di Piero Nicola
Paolo Becchi, ordinario di filosofia del diritto all’università di Genova, non è uno dei nostri. Alcune sue convinzioni fanno a pugni con il cattolicesimo. Tuttavia ha pubblicato sul quotidiano Libero un articolo che ci dà ragione, in merito all’azione fallimentare del satellite Monti e dei suoi satellitini.
L’aspetto notevole di questa prova di coraggio sta nella deduzione per cui bisogna che certi poteri occulti abbiano sviluppato – con risultati sempre maggiori – una trama intesa a menomare le sovranità nazionali e le nazionali integrità. Poco importerebbe indagarne l’ultimo perché. Una mira evidentemente raggiunta è quella di un arricchimento enorme, di uno strapotere finanziario o capitalistico. Ed è pure nella logica delle cose che questa potenza finanziaria, capace di determinare i mercati e le sorti economiche degli stati, sia anche il mezzo di un potere politico, plutocratico, di estensione planetaria.
Nulla di inedito. Il pubblicista, però, espone con rara chiarezza e stringente argomentazione il processo disgregatore delle entità statali europee e il loro impoverimento e scadimento sotto ogni riguardo. Partiti da una cooperazione economica e da un molteplice avvicinamento dei diversi stati, prevalentemente in funzione di un comune vantaggio materiale – fu ancora quasi una sorta di Europa delle Patrie – col pretesto di un’unione politica vantaggiosa e umanitaria, si è giunti a introdurre forme di unificazione legislativa e regolamentare, che diminuivano le facoltà di decisione nelle varie materie da parte delle singole nazioni, dando a una Commissione europea la prerogativa esclusiva di proporre le leggi nonché il potere esecutivo, e affiancandole una Corte di giustizia di siffatto superstato europeo: l’una e l’altra tanto distanti da mandato e controllo elettorale, tanto indipendenti dagli stati membri, da essere assai incontrollate, e perciò alla mercé dei più abili e forti interessati.
Gli enti legiferatori, esecutivi e giudicanti di Bruxelles e di Strasburgo non dipendono dal parlamento europeo come le commissioni parlamentari e i governi nazionali dipendono dalle assemblee legislative. Le singole nazioni sono state spogliate (non senza la complicità dei propri governanti d’ogni colore, corrotti dalla loro cupidigia o per via di ricatto) delle frontiere, della libertà di legiferare, della propria moneta, essendo loro negata la garanzia del concorrere alla formazione di quel supergoverno, e la possibilità di correggerlo o di sostituirlo.
Oltre ai commissari europei, operano fattivamente da nemici delle entità e identità nazionali, e da agenti del loro depauperamento, guarda caso, una congerie di altri potentati: le agenzie di rating, la grande speculazione internazionale, le potenze extra-comunitarie che hanno interesse alla debolezza dell’Europa, la stessa O.N.U., mediante il rinforzo di diritti che affievoliscono o ledono gravemente l’integrità dei costumi e della famiglia, gli istituti di credito, che, al pari degli speculatori d’altra risma, prestano denaro agli stati membri dell’Europa unita a tassi di interesse usurai. In altri termini, queste banche fanno prestiti a condizioni esose, accettate dagli stati membri della UE, ai loro cittadini e, nel contempo, pagano agli stessi un interesse zero sui loro depositi di conto corrente (vedi la massa di pensionati, di recente, costretti a riscuotere la pensione tramite la banca).
Il governo Monti – caso strano? – ha lavorato nello stesso senso. Ha messo in atto provvedimenti contrari a quelli necessari per evitare la recessione. Il vasto e forte aggravio fiscale, nella situazione presente, significa recessione matematica e perdurante. Le spese pubbliche non sono state tagliate in maniera opportuna. Lo stesso rigore verso l’evasione fiscale, pur encomiabile in quanto al principio, oggi non fa che deprimere le attività produttive e commerciali, contribuendo all’aumento della disoccupazione. Il risanamento dei conti pubblici è mancato, essendo ciò impossibile e prevedibile l’insuccesso. Il debito pubblico è aumentato, né accenna a diminuire. Il severo prelievo di denaro dei contribuenti, da versare nelle voraginose casse erariali, tanto ipocritamente e subdolamente lodato dai soliti venduti e dai soliti falsi benpensanti, non ha sortito l’effetto della fiducia dei presunti investitori. Se ci fosse stato un dubbio sul peso degli speculatori, eccoci serviti. Prima, essi sono andati a braccetto con Monti che spremeva soldi dagli italiani, ma, incoraggiandolo, non hanno fatto sì che gli interessi sui buoni del tesoro scendessero troppo (spread poco sotto i 300 punti)¸ poi, costatandosi che il risanamento non era stato congruo – e, intanto, la Grecia vacillava – hanno fatto riemergere la preoccupazione e aumentare il disavanzo con la crescita degli interessi passivi.
