L’idea fissa di Nunzio Galantino: non esiste scontro di civiltà, non esiste guerra di religione.
di Cesaremaria Glori
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L’intervista rilasciata da Mons. Galantino al Corriere della sera non mi ha affatto meravigliato. Da tempo il monsignore si va distinguendo per il suo fanatico negazionismo dell’esistenza di uno scontro di civiltà basato esclusivamente, almeno da parte islamica, sull’aspetto religioso. Quali possono essere le fonti di pensiero che ispirano l’ostinata idea che gli attacchi portati dall’Islam in varie parti del mondo, anche quelle ove non si fabbricano armi o dove c’è tanta povertà, siano sostenuti e finanziati dai fabbricanti di armi che mirano soltanto ed esclusivamente al dio denaro?
Orbene, cominciamo ad esaminare qualcuno degli episodi più eclatanti del terrorismo islamico e vediamo se possono essere ricondotti tutti al commercio degli armamenti e ai guadagni che innominate e misteriose centrali del male lucrano da questi traffici. Cominciamo dall’evento più clamoroso, quello delle Torri gemelle a New York. Su quali basi e con quali argomenti si può sostenere che quegli attacchi trovino la loro causa e la loro origine in una guerra dichiarata da una certa parte, che resta misteriosa e incomprensibile se il suo intento e il suo obiettivo principali fossero il guadagno proprio o la distruzione di quello del nemico e che, al contrario, è evidente se ci si richiama allo scontro di civiltà e alla perenne guerra esistente fra Cristianità e Islam (ben millecinquecento anni!)? E, qui, ho pronunciato quella parola che in bocca al Monsignore non si è mai sentita: il nemico. Sembra, dalle sue parole, che gli attentati da parte islamica siano suggeriti da subdole e spietate azioni dettate unicamente da interessi materiali e, più precisamente, dalla fame di lucro più che di potenza, ove per potenza si intende, strategicamente parlando, non soltanto l’aumento della potenza propria in seguito ad ogni distruzione portata nel campo nemico ma anche alla diminuzione di quella nemica. Tutti gli attentati che sono stati rivendicati da parte islamica non hanno quasi mai offeso la capacità industriale, bellica e, in generale, il potenziale offensivo e finanziario del nemico. Sono state sempre azioni terroristiche mirate a sconvolgere la sicurezza delle popolazioni nello svolgimento della vita quotidiana. Il nemico, in queste azioni avvenute nei territori occidentali, non è mai stato quello rappresentato unicamente da organismi militari o da persone che possano in qualche modo essere fatte risalire ai potentati economici che sono dietro alla fabbricazione delle armi e degli esplosivi. Il movente economico e finanziario, pertanto, non è in questione o, se lo è, è una conseguenza naturale delle azioni terroristiche ma non ne è mai la causa.
Il fatto è che il segretario della Cei non è un prete qualunque ma, rappresentando la CEI, cioè la totalità dei vescovi italiani, ci fa sapere che, secondo loro, da parte islamica si sta combattendo una guerra contro il dio denaro, cioè quella parte minoritaria del globo che lascia nella miseria il sud del mondo, del quale dovrebbero far parte anche le nazioni islamiche e, soprattutto, quelle che manifestamente finanziano questa guerra asimmetrica e mai dichiarata, quei potentati arabi che grazie ai ricavi del petrolio, dell’Oro Nero, stanno sostenendo le cosiddette primavere arabe. Nelle parole del querulo monsignore salentino sembra che ci sia un dio del denaro buono ed uno cattivo, giacché l’Oro Nero sembra non far parte di quel mondo che opprime i poveri e pensa soltanto ad arricchirsi a spese dell’altro e ben più numeroso mondo della gente comune che è la gran maggioranza delle persone viventi anche nell’Occidente.
