IL GIUDICE SUPREMO SI CHIAMA MERCATO. MA CHI LO CONTROLLA? – di Rino Tartaglino

di Rino Tartaglino

Da 7giorni7, bollettino della Associazione Cattolici Genovesi

borsa

La globalizzazione senza la politica è come la malavita.

(Zygmunt Bauman)

Se uno apre un qualsiasi giornale che vada dalla “Repubblica” al “Corriere”, in questi giorni troverà che la parola più usata o abusata è: i mercati. Bisogna guardare ai mercati, bisogna rendere conto ai mercati, bisogna rispondere ai mercati. I mercati promuovono, i mercati bocciano. Mercati: un’ossessione. Il nostro giudice supremo si chiama mercati. Allora il soggetto comincia a chiedersi: ma chi sono questi mercati? Ebbene l’enigma è presto svelato. I mercati sono le Borse. Le Borse sono il bacino di raccolta dei capitali finanziari. I capitali finanziari sono posseduti dalle banche e dai grandi gruppi d’affari, che sono, in parole più chiare, gli speculatori finanziari che in questi anni, coi loro prodotti tossici, quali i derivati, hedge funds, futures, swaps (parole magiche per indicare un mondo di carta in cui sono investiti anche i risparmi dei poveracci, cioè dei piccoli risparmiatori), hanno provocato i disastri economici mondiali. Così di recente abbiamo scoperto che anche gli Stati possono fallire, cioè diventare insolventi.

E chi lo stabilisce? Il mercato borsistico; ma chi sono coloro che decretano la fiducia? Le società di rating, dove gli speculatori detengono il pacchetto azionario di maggioranza. Quindi, non è semplicemente una operazione in un mercato calmo dove l’investimento è portato sul titolo più redditizio come sarebbe ovvio; no, si crea una situazione voluta, si vendono titoli, si spargono notizie per abbassare le quotazioni.

Quindi, possiamo parlare di una speculazione indotta, creata artificialmente per danneggiare uno Stato, un sistema produttivo o come probabile, mettere in ginocchio l’intero continente europeo. Conta più sul mercato borsistico George Soros che gestisce un patrimonio personale di 25 miliardi di dollari, che può essere movimentato molte volte all’anno, che i patrimoni di dieci milioni di persone che hanno investito 250 miliardi ma che non movimentano i loro investimenti.

Per avere la fiducia dei mercati, cioè per fermare la speculazione, gli Stati devono risanare il bilanci, ridurre il loro indebitamento spremendo i cittadini. Manovra uno, manovra due, manovra tre, eccetera. Per chi ha l’obiettivo perverso di creare danno, le manovre non bastano mai. Il ciclo si ripete fino a quando l’impoverimento sarà tale da portare a ribellioni e moti di piazza. Occorre fermare la speculazione. La domanda è come fare?

La prima cosa da fare è regolamentare la funzione delle banche. Le banche ricevono denaro dai depositanti e devono prestare i soldi ad operatori economici; quindi non devono fare attività speculativa. Altri tipi di operazioni devono essere autorizzate. La seconda operazione riguarda l’emissione di obbligazioni che devono essere emesse solo in funzione di attività produttive e non speculative. Infine i gestori di patrimoni e di fondi di investimenti devono ridurre l’attività speculativa operando investimenti per periodi non inferiori a sei mesi. Infine, togliere dal mercato tutti quei titoli fasulli, i cosiddetti derivati di cui non si conosce il contenuto. Chi li ha messi in circolazione deve ricomperarli e toglierli dal mercato.

Se gli Stati concordemente non imporranno queste regole al mercato finanziario, nessun provvedimento futuro potrà evitare la crisi economica.

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