Il libro dei Maccabei, come specchio dell’oggi – di Cesaremaria Glori

Sotto Antioco Epifane furono bruciati i libri dell’Alleanza e se qualcuno disobbediva veniva punito con la morte. Vennero eretti altari e si bruciò incenso ai nuovi idoli  sulle strade e nelle piazze e fu profanato il sabato. Come non vedere, allora, in queste cronache di duemila e duecento anni fa, l’equivalente di quel che accade al giorno d’oggi nell’Europa moderna e nell’Occidente una volta cristiano?

di Cesaremaria Glori

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Le letture  della liturgia del 20 novembre sembrano essere state scelte per farci riflettere sul tempo presente. La prima lettura è tratta dal Primo libro dei Maccabei ove si narra della penetrazione dell’Ellenismo in Israele. Penetrazione voluta dai modernisti israeliti di quell’epoca, i quali vollero introdurre fra il popolo di Israele, assieme alle indubbie conquiste civili,  anche i costumi e le usanze incompatibili con i precetti della Legge dell’Antica Alleanza. Il dominio dei Tolomei e quello successivo dei Seleucidi aveva sostanzialmente  rispettato le pratiche di vita del popolo ebraico, cui fu concesso di continuare a vivere secondo le antiche usanze adattandole alle leggi civili dei dominatori, come faranno in seguito e con più equo criterio di tolleranza i Romani. L’indubbio progresso civile dell’Ellenismo aveva creato malumori fra le classi più elevate del popolo ebraico che ben presto vollero fruire degli agi e di molte libertà concesse dalla mentalità dei dominatori pagani. Ben presto emersero voglie di cambiamento e di adattamento allo stile di vita dei pagani, certamente più seducente per chi voleva godere dei beni e del modo di goderli da quelli adottato. L’avvento al trono di Antioco Epifane, che era stato ostaggio a Roma, indusse i più decisi dei modernisti di quel tempo a chiedere al nuovo re di poter introdurre i costumi e i modi di vita ellenistici anche fra il popolo di Israele. Richiesta che implicava l’abbandono graduale dei precetti sanciti dalla Legge dell’Alleanza mosaica.

Antioco Epifane può essere identificato con la moderna Europa che, in un certo senso, è stata ostaggio degli Stati Uniti d’America per tutto il periodo della cosiddetta Guerra Fredda. L’Europa di Maastricht sembra richiamare il dominio di Antioco Epifane, con quella libertà di costumi che fa pensare alle depravazioni dei templi degli dei pagani ove la prostituzione era accompagnata da riti sacri, con le leggi che approvano la soppressione dei nascituri,  con la comune lingua inglese che tanto ricorda il greco della Koiné utile e veicolare più facilmente la depravazione dilagante, con l’eccessiva libertà che ha reso leciti comportamenti individuali e di gruppo che prima erano bollati come scandalosi, il progressivo abbandono della purezza dei costumi cristiani che  va di pari passo con quello delle pratiche religiose tradizionali, per arrivare infine ( Motus in fine velocior)  ad introdurre, in questi ultimi anni, leggi che vanno contro la natura umana o che legittimano la corruzione dell’infanzia ovvero la soppressione della vita dei malati terminali e di coloro che decidono di porre fine alla propria vita delegando ad altri l’attività necessaria per metterla in atto. E come se non bastasse la diffusione di tecniche per mutare la riproduzione dell’Uomo mercificando il concepimento e la gestazione o, ancora più grave, selezionare secondo gusti arbitrari sesso e caratteristiche del nascituro come se si trattasse di un bene materiale qualsiasi e quindi soggetto alle leggi economiche della domanda e dell’offerta. L’abominio della desolazione è stato raggiunto grazie anche al silenzio o all’opposizione morbida e conciliante di una Chiesa che sembra aver accettato la convivenza con un mondo ribelle che ha voltato le spalle a Dio ponendo l’arbitrio dell’Uomo ad unico metro di giudizioso. Sotto Antioco Epifane furono bruciati i libri dell’Alleanza e se qualcuno disobbediva veniva punito con la morte. Vennero eretti altari e si bruciò incenso ai nuovi idoli  sulle strade e nelle piazze e fu profanato il sabato. Come non vedere, allora, in queste cronache di duemila e duecento anni fa l’equivalente di quel che accade al giorno d’oggi nell’Europa moderna e nell’Occidente una volta cristiano? L’avvento del dominio di Alessandro Magno può essere assimilato all’evento della Rivoluzione francese, che ebbe la sua diffusione e consacrazione con Napoleone, mentre l’Inghilterra  sembra avere rappresentato nell’epoca moderna ciò che nell’antichità fu Cartagine e la nascente potenza romana rammenta gli Stati Uniti, la cui Guerra di secessione ricorda molto da vicino la guerra civile fra Cesariani e Repubblicani.