C’è poi nelle continue esternazioni del monsignore un’altra negazione che è la più curiosa e di cui si tiene prudentemente nascosta la fonte: l’Islam sarebbe una religione di pace. Questa idea fissa non è soltanto del segretario attuale della CEI, ma – ahimé! – di una buona parte dei vescovi italiani, parte che va sempre più ingrossandosi in seguito alle nomine fatte da Papa Francesco. La negazione è tanto più curiosa quanto più le affermazioni in contrario, esibite con giubilo e con convinzione da parte degli attentatori e dalle agenzie di informazione islamiche, sono sempre concordi e unanimi nel sostenere la matrice religiosa ed ideologica esclusivamente di matrice islamica. Il dio denaro non viene mai posto in discussione e tanto meno l’intento di punire i fabbricanti di armi nelle persone dei loro connazionali. Gli attacchi vengono portati contro le persone comuni, la gente che lavora o che si diverte, che si muove sui mezzi pubblici o che fa acquisti nei mercati. Gente comune insomma. Gente che, quasi sempre, fa parte di quel mondo che non appartiene a quello dei riccastri che, nell’immaginario classista veterocomunista, complottano contro il bene comune per i loro sporchi affari. Gli attentatori islamici nella maggior parte dei casi si sacrificano nei loro attentati e non lo fanno certamente nella speranza che i beneficiari del loro sacrificio siano i loro cari o la loro gente. Essi sono certi di andare in paradiso ad ottenere il premio che Allah riconosce a chi uccide e semina morte fra i Kafiruna, gli infedeli, cioè in primis i cristiani. Questo premio, caro monsignor Galantino e cari vescovi che negate l’evidenza più lampante, non è materiale, non è rappresentato dal benessere materiale dei beneficiari del sacrificio dei poveri esaltati che si sono fatti saltare in aria assieme a tanti altri innocenti, non riguarda, insomma, una migliore distribuzione delle ricchezze di questo mondo, ma la vita eterna, quella vita che in bocca vostra sembra assente o dimenticata. Gli islamici ci credono alla vita eterna ma secondo quanto racconta loro il Corano, che non è proprio un modo che si possa anche lontanamente, paragonare al credo cristiano. Nel Corano c’è scritto, a ripetizione, che gli infedeli vanno combattuti ed eliminati se non si assoggettano all’Islam e che è dovere del credente della Summa fare proseliti con le buone e meglio ancora con le cattive maniere. I recenti episodi di martirio subito dai tanti che sono stati barbaramente uccisi dai guerriglieri islamici ci dicono molto efficacemente che la loro morte è la conseguenza unica del loro rifiuto di apostatare. Se non è guerra di religione questa, caro Monsignore e cari vescovi italiani, diteci voi di che cosa si tratta e se queste uccisioni possano, anche soltanto ipoteticamente, essere fatte risalire a moventi ideologici di guerra contro il malaffare e contro i potentati economico/finanziari.
Io credo che questa vostra fissazione, cari vescovi, dipenda dal Concilio Vaticano II e non soltanto da quanto è espresso nelle Dichiarazioni Nostra Aetate e Dignitatis Humanae, ma anche nella Costituzione Lumen Gentium (2,16) e, seppure in modo indiretto, in Gaudium et Spes (I,22). Dall’insieme delle affermazioni conciliari si può effettivamente dedurre che tutte le religioni contengono qualcosa di vero e che siano ispirate dallo Spirito Santo. Ma questa non è una novità del Concilio. Già la filosofia greca e il pensiero più evoluto del mondo ellenistico dei primi due secoli dell’era cristiana avevano intuito che nell’animo dell’Uomo c’è questa sete di infinito e di Assoluto, ma da questa certezza ad ammettere che ogni religione porta a Dio equivale a sostenere che l’Uomo può salvarsi da solo senza la necessità dell’Incarnazione e, soprattutto, del sacrificio del Redentore. Prendendo alla lettera le affermazioni dei testi sopra citati si può (ma a ben interpretare non è così) anche sostenere che il proselitismo è una sciocchezza e che osservando quanto affermano le altre credenze si possa raggiungere la Vita Eterna anche da parte di coloro che negano la divinità di Gesù Cristo, purché abbiano coscienziosamente vissuto i dettami della loro fede. Ma, in tal caso, come conciliare con la Sacra Scrittura gli insistenti inviti coranici a perseguire i Kafiruna-infedeli e ad usare ogni scorrettezza comportamentale nei loro confronti? Anche gli Islamici credono in un Dio unico