Cos’hanno in comune “La Repubblica”, il “Corriere”, “La Stampa”, “il Giornale”, “Avvenire”, Confindustria, il PD, Forza Italia, la BCE, Tria, Draghi, “Che tempo che fa”, Moody’s e la “Nuova Bussola Quotidiana”? Si può chiamare in diversi modi: euroschiavismo, cottarellismo, bancocentrismo, neoliberismo. Comunque si definisca, lo vediamo manifestato in questi giorni con una indebita e unisonante avversione alla proposta paragovernativa dei Minibot.
Sulle prime tre testate nulla da dire: fanno semplicemente il loro mestiere di cani da guardia dei poteri forti, abbaiando ferocemente contro tutto ciò che può nuocere loro. Sarebbe assurdo pensare che assumessero una posizione diversa, ad esempio auspicando misure a favore della gente comune.
“Il Giornale”, diventato negli ultimi anni vero e proprio organo di partito, invoca la caduta del governo con un’insistenza che va oltre il ridicolo diventando ogni giorno più patetica. Sallusti, che attribuisce ovviamente l’idea della moneta parallela a Berlusconi (e va da sé, se non c’è riuscito lui non può farlo nessun altro), affida un intervento allo studioso libertario Carlo Lottieri, il quale ammonisce i leghisti ricordando come “dal nulla non venga nulla”, intendendo, si suppone, che non si crea denaro dal nulla.
Ma scusi emerito professor Lottieri, cosa fanno le comuni banche quando accendono un mutuo o concedono un prestito, se non creare denaro dal nulla? Cosa fanno alla BCE quando forniscono liquidità alle altre banche per acquistare titoli di stato se non creare denaro dal nulla? Cosa ha fatto Draghi col suo strombazzato quantitative easing? Esattamente questo, solo che il denaro creato da lui era il solito denaro-credito per l’emettitore e quindi denaro-debito per tutti gli altri; e come se non bastasse questi soldi non sono mai arrivati a dare ossigeno all’economia reale ma si sono fermati un gradino prima, nel circuito bancario speculativo.
È vero che la moneta circolante deve essere collegata quantitativamente alle necessità di produzione e scambio della realtà economica di un Paese, ed è proprio per questo che sentiamo la necessità di averne di più e, se ciò non fosse possibile, di averne una alternativa. L’organismo del nostro Paese ha tante cose da fare, solo che sta mancando il sangue: occorre al più presto una trasfusione di sangue sano, ovvero non soggetto a debito né interessi.
Le ricette del professore invece quali sono? Le solite dei libertari: meno Stato, meno spese, meno sprechi, meno tasse, più privato; nella convinzione che l’interesse del privato coincida “naturalmente” con quello della collettività, senza il bisogno di alcun indirizzamento da parte di un’autorità superiore.
Su una cosa ha ragione, involontariamente, Lottieri: “Se si vuole tornare alla lira, è bene dirlo chiaramente e agire di conseguenza”. Già, visto che l’escamotage studiato per ammorbidire il passaggio e iniziare a recuperare lentamente un minimo di sovranità monetaria senza dare troppo nell’occhio è stato sgamato subito, tanto vale prendere il coraggio a quattro mani e farlo sul serio.
Di “Avvenire” ormai è nota la cieca fiducia che ripongono nelle anticristiane, antidemocratiche, elitarie e controsovraniste istituzioni europee. Figurarsi che sono ancora convinti che la cura di Monti ci abbia giovato. Se potessero manderebbero in esilio Salvini & C. e si prostrerebbero giurando fedeltà a Bruxelles con entusiasmo mai visto, pregando la Commissione Europea di commissariarci al più presto e fare di noi ciò che vuole.
I confindustriali, in particolare i giovani, hanno schernito il governo paragonando i minibot ai soldi del monopoli, fornendo abbondante sfoggio di incompetenza in materia di politiche monetarie e di crassa ignoranza sulle radici dei problemi che ci affliggono. Una classe dirigenziale così cieca e omologata non fa ben sperare per il futuro dell’imprenditoria italiana.
