IL FONDAMENTO DELLA SOLIDARIETA’ – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

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Anno dopo anno, la ricerca scientifica confuta i solenni pregiudizi e gli assiomi impellenti, per mezzo dei quali le maschere della superstizione neopagana (illuminismo, idealismo, positivismo, darwinismo, marxismo, freudismo, nazismo, surrealismo, anarchismo sessantottino, pensiero magico) hanno tentato d’isolare le sacra tradizione nel recinto dell’assurdo e dell’illusorio.

Ad una ad una le “voci” propalate dalle spocchiose agenzie culturali, che traevano ispirazione dall’impostura illuministica, si riversano nello strepitoso e comico dizionario dei pesci d’aprile e nel catalogo dei nasi di cartone.

Le agenzie giornalistiche, infatti, hanno battuto ultimamente due notizie che aprono nuove prospettive agli storici della religione e a tutti i disinteressati ricercatori della verità.

Si tratta di annunci concomitanti che provengono da settori diversi e lontani del mondo scientifico: la biologia e l’assirologia.

Il primo annuncio riguarda la dimostrazione rigorosa dell’unità del genere umano: le ricerche dei biologi, hanno dimostrato, grazie ad una sistematica, meticolosa ricerca sui Dna delle varie popolazioni del globo, la comune origine di tutti gli uomini.

Il secondo annuncio riguarda gli studi recenti sulle similitudini che dimostrano inconfutabilmente l’esistenza di una teologica primitiva soggiacente alla cosmogonia dei Sumeri e al libro della Genesi.

I pochi giornali indipendenti, che hanno ripreso e commentato le notizie, sottolineavano, molto opportunamente, che tali scoperte costituiscono la perfetta confutazione delle mitologie intorno alle differenze di natura e di cultura fra le “razze” umane. Nessuno ha tuttavia rammentato che la prima e più energica negazione del poligenismo si trova nel libro della Genesi.

Contro i pregiudizi ideologici, la scienza afferma categoricamente che non ha senso alcuno parlare di razze superiori e inferiori. L’umanità costituisce un’unica razza.

Al proposito, Daniel Raffard de Brienne rammenta: “Brown e Wilson dell’Università di Berkeley hanno esaminato il DNA mitocondriale di 21 uomini e 147 donne provenienti da ogni parte del mondo. Le differenze dovute a mutazioni sono tanto trascurabili che i due scienziati ne hanno dedotto un’origine unica ed un’età della specie umana compresa tra i 140.000 e i 300.000 anni. Doriot, professore a Yale, ha esaminato uno specifico frammento del cromosoma Y di 38 uomini appartenenti alle principali etnie e ne ha egualmente desunto un’origine comune. … Tutte le ricerche tendono a dimostrare il monogenismo dell’uomo[1].

Analoghe le conclusioni di due eminenti studiosi italiani, il biologo Giuseppe Sermonti e dell’antropologa Cecilia Gatto Trocchi.

D’ora in avanti la “certezza” poligenista non avrà più quell’alone di pseudo scienza che le era conferita dall’autorità della scienza giornalistica, rappresentata da eroi pittoreschi, come il gesuita proibito ma incensato Pierre Teilhard de Chardin.

Ora la dimostrazione dell’unità della razza umana ferisce a morte un vecchio pregiudizio razionalista, cioè la teoria secondo la quale era impossibile la derivazione dell’umanità dal solo Adamo, come narra la Sacra Scrittura.

Al proposito non si può dimenticare che l’ipotesi poligenista ha incrementato le convergenti forme delle barbarie ideologica, il classismo marxista e il razzismo germanico, che hanno fondamento nella decisione di separare una presunta umanità ascendente dall’umanità inferiore.

Peter Godman ha rammentato che, nel 1935, due teologi incaricati dal Sant’Uffizio di esaminare le teorie naziste, i gesuiti Franz Hürt e Johannes Baptista Rabeneck, attaccarono il razzismo germanico quale negazione dell’unità del genere umano [2].

Franz Hürt e Johannes Baptista Rabeneck dimostrarono, infatti, risolutamente che “Secondo i princìpi della fede, in tutta l’umanità è essenzialmente presente la stessa natura”.

Confutato il poligenismo, la dottrina che dichiarava inammissibile l’origine nell’unico Adamo e scientificamente inattendibile la Bibbia sprofonda nella fossa della ciarlataneria.

E’ ovvio che, nel campo dei credenti, nessuno sarà autorizzato a dire che adesso la Bibbia è “dimostrata” e che la fede, virtù teologale, non è più necessaria.  Ma nel campo opposto nessuno potrà sentenziare (seriamente: gli irriducibili continueranno il loro deliquescente discorso) che il Genesi è un puro mito.

L’orizzonte della critica biblica cambia colore, a mal grado dell’inavvertenza clericale e dei tardi entusiasmi per il Vaticano II.

La ricerca sul Dna conferma, infatti, la parentela non lontana tra razzismo e razionalismo ateo. Una parentela che, tra l’altro, dà ragione delle bizzarre escursioni di Voltaire nella foresta antisemita oltre che della sorprendente simpatie nutrite dai nazisti nei confronti di Voltaire. Si fa incerto il confine che separava gli orrori della falsa destra razzista dagli errori della sinistra illuminata. Anche questo è un segno del cambiamento di scena in atto.

La seconda scoperta riguarda la documentata e attendibile tesi di un autorevole studioso di assirologia, il professor Giovanni Pettinato, accademico dei Lincei, il quale dimostra che il racconto biblico della creazione corrisponde alle teorie dei sumeri, che si trovano su tavolette d’argilla incise intorno al 2400 avanti Cristo. Da questa scoperta Pettinato vorrebbe inferire (non senza forzature) che gli scribi giudei, che misero mano alla stesura dell’Antico Testamento, copiarono dai documenti dei sumeri.

