Il pastore adultero e le pecorelle adulterate – di Paolo Gulisano

Uno degli aspetti più preoccupanti dell’attuale grave crisi della Chiesa sta nel fatto che non solo il male dilaga, ma che non lo si riconosce come tale, e così facendo si finisce per giustificare (e approvare) quello che è ingiustificabile. L’ultimo esempio viene da quello che può sembrare solo un episodio di cronaca, perfino un po’ vintage: un prete con l’amante. Sì, caro lettore, hai letto bene: c’è un apostrofo (rosa), perché si tratta di un’amante femmina.

Il protagonista del boccaccesco episodio è tale don Gianfranco Del Neso, amministratore parrocchiale della chiesa di “Maria Ss. Madre della Chiesa” di Lacco Ameno, Isola d’Ischia, che da tempo ha una relazione segreta con una donna. La relazione è venuta alla luce perché la signora ora è incinta del prete, che pertanto ha deciso per il matrimonio riparatore. Il suo vescovo lo ha giustamente sospeso dall’esercizio del ministero sacerdotale, piuttosto a malincuore peraltro, a giudicare dal comunicato ufficiale emesso dalla diocesi di Ischia: “Il Vescovo fortemente addolorato per l’accaduto, ha riconosciuto l’onestà di don Gianfranco nell’aver condiviso con lui la fatica nel rimanere fedele all’impegno del celibato. Il sacerdote intende assumersi tutte le responsabilità connesse alla sua nuova situazione di vita che prevede l’arrivo di un figlio”.

Ma quello che più colpisce, di questa vicenda, sono i tantissimi i messaggi apparsi sulla pagina Facebook di don Del Neso, con i parrocchiani che hanno espresso la loro “solidarietà” nei suoi confronti, plaudendo alla sua scelta. “Io sto con Gianfranco. Invece di vivere una doppia vita come fanno molti ha avuto coraggio ed onestà. Sarai per sempre un uomo di Dio” scrive un uomo, mentre una parrocchiana ha dichiarato ”Ama e fa ciò che vuoi”, manipolando sant’Agostino. ”Tutta la mia stima per l’onestà dimostrata, tutto il mio dolore per aver perso un bravo sacerdote”.

Ma di cosa stiamo parlando? Di quale “onestà” cianciano i parrocchiani di Lacco Ameno? Onesto uno che teneva i piedi in due scarpe, che faceva il prete e poi aveva incontri galanti con una signora, durante i quali – visti gli esiti gravidici – non meditavano certo le Scritture? Questo sarebbe “un uomo di Dio”? E quale “coraggio” ha dimostrato, visto che solo davanti al fatto compiuto, solo dopo aver fatto la frittata si è deciso a convolare a ingiuste nozze?

Quello che i parrocchiani, ormai evidentemente rintronati da tanta retorica misericordista, anti-rigorista (è di ieri l’ennesima tirata fatta a Santa Marta contro i “cristiani rigidi”), non riescono a vedere è il male che il loro affezionato parroco ha fatto. Il tradimento, l’adulterio, perché don Gianfranco era un uomo già impegnato, impegnato con la Chiesa di Cristo. I parrocchiani conniventi col suo male, evidentemente hanno perso il senso del peccato, come purtroppo tantissimi cristiani di oggi. Dei Comandamenti, oggi non si cura nessuno. Forse gli unici che verrebbero indicati in un ipotetico sondaggio tra i fedeli delle parrocchie sarebbero: non inquinare; non respingere i migranti; non votare Salvini.

A beneficio di tutti quanti vogliamo invece ricordare che c’è un Comandamento che dice “Non commettere adulterio”? E cioè? Cioè non avere una vita sentimentale disordinata. Non commettere atti contro la purezza, del corpo e del cuore. Don Gianfranco aveva fatto una promessa solenne, un voto, di rinunciare all’esercizio della sessualità per un bene più grande. Per amore di Cristo si può rinunciare a tutto, per avere il tutto. Alla base di scelte eroiche c’è l’amore.  Si rinuncia per un di più.

