Il Qatar ammette: in Siria non fu vera rivoluzione. Abbiamo guidato noi i “ribelli”  –  di Marcello Foa

di Marcello Foa

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zzzzscccsrCapita che persino il Financial Times non faccia notizia. Capita quando la notizia pubblicata, seppur rilevante, contrasta troppo con la verità formale, quella verità che i media mainstream hanno ripetuto per anni. Capita che la maggior parte dei media anziché riprendere con forza lo scoop e pretendere chiarimenti dai governi coinvolti, preferiscono ignorarlo; d’altronde sono talmente abituati al bombardamento dalla propaganda – sia esplicita sia subliminale – che quando viene a mancare l’enfasi provocata dagli spin doctor, si sentono smarriti; non scattano, preferiscono comunque seguire l’onda, dunque il silenzio.

Lo scoop è rappresentato dall’intervista all’ex primo ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim Al Thani, nella quale rivela che la “rivoluzione” del 2011, che diede avvio alla guerra civile che dura fino ad oggi, non fu propriamente spontanea.

“Lo scoppio della crisi in Siria nel 2011 non fu una rivoluzione ma uno scontro politico internazionale”

afferma l’ex premier (qui una breve sintesi) E ancora:

“Non l’ho mai detto prima:quando abbiamo iniziato a interferire sulla scena politica siriana, eravamo sicuri che il Qatar avrebbe presto assunto la guida delle operazioni, in parte per la riluttanza dei sauditi a interferire in quel Paese. Poi però la situazione cambiò, la monarchia saudita decise di intervenire direttamente e ci chiese di sederci sul sedile posteriore. Questo portò a una competizione tra noi e loro”

Com’è andata a finire lo sappiamo: l’interferenza di Qatar e sauditi – con il consenso degli Stati Uniti – è costata tra i 200 e i 400mila morti, la destabilizzazione di una regione e flussi di profughi verso l’Europa. Un disastro sotto ogni punto di vista. Un disastro generato non da una romantica rivolta popolare contro un dittatore, bensì dai giochi di potenze che, quanto ad autoritarismo, non hanno nulla da invidiare ad Assad.

Una storia molto diversa da quella raccontata dai media mainstream.

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fonte: Il Giornale 

8 commenti su “Il Qatar ammette: in Siria non fu vera rivoluzione. Abbiamo guidato noi i “ribelli”  –  di Marcello Foa”

  1. giorgio rapanelli

    Con il governo Renzi che prende ordini da Obama, facendo gli interessi di costui e colpendo gli interessi italiani, come nel caso Ucraina e del caso Regeni, che ci fanno chiudere la porta con la Russia e l’Egitto. .

  2. A costo di apparire uno stupido: non ho capito le ragioni dell’intervento qatariota-saudita. Per quale motivo sono intervenuti? Qual era l’interesse a destabilizzare quella regione?

    1. basta cogliere gli effetti INTERNAZIONALI per capire che, se vuoi costruire un DOMINIO MONDIALE, devi ANNULLARE le identità nazionali creando il CAOS in modo che le persone ne INVOCHINO la fine costi quel che costi fosse anche la propria identità e libertà;la Siria è uno di questi tasselli utili allo scopo come già si è fatto con l’ Irak;la Libia;l’Ucraina;la Siria appunto e a breve l’Egitto….e le nazioni europee,sommerse da immigrazioni forzate,NON saranno più!

  3. Non è questo che ci interessa; solo gli sciocchi pensavano (e pensano) che le rivolte, più o meno colorate, non sono il preludio a qualcosa di più catastrofico e destabilizzante, a livello politico, militare ed economico. Semmai bisognerebbe chiedersi perché, proprio ora, i viziati e totalmente deviati principi arabi cominciano a spifferare quello che sapevamo. Cosa bolle in pentola? Marcello Foa, ottimo giornalista e uno dei pochi che è capace di esaurire il compito professionale che svolge, dovrebbe indagare su cosa sta accadendo tra i Saud e gli USA e gli altri Paesi dell’area, quali equilibri si sono rotti e quali stanno nascendo. Qui non ci interessa il ‘complottismo’, ma il fatto che il senatore USA Bob Graham ha buttato una patata bollente sul 9/11, riaprendo di fatto il caso riguardante gli attentati del 2001, tirando in causa i sauditi, dovrebbe dirci qualcosina.

  4. Feder, avrai anche ragione tu; ma quando io chiedevo quali allora fossero le ragioni dell’azione qatariota-saudita, volevo appunto arrivare alla tua domanda: “che cosa sta bollendo in pentola’”. Può darsi che io mi sia espresso male.

  5. giorgio rapanelli

    Vogliono fare le guerre principalmente per il commercio delle armi. Segue la politica delle zone di influenza. Ci hanno provato e ci stanno provando con l’Ucraina. Con la Libia non vogliono la fine della situazione, ma una guerra lunga. Con l’Egitto la situazione non è chiara. Il caso Regeni avrebbe dovuto portare ad una rottura dell’Egitto con il primo partner commerciale ed economico, quale è l’Italia. Tanto per fare godere altri partner occidentali. Il governo Renzì, lacchè dei manovratori finanziari occidentali dopo Monti e Letta, è pronto a sacrificare l’interesse dell’Italia con l’Egitto, come lo ha fatto con la Russia, a causa dell’Ucraina. Forse, terminata la politica del mezzosangue Obama, con Trump si avranno prospettive diverse.

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