La scoperta di Pettinato, tuttavia, può essere usata con verosimiglianza e piena legittimità, per far cadere un altro pregiudizio razionalista: quello che dichiarava impossibile l’esistenza di un monoteismo primitivo.

A scanso di equivoci oggi possibili, dato il successo delle fandonie massoniche contenute nei libri dell’occultista René Guénon, è necessario rammentare che la teoria del monoteismo primitivo non ha nulla in comune con le leggende ecumeniche (in realtà sincretiste) sulla trasmissione segreta della rivelazione primordiale e sull’unità trascendente delle religioni.

Il rischio di nuove e devastanti imposture massoniche non è infatti da escludere, nel clima d’oggi, riscaldato dall’effervescenza babelica senza controllo. La contaminazione sincretistica della fede è, infatti, un successo vantato dagli occultisti.  In un capitolo delle sue “Ricognizioni” Julius Evola dichiara che “attraverso Guénon diversi cattolici sono giunti a pensare il senso più profondo del cattolicesimo, dei suoi simboli e dei suoi dogmi”.

Una volta che si è rammentato che la teoria del monoteismo primitivo non ha relazione con le truffe sincretistiche, è lecito affermare che in essa trova conferma una verità accertato con rigore metodologico da uno grande e dimenticato studioso cattolico di etnologia, il padre Guglielmo Schmidt s. v. d., che negli anni Trenta dirigeva il pontificio museo etnologico lateranense.

In un saggio di storia comparata delle religioni, edita dalla Morcelliana nel 1943, il padre Schmidt (al quale si devono, fra l’altro, alcune magnifiche stroncature della teologia di Karl Barth) proponeva la seguente, rivoluzionaria conclusione: “Presso i popoli etnologicamente più antichi, i Pigmei, i Fueghini, gli Australiani sudorientali, i Californiani nordcentrali, gli Algonchini, … il culto dell’Essere supremo raggiunge le vette più alte”.

All’origine della civiltà umana non si trova il politeismo, tanto apprezzato dai positivisti moderni e postmoderni, ma una forma elevata (e universalmente diffusa) di monoteismo.

La consonanza della teologia sumerica e della rivelazione biblica, dunque, conferma la validità dell’indagine condotta da padre Schmidt.

Il campo dell’etnologia cattolica è lontanissimo da quello della biologia, ma i risultati convergono nell’indicare l’unità fondamentale del genere umano.

Il padre Schmidt, che interpretava i racconti dei primitivi, era incline a credere che il monoteismo delle origini fosse l’effetto di una rivelazione divina e non di una ricerca condotta con il solo ausilio del lume razionale: “non c’è mai alcun indizio, scriveva nel saggio citato, che la loro [dei popoli etnologicamente più antichi] religione sia il risultato delle loro ricerche o esigenze, ma invece ci consta sempre che essi fanno risalire la religione all’Essere Supremo  come tale, il quale sia in via immediata sia col tramite del capostipite da lui incaricato, avrebbe comunicato e inculcato agli uomini le dottrine di fede, i precetti morali e le forme di culto”.

Il problema non è trascurabile, in quanto potrebbe riaprire la porta all’errore dei tradizionalisti spuri (Gerdil, Bonnetty, De Bonald), che per affermare la rivelazione primordiale disconoscevano l’efficacia della ragione umana. Se non che la teoria di padre Schmidt è indenne dall’errore dei tradizionalisti inautentici e, per certi aspetti, compatibile con la ortodossa teoria vichiana sull’origine del sentimento religioso.

L’indecisione sull’origine (razionale, provvidenziale o rivelata) del monoteismo primitivo passa in seconda linea davanti al ricordo della violenta insurrezione di tutte le scolastiche di derivazione illuministica e positivistica contro il padre Schmidt e la sua teoria.

Con sentenza sommaria, l’opera di padre Schmidt, infatti, fu velocemente sepolta nel dimenticatoio del “culturalmente scorretto”.

Ecco uno fra i più singolari paradossi del Novecento: la comunità scientifica internazionale dichiarava, con sentenza non motivata seriamente ma sottoscritta da una schiacciante maggioranza, di non condividere le teorie razziste, e tuttavia incrementava lo sragionamento germanico negando stupidamente il fondamentale argomento della confutazione cattolica del razzismo: l’unità del genere umano in Adamo e nel monoteismo primitivo.

E’ dunque facile intuire la ragione dell’accostamento, che ad uno sguardo superficiale può apparire indebito, delle ricerche sul Dna alle ricerche sulle tavolette cuneiformi dei Sumeri: nei due campi di ricerca, se il ricercatore è scientificamente corretto, se non è appiccicato ai rottami del Settecento, si trovano testimonianze dell’unità del genere umano. Lo scientismo moderno è messo fuori gioco dall’attualità scientifica.

Ora la sconfessione dello scientismo restituisce alla solidarietà il valore che gli fu riconosciuto da Pio XII quando affermo che essa è dettata e imposta dalla comunanza di origine e dalla eguaglianza della natura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano e ci fa contemplare il genere umano nell’unità di una comune origine in Dio”.


 


[1] Cfr.: “Per finirla con l’evoluzionismo Delucidazioni su un mito inconsistente”, Il Minotauro, Roma 2003, pag. 140.

[2] Cfr.: “Hitler e il Vaticano”, Lindau, Tortino 2005, pag. 115.

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