Immaginiamo già le critiche a queste nostre osservazioni, che qualcuno definirebbe rigide e rigoriste. Bisogna essere chiari: nessuno di noi è perfetto, commettiamo tutti continuamente errori. Il cristianesimo definisce “peccatore” ogni essere umano, nonostante il fastidio strisciante di tante persone, cristiane e non, che ritengono questo linguaggio come troppo pregno di un pessimismo ormai fuori moda. Eppure, è innegabile, è la realtà dell’essere umano: un essere che, volente o nolente, cade continuamente, per rialzarsi di volta in volta. La perfezione sembrerebbe non essere cosa di questo mondo. Eppure, Gesù ha fatto una richiesta ben precisa: “Siate perfetti come perfetto è i Padre mio”. Come fare? È proprio in occasione di una persona caduta nel peccato contro il sesto comandamento che Gesù ci mostra la via.

La bellissima parabola di Gesù che salva la donna adultera che sta per essere lapidata è indicativa di quanto ci stiamo dicendo. L’adulterio era considerato un reato che prevedeva la massima pena, la lapidazione della donna, proprio perché profanava qualcosa di sacro, il matrimonio. Gesù sorprende ogni logica umana con quella famosissima frase: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Questo affascinante passo evangelico ci riporta a quanto stiamo dicendo: siamo tutti corruttibili, siamo tutti sul crinale, a rischio di scivolare e di rovinare giù.  Allora cosa rimane, quando si prende atto di essere tutti corruttibili e senza possibilità di giudicare? Ce lo rivela lo stesso Gesù, rivolgendosi alla donna salvata: “Donna, dove sono tutti? Nessuno ti ha condannata?”. Rispose: “Nessuno, Signore”. Le disse Gesù: “Neppure io ti condanno, va e non peccare più”. È come se Gesù dicesse a tutti noi di essere consapevoli della nostra fragilità, evitando di condannarci, ma chiedendoci di incamminarci verso la perfezione. Non propone un colpo di spugna, non è una proposta al ribasso, o un perdonismo a buon mercato. “Va e non peccare più”. Ed ecco cosa rimane: l’incamminarsi verso una vita in cui ci si sforza di non adulterarci.

C’è un altro esempio importante che ci aiuta a capire cosa significa essere persone costantemente soggette alla corruzione: è il caso dell’incontro tra Gesù e la samaritana. Quando Gesù arriva al pozzo dove incontra la donna si apre un duello dialettico bellissimo tra i due, condotto sul filo del rasoio, sino al punto in cui la donna fa intendere a Gesù, che appare un giovane adulto apparentemente disponibile, di essere libera e senza marito. A quel punto Gesù le fa notare che lei ha avuto ben cinque mariti! Lo fa senza aggiungere commenti, pone semplicemente la donna di fronte a se stessa, alla sua vita e al suo passato, mettendola di fronte alla sua coscienza, senza maschere. A quel punto la donna riconosce Gesù come un profeta, si abbandona alla sua Parola e riconosce i suoi peccati. Ancora una volta l’insegnamento cristiano giudica perché mette di fronte alla verità, comprensivo della nostra debolezza, ma anche della possibilità di superare i peccati, incamminandoci su un sentiero di lotta continua contro il male che c’è in noi.

Con queste premesse, “non commettere adulterio” è un invito a non insistere nel rimanere sul sentiero del peccato, non rendere una singola caduta il sistema di vita, il campo d’azione sistematico; significa cercare di incamminarsi lungo la strada che conduce alla perfezione, pur nella consapevolezza di non poterla mai raggiungere. Significa, ancora, e soprattutto, non adulterare il cuore, non adulterare se stessi. È un precetto transitivo.

Don Gianfranco è caduto, non è riuscito a mantenere il voto di fedeltà, ha peccato, e sarà giudicato dal Padreterno.  Tuttavia, ci auguriamo che le pecorelle del suo gregge possano aprire gli occhi, lasciar perdere la pseudo solidarietà, che in realtà si chiama connivenza, e scoprire la vera Chiesa, quella che si oppone al male, cominciando a chiamarlo col suo nome.

 

 

 

45 commenti su “Il pastore adultero e le pecorelle adulterate – di Paolo Gulisano”

      1. Dio non smise di amare Davide, suo consacrato, perché si compiace di trarre dal male un bene più grande.
        Il celibato non è una legge divina ma umana ed è nata per motivi contingenti, non spirituali.
        San Pietro fu scelto fra gli sposati. Si sa che aveva una figlia, Petronilla, e nel Vangelo si nomina la suocera. Forse era già vedovo perché la moglie non si nomina mai.
        San Paolo, nella Lettera a Tito raccomanda che il Vescovo sia sposato una sola volta e sappia ben dirigere la sua famiglia.
        Le situazioni sociali cambiano e bisogna tenerne conto. Gli uomini, un tempo, si difendevano costringendo le donne al pudore e alla sottomissione. Oggi le donne non hanno inibizioni di sorta e non sono pudiche. Io avevo solo sei o sette anni e un braccino magro come il legno di una scopa quando il parroco mi redargui’ perché avevo il vestitino senza maniche a quei tempi proibito.
        La doppiezza è brutta, però sappiamo che ogni dittatura ha visto nascere cattivi partigiani.
        Forse dovremmo pregare di più “per i pastori”, come ripetono da tempo a Medjugorje.