Il PD, al culmine della sua nota involontaria comicità, per sbaglio ha votato una cosa giusta, approvando alla Camera la mozione favorevole all’introduzione di questi buoni. Subito dopo, quando i suoi esponenti hanno scoperto trattarsi di misura a vantaggio di quello che dovrebbe essere il proprio Paese, hanno dichiarato di aver commesso un errore.
Secondo talaltri la questione dei miniBot si inserisce in un “pericoloso filo conduttore” insieme al reddito di cittadinanza e a quota cento. Pur non essendo particolarmente entusiasti di questa forma reddituale, non vediamo dove sia la pericolosità nel dar da mangiare a chi non ha lavoro e nel mandare in pensione chi ha lavorato una vita intera.
Ma la soluzione di tutti i problemi non può essere, scrive Gianfranco Fabi sulla “NBQ”, elargire soldi aumentando la spesa pubblica e il debito. Questa condurrebbe nientemeno che a una visione pagana fondata sul materialismo, buona per evitare qualsiasi serie riflessione sulla situazione economica del nostro Paese.
Secondo questa seria riflessione l’economia italiana avrebbe tre problemi:
- Demografico: invecchiamento e pochi figli
- Competitività/produttività carenti
- Burocrazia asfissiante
Ci concentriamo sulla competitività, il mantra liberista buono per colpevolizzare l’intera classe produttiva, dall’operaio all’imprenditore, che non si impegnano abbastanza e non sono concorrenziali rispetto a tedeschi, francesi, ma soprattutto a indiani e cinesi.
Cosa significa essere competitivi/produttivi? Produrre di più a parità di costo, o produrre uguale ad un costo inferiore. Una delle vie che i moderni poteri forti utilizzano per ridurre l’uomo in schiavitù, con ottimi risultati. Le schiavitù attuali passano tramite parole moderne e intriganti: emancipazione femminile, autodeterminazione, maternità surrogata, controllo delle nascite, editing genetico. Sul versante economico abbiamo la produttività, la competitività, la flessibilità, elementi che oltre una certa soglia non sono altro che metodi scientifici per spremere dall’uomo il maggior numero di beni o servizi retribuendolo il meno possibile.
Tra l’altro, competitività sul lavoro risulta palesemente antitetico come concetto rispetto a quello di incremento demografico: come si può pretendere, in particolare dalle donne, di lavorare di più (o guadagnare di meno) e nel contempo allevare più figli?
Dissentiamo quindi fermamente dal punto 2 e notiamo che sono del tutto assenti quelle che consideriamo le principali ed effettive cause (almeno quelle materiali) della situazione:
- Moneta a debito e interesse
- Globalizzazione dei mercati
- Finanziarizzazione dell’economia
Perché questa corsa al massacro sociale senza fine per accaparrarci un mezzo di cui c’è evidente carenza (moneta), quando questa è una delle poche carenze che possono essere facilmente ripianate?
Secondo Fabi l’Italia non sarebbe vittima dell’austerità imposta dall’Europa, perché in fondo il governo Monti sarebbe durato una manciata di mesi. A parte che se uno si impegna (e Monti si impegnò alla grande) diciassette mesi di governo sono più che sufficienti per mandare all’aria un Paese e metterlo in difficoltà per molti anni a venire. Poi si dimentica che i governi insediatisi successivamente furono in piena continuità con Monti nell’applicare i disastrosi diktat europei con Letta, Renzi, Gentiloni. Parliamo di sei anni e mezzo di governi eterodiretti, poco meno o poco più[1].
Se c’è un’illusione, è quella di credere nell’intrinseca bontà dei mercati e del liberismo, ignorando il potere che esercita chi tiene le redini e la proprietà dell’emissione monetaria.
Se c’è un’illusione è quella, ormai ingiustificabile, di ritenere che a capo della BCE ci sia qualcuno che sta dalla nostra parte. Berlusconi, per dire a quale livello di cottura è arrivato, girando per salotti si vanta pure di avercelo messo lui.
