Il vicepresidente americano è interessato al modello ungherese per aiutare i cristiani perseguitati del Medio Oriente

Ringraziamo il nostro amico Andras Kovacs che ci ha inviato la traduzione di questo articolo, pubblicato sul periodico on-line magyaridok.hu .

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Si interessa anche il vicepresidente americano del modello ungherese per aiutare i cristiani perseguitati del Medio Oriente – ha detto sabato sera all’Ufficio Telegrafico Ungherese Azbej Tristan, Vice segretario di Stato e responsabile dell’ufficio per i cristiani perseguitati nel Ministero delle Risorse Umane, riassumendo la conferenza tenuta a Washington sui cristiani perseguitati.

Azbej Tristan ha dichiarato: “Era proprio una bella sensazione essere ungherese in questa conferenza, perché il programma di appoggio del Governo e tutto il modello ungherese erano seguiti con interesse e con riconoscimento da tanti”.

Azbej Tristan alla conferenza ha incontrato dei rappresentanti americani del congresso, dei funzionari del Ministero degli Esteri e ha avuto dei colloqui nell’ufficio del Vice Presidente degli Stati Uniti. “Dappertutto si interessavano delle nostre esperienze e dei nostri metodi. Soprattutto perché alla conferenza il vicepresidente Mike Pence ha annunciato la trasformazione fondamentale dei programmi umanitari americani, la cui essenza è quella di far arrivare l’aiuto direttamente ai perseguitati e a chi soffre, come fa anche il Governo ungherese” – ha detto. L’ufficio di Mike Pence ha segnalato che vorrebbe utilizzare la rete di contatti e della diplomazia religiosa ungheresi, inoltre vorrebbe studiare quei metodi con l’aiuto dei quali i programmi ungheresi risultano efficienti – ha aggiunto.

Azbej Tristan ha così spiegato l’essenza del modello ungherese davanti al pubblico della conferenza : “I nostri sistemi sono caratterizzati dall’appoggio diretto, quindi non facciamo arrivare l’aiuto con degli intermediari, come per esempio delle organizzazioni internazionali, ma lo portiamo direttamente alla comunità che soffre”.

Ha dichiarato: la base dell’efficienza è la sincerità e il dialogo sincero. Perché il Governo ungherese prima di creare tutto il suo programma di aiuto ha voluto conoscere bene la situazione, andando ad informarsi nei luoghi in questione. Ha parlato con i rappresentanti delle comunità per conoscere esattamente la loro situazione, per sapere da loro di che cosa hanno bisogno in particolare. “Non volevamo commettere l’errore che l’aiutante conosce meglio di che cosa ha bisogno chi soffre. Così abbiamo capito che per tutte le comunità cristiane perseguitate, discriminate e minacciate la cosa più importante è la ricostruzione delle loro città, delle loro case, delle loro scuole, dei loro ospedali e delle loro chiese” – ha detto.

Ha ribadito: queste comunità non vorrebbero unirsi alle ondate di immigrati ma vogliono ritornare alla terra dei loro antenati.

Il Vice segretario di Stato ha anche menzionato alcuni esempi concreti dell’aiuto ungherese: l’Ungheria partecipa alla ricostruzione della cittadina cristiana Telskuf accanto a Mosul, di una scuola irakena, del finanziamento per il rifornimento di medicine negli ospedali, dell’aiuto per l’istruzione siriana e libanese. Adesso inizia la ricostruzione di una chiesa libanese e ampliano anche l’aiuto dato alle comunità cristiane della Nigeria del Nord, che soffrono a causa dell’organizzazione dei terroristi Boko Haram – ha aggiunto.

Alla conferenza a Washington il Vice Segretario di Stato si è messo in contatto con il rappresentante della chiesa maronita di Libano e la settimana prossima si incontreranno a Beirut.

Azbej Tristan ha ritenuto molto utile la conferenza, in parte perché può essere di base per un rapporto ungaro-americano, d’altra parte perché ha messo a fuoco i problemi delle comunità cristiane perseguitate e ha “rotto il muro dell’omertà e dell’indifferenza con cui finora i governi ed i politici dell’ovest hanno considerato questo problema”. Il Vice Segretario di Stato ha dichiarato: “L’Ungheria rispetto alla sua misura e alle sue possibilità aiuta con grandi risorse i perseguitati, i nostri programmi non hanno soltanto un significato simbolico, perché partecipiamo alla ricostruzione di località intere rendendo così possibile il ritorno a quelli che erano stati cacciati. Però la soluzione alla crisi è possibile solo se anche gli Stati Uniti e L’Unione Europea seguono il modello ungherese e si impegneranno a proteggere queste comunità perché non scompaiano del tutto”.

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fonte: http://magyaridok.hu/kulfold/a-magyar-modell-irant-erdeklodik-az-amerikai-alelnok-2393344/

3 commenti su “Il vicepresidente americano è interessato al modello ungherese per aiutare i cristiani perseguitati del Medio Oriente”

  1. normanno Malaguti

    Gli ungheresi, oggi come nei secoli dei grandi sovrani che difesero senza tentennamenti l fede del loro popolo, mostrano l loro tempra ci cattolici apostolici romani.
    Per quanto, noi italiani siamo vessati da una confusione senza precedenti e senza confronti, dovremmo tenerci uniti a questo grande popolo e seguire con schiettezza il oro esempio, senza jattanza e,nel contempo senza, discostarci titubanza dalla fede trasmessaci dalla fede senza incertezze dalla Fede Apostolica di sempre.

  2. Se sono Rose Fioriranno, se son spine pungeranno. W l’UNGHERIA, W la POLONIA avamposti di speranza nell’europa delle tenebre dominata dall’euro-totalitarismo ammazza-popoli.

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