        1. @Horacio, quindi? Le va bene che sia e rimanga così?
          @Maria1, Lei crede che, siccome le situazione sociali cambiano, debba cambiare anche il senso del peccato?

          1. Gli ortodossi sono sposati e non si sentono in peccato. Solo lamentano una grande povertà in Romania perché hanno tanti bambini.
            Il peccato potrebbe commetterlo chi li costringe alla latitanza.
            Ma non oso addentrarmi in un tema che non mi compete.

        2. Petronilla era figlia spirituale….non mi risulta vedovo…. mi sa che vissero come fratello e sorella dopo….Sposato una sola volta potrebbe anche riferirsi invece a d un vero vedovo…. forse è meglio non fare troppe disquisizioni ed avere pudore, ed anche certe inibizioni è buono….

    1. Sempre così se non peggio, noi vecchi possiamo testimoniarlo. Quanti ipocriti nella Chiesa che è misteriosamene SANTA. Quanti ipocriti che vorrebbero ogni peccatore (sempre e solo contro il 6° comadamento) ” marchiato” a fuoco e/o alla gogna. Certo che quel prete ha peccato, ma che avrebbe dovuto dire e fare il suo vescovo oltre a sospenderlo dal suo ministero e iniziare l’iter per la riduzine allo stato laicale? quanti evasori fiscali, veri ladri della collettività, tra preti, vescovi e fedeli che si battono il petto a capo chino e poi pagano commercialisti compiacenti e complici di latrocini, il più delle volte, miliardari. I comandamenti sono 10. Quanti vecchi genitori muoino soli e abbandonati, non “onorati” dai loro figli, in molti casi vescovi, preti e diaconi. 10 sono i comandamenti, no alla sessificazione della morale cristiana, è isteria malsana. I COMANDAMENTI SONO 10. Rigorosi si ma non malati di RIGORISMO (solo e sempre sessista).

      1. In questo sito nessun articolo ha mai detto che il settimo Comandamento ed il quarto si possano violare impunemente, quindi il suo discorso sembrerebbe fazioso (se non ho capito male).
        Come ha detto lei i comandamenti sono 10 e QUINDI non se può eliminare NESSUNO, NEPPURE IL SESTO!
        Condannare SOLTANTO gli evasori fiscali non è isteria malsana? Non è essere malati di rigorismo?
        I Comandamenti sono 10 e devono essere tutti RISPETTATI ed OSSERVATI, senza screditarne nessuno e senza screditare nessuno che li ricordi agli altri!
        Vogliamo abolire il sesto? E che cosa dovrebbe essere concesso? Alcuni preferirebbero l’adulterio, altri lo stupro, altri la sodomia, altri la pedofilia, altri la contraccezione…secondo lei la Chiesa dovrebbe derubricarli tutti? O, ascoltando Dio, non dovrebbe concedere nessuno di quei peccati immondi? E poi avrebbe IL POTERE di derubricarne qualcuno?
        E per quel che riguarda il settimo, perché limitarci a condannare la corruzione? E l’usura? E la rapina? E il furto? E l’estorsione? O condannarli tutti e cinque è da rigoristi isterici malsani?

      2. jb Mirabile-caruso

        Luigi Spagnolo: “Rigorosi sì, ma non malati di RIGORISMO…”.

        Non sapevo, signor Spagnolo, che il rigorismo fosse una malattia. Sapevo che il “lassismo” lo era: probabilmente i due termini sono stati INVERTITI com’è di gran moda ai nostri tempi di crescente satanismo.

        1. @jb Mirabile-caruso

          Il lassismo è ancora peggiore, ma anche il rigorismo non va bene, sono due approcci sbagliati e ideologici.