e, per molti aspetti, questo Dio sembra essere lo stesso dell’Antico Testamento, ma per molti altri sembra essere esattamente il suo contrario. Contrario che sembra essere difficilmente conciliabile con il Dio del Nuovo Testamento. Non per nulla Benedetto XVI aveva tentato di invitare gli Islamici ad un sereno confronto in quel Magistrale Intervento di Ratisbona, passato pressoché inosservato alle alte sfere religiose del mondo mussulmano. Furono i media laicisti dell’Occidente a sollevare il polverone decretando l’inopportunità di quel discorso, praticamente un invito alle gerarchie islamiche a sollevarsi e a ritenersi offese. Invece non se n’erano neppure accorte, perché raramente nelle Università islamiche si bada a ciò che viene detto e scritto negli ambienti religiosi dell’Occidente. Quel che interessa in quelle sedi riguarda ben altro e di molto più concreto che non le considerazioni di un Pontefice in grado di competere razionalmente e con cognizione in un confronto islamo-cristiano. Confronto che difficilmente potrà essere accettato dalle autorità religiose islamiche, meno che mai in un periodo come questo che viviamo in cui da parte islamica si sollevano rivendicazioni e si pretendono, sovente con arroganza (vedi Erdogan), concessioni pena irrigidimenti e strappi alla pacifica convivenza interreligiosa. Che si tratti di una guerra di religione lo dimostrano le manifestazioni di giubilo che avvengono nelle città mussulmane al diffondersi delle notizie sugli attacchi terroristici in Occidente. Attacchi terroristici che vengono esaltati come vittorie contro il nemico. Quelle manifestazioni sono il sintomo più evidente che siamo in guerra e che questa guerra può anche avere risvolti economici ma essi non avrebbero mai condotto alla situazione attuale se non fossero stati accompagnati da quello spirito di rivincita che è montato sempre con crescente virulenza dopo la cessazione del secondo conflitto mondiale, autentico secondo atto del suicidio dell’Occidente.
Dal punto di vista strettamente teologico, in definitiva, per un Cristiano i culti pagani e quelli che non riconoscono in Cristo l’unico mediatore e redentore costituiranno sempre una colpa dal momento che è stata diffusa nel mondo la Legge di Cristo, che è la legge dell’Amore e della Verità. Tuttavia le vie del potere misericordioso di Dio sono infinite e tutte intese a dar gioia ai virtuosi e pace sarà per coloro che meritarono pace. In futuro coloro che, convinti di essere nella Verità e che avranno seguito la religione dei padri con giustizia e santità senza inquinamento di ipocrisia, non saranno invisi e puniti da Dio, poiché il Dio dei cristiani è un Dio misericordioso ed anche giusto. Soprattutto non potrà essere perdonata la malizia e la malavoglia, il respingere deliberatamente la Verità conosciuta e, soprattutto, l’impugnare e respingere la Verità rivelata dal Cristo e il vivere vizioso e nel vizio. Al limite chi seguirà in pratica la legge del Cristo e negherà la Sua divinità potrà avere la Sua misericordia, poiché nei fatti avrà seguito il Cristo pur non riconoscendone la natura divina.
Quanto al proselitismo esso può anche avvenire, come in realtà è avvenuto più volte se le circostanze lo richiedevano, esibendo una vita integerrima e una carità esemplare ma soprattutto una fede a prova di martirio senza mai rinnegare la propria fede. Converte più il comportamento dei catechisti che il loro insegnamento. Il rinnegamento può avvenire voltandosi dall’altra parte o facendo finta di ignorare il male. Un male che, ai nostri giorni, sta assumendo forme arroganti e fanatiche. Laddove il fanatismo assume forme bestiali di malvagità e di prepotenza non si può più parlare di Dio e meno che mai di un Dio misericordioso.
A Mons. Galantino mando a dire che per un cristiano – volutamente non uso il termine cattolico – si addice più la prudenza e la saggezza del cardinal Biffi (il quale aveva previsto quanto ora sta accadendo) che non la sua fanatica negazione dell’evidenza. Non è vero, purtroppo, che l’Islam sia una religione di pace. Potranno essere pacifici molti mussulmani, forse anche la maggioranza, ma non può considerarsi pacifica una religione fondata su di un testo come il Corano che è allo stesso tempo fonte del diritto e legge morale e che fra le varie leggi ha la Jhiad, che obbliga il mussulmano a diffondere il suo credo anche, e soprattutto, con la violenza.
