Il futuro è nei capricci? L’umanità bambina – di J. du Lys

di J. du Lys

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Noi vogliamo”. “Lo voglio”. “Mi scappa la pipì, quindi la faccio”. “È mio”. “La mamma mi vieta di toccare il fuoco, è cattiva”.

L’età infantile è (anche) l’età dei capricci e del prevalere del sé sugli altri. Il bambino nasce rivolto verso se stesso e soltanto con il contatto sociale e con l’esempio si apre pian piano al mondo. Il mondo degli adulti. Ma è davvero un mondo degli adulti quello che ci circonda? Sembrerebbe proprio di no.

La tendenza attuale, pericolosissima in chiave futura, è quella di un prevalere dei diritti sui doveri, dei desideri sulle responsabilità, del sé sulla comunità. Un generico “voler stare bene” a tutti i costi, inteso come pretesa di un benessere puramente materiale.

Nelle nuove generazioni questi segni si sono fatto così evidenti da destare dal letargo anche qualche cattedratico liberale. È la società-mamma, un sogno (o un delirio?) che avvolge una società europea circondata da nemici e in bilico verso la sconfitta.

I segni sopra richiamati si manifestano sotto molteplici e concorrenti aspetti. Se ne possono tratteggiare numerosi e, tra questi, ricorderemo i seguenti. E che qualcuno ne tragga le conseguenze.

Isolamento. L’avvento di tecnologie sociali determina il prevalere della comunicazione virtuale su quella reale. L’individuo si trova a disagio nelle interazioni con i propri simili, giungendo ad evitare per quanto possibile il contatto sociale. È l’età del vagito solitario, dell’e-mail contro la telefonata, della chat contro l’uscita in gruppo. La percezione di sicurezza e di protezione determinata dall’assenza di contatto fisico e visivo con l’altro spinge gli individui in culle virtuali dall’abbraccio sempre più stringente. Un abbraccio che non tollera rivali.

Capriccio. La pretesa di “nutrimento” e di comodità si trasforma in un’ondivaga ricerca di una realizzazione di sé: è l’epoca delle relazioni opportunistiche, dei genitori da cui trarre sussistenza anche in età adulta, dei colloqui di lavoro che iniziano dalle domande sulle ferie, degli sport praticati per moda, delle mete di vacanza scelte per confondersi alla moltitudine. È l’età in cui il “volere” si identifica pericolosamente – e solo nel pensiero – con il “potere”. Il diritto è il dolce zuccherino, il dovere è la verdura cattiva da rifiutare a smorfie.

Immaturità. È l’epoca della paura per l’impegno, del venir meno della parola data, del ritardo agli appuntamenti per poter poppare ancora un po’ da mamma Internet. L’epoca del prevalere del divertimento – inteso nelle sue forme più rudimentali ed individualistiche – sul raccoglimento. Dell’ape che vola di stage in stage: e non diamo la colpa soltanto alla “crisi”. La crisi è soprattutto in noi.

Materialismo. È l’epoca dei giochi sfolgoranti per adulti, del modello nuovo di cellulare, del tenersi le figurine della vita tutte per sé, senza scambiarle con i compagni. È l’età della casa comprata dai genitori, dell’auto a 18 anni, del nome esotico al cagnolino.

Siamo quindi nella culla. Il progresso è una culla? La spinta alla massificazione, all’accettazione perbenisti del “diverso” non nasce da una profonda consapevolezza filosofica. Nasce da una paura che ben pochi sanno riconoscere.

La grande paura di questa umanità bambina – senza adulti che la tengano per mano – è quella di fermarsi e chiedersi “chi sono?”. È la paura che ci spinge a dire “tutto è uguale”, “siamo tutti identici”: perché l’identità è comoda e rassicurante, non ha colori e non richiede riflessioni. Non riconoscere se stessi e la distinzione con il mondo esterno è un atteggiamento del neonato che tutti inconsapevolmente stiamo acquisendo, anche se l’età del pannolino è passata da un pezzo.

Ergersi Uomini, darsi una tenuta interiore è l’unico reagente per alzarsi dalla culla e non lasciarsi sopraffare. A qualunque costo, anche se nessuno dei bambini che ci circonda è in grado di capire. Poco importa. Facciamolo per noi, facciamolo o saremo perduti.