  1. Il cuore dello scandalo non è l’ex prete, povera anima traviata! peccatore come tanti, anche se peccatore contro il comandamento più importante, quello che mette alla prova i cattolici veri. Il cuore dello scandalo è la donna, ma è così difficile capirlo? Che ha circuito le umane debolezze del consacrato, alleandosi dunque con il demonio, andando poi all’incasso con il frutto del suo ventre. E che, soprattutto, ha turbato una intera comunità ecclesiale (penso ai bambini, alle bambine, ai ragazzi, alle loro reazioni di fronte a questa storia), mettendo a repentaglio quelle poche sicurezze di principio cattolico ormai rimaste. Penso con tristezza ai commenti della comunità ecclesiale: nessuno, ma proprio nessuno, contro la donna.

    1. Ripeto. Questa vergogna di commenti sessisti che condannano solo la donna e l’uomo poverino è debole e innocente,
      non vi vergognate a pubblicarli?

  2. Due osservazioni.
    La prima riguarda il comunicato della diocesi: “ha riconosciuto l’onestà di don Gianfranco nell’aver condiviso con lui la fatica nel rimanere fedele all’impegno del celibato.” ??? Ma di quale fatica e fedeltà si parla? Ammetto di non essere in grado di capire, ma io non ci vedo né fatica né fedeltà. La vicenda è triste, come triste è la nostra debolezza umana, nessuno escluso, però, per favore, evitiamo linguaggi ipocriti. Meglio stare zitti. Credo comunque che tali parole facciano parte dell’ecclesialmente corretto, sempre in bilico tra il dire e il non dire (con prevalenza di quest’ultimo) per non scontentare il mondo. Così mi spiego anche la “nuova situazione di vita che prevede l’arrivo di un figlio”.
    La seconda osservazione devo indirizzarla all’autore.
    “la donna fa intendere a Gesù…di essere libera e senza marito”. Mi spiace, dott. Gulisano: la donna aveva già avuto intuizione che Gesù fosse speciale, perciò non osò mentirgli. Quando Lui le rivelò di conoscere la sua situazione, l’intuizione divenne certezza.

  3. E’ vero: il sacerdote ha tradito i suoi voti. E soprattutto è stato di scandalo (inciampo, impedimento) alla fede di altri. Ne risponderà all’unico Giudice.
    Noi, umanamente, possiamo dire che, a differenza di altri suoi “colleghi”, almeno ha limitato i danni. Poteva indurre la donna ad abortire o abbandonarla a se stessa e magari cercarsene un’altra. Almeno si è assunto le sue responsabilità.
    E poi, in questo marasma odierno, dobbiamo perfino consolarci del fatto che fosse una donna. Se questo infatti è un grave peccato, cosa dire se fosse stato un uomo, un seminarista o un minorenne? Quello è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.

  4. Beh, almeno questo prete è “sessualmente normale”; non va coi ragazzini o con gli uomini, ma gli piacciono le donne! Ricordiamoci che i dodici apostoli erano quasi tutti sposati e che Gesù non si è mai espresso per il celibato dei Suoi sacerdoti, mentre (scegliendo i discepoli solo tra gli uomini) ha fatto comprendere che le donne non andavano ammesse al sacerdozio.

    1. Oswald Penguin Cobblepot

      Mi perdoni, Camerata; la frase “sunt eunuchi, qui seipsos castraverunt propter regnum coelorum. Qui potest capere capiat” (“ve ne sono altri ancora che si sono resi tali – ossia: eunuchi – per il regno di Dio. Chi può capire, capisca”, Mt. 19,10-11) impone al sacerdote l’assoluta castità, ossia l’astinenza da ogni rapporto sessuale. Comprendo come oggidì un prete che ha una relazione con una Eva sia molto meno deprecabile di uno che la spassa con un Adamo (mi passi la metafora), tanto più perchè questo sacerdote è (evidentemente) inorridito all’idea che la donna uccidesse il “figlio della colpa”. Ma questo non elimina nulla della natura errata della sua condotta. E soprattutto i suoi parrocchiani avrebbero fatto meglio a tacere. Un saluto da Gotham, il Pinguino.