Un cattolico ha il dovere di respingere i consigli in materie che non tocchino la sostanza della fede se espressi da un sacerdote, quale che sia il suo grado, che, indirettamente, nega il primato di Gesù Cristo e vada oltre l’obbligo della buona accoglienza verso chiunque e oltre le proprie capacità materiali. L’accoglienza non deve trasformarsi in dabbenaggine specialmente quando chi chiede aiuto non ha l’intenzione di rispettare gli usi e i costumi di chi lo ospita e lo assiste; in caso contrario pecca di prudenza e di saggezza, virtù che appartengono anche esse alla sfera della carità, perché non assoggettano la carità alla scaltrezza e alla prepotenza altrui e non penalizzano i doveri verso la propria gente.
In chiusura, se Mons. Galantino ha delle solidi basi di certezza che non siamo in una guerra di religione ci spieghi che cosa in realtà sia il terrorismo che sta seminando lutti e timori crescenti , soprattutto come affrontarlo, con quali mezzi, con quali misure e quali siano le fonti materiali e ideologiche che lo sostengono e lo finanziano. Se facesse questa analisi si renderebbe conto che ci sono cause e risvolti ben più inquietanti che riguardano il futuro nostro e dei nostri figli. Siamo in guerra ed è peccato grave far finta che non sia vero. Se ce ne rendessimo tutti conto, specialmente agli alti livelli, non ci si ostinerebbe in questa politica suicida che mette in pericolo non soltanto le nostre vite terrene ma anche la vita eterna delle future generazioni. Una raccomandazione vorrei fare al monsignore: ci parli di Gesù Cristo, dei Santi, insomma della Sacra Scrittura, ma lasci che a fare considerazioni sulla guerra siano coloro che a questo sono preposti. Non si impicci delle cose di questo mondo e ci insegni il meglio per raggiungere l’altro, giacché vivendo per l’altro ci si comporta bene anche per vivere in questo.
10 commenti su “Il fanatismo può anche essere negazionista – di Cesaremaria Glori”
Sconsiglio di rivolgere “raccomandazioni” ai Sacerdoti eretici, di qualsiasi ordine e grado.
Consiglio invece, specie nell’attuale clima di “rivoluzione ridanciana”, di lasciare i saltimbanchi al loro spettacolo
Hai ragione. Ben detto.
Grazie Feder.
Buon Natale e grazie per ciò che ci insegni con i tuoi interventi
Raccomandazione da estendere non solo a Mons.Galantino , ma anche a tutti quegli altri Prelati , o semplici Presbiteri , che sostengono le sue assurde idee e poco o niente si occupano delle nostre anime, intrisi come sono di interessi sfacciatamente terreni.
Bergoglio ha piazzato (e sta piazzando) i suoi scagnozzi nei posti strategici della Santa Sede. L’ultraprogressista Galantino è uno di loro: spietato agente del Nuovo Regìme Vaticano. La sua ortodossia è pari a quella di un bue muschiato!
Avete letto le notizie stamattina? Omissis difende il suo operato e bolla le “resistenze dei tradizionalisti” alla (sua) riforma come “ispirate da satana” (Sic!). Leggete, leggete, ma soprattutto preghiamo per la povera Chiesa di Cristo, affinché intervenga Lui in Persona a raddrizzare ciò che è storto.
Probabilmente, tutti quelli che negano lo scontro di civiltà o la guerra tra religioni lo fanno nel tentativo di ammansire il nemico: “se ci facciamo vedere miti e tolleranti, loro saranno meno aggressivi con noi”. Una specie di religious appeasement. Lo stesso tragico errore di Chamberlain nel 1938 con Hitler. Le conseguenze sono note.
Monsignor Galantino, ove mai capitasse da queste parti -Lei direttamente o qualcuno da Lei incaricato di perlustrare la galassia internetica, a caccia di cristiani birichini come il sottoscritto, quelli per i quali 8×1000 altro non è che aritmetica e altro non fa che 80000- clicchi qua, dal minuto 17:20 al minuto 17:57.
Se fosse solo il corano come testo istigatore ,ancora ancora si puo’dialogare.
Non dimenticate gli Hadit la vita Di Moammhed
Li si trova la vera ispirazione del Muajhadin
Dato che i Muslim sono tenuti a prendere esempio dal cammellaro.
L’inqualificabile Galantino sta occupando i media con una tale invadenza che molti giornalisti ignoranti (purtroppo ce ne sono) lo chiamano “cardinale” o “numero uno della CEI”. Ciò significa che delle fesserie che vomita non dobbiamo ringraziare solo Bergoglio di cui è creatura prediletta ma anche Bagnasco che vigliaccamente si lascia scavalcare da lui.