di Piero Vassallo
Gli italiani non immemori rivendicano i prestigiosi e indiscussi primati della loro Patria. Vantano la fioritura dei geni universali vissuti nello splendore incomparabile del Medioevo: San Francesco, Santa Caterina da Siena, San Bernardino da Siena, Dante, Petrarca, Cimabue, Giotto. Vantano la vitalità della filosofia italiana nell’età moderna: grazie a pensatori quali Antonio Rosmini, Giovanni Gentile, Cornelio Fabro, Michele Federico Sciacca e Augusto Del Noce, l’Italia è un’isola privilegiata, in cui la ragione ha respinto e consegnato alle gazzette gli assalti del nichilismo dominante nell’Europa illuminata dalla decomposizione del protestantesimo. La scienza giuridica italiana, grazie a pensatori quali Giorgio Del Vecchio e Antonio Messineo, ha compiuto la straordinaria impresa di tener testa al positivismo giuridico che avvilisce i legislatori dell’Occidente. La più rivoluzionaria scoperta scientifica del Novecento, il telegrafo senza fili, è italiana. Il capitalismo dal volto umano è una conquista del Medioevo italiano, che ha impresso una carattere inconfondibile all’Italia del XX secolo, la nazione del miracolo economico. Il più nobile dei presidenti americani, Kennedy, incontrando l’italiano Fanfani, confessò di essere debitore della sua opera sulla rivoluzione economica attuata nella Toscana del XIV secolo. I più grandi compositori del XX secolo, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Ottorino Respighi, sono italiani. Il più vivace movimento artistico dell’età contemporanea, il futurismo, è italiano. L’italiano Marcello Piacentini è un modello imitato dagli architetti d’avanguardia. La cinematografia italiana, grazie a registi quali Goffredo Alessandrini, Mario Camerini, Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Augusto Genina, Vittorio De Sica, Federico Fellini, ha fatto scuola in tutto il mondo.
Quando si considerano seriamente le eccellenze italiane sorge spontanea una domanda: perché la patria del diritto deve obbedire a una costituzione vecchia, fumosa e sgangherata?
Perché l’Italia deve essere governato da nani in auto blu, vocianti ballerine, spogliarelliste filosofanti, filosofi nudi, ostricari e distributori di mimose e orchidee a spese del contribuente?
Perché la vita pubblica italiana è dominio di una folla desolante, professionisti della chiacchiera, paglietti ruggenti, democristiani rigurgitati, comunisti affranti, discepoli ed eredi di Gaucci, comici senza idee, economisti antieconomici, radicali senza pudore, schedate mignotte e ladruncoli rampanti?
Perché l’Italia deve sottostare ultimamente ai comandi di strozzini e lettori di fondi di caffé americani, di nani francesi, di azzeccagarbugli belgi e di obese valchirie germaniche?
Perché l’alternativa ai politici non sorpassa la statura di uno scialbo, noioso, spocchioso e disastroso professore della Bocconi? Perché la politica dei sedicenti moderati è calamitata dai pensieri avvilenti in uscita dai vecchi arnesi del partito radicale? Chi ha suggerito a Berlusconi di scegliere i suoi maestri nella pattumiera liberal-radicale e/o nel cronicario democristiano? Che ci azzeccano Taradash e Capezzone con la tradizione italiana?
I cattolici italiani che sostengono la candidatura di Magdi Allam, vista la catastrofe in atto sul palcoscenico della politica, sono convinti della necessità di affidare a uno straniero la speranza di un’alternativa civile al potere esercitato dalla impresentabile fauna indigena.
Scommettere su Allam significa, prima di tutto, avere chiaro la intollerabile meschinità della classe politica nazionale. Quindi l’obbligo di arrischiare una scelta alternativa, che abbia, almeno, il significato della testimonianza intrepida. Infine la scelta di scommettere su un sogno, su una sfida impossibile e screanzata, che rammenta, in qualche modo, il mito di Tirteo, il poeta ateniese che l’oracolo di Delfi assegnò agli spartani.
Gli ateniesi in Tirteo dileggiarono la debolezza materiale, gli spartani accettarono il dono della benignità divina, che decise la vittoria del loro esercito, animato dagli eroici componimenti di un poeta straniero.