di Rino Cammilleri
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Esce anche nelle sale italiane, il 15 ottobre, dopo una lunga attesa, il kolossal Cristiada (2012) con un cast di prim’ordine: Andy Garcia, Eva Longoria (premio Golden Globe), Peter O’Toole (Oscar) nel suo ultimo lavoro prima di morire.
Il regista, Dean Wright, è quello che ha curato gli effetti speciali in Titanic , Il Signore degli Anelli e Le cronache di Narnia . Un altro big alla colonna sonora: James Horner ( Avatar , Titanic , Braveheart ), anche lui premiato con l’Oscar. Distribuito dalla Dominus Production, il film narra la storia dell’insurrezione (più unica che rara) dei cattolici messicani contro il governo massonico-giacobino-bolscevico di Plutarco Elías Calles nel 1926.
Calles si era messo in testa che la causa dell’arretratezza del Messico rispetto ai vicini Usa stesse nel cattolicesimo. Provò a creare una chiesa nazionale prona al regime ma i messicani erano troppo legati alla loro religione. Allora si scatenò: chiuse i seminari e le scuole cattoliche, espulse i preti stranieri, sciolse tutti gli ordini religiosi, espropriò le chiese, obbligò al matrimonio i preti e li statalizzò, arrivò al grottesco di vietare l’uso di espressioni gergali come « si Dios quiere », costrinse gli impiegati statali a smettere di andare in chiesa e di portare al collo croci. Nel contempo, squadracce filogovernative attaccavano le processioni o i fedeli durante le messe, malmenavano il clero, compivano attentati come quello dinamitardo che sventrò il santuario di Guadalupe nella capitale. I cattolici (cioè, quasi tutti i messicani) indirizzarono a Calles una petizione di protesta che raccolse due milioni di firme (sui quindici milioni di abitanti totali del Messico, molti dei quali analfabeti) ma che non ebbe risposta. Allora si costituirono in «Lega nazionale in difesa della libertà religiosa» e lanciarono il boicottaggio dei prodotti statali: treni, corriere, teatri, lotterie, banche, tabacchi. Dato il successo di quest’ultima operazione, Calles divenne una belva e cominciarono gli omicidi «misteriosi» di esponenti cattolici, gli arresti, le perquisizioni, le violenze. I vescovi messicani, a quel punto, decisero la sospensione del culto in tutto il Paese e il cattolicesimo entrò nelle catacombe. Il papa Pio XI denunciò la situazione messicana con l’enciclica Iniquis afflictisque (1926) e ancora, in seguito, tornò sull’argomento con l’ Acerba animi (1932) e la Firmissimam constantiam (1937). Ma intanto i cattolici messicani avevano optato per l’ultima risorsa: le armi. In breve tempo un’armata di cinquantamila uomini insorse contro il governo e per tre anni riuscì a tenere testa egregiamente ai federales , sebbene questi ultimi fossero meglio armati e organizzati.
I governativi potevano contare, infatti, su artiglieria, treni blindati, mitragliatrici, aerei, nonché sull’appoggio interessato (al petrolio) dei confinanti Stati Uniti, antipapisti per tradizione. La guerra detta cristiada (da cui il titolo del film) cominciò come guerriglia e presto divenne guerra-guerra. I cristeros – chiamati così per disprezzo, perché andavano all’assalto al grido di « Viva Cristo Rey! » – si avvalsero infatti dei servigi di un generale veterano, Enrique Gorostieta Velarde (interpretato da Andy Garcia), che accettò di organizzarli e assumerne il comando. Gorostieta non era affatto un credente ma, da vero liberale, non sopportava la tirannia del governo Calles e riteneva la libertà religiosa un diritto imprescindibile. Sotto la sua guida i cristeros arrivarono a controllare quasi tutto il Messico, ripristinando il culto nelle zone che liberavano. Le donne, inquadrate nelle «Brigate Giovanna d’Arco», fornivano logistica, informazioni e, soprattutto, munizioni, di cui i cristeros erano a corto (mentre i governativi potevano rifornirsi negli Usa).
I governativi, a differenza dei cristeros , avevano licenza di massacro ed efferatezza, senza distinzione tra combattenti o civili, adulti o bambini. Nel film, Peter O’Toole interpreta un vecchio prete fucilato solo perché tale. Il film narra anche la storia, vera, del piccolo José Sanchez del Rio, a cui venne imposto di insultare Cristo. Poiché si rifiutava, con un coltello gli scorticarono le piante dei piedi, poi lo costrinsero a camminare scalzo fino al luogo dell’esecuzione. La Chiesa lo ha beatificato come martire. La mediazione dell’ambasciatore americano nel 1929 convinse la Chiesa a ordinare ai cristeros di deporre le armi quando erano a un passo dalla vittoria. Fu obbedita ma era una trappola. La vendetta silenziosa di Calles calò sui dieci anni seguenti.
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Vedi anche: “I Cristeros massacrati dallo Stato laico” – di Rino Cammilleri
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fonte: Il Giornale
3 commenti su “Il massacro nascosto. Quando i cristiani morivano in Messico – di Rino Cammilleri”
Bell’articolo. Unica pecca, quel “… da vero liberale”. Cosa vuol dire il Cammilleri? Il liberalismo è una porcheria, perché si fonda sulla pretesa di emanciparsi da Dio. Uno scrittore cattolico dovrebbe saperlo, ed essere cosciente che, scrivendo certe cose, potrebbe indurre qualche bravo ma poco preparato cattolico a pensar bene del liberalismo.
Vuol dire quello che dice, ovvero che il generale era liberale anche nei confronti di coloro di cui non condivideva la fede, al punto di combattere e rischiare la vita con e per loro. Al contrario, i “liberal” odierni sono tali solo con chi professa la loro stessa ideologia tirannica e nichilista. Con ciò Cammileri non parla bene del liberalismo, ma rende giustamente onore a un personaggio che di fatto ha agito per il Bene.
Ammiro molto il sempre schietto Rino Camilleri. Nel suo discorso solo tre parole da cancellare: “da vero liberale” che sarebbe stato bene sostituire con: ‘nostante fosse liberale’.
Vive cordialità.