoressa di liceo scampata alla sospensione solo per aver contratto la malattia, ho trovato in Elisabetta Frezza e in tutti i medici coraggiosi uno stimolo a combattere e a resistere. Grazie di cuore.

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