Draghi, fiutando il rischio per il clan di banchieri che governa l’UE che il loro giochetto venga scoperto ha tenuto subito a precisare:“I minibond? O sono uno strumento illegale, o è nuovo debito”.
Possiamo indovinare in esclusiva il facile retropensiero: Se questi scoprono che emettendo moneta in proprio possono fare a meno del sistema Troika, togliersi il guinzaglio ed iniziare a perseguire il proprio benessere finisce la pacchia per noi. Presto li seguiranno gli altri paesi e scoppierà un casino…
Giudicate voi se è più pagano-materialista servire il danaro (nella forma di debito, interessi, capitale…) a discapito della gente come suggeriscono sulla “Bussola”, o servirsene, come sembra che qualcuno finalmente dal governo stia tentando di fare, per il bene di questo popolo.
7 commenti su “Il pensiero unico contro i Minibot”
L’errore consiste nel chiamarli Euro; al contrario dovrebbero essere chiamati ItalCoin. Avrebbero in effetti la stessa natura dei BitCoin e dell’ Euro e del Dollaro che sono accettati in quanto accettati e non perché basati e garantiti dall’oro o da altri valori.
Si tratta di monete fiduciarie che basano la loro forza ed il loro valore sul fatto che sono accettati in pagamento di beni e servizi.
sono d’accordo
infatti spero proprio che il tuo stipendio sia pagato in minibot
poi mi dici come è andata
Gentile Monica, nessuno stipendio può essere pagato in minibot, poiché la loro funzione non è sostitutiva della valuta. In sostanza essi sono titoli che incartolano il debito, che la Pubblica Amministrazione ha verso i propri creditori. Per cui, essa PA – invece di corrispondere la somma pecuniaria – consegna al proprio creditore uno o più minibot, il cui valore nominale è pari a quello del credito vantato da quest’ultimo soggetto. In sostanza, essi sono certificati con cui la PA ammette un proprio debito a beneficio di un soggetto diverso. Quando poi il creditore dovesse divenire debitore di somme pecuniarie verso la PA (tasse, imposte e più in generale di ogni somma dovuta nei confronti dell’Erario), esso debitore potrà adempiere la propria obbligazione corrispondendo tanti minibot sino all’ammontare della somma dovuta. Quindi non solo è sbagliato equipararli alla moneta, ma è anche errato pensarli come nuovo debito, poiché essi si limitano ad incartolare quello che esiste già. Un saluto da Gotham, il Pinguino.
Ora capisco perché artigiani e imprese creditori dell stato preferiscono avere moneta vera anziché dei ipotesi di pagamento per prossimi crediti perché loro fornitori e stipendi li devono pagare subito
Complimenti per l’articolo, che oltre a spiegare bene le cause della crisi economica si fa comprendere facilmente anche dai non addetti ai lavori. Speriamo che una simile opera di chiarezza si diffonda e che la gente si svegli…
Finalmente! L’articolo di Gianfranco Fabi era veramente indegno.
la moneta è convenzionale e se i convenuti ( i cittadini di uno Stato) l’accettano, comincia a circolare e a divenire oggetto di scambi. La fobia per questi minibot rivela la paura del Potere finanziario che si scopra come esso crei dal nulla la moneta e la imponga. Inoltre la pluralità di monete in certi paesi è sempre esistita e non ha mai nuociuto alla economia di quei luoghi. Al tempo di Gesù in Palestina circolavano parecchie monete, non soltanto il denaro romano e non c’era inflazione per questa pluralità valutaria. L’importante era che la gente le accettasse e ne facesse oggetto di scambio. La moneta unica imposta d’autorità costituisce sempre una forma di schiavitù imposta da una collettività anonima e minoritaria su una massa di consumatori che divengono sempre più debitori di una illusione di valore che dipende unicamente dalla accettazione passiva e dalla coercizione di chi stampa la moneta come sovrano assoluto. Monerta unica = Assolutismo di una casta sulle masse