Il turismo barbaro e le Marche  –  –  di Piero Nicola

di Piero Nicola

.

zzapBisogna raggiungere un certo riconoscimento di questo tempo. Volenti o nolenti, la realtà del presente s’impone. Ritirarsi per quanto possibile nel privato, in un proprio recesso pulito, non è la soluzione. Né per qualcuno, che lascerebbe libero campo all’andazzo, né per una ipotetica massa, che resterebbe indietro e schiacciata dall’elemento materiale, tecnologico, economico del progresso. Non importa che esso sia guasto e, alla lunga, distruttivo, autodistruttivo: esso ha il potere di rovinare quanti intendono sottrarvisi.

Tutto ciò è solo parzialmente vero. Una giusta autonomia morale e fisica rimane possibile.

Il turismo, come le altre attività, si è trasformato in una macchina infernale, secondo un dato criterio dello sfruttamento dell’arte e delle bellezze naturali, e secondo la cultura di quanti ne usufruiscono.

In questa rivista in rete, eminenti collaboratori hanno già messo in evidenza le brutture devastanti del turismo, che definire di massa sarebbe troppo poco. Si tratta d’una invasione eterogenea, irrequieta, irrispettosa, presuntuosa, mondializzata, quindi incivile, assecondata e che soffoca ogni differenziazione, ogni agio spettante ai migliori, ai capaci di apprezzare e di rendere omaggio.

L’esempio di una Firenze avvilita, ridotta a supermercato delle arti, sovraffollata di forestieri vagabondi, che la usano e l’abusano col beneplacito dell’Amministrazione e per l’interesse mercantile, è un campione di portata universale.

Si salvano ancora le regioni la cui economia si basa su una gamma di industrie variate, rinnovate, e sull’artigianato, ragioni che non possiedono capolavori e monumenti di grido, patrimoni dell’umanità,che non vantano centri storici di grande richiamo, che hanno assai limitate le attrezzature alberghiere e le organizzazioni per le visite, benché ospitino opere d’arte e vestigia archeologiche di prima grandezza.

Le Marche godono di tali privilegi. Parlo del loro territorio interno, disseminato di paesi e cittadine, tutte ricche di castelli, di chiese, di santuari, di musei, di panorami idilliaci e di vita tranquilla, conforme all’indole dalla gente, nonostante le industrie e la costa balneare. Si può astrarre dalla famosa e trafficata Urbino, situata al margine settentrionale; mentre Loreto si salva per la prevalente attrazione religiosa, Ancona per la sua modesta notorietà come città d’arte, e Ascoli Piceno, a Sud, alquanto appartata e ingrata ai grandi itinerari dei famelici di cose da vedere.

zzcnrI paesaggi collinari delle Marche sono ineguagliabili, con gli sfondi dei Monti Sibillini, spesso con quelli del Mare Adriatico, con le loro colture che quasi mai cedono a terreni incolti, ma si distinguono in appezzamenti multicolori, dolci ed estesi. Non c’è Umbria verde, né Toscana mediterranea, e neppure i colli coperti di vigneti dell’Astigiano, che possano eguagliarli. Forse il veneto gode di plaghe che reggano al confronto, ma più ristrette e che risentono del clima settentrionale.

Il clima marchigiano reca ancora l’impronta dello Stato della Chiesa, a dispetto delle sparse industrializzazioni e del complessivo prevalere della sinistra, in politica. Il che sa di mistero, in un paese attaccato alla propria identità e tradizione. Attaccamento consono alla natura del popolo, laborioso e fondamentalmente semplice, abbastanza alieno dalla polemica, certo delle sue risorse umane, insomma dotato di quello che si suol dire un buon carattere. Succube, conformista? No. Direi, piuttosto, filosofo per istinto. Il socialismo, indotto dal lavoro operaio dai contadini da tempo inurbati, sembra essere, qui, l’ingenua espressione di una distanza presa da un mondo rapace e sconoscente.

