fonte: Tempi.it
24 Maggio 2013. Redazione
Vedi anche: Bologna referendum paritarie. Qualche numero per capire perché «la sussidiarietà conviene»
«Se togliessimo questi soldi metteremmo in grave difficoltà queste scuole e molti bambini non avrebbero accesso alla scuola. Sarebbe un disastro»
Maria Chiara Carrozza, ministro dell’Istruzione, già aveva messo in chiaro la sua posizione. Oggi l’ha ribadita, tornando a parlare del referendum sulle scuole paritarie di Bologna. Se si togliessero i fondi, ha detto stamattina a Radio24, «sarebbe un disastro». «Le scuole paritarie – ha spiegato il ministro – coprono una parte degli studenti italiani e offrono un servizio pubblico. Se togliessimo questi soldi metteremmo in grave difficoltà queste scuole e molti bambini non avrebbero accesso alla scuola. Sarebbe un disastro, tra l’altro i 500 milioni circa di finanziamento alle scuole paritarie sono una parte dei 40 miliardi di spesa per la scuola pubblica. Sono una piccola parte, che però copre laddove il sistema delle scuole statali non riesce ad arrivare. Soprattutto sulla scuola dell’infanzia sulla quale siamo deboli e sulla quale dovremmo tornare ad investire».
STO CON LO STATO. «Davanti a queste esigenze pressanti – ha proseguito -, e davanti a un sistema educativo come quello bolognese che in una sussidiarietà positiva ha trovato un’occasione di allargamento di opportunità per tutti, con risultati di eccellenza testimoniati dalle esperienze e dalle statistiche, il dibattito sul referendum di domenica 26 maggio di Bologna sembra privilegiare soprattutto le esigenze politiche e i diversi posizionamenti ideologici, piuttosto che gli interessi dei bambini. A volte, in queste discussioni, la prima impressione è che ci si dimentichi di loro con troppa leggerezza: la sacrosanta battaglia per una scuola pubblica più forte non si può vincere mettendosi contro chi cerca di dare un posto a tutti i bambini».
«Peraltro, come ricordato da studiosi tra cui Giulio Sapelli e Stefano Zamagni, la stessa teoria dei “beni comuni” prevede che forme educative non statali adempiano a fini pubblici. Su questo è necessario fare chiarezza. La sussidiarietà, nell’ambito del sistema bolognese e della legge 62/2000, non è in nessuna maniera una forma di privatizzazione, ma un modo con cui l’organizzazione delle persone risponde a una domanda della società, realizzando un contributo dal basso che è in linea con gli standard europei».
BUON SENSO. «Penso che dovremmo tutti imparare, in questi giorni, dal buon senso che Romano Prodi ha espresso nella sua posizione, evidenziando che l’accordo attuale ha funzionato per anni e ha permesso di ampliare il numero di bambini ammessi alla scuola dell’infanzia, che nel sistema integrato bolognese fra scuole comunali, scuole statali e paritarie riesce a coprire ben il 98 per cento della domanda. Per queste ragioni, pur nel rispetto di tutte le posizioni, come ministro dell’Istruzione punto a un buon governo pubblico del sistema attuale. Inoltre, non ritengo che la vicenda bolognese debba essere trasformata in una bandiera nazionale».