Il “tempo dorato” di Tommaso Romano – di Piero Vassallo

L’arte di ricordare con struggente ironia

di Piero Vassallo

 .

zztempodoratoL’autoironia, distintivo della buona società, ossia delle famiglie signorili, capaci di raccontarsi con buon gusto, senza prendersi troppo sul serio, evitando di sguazzare nel parlato sontuoso, di  arrampicarsi sull’altare del politicamente corretto, di scivolare nella gargarizzante pacchianeria degli arricchiti.

Stile, sobria eleganza della parola, conoscenza e amore della propria storia, non triste orgoglio, non esibizione narcisistica ma ricreazione di avvenimenti ed eventi dal sapore privato, sensazioni e meraviglie crescenti per la scoperta della bellezza del mondo.

Un tenero sorriso attraversa le memorie di Tommaso Romano, raffinato prosatore: le lievi narrazioni, i testi senza pretese scritti nello stile dei veri signori (parola indicibile, bandita dal vocabolario plebaico) e signori perché coscienti della propria parte nella storia, nella vita che scorre indenne tra i furori della volgarità iconoclastica, lo spurgo del sessantotto, ad esempio, quadro disfatto, sfigurato, barbaro del mondo odierno abitato dallo smarrimento.

Romano definisce lapidariamente il regno instaurato da ubriachi festanti sulla loro rovina: Apolidi e barbaramente beoti della dissoluzione, gli uomini senza destino, senza patria e storia, abitano le rovine del nulla, nel presunto soddisfacimento di ogni cosa e appagamento di pretese libertà e di falsi diritti, spettri senza comprendere d’essere guidati – più che l’usare – da intelligenze artificiali raffinatissime e potenti e, dunque, innaturali e false, in mano a pochi usurai planetari di denaro e di anime, che concertano e affannano”.

Per contrasto affiora il felice ricordo della adolescenza trascorsa nella Palermo piccolo borghese, una vicenda interrotta dal delirio francofortese/californiano: “Fino a quel tempo si vissero nel Paese gli anni della ricostruzione e poi del boom, ma tutto sommato si trascorreva una tranquilla e spensierata vita familiare e sociale. Ricordo una scuola forse bacchettona ma formativa e ordinata, il mare d’estate a Romagnolo e a Mondello”.

Coinvolgenti/commoventi sono le affettuose pagine dedicate a figure della Palermo popolare/pittoresca, il tassista don Peppiniello, ad esempio,  la cui lentezza era proverbiale: “Indossava guanti come un trentatré in loggia, aggiungeva gli occhiali sempre scuri d’estate e d’inverno, come i suoi abiti”. Il bidello Andrea Ingrassia, umile erede di titolati disertori, cavaliere della Corona d’Italia, fedelissimo della maestà perduta e del Re gentiluomo. E la zia Maria, un’attrice che arrivava agli appuntamenti con i suoi cappellini senza tempo e frequentava il desco di casa regolarmente, le feste interminabili, luculliane.

La politica irrompe nell’adolescenza di Romano per la mediazione del padre che  mai negò in sua vita autentica nostalgia per ciò che era stato il Ventennio e il suo capo-duce. Quando Tommaso compì i dodici anni il padre lo accompagnò alla sede della Giovane Italia, la prima scuola della gioventù postfascista. Una scelta, rammenta Romano, che parzialmente smentii tredicenne nel 1968 iscrivendomi da solo e per prime sentite convinzioni alla Gioventù Monarchica, di quello che era il vecchio Pdium, ormai quasi al capolinea (1972 data del suo decesso).

Le scelte dell’adolescenza prefigurano la ventennale esperienza di Romano nelle istituzioni, prima all’opposizione poi al governo della provincia e della città di Palermo.

Un’esperienza che fu preparata da una straordinaria (e nel testo in questione taciuta) attività culturale.

Romano, evoliano l’espace d’un matin, nella storia senza aggettivi è entrato a far parte come scrittore, organizzatore culturale ed editore: interlocutore e amico di alcuni protagonisti della storia culturale europea, quali, ad esempio, Francisco Elias de Tejada, Marcel De Corte, Thomas Molnar, Giulio Bonafede, Augusto Del Noce, Pierre Gerbore, Giovanni Volpe, Dino d’Erice, Franz Maria d’Asaro, Giano Accame, Vintila Horia, Mario Attilio Levi, Vittorio Vettori, Silvio Vitale, Francesco Grisi, Primo Siena, Gianni Baget Bozzo.

Ultimamente Romano contempla le ceneri pompeiane a destra e conserva con meritoria e sofferta fatica la fede nel Cristo oltraggiato dalle grottesche/puerili/demagogiche esternazioni del clero modernizzante.

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Tommaso Romano – “TEMPO DORATO” Raccontare è raccontarsi  –  Prefazione di Matteo Collura

Edizioni Qanat, 2014 – ISBN 978.88.98245.35.2 – f.to 12×17 – Pag. 108 – € 15,00

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