Il libro di Sergio Russo “Il fumo di satana. Riflessioni su un gesto fondante del cristianesimo.” (Prato 2013, edizioni Città Ideale, pp. 279 – euro 16,00) è un piccolo capolavoro, un trattato di liturgia e devozione eucaristica contro le distorsioni, le irriverenze, i sacrilegi, la mancanza di fede, di adorazione, di amore verso ciò che di più importante e necessario ci ha lasciato Gesù Cristo: il suo sacratissimo Corpo.
di Giampaolo Scquizzato
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Purtroppo durante la recente Quaresima le sacre Specie hanno subito diversi oltraggi. Alcuni episodi che leggiamo sui quotidiani locali: a Palmanova sono stati rubati tre calici e una pisside il giorno di Pasqua, nella Chiesa di Monterone a Perugia sono state trafugate delle ostie consacrate; durante la veglia di Pasqua nella chiesa di san Pietro in Falciano tre ubriachi profanano l’ostia gettandola a terra.
Cosa dire? Se per il furto delle ostie e degli altri oggetti liturgici c’è sicuramente l’ombra di gruppi di satanisti che utilizzano il tutto per le loro abominevoli e sacrileghe messe nere o addirittura rivendono ad altri gruppi le sacre Specie con tanto di prezzario (sembra che l’ostia consacrata nella Messa in rito romano antico abbia un “valore” maggiore e sia più gradita al diavolo), per l’episodio dei tre ubriachi non si sa se sia meglio stendere un velo pietoso e pregare solo in riparazione, ovvero aprire una riflessione più generale sulla considerazione e il rispetto che nelle liturgie odierne i fedeli (ubriachi o meno…) hanno verso il Corpo di nostro Signore.
“Et ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi” (Mt 28,20): nel dare il mandato ai suoi discepoli il Gesù glorioso e risorto aveva promesso che sarebbe sempre stato con loro fino alla fine dei secoli. Mandando lo Spirito Santo, ma soprattutto con il suo sacratissimo corpo, santissimo Sacramento, Pane degli angeli è la presenza viva, reale, divina e umana del Figlio di Dio tra noi.
Ci chiediamo però: oggi a che punto è il nostro attaccamento, il nostro amore, verso questo divino tesoro?
Il libro di Sergio Russo vuole aiutarci a recuperare, a incrementare la devozione per il Corpo di Cristo, a trovare nella partecipazione alla sacra liturgia, all’adorazione eucaristica e alla visita al santissimo Sacramento il vero centro della nostra vita di fede.
Ha scritto mons. Nicola Bux nella prefazione al libro che “la Grazia permane in eterno, poiché essa procede da Dio. La Grazia è anzi la Vita stessa di Dio. E questa Vita è resa disponibile a tutti (per coloro che ne vogliano usufruire) e si comunica per mezzo dei Sacramenti della Chiesa. Similmente però, proprio come ogni vita ha il suo centro nel cuore, così anche la Grazia divina ha il suo Cuore nell’Eucaristia. Ed è proprio questo sublime Sacramento a costituire l’argomento attorno al quale gravita il presente libro.”
Il libro è dedicato “a Joseph Ratzinger “uomo di cultura” e a sua Santità Benedetto XVI” che ebbe a dire, nell’Omelia del giovedì santo del 5 aprile 2012 che “nella minaccia da parte del potere del male, i cristiani, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che egli vinca”.
La prima parte del libro contiene una diagnosi della situazione attuale nella Chiesa con riferimento al Sacramento dell’Eucaristia, in particolare sulla possibilità di assumere la Comunione in ginocchio, evidenziando come questa non sia una mera devozione personale ma un atteggiamento di adorazione che la Chiesa auspica (o dovrebbe auspicare) e, che, comunque “il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente” come affermato nelle indicazioni pastorali della CEI del 1989. Ecco quindi che, anche come stabilito dall’Ordinamento generale del Messale Romano (al n. 160), “i fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme”. L’Autore poi, facendo riferimento a vari interventi degli organi ecclesiali competenti e a esperti di liturgia, fa notare come la pratica della Comunione sulla mano, in realtà, avrebbe dovuto costituire solo un’eccezione, e come con essa sia più frequente il rischio della dispersione delle sacre specie, gli abusi e la perdita della fede nel dogma eucaristico.
Sempre nella prima parte il volume è arricchito di riferimenti evangelici, di rivelazione mistiche, Magistero, tutto collegato in sé da opportune e competenti riflessioni di un autore che si muove a proprio agio nella materia in questione, mostrando la propria venerazione per l’Eucaristia, con l’intento soprattutto di risvegliare nel lettore e nel fedele una più intensa vita eucaristica, fatta di riverenza e adorazione. E’ proprio vero, riporta l’Autore, quello che ha scritto Papa Benedetto XVI nella sua opera “Lo Spirito della liturgia”: “Può essere vero, forse, che l’inginocchiarsi sia estraneo alla cultura moderna – nella misura, cioè, in cui è una cultura che si è allontanata dalla fede e non riconosce più Colui davanti al quale l’inginocchiarsi è il gesto giusto, anzi, interiormente necessario. Chi impara a credere, impara anche a inginocchiarsi, ed una fede o una liturgia che non conoscesse più l’inginocchiarsi sarebbe malata in un punto centrale” (pag. 71 del libro).
Infine, sempre nella prima parte, è possibile apprezzare una nota pastorale di S.E. Mons. Mario Oliveri, vescovo di Albenga-Imperia, che dona alcune indicazioni su come evitare abusi ed irriverenze verso Cristo presente nel santissimo Sacramento (genuflessione frettolosa e sbadata, chiacchiericcio prima e dopo la liturgia, squillare dei cellulari, l’abbigliamento, la caduta per terra dell’ostia consacrata…).
La seconda e la terza parte del libro presentano una ricchissima carrellata di preghiere eucaristiche e non solo, provenienti dalla vita dei santi e della devozione popolare: uno scrigno imperdibile da cui attingere come cura e medicina per crescere nella fede e nell’adorazione a Cristo e di cui a me piace riportare l’atto di amore di san Giovanni Maria Vianney
Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.
Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te.
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo.
Possa la Madonna, che ci accompagna in questo mese di maggio a Lei dedicato, introdurci nel mese di giugno che la Chiesa specialmente riserva all’adorazione e alla visita orante al santissimo Sacramento, così da potere, anche guidati dai nostri Pastori, e confortati dalle pagine del libro di Sergio Russo, rinvigorire il nostro amore tiepido e incostante verso il Corpo di Cristo.
Mi pare significativo e commovente, a tal fine, riportare gli ultimi passi di un libretto, “Dominus est”, (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2008, 8 euro, 66 pp.) scritto da S.E. Mons. Athanasius Schneider, un altro piccolo capolavoro eucaristico, una riflessione di un vescovo dell’Asia Centrale sulla sacra Comunione. Conclude il Presule scrivendo (pp. 65-66) “Alla fine diamo spazio a una commovente preghiera di Maria Stang, madre e nonna tedesca del Volga, che era stata deportata dal regime stalinista nel Kazakhstan. Questa donna con anima «sacerdotale» custodiva la sacra Comunione e la portava in mezzo alla persecuzione comunista ai fedeli disseminati nelle steppe sconfinate del Kazakhstan pregando queste parole: «Là, dove abita il mio caro Gesù. Dove Lui troneggia nel tabernacolo, là voglio essere inginocchiata continuamente. Là voglio pregare perpetuamente. Gesù, Ti amo profondamente. Amore nascosto, Ti adoro. Amore abbandonato, Ti adoro. Amore disprezzato, Ti adoro. Amore calpestato, Ti adoro. Amore infinito, Amore morto per noi sulla Croce, Ti adoro. Mio caro Signore e Salvatore, fa che io sia interamente amore, interamente espiazione per il santissimo Sacramento nel cuore della Tua clementissima Madre Maria. Amen.»
Continua Mons. Schneider: Volesse Dio che i Pastori della Chiesa possano rinnovare la casa di Dio che è la Chiesa, mettendo Gesù eucaristico al centro, dandoGli il primo posto, facendo in modo che Lui riceva gesti d’onore e d’adorazione anche nel momento della sacra Comunione. La Chiesa deve essere emendata a partire dall’Eucaristia (Ecclesia ab Eucharistia emendanda est!). Nell’ostia sacra non c’è qualcosa, ma Qualcuno. “Lui è là” ha sintetizzato il mistero eucaristico san Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars. Poiché, qui si tratta di nient’altro e di nessuno più grande del Signore stesso: «Dominus est!».
1 commento su ““Il fumo di satana”: un libro per non smarrire l’adorazione e la devozione eucaristica – di Giampaolo Scquizzato”
Due giorni fa all’apertura dei lavori dell’assemblea della c.e.i. il Papa ha chiesto che i luoghi privilegiati di impegno per la chiesa italiana siano:famiglia,lavoro,immigrazione.
Il card.Bagnasco ha detto:”Mi sia consentito di rovesciarne l’ordine:migranti,lavoro,famiglia”.
Il vescovo Schneider,nel libro Dominus Est scrive:”Volesse Dio che i pastori della Chiesa possano rinnovare la casa di Dio che è la Chiesa,mettendo Gesù Eucaristico al centro,dandogli il primo posto,facendo in modo che Lui riceva gesti d’onore e d’adorazione anche al momento della Sacra Comunione”.(continua)
A ciascuno di noi una la riflessione.