Qui, il pane è molto più buono, l’acqua minerale dei Sibillini, eccellente, il culto del buon cibo e della genuinità trova i suoi negozi e i suoi luoghi. La montagna è poco abitata, forse persino troppo intatta. Gli eccessi dell’edilizia periferica, moderna e anonima, non sono pervenuti a intaccare il paesaggio. Questa regione, priva di grandi città, è una delle meno densamente popolate nell’Italia centro-settentrionale. Per quanto intraprendente ed economicamente autosufficiente, essa ha dato oltre duecentomila abitanti alla Capitale. La grande via di comunicazione corre lungo il litorale. L’Appennino oppone tuttora una valida barriera. Anche le notevolissime Grotte di Frasassi, immerse in una zona boscosa e di vergini, piccoli villaggi, presso l’arteria che dall’Umbria conduce ad Ancora, sono una meta non molto frequentata o, meglio, poco contagiata. Per le Grotte, come per certe località dei Sibillini, la fiammata turistica si è spenta o assopita, e tutto è stato riassorbito nella normalità. Ecco la potenza del buon senso pacato e lungimirante, che scorre nelle vene picene romanizzate e cristianizzate!

Con questo, non dico che i marchigiani siano immuni dai mali del secolo e che siano esenti da colpe e connivenze. Il mistero della loro relativa buona vita dev’essere attribuibile sia alla razza, sia all’orografia, sia ai governi che li formarono, primo fra tutti quello della Chiesa.

In questi giorni, ho letto con interesse il programma di un partito cattolico, concepito dal professor Pasqualucci (che apprezzo e condivido, eccettuato un punto) e le considerazioni del dottor Alessandro Gnocchi, scettiche circa la realizzazione e l’adesione popolare alla dura verità, in un regime come quello presente. In effetti, il popolo migliore, favorito dalle più propizie circostanze, se può scampare al contagio del turismo e delle immigrazioni, non sarà in grado di rientrare nel necessario ordine morale, essendo ormai viziato dal regno democratico dell’opinione, non potrà semplicemente rispondere al richiamo d’un partito cattolico o che rispetta l’autentico cattolicesimo.

Perché si avveri un simile risultato, occorre una potenza attrattiva d’altro genere.

3 commenti su “Il turismo barbaro e le Marche  –  –  di Piero Nicola”

  1. Grazie a Piero Nicola per questo ritratto amabile delle Marche e della sua gente di cui anch’io faccio parte, forse inconsapevole di godere privilegi sconosciuti ad altre zone. Nel mio minuscolo paese da dove si scorge un impareggiabile panorama di campi coltivati fino al mare e fino ai monti e dove tutti si danno del tu, nella familiarità si riconosce ancora l’impronta di legami antichi e di belle tradizioni e mentre tutto intorno il mondo sembra capovolgersi -non lasciandoci tuttavia del tutto indenni – l’umano ancora sopravvive e dà modo di guardare Oltre. Che Dio ci aiuti affinché tutto questo duri ancora a lungo.

  2. Normanno Malaguti

    Bell’articolo, almeno per ciò che concerne le Marche, molto aderente al vero.

    Non condivito la stroncatura, che pure penso non vuole essere tale, per lo straordinario contributo dato dal prof. Pasqualucci per la nascita di un vero partito cattolico di destra!

    Sono del parere che certo chiederà fatica sacrifici morali e sangue e non raccoglirà subito milioni di seguaci. Ma non é questo il punto.

    Diciamo tutti che sono le èlite che fanno la storia, poi quando un pensatore di genio propone un partito o, inizialmente, un movimento che inviti ad un’ascesa morale nella vita personale e sociale, della quale, chi più e chi meno, quasi tutti sentono l’esigenza e la cogenza, si scuote il capo con deludente pessimismo che, notiamolo bene, non ha mai costruito nulla.