Ma quello che maggiormente apparenta i due periodi storici è la volontà di adottare i costumi pagani da parte di Israele che, per molti aspetti, sembra identificarsi nella moderna Europa e nell’Occidente. L’Europa che  volle introdurre già con la Rivoluzione Francese il culto di Baal innalzando simboli fallici (tanto cari alle Massonerie di tutto il mondo) con gli alberi della Libertà. Libertà che è divenuta in questi tempi il libertinismo più sfrenato con le manifestazioni LGBT che mostrano folle sfrenate di novelli sacerdoti e sacerdotesse della Lussuria erigere altari e bruciare incensi con il consumo di droghe per adorare il feticcio  della Libertà Negativa. Non mancano nemmeno i templi in cui si adora Baal e Astarte ove la gioventù d’oggi si raduna durante i fine settimana per celebrare festini ove la depravazione fa scempio della nostra gioventù, sedotta dal consumo di devastanti droghe. Possiamo ben piangere con l’autore del Libro dei Maccabei  per le fanciulle e i ragazzi che languiscono; per la bellezza delle donne venuta meno, quella bellezza priva di ogni trucco, adottando i quali si perde l’innocenza dello sguardo dell’infanzia per assumere quello provocatorio di chi si accinge a perdere il dono più grande che una donna può dare, la vera autentica femminilità; e piangere dobbiamo per la fuga degli abitanti di Gerusalemme che diviene abitazione di estranei. Gerusalemme che diviene estranea alla sua stessa progenie e i suoi figli l’abbandonano; il suo santuario è desolato come un deserto, le sue feste si mutano in lutto, i suoi sabati in derisione e il suo onore in disprezzo. Pari alla sua Gloria è il suo disonore e la sua magnificenza si muta in lutto.

Come non vedere in questo lamento la situazione della Cristianità moderna e nel tempio la Roma cattolica, l’odierna Gerusalemme? I nostri giovani costretti ad emigrare per mancanza di lavoro e per assenza di quegli ideali che rendono meritevoli di coraggiosi tentativi di risanamento ciò che è ancora sensibile all’ entusiasmo di una cura paziente ed amorosa. Il santuario desolato come un deserto sono le chiese disertate ove si celebrano liturgie sciatte che nulla dicono al cuore e allo spirito ed ove le festività più sacre come il Santo Natale e la Settimana Santa sono state penalizzate dal politicamente corretto che ha messo da parte tradizioni commoventi, canti solenni e cerimonie ridondanti colme di  reconditi significati che sotto il simbolo lasciano percepire il mistero di un’arcana presenza.

L’arte cristiana che aveva fatto dell’Italia il giardino del mondo è ora avvilita dalla presenza di architetture fredde che tutto concedono alla  essenzialità della tecnologia, perdendo però il gusto dell’inventiva che si ingentilisce con l’apporto di elementi della natura, natura concepita come ancella servizievole dell’Uomo e che ora è cancellata da gelide strutture che non destano alcuna emozione. Senza emozioni l’arte latita e predomina l’informe e tutto assume le sembianze di quelle figure che appaiono nei sogni durante gli assalti della febbre.

Dove stiamo andando? Quale può essere la meta di questa depravazione se non una schiavitù che vedrà dapprima il dominio dell’informe regime che ora ci avvilisce e ci rende apparentemente liberi ma che in realtà ci fa schiavi dei nostri peggiori istinti e che ci trasformerà poi in pavidi ed obbedienti automi ad un Potere che si farà sempre più invasivo e prepotente a mano a mano che la sua espansione permessa e sostenuta al solo scopo di indebolire sino alla completa esautorazione la nervatura cristiana dell’Europa e della vecchia cara Italia che la Roma di Cristo aveva fatto sua docile e dignitosa ancella.

Italia cara, come ti vedo annichilita e senza più guide né pastori. Un potere perverso sembra essersi di te impossessato. Sembra quasi che su di te aleggi il riso volgare e malvagio di una volontà iniqua, tanto da far pensare a quel che Salviano di Marsiglia, elegiaco cantore della Roma dei Cesari, espresse con il suo accorato lamento Roma ridet et moritur. Roma muore ridendo come un folle. Se muore Roma muore anche l’Italia.

Ma non dobbiamo disperare. E’ la stessa liturgia di oggi che ce lo fa sperare con fiducia. Alla prima lettura segue il brano del vangelo di Luca col risanamento del cieco di Gerico, il cui lamentoso ed insistente grido di pietà fu alla fine accolto con benevolenza da Gesù che ordinò che fosse a lui condotto. Quante ignote e silenziose creature invocano ora l’aiuto di Gesù Cristo e di Sua Madre! Madre che mai, in duemila anni, ha abbandonato l’Italia come dimostrano le sue apparizioni e i suoi numerosi interventi da quando il nome di Cristo si è diffuso su questa penisola! Chi sarà a condurre questo cieco di Gerico rappresentato dall’Italia e dall’Europa intera alla presenza del Cristo risanatore? Sentinella chi vedi all’Orizzonte? Invochiamo la Vergine di Fatima che presto ci faccia condurre per mano presso Suo Figlio affinché ci ridoni  la vista. Sì proprio della vista abbiamo bisogno, perché proprio ciechi siamo stati ad abbandonare la retta via che ci aveva fatto da guida per il mondo e che ora ci vede ridotti a chiedere il pietoso soccorso materno. Soltanto Lei ci può ricondurre a Cristo. Ad Jesum per Mariam.

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