  5. Ma sarebbe stato corretto restare nel sacerdozio condannando un figlio a crescere senza padre o peggio abortito nel grembo? Sono stato nella IDENTICA situazione di questo prete, ho lasciato anch’io il ministero, ma tra l’evitare lo scandalo e non opporsi alla vita nemmeno io ho avuto dubbi. Il peccato lo lava la confessione, le conseguenze non sempre, se in gioco c’è la vita innocente di un bambino meglio 100 volte lasciare il ministero. Certo non si diventa modello di santità sacerdotale, ma la vita innocente viene SEMPRE prima

    1. Lei affermando di essere un ministro sposato denota una scarsa conoscenza della dottrina cattolica, ma oggi i preti questa non la conoscono proprio, per esperienza. Lei ritiene di aver lavato il peccato nella confessione? Sì, se fosse pentito, e avesse riparato. Ma lei non è pentito, tanto che convive con la madre di suo figlio da quanto scrive, e non ha riparato continuando a ripetere il peccato. Lei dice che il suo è dovere di fronte al figlio? Mah, io direi che la cosa le sta bene, o no? Magari le hanno anche dato un lavoro come biblista, come un suo collega che ho sentito sparare in parrocchia eresie kasperiane.Sposarsi dopo aver giurato di essere fedele a Dio è adulterio, sono 2 sacramenti incompatibili, il matrimonio finisce ancora con la morte, l’ordine mai. Se lei fosse stato pentito avrebbe provveduto al mantenimento del figlio, lavorando e pagando di tasca sua col lavoro suo, avrebbe fatto penitenza e chiesto perdono alla donna, al figlio ed a Dio, senza avere altri rapporti.

      1. Bene Angela, grazie per il fervorino morale, quindi Lei mi dice che avrei dovuto abbandonare una madre e un figlio. Grazie per il consiglio che denota una grande carità… non le auguro di trovarsi in una situazione simile. Comunque niente corsi biblici, stia tranquillanella sua fermezza dottrinale(sugli altri) vedo un po’ di livore, non fa mai bene, mi creda, e spesso nasconde invidia, ma non è il suo caso, spero

        1. Spero che abbia capito che lei si era sposato con DIO giurando x sempre….forse non lo è materialmente grazie a Paolo VI ed alle sue modifiche, il futuro ce lo dirà, resta però il suo peccato mortale formale…perché lei non lo sapeva …. spero che si faccia un esame di coscienza. Non è una grande esempio il suo di convivere con una donna , neppure per il figlio: che insegnamento avrà suo figlio della vera fede con tale esempio di padre ? Non la invidio, mi rammarico, e non la odio. Le parlo come sorella. Il suo matrimonio è valido davanti a Dio quanto un matrimonio civile di un divorziato , ma è anche sacrilego.

          1. Cara Angela,
            concordo con lei.
            La correzione fraterna è un’opera di misericordia importante.
            La cosa che mi scandalizza è che anche gli uomini di Dio, che dovrebbero dare il buon esempio, reagiscono alla correzione con stizza e orgoglio.
            Comunque credo che ormai riscossa cristiana sia infestata da satanici provocatori.
            Bisogna stare attenti a non farci confondere.
            Sia lodato sempre Gesù Cristo.

          2. Guardi, non mi risulta di aver affermato di essere sposato o convivente, comunque grazie per i consigli sulla morale altrui, vi auguro di essere altrettanto attenti alla vostra personale

          3. Ai correttori fraterni.
            Scriveva Trilussa: ” L’uomo si crede scaltro quando conquista un altro
            Però il miglior successo è conquistar se stesso.

  6. Il fatto che i preti ortodossi non si sentano in peccato è una frase che davvero mi lascia basita. Manco Mc Carrick si sentiva in peccato, tanto è vero che ha perseverato per anni e anni.
    Io credo che noi tutti dovremmo leggere il Vangelo per capire bene cosa significhi il sacerdozio .Il sacerdote ha una Sposa nel momento in cui viene consacrato.La sua Sposa è la Chiesa.Non capire il valore del sacerdozio, vuol dire ignorare totalmente la tradizione cristiana bimillenaria.

    1. Guardi, anche io ritengo che il celibato vada mantenuto nel Cattolicesimo, ma non credo però che tutti i preti ortodossi vadano all’inferno perché sposati.

      1. I preti ortodossi rischiano di finire tutti all’Inferno in quanto eretici impenitenti: dovrebbe sapere che l’eresia è peccato mortale.
        Ciò detto i preti ortodossi hanno rapporti carnali con le loro legittime mogli mentre il prete di cui si parla in questo articolo ha fornicato più e più volte, ed ha fornicato in modo particolarmente grave perché aveva fatto una solenne promessa di castità.