    Mi permetto di incorraggiare a proseguire nella sua bella ricerca il bravissimo prof. Pasqualucci e a tutti i lettori che sentono ancora il santo dovere di reagire al generale sfascio,di compiere l’atto di volontà che può cambiare, loro e soprattutto, il destino dei figli.

    Coraggio, usciamo dal guscio, dal nido, dal covolo. Abbbiamo tutto da guadagnare di fronte alla società e, lo credo veramente dinnazi a Dio.

  3. Abito ad Ascoli Piceno e ringrazio il Sig. Piero Nicola per l’ottima recensione fatta sulle Marche, regione poco conosciuta e in particolar modo la città di Ascoli Piceno che è invece più antica di Roma con la civiltà dei Piceni. Ascoli è un gioiellino di città in cui i monumenti, torri, chiese ecc. medievali e rinascimentali sono avvolti nel verde, anche incolto, della città e dei colli circostanti dando una immagine vera, naturale ed armonica del paesaggio. Negli ultimi anni ha avuto un buon incremento turistico e si sta facendo conoscere un pò in tutta Europa. La città infatti oltre ad essere culturalmente ed architettonicamente ricca dista in maniera equa sia dal mare che dalla montagna. Il mare è a 20 minuti di auto con la riviera delle palme di San Benedetto del Tronto e 20 minuti dal colle San Marco e dalla Montagna dei fiori, a 40 minuti dal Monte Vettore sulla piana di Castelluccio di Norcia. Si può abbinare facilmente una vacanza al mare, in campagna e in montagna. Ascoli, grazie a Dio, è una piccola città vivibile e a misura d’uomo, avente allo stesso tempo tutto l’occorrente (anzi manca una cosa la discoteca e questo non può che essere un aspetto positivo anche se ce ne sono varie lungo la costa). Ascoli ha ancora un forte substrato cattolico, ma di un cattolicesimo popolare e che è anche forse il più vero, ma sono fiorenti molto anche i movimenti ecclesiali, dal Movimento dei Focolari, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, ai Neocatecumenali ecc. Il nuovo Vescovo di Ascoli è Mons. Giovanni D’Ercole, il noto sacerdote “televisivo” e che ha fatto programmi anche a Radio Maria e che si è insediato recentemente il 10 maggio 2014. Il Patrono di Ascoli Piceno è il Vescovo Martire Sant’Emidio che si festeggia il 5 Agosto. Sant’Emidio era originario di Treviri in Germania e converitosi al cattolicesimo nella seconda metà del IV secolo d. C., divenne sacerdote e ordinato poi Vescovo a Milano. Fu mandato a guidare la prima comunità di cristiani di Ascoli Piceno, e subì il Martirio perché la figlia del Prefetto romano di Ascoli, Polisia, si era convertita al cristianesimo ascoltando la “omelie” del Santo. Per lui ci fu la decapitazione e come San Gennaro e altri santi, la tradizione dice che una volta decapitato prese la propria testa e camminò fino al posto della sua sepoltura dove ora c’è un Tempietto, costruito nel 1700, Sant’Emido alle Grotte. Ora il corpo riposa sotto la Cattedrale di Ascoli Piceno, in un mausoleo di Marmo con un monumento che rappresenta Sant’Emidio che amministra il Battesimo a Polisia.
    Dal punto di vista politico è una delle poche città marchigiane dove ha vinto il centro destra, cioè ha stravinto alle recentissime elezioni comunali. Io sono molto favorevole al partito cattolico e in una delle mie prime mail ho voluto proporre questa eventualità. Sono convinto che è indispennsabile farlo per alzare e far sentire la voce del cattolicesimo integrale senza annacquamenti ideologici di sinistra o di destra. Sarà una operazione molto faticosa ed ardua ed anche esposta a persecuzioni, ma non dobbiamo assolutamente cedere di fronte allo sbandamento generale politico e purtroppo anche dottrinale all’interno della Chiesa stessa. Allora forza e coraggio con la ideazione e costruzione di questo progetto, bisogna esserne convinti anche se all’inizio troveremo molte porte chiuse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto