IL DIVORZIO, ARNESE DELLA DEVASTAZIONE SOCIALE – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

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Nel saggio “La superstizione del divorzio”, tradotto e commentato da Pietro Federico e Tommaso Maria Minardi ed edito in questi giorni da San Paolo in Cinisello Balsamo, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) aveva chiarito magistralmente la funzione che i poteri forti attribuiscono al divorzio: snervare la resistenza della società alla mitologia intorno alla mano magica del mercato, e in ultima analisi squalificare e tacitare i refrattari alle promesse paradisiache formulate dagli iniziati ai misteri della finanza.

Sinistra parodia della libertà personale, il divorzio svolge la funzione di disgregare e fiaccare la società. Consapevole del sinistro potere esercitato dalle bande intese alla speculazione strozzina e allo sfruttamento del lavoro altrui, Chesterton scriveva: “Il capitalismo crede nellassociazionismo per stesso e nellindividualismo per i suoi nemici. Desidera che le sue vittime siano individui o, in altre parole, atomi. Se esiste un un qualsiasi legame, se esiste una fraternità, se esiste qualche lealtà di classe o disciplina familiare secondo la quale il povero può aiutare il povero, questi liberatori lotteranno certamente per sciogliere quel legame o controllare quella disciplina secondo la moda più liberale. Se ci fosse fraternità, questi individualisti la ripartirebbero sotto forma di un insieme di individui, o in altre parole le frantumerebbe in atomi. I maestri della plutocrazia moderna sanno il fatto loro“.

Il pensiero politico di Chesterton è stato screditato e censurato dai vincitori della II guerra mondiale a causa di una dichiarata simpatia per il male assoluto, vale a dire le riforme sociali attuate nell’Italia renitente agli appelli della plutocrazia e perciò giudicata politicamente scorrettissima.

La più ferma adesione alla correttezza politica tuttavia non può indurre a negare seriamente i disastrosi effetti ottenuti dal programma divorzista attuato in Italia grazie all’infame, sudicia legge del 1970, presentata al parlamento dal duo liberalprogressista Loris Fortuna & Antonio Baslini, legge imposta da parlamentari ubriacati dalla convinzione di trascendere la legge naturale e confermata dal disgraziato referendum del 1974.

Tali sciagurati effetti sorpassano latomismo previsto da Chesterton abbassando i divorziati al livello di morti di fame dediti allaccattonaggio. Il presidente dellAmi, Gian Ettore Gassani, quasi commentando la struttura demenziale e disonesta del disegno FortunaBaslini, rammenta, infatti, che la Caritassta salvando dalla fame migliaia di persone del tutto insospettabili, che, pur svolgendo attività lavorative di tutto rispetto, sono costrette, non di rado in giacca e cravatta, a fare la fila ogni giorno per un piatto di pasta“.

Il risultato della legge divorzista suggerisce una riflessione sulle obiezioni che il card. Giuseppe Siri rivolse contro lo spirito della legge. In un articolo pubblicato nel marzo del 1974 nella rivista Renovatio, Siri, dopo aver affermato cheproporre la dottrina che viene da Dio non è offesa alla libertà e alla coscienzarammentava cheA ciò si oppongono speciose obiezioniad esempio, regola suprema è la coscienza. Nella mente di molti questa massima suona in realtà così: le leggi le fa la mia coscienza. Niente di più falso. La norma ha la stessa sorgente dellessere; se ci fossimo creati da noi (è ridicolo solo il dirlo) potremmo anche farci legge a noi stessi. Ma non ci siamo creati da noi e, pertanto, la legge viene di della coscienza (eteronomia), in ultima analisi dalla stessa fonte dalla quale abbiamo avuto lessere“.

Latitante nella debole cultura della destra doggi, il giudizio di Siri introduce la verità sistematicamente taciuta e censurata dai democratici radicali: “Resta saldo il principio che la legittimità politica non si confonde con la legittimità morale: la maggioranza non prevale onestamente quando sancisce qualcosa contrario alla legge di Dio; la democrazia non cambia la verità come non cambia il corso del sole, i ciclo dei venti e delle piogge.

Gli ammonimenti di Siri sono caduti nel vuoto e i legislatori hanno continuato a battere la via della imperterrita disobbedienza alla legge naturale. Con il risultato di scompaginare, avvelenare e castrare la società italiana. E ultimamente di abbassare la democrazia alla figura di un feticcio, che procura benefici solamente ai vampireschi club della finanza internazionale.

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