        1. @Diego

          “I preti ortodossi rischiano di finire tutti all’Inferno in quanto eretici impenitenti: dovrebbe sapere che l’eresia è peccato mortale.”

          Lei saprebbe forse di essere eretico se fosse nato in una famiglia ortodossa e cresciuto ed educato a credere che l’ortodossia sia la vera Fede e che i cattolici siano scismatici in errore?

          Non credo. Sicuramente esistono casi dove gli ortodossi sono colpevoli del loro rifiuto di non convertirsi alla Fede Cattolica (e in questi casi se non si convertono almeno in punto di morte andranno all’inferno) ma in altri casi questa colpevolezza non c’è. E come ho detto, se è vero (e lo è, è un dogma) che Extra Ecclesiam Nulla Salus, è altrettanto vero che persone non cattoliche o anche non cristiane, se rimangono tali non per loro colpa, possono far parte invisibilmente della Chiesa Cattolica, e raggiungere la salvezza (se non commettono peccati mortali o se, dopo. Averli commessi, se ne pentono, ovviamente).

        2. @Diego

          Cito il Catechismo della Chiesa Cattolica

          Fuori della Chiesa non c’è salvezza»

          846 Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo corpo:

          Il santo Concilio « insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo corpo, che è la Chiesa, è il Mediatore e la Via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare ». 339

        3. @Diego

          È vero che

          “ il prete di cui si parla in questo articolo ha fornicato più e più volte, ed ha fornicato in modo particolarmente grave perché aveva fatto una solenne promessa di castità.”

          E infatti nessuno dice che abbia fatto bene (di certo non lo dico io). Però può pentirsi di quel peccato e se non altro si è preso le sue responsabilità senza abbandonare suo figlio e la donna che ha messo incinta. Esistono dispense che la Chiesa Cattolica può dare ai preti per sposarsi, anche se magari questo costa loro la sospensione dal ministero sacerdotale, il voto del celibato non è come il Matrimonio che, se celebrato validamente e consumato, non può essere sciolto nemmeno dal Papa in persona.

          Ciò non toglie che questo prete ha commesso un peccato, visto che era tenuto al celibato, peccato che però può essere perdonato se se ne pente (e in questo caso, come detto, non è necessario che abbandoni la moglie e il figlio, visto che il voto di celibato non è come il voto di fedeltà che si fa quando ci si sposa indissolubilmente).

          1. Caro amico, l’Ordine è indissolubile, più del matrimonio che finisce con la morte di uno dei 2. All’inferno i preti si riconosceranno pe r l’Ordine ricevuto. Gesù ha parlato di eunuchi pe r il Regno di Dio, farsi volontari eunuchi è essere preti.

          2. Angela, è vero che chi riceve il Sacramento dell’Ordine resta sacerdote in eterno, ma l’obbligo del celibato non è come l’obbligo di fedeltà ad un coniuge dopo che si è contratto validamente un Matrimonio indissolubile. Infatti mentre il secondo è appunto indissolubile, l’obbligo di celibato non necessariamente lo è. Ciò non toglie che un sacerdote rimanga tale in eterno, se è stato ordinato validamente,

      2. jb Mirabile-caruso

        Antonio: “…anche io ritengo che il celibato vada mantenuto nel
        ………….Cattolicesimo, ma non credo però che tutti i preti
        ………….ortodossi vadano all’inferno perché sposati”.

        Beh, signor Antonio, se il sacerdote celibe va in Paradiso in quanto coerentemente cattolico, è inevitabilmente consequenziale che il sacerdote sposato va all’Inferno in quanto coerentemente ortodosso. I Suoi ‘ritengo’ e ‘non credo’ sono pertanto in stridente contraddizione.

        1. @jb Mirabile-caruso

          No, è lei che non sa di cosa sta parlando, mi pare. Perché un ortodosso vada all’inferno deve sapere interiormente (cioè essere arrivato a capire) che la Chiesa Cattolica è la vera Chiesa e lo stesso rifiutare di convertirsi.

          Chi non si converte in buona Fede può comunque far parte della Chiesa Cattolica invisibilmente.

        2. Antonio. L’Ordine e il matrimonio sono incompatibili in contemporanea. Un uomo potrebbe anche essere ordinato dopo il matrimonio ma non usandone più.Cioè dovrebbe essere d’accordo anche la moglie di non vivere come coniugi. Oppure potrebbe essere vedovo. Nel caso sia prete invece non può sposarsi MAI, a meno che la sua ordinazione sia dichiarata nulla. (Come x il matrimonio). L’OBBLIGO DI CELIBATO è NECESSARIAMENTE VINCOLANTE quindi, per i preti. Che poi dopo il concilio (eretico si direbbe) lo facciano per DISPENSA è un’invenzione del demolitore Paolo VI che non fa testo però. Questo per quanto ne so.

          1. Angela, si, io dicevo solo che non è vincolante per Fede, cioè è di fatto una dispensa che la Chiesa può concedere. Su questo non ci sono dubbi. Che poi sia meglio mantenere il celibato come tradizione e uso per me non c’è dubbio.

    2. La tradizione la ignora lei, perché alle origini e per lungo tratto i sacerdoti furono sposati.
      Pietro stesso fu sposato, non celibe. Ho già citato Paolo che nella Lettera a Tito raccomanda di scegliere un Vescovo sposato una sola volta che sappia ben dirigere la sua casa. Cioè fedele e responsabile.
      Il matrimonio non è un peccato e quindi inconciliabile con una vita di santità. Non era sposato il santo padre Abramo? E i profeti dell’A. Testamento? La castità è una conquista che arriva nel tempo e può viversi, in seguito, anche in seno a un matrimonio. Che c’entra
      Carrick con un santo padre di famiglia?
      Addirittura il paragone con Gesù! Nato figlio di Dio, avrebbe moltiplicato i figli di Dio? Fu una missione unica la sua.

      1. Cara Maria 1 . Gli Apostoli erano alcuni sposati ed altri no (Giovanni fu vergine, Andrea, Giacomo e Giuda, cugini di Gesù, non erano sposati. Giuda non era sposato ma penso peccasse parecchio. MA MAI CELEBRò una SOLA Messa). SI FECERO EUNUCHI per il Regno di Dio che sulla terra è la Chiesa, col consenso delle loro mogli. Nell’AT eravamo prima di Gesù, nulla di paragonabile al dopo. Nella lettera a Tito si parla di presbiteri e non di vescovi, i vescovi sono citati dopo senza matrimonio(tra l’altro gli ortodossi non ammettono vescovi sposati ed i preti devono sposarsi prima , perché dopo non possono più). Interpreto la lettera di Tito come per gli Apostoli, ovvero sposati una sola vota vuol dire che s e vedovi non si erano risposati una seconda volta, mnelmomento della chiamata a presbiteri, fossero o vedovidi un a solamoglie, o sposati per la prima volta: in quest’ultimo caso avrebbero dovuto farsi eunuchi sia il marito che la moglie. Ne è prova il fatto che gli ortodossi no si possono sposare da presbiteri e non possono…

      2. continuo. ne è prova che gli ortodossi… non si sposano che prima dell’ordine.E non saranno mai vescovi se sposati. Direi anche che hanno modificato il precetto dell’eunuco a loro favore, imitando in ciò gli apostoli sposati, ma non rinunciando come gli Apostoli alla vita matrimoniale, cioè non vivendo come fratello e sorella.Le solite misure umane. Comunque la Verginità è gradita a Dio più della castità, la castità di un solo matrimonio è gradita a Dio più del doppio o triplo matrimonio in caso di vedovanza. Farsi eunuco per la Chiesa è gradito a Dio quasi quanto la verginità. Il clero DEVE farsi eunuco e sbagliano gli ortodossi come i cattolici orientali. Non parlo neanche delle inamissibili devianze sodomitiche e pedofile o adultere (adulterio pure il prete con una donna nubile).

  7. Ho letto tutta l’interessante conversazione e mi verrebbe da dire: il sig G.c. non può essere un prete visto che sembra ignorare il Catechismo e risponde a capocchia, cercando di difendersi “promuovendo” sensi di colpa per i “giudizi” degli altri. Se invece è un prete e quello che racconta è tutto vero che dire ? Si può sperare che si converta e che si penta. Quell’altro che pensa di buttare tutta la colpa sulla donna è molto buffo poveretto, a suo modo mi ricorda Adamo quando risponde a Dio nell’Eden, e cerca di buttare la colpa sia sulla donna che su Dio “E’ stata la donna che TU mi hai dato”. Il comunicato del Vescovo fa il paio con le reazioni dei parrocchiani. E tutti assieme sembrano far parte di una specie di Country Club, non certo della Chiesa Cattolica. Confusione ? Qualcuno ha detto che c’è confusione ?

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Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

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