Lo ricordo per compiutezza del quadro, e non perché voglia esporre la risaputa evidenza: il mercato ha fatto aumentare lo spread, approfittando di ogni segno negativo di qualunque provenienza e anche pretestuoso. Ma, si sa, il mercato è ipersensibile come una zitella inacidita, e gli si perdona qualsiasi volubilità come a una bella donna, oppure i capricci da prima donna.
A lato, prosegue l’opera di svirilizzazione. Dopo il divorzio e l’aborto, l’omosessualità con diritti uguali a quelli della normalità sessuale, e crescente pornografia, droghe tollerate, indulgenze penali di vario genere, zoofilia abnorme, diritti indebiti concessi all’immigrazione, trasferimento di industrie all’estero con perdita di lavoro italiano. Tutta questa degradazione ha potuto avvenire per una sorta di molle educazione, di pietà malintesa, di malattia buonista e pacifista, che ha fatto leva sui buoni sentimenti irresponsabili, sul presupposto che non esista una scelta inevitabilmente dolorosa tra due mali, e l’obbligo di optare per il minore. Così che, proponendo certe soluzioni comode e apparentemente, immediatamente, buone, abilmente indorate e cattivanti, si sono perse di vista gli ingrati e maligni esiti meno immediati. Insomma, una sporca sporchissima seduzione demagogica ha infrollito molta gente comune. Perciò, dopo lungo lavaggio dei cervelli, troppi sono restii a sbattere il muso nella realtà, restano speranzosi, scaricano la responsabilità dei loro mali su cause fittizie, e, come si convincono che sia legittimo fare prove prematrimoniali, accedere al concubinato, al divorzio, come considerano l’aborto un rimedio (gli stessi delitti assoluti sono diventati oggetto di libera opzione), con pari mollezza hanno paura di uscire dalla servitù dell’Europa e dell’euro, e ripugna loro anche la fatica di concepire o esaminare progetti di affrancamento, di riacquistata sovranità e dignità, rifiutando di considerarsi sovrani dimezzati e indegni. Così, si scivola via dall’obbrobriosa morsa dello strozzinaggio internazionale, rifugiandosi nella cecità e nella sordità, come se quell’usura non fosse.
Fortunatamente, certi giornali che già davano credito a Monti, o almeno stavano alla finestra, quasi non osassero disprezzare il passo indietro di Berlusconi e il suo appoggio al nuovo governo, adesso lo criticano apertamente, e parlano di ritorno allo statu quo ante. Lo vede con favore un Maurizio Belpietro, direttore di Libero e conduttore d’una rubrica televisiva delle 8.30, ora di ascolto d’un pubblico numeroso, folto di pensionati e di casalinghe.
Quando poi, tali quotidiani se la prendono ancora con i tedeschi, che sfrutterebbero la crisi a loro vantaggio, essi si contraddicono: la Germania, esigendo il rigore delle finanze pubbliche, non reclama altro che il rispetto dei patti, del disgraziato sistema quale venne costituito. Se la Germania fa il gioco dei plutocrati signoreggianti, lo fa come gli altri, con lo stesso scapito di onorevolezza e di benessere. Il parafulmine tedesco messo in piedi dai soliti parolai, ottiene di scagionare e prolungare il malgoverno (come lo prolunga l’allarme suscitato da un nuovo terrorismo, da fronteggiare con la stabilità dell’esecutivo vigente), ma il marchingegno rischia anche di caderci addosso con un’inimicizia pur sempre teutonica.
Meglio ragiona qualcuno osservando che il ritorno alla lira renderebbe inoffensiva la concorrenza dei prodotti germanici.
Timore delle ritorsioni da parte di chi ci opprime? C’è il modo di fronteggiarle. O subire, senza speranza di miglioramento, o reagire. Del resto, tutta la vita è lotta, contro un nemico e contro se stessi. Che sia almeno per una buona causa!