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fonte: Ordine Futuro

4 commenti su “Il futuro è nei capricci? L’umanità bambina – di J. du Lys”

  1. “Ergersi uomini”: è un bel dire in un mondo in cui coloro che sono stati capaci di farlo o se ne sono già andati o sono vecchi e stanchi. Oggi si crede che ergersi uomini consista nello sparare per le vie della città e coprirsi col tricolore gridando “viva l’Italia”. Ma ha bisogno di ben altri manichini il tricolore per significare un concetto alto della patria e per quanto gli animi siano esasperati da una corda che diventa sempre più tesa, c’è bisogno di uomini che siano veri dalla testa ai piedi, con quella consapevolezza della dignità umana che parte prima di tutto da ciò che ha fatto grande la nostra gente, da quel cristianesimo che un tempo impregnava di sé pensieri, parole e opere formando, allora sì, uomini veri. Si è fatto di tutto per distruggere questo fondamento e distruggendolo non restano che gesti e parole vane, inutili, spesso ridicole, miserevoli. Una classe politica corrotta, pronta a tutto, alleanze vergognose fra personaggi che osano dirsi cattolici e massacatrici seriali di bimbi ancora non nati, pur di racimolare voti, pur di restare a galla. Come trovare in mezzo a questo putridume una figura che si erga come uomo se i piedi di costoro stanno fra le sabbie mobili del nulla?
    A volte pare di vedere il buio totale, ma non è del cristiano la disperazione.
    Affidiamoci sempre più alla Vergine Santissima.

    1. Una delle ultime considerazioni, parlando di due autori cattolici: Ma xy è padre, quindi il suo rimprovero, non è critica intellettuale soltanto ma, richiamo affinché l’altro si corregga. Ecco direi che da tempo il padre, anche se pochi di biologici ce ne sono ancora, il padre è scomparso. Ed è anche scomparso il marito. L’amico ha sostituito il padre, come il compagno ha sostituito il marito. Amico e compagno figure adolescenziali appunto, con rischio di scivolare in un velato carattere di tipo omosessuale.E’ una società senza padri. Diverso quando il padre era in guerra, assente; tutti sapevano allora che stava combattendo per la patria, la famiglia, i figli tutti minacciati; le madri invece con i figli più grandicelli combattevano, nel quotidiano duro ed incerto, fianco a fianco. Assenze diverse, le prime all’insegna dell’accidia, le seconde all’insegna del sacrificio di sè, che la Fede illuminava e rinvigoriva.

  2. “La mamma mi vieta di toccare il fuoco, è cattiva”
    E infatti i genitori, gli insegnanti non educano più: non vogliono essere più “cattivi”.
    A questa mentalità sembra essersi accodata anche la Chiesa a partire dal discorsi di Giovanni XXIII all’apertura del Concilio Vaticano II. Guai a ricordare che certe azioni spingono all’inferno. Guai a far presente al bambino che se si sporge dalla finestra rischia di cadere giù e di morire, o se attraversa la strada senza guardare rischia di essere investito. Non si deve spaventare il bambino, così come non si deve spaventare l’adulto, ricordando che certe azioni possono avere delle tragiche conseguenze. Anche per la vita eterna.
    Emanuele

    1. Ma perché, Emanuele? perché rifiutano ostinatamente di ricordare che esiste l’inferno, e che i peccatori impenitenti (LGBT, abortisti, nemici storici di Cristo) ci finiranno sicuramente dentro? se lo è mai chiesto? c’è chi ha trovato la risposta : essi, LORO, questo neoclero della neochiesa di satana (massonica, comunista, protestante, ecumenista suicida) lavora, più o meno consapevolmente, per Lucifero, non per Cristo, quindi fa di tutto affinché le anime vadano all’inferno, badando bene a che esse non se ne rendano conto : dottrina e precetti = pietre da scagliare contro poveri fratelli indifesi (anche se puttanieri, sodomiti, adulteri sacrileghi, ecc.), peccato=errore, fragilità; ravvedimento operoso e cambiament o di vita= accompagnamento delle fragilità (dove? ma all’inferno, assieme agli accompagnatori). Eretici e scismatici, così come non cristiani : non convertivi, né? non fate questa enorme sciocchezza, potreste rischiare di andare in Paradiso ! Una banda di criminali della fede, di assassini delle anime, tutti Giuda Iscariota, maledetti da Dio per l’eternità !!!

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