di Robert* Pecchioli

Questa è l’ultima riflessione del vecchio Roberto e la prima dell’umano nuovo, liquido e gender –friendly Robert*. In principio era il Verbo, asseriva la sorpassata narrazione patriarcale, ingiusta, feroce divulgatrice di disuguaglianza. Perché il Verbo, ovvero qualcosa di indiscutibile, primigenio e superiore, e non, per esempio, il complemento oggetto o l’aggettivo? Il vecchio mondo è finito, sta esalando l’ultimo respiro. Il suo simbolo è l’asterisco. Altro che Verbo, per di più con la V maiuscola! In principio era l’asterisco, diranno domani. L’asterisco non era che un segno grafico a forma di stellina, un richiamo utilizzato per note marginali a piè di pagina, o per indicare lacune od omissioni in un testo. Adesso è la bandiera del mondo nuovo: neutralizza le differenze, proclama la più stretta neutralità, mette all’angolo il sessismo e accoglie ogni identità, meglio se borderline. Attraverso di esso, si esige il rispetto per l’Unico, l’equivalente, l’assenza di giudizio, l’uguaglianza, insomma tutto ciò che di bello ha scoperto il progresso post moderno. 

A chi scrive dispiace solo di aver raggiunto la consapevolezza, la liberazione da pregiudizi, da idee errate trasmesse dal buio del passato, solo all’alba della terza età. Pazienza, non è mai troppo tardi. Per questo mi firmerò, d’ora in avanti, Robert*, come atto di rifiuto per l’identità imposta alla nascita. L’ostetrica, una donnetta del passato remoto imbevuta di falsa scienza, ha preso atto di alcuni tratti fisici esterni ed è giunta alla conclusione che fossi maschio. I miei genitori biologici 1 e 2 non hanno fiatato e allora sono stato Roberto per tutta la vita. Finalmente mi libero da lacci e lacciuoli imposti da una cultura eteropatriarcale che non andava oltre il mero dato di certe caratteristiche esteriori. 

Del resto, la Bibbia dettò la linea con l’insopportabile cosmogonia secondo cui Dio (il maschile per eccellenza!) “maschio e femmina li creò”. Sappiamo di chi fu la colpa. Ma se Dio non esiste – la scienza e la modernità lo hanno sentenziato oltre ogni ragionevole dubbio, il responsabile collettivo di un inganno millenario è il Maschio eteropatriarcale, che fece della forza la sua legge e cancellò il Buon Selvaggio, riabilitato da Jean Jacques Rousseau. In attesa di censurare – sarebbe preferibile vietare senz’altro – la Bibbia per abuso della credulità popolare e diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine del Progresso, da Robert* mi sento già meglio. Maschile e femminile sono dati culturali imposti da millenni per opprimere la libertà degli uman*. 

Ricorriamo all’asterisco per evitare di declinare al maschile parole che dovranno essere aggiornate, modificate. Cambieremo i libri di scienza e la grammatica. La nostra lingua dovrà essere riqualificata, in quanto colpevolmente binaria: maschile e femminile, nessun genere neutro. Si potrebbe iniziare imponendo la “l” con asterisco come articolo neutro. La desinenza “o” sarà obbligatoria per tutti i nomi che – per un periodo transitorio- rimarranno maschili e la “a” per il femminile. La “e” sarà la desinenza coatta – pardon la nuova grammatica progressista – di tutti i termini neutri. Avremo, se di genere maschile, il “presidento”, se femminile la “presidenta”, e il presidente se neutro, trans, non binario, o come diavolo vorrà, in relazione all’autopercezione del momento. Chi scrive, sino all’illuminazione odierna, percepiva se stesso come “cis-gender”, ovvero si riconosceva nel genere corrispondente al sesso biologico sbrigativamente assegnato alla nascita. Da oggi, si sente felicemente fluido, liquido, liberato: Robert*. 

Ma anche questa liberazione è parziale, oltreché provvisoria. Infatti, il nome è stato “imposto”, così si è sempre fatto, dai genitori, in base alle loro preferenze o a imbarazzanti, trapassate tradizioni, tipo dare ai figli i nomi dei nonni o ricordare il santo patrono (perché non “matrono” o meglio *atrono) della località d’origine. Robert* deve poter diventare, con un semplice atto di volontà o per capriccio, Jessic*, Alfred*, Malik o Vattelapesk. Ci sarà qualche ingorgo agli uffici anagrafe, ma è per una buona causa. Libero nome in libero Stato (mondiale)! Per quanto concerne il cognome, l’ingiustizia eteropatriarcale è talmente palese che l’insurrezione popolare farà giustizia. Quello che leggete in epigrafe è il cognome del genitore 2 della mia famiglia, a sua volta costretto a ricevere il “patronimico” (ecco un altro termine da espellere dai dizionari!) da quello che per me è il progenitore 2, o forse 4. 

Si liberi senza indugio il cognome! Abolita la trasmissione patrilineare, non si cada nell’errore uguale e contrario: nessuna preferenza per il cognome materno, ma libertà di scelta a partire da quando l* bambin * sa leggere e scrivere, con diritto di recesso illimitato. Il massimo di libertà sarà sostituire il cognome con una sequenza alfanumerica da modificare a date fisse, come le password

Via via che rifletto, mi rendo conto di quanto la natura (genitore/trice primigeni*) sia ingiusta, antidemocratica, nemica della libertà. Secondo lei si nasce maschi o femmine e lo si resta per sempre. La natura pretende di dettare le regole del “normale” orientamento sessuale, permettendo la procreazione solo con l’incontro materiale tra un maschio e una femmina. Per fortuna l’umanità è diventata adulta e non crede più a queste favole. Incredibile è l’accanimento con cui tutte le sedicenti civiltà della terra hanno permesso l’unione legale detta improvvidamente matrimonio (molto meglio coniugio o contratto revocabile di parentela) solo tra contraenti di genere diverso, al tempo dei pregiudizi falsi e bugiardi in cui il genere era chiamato sesso e limitato a due, in base all’assurda imposizione biblica, un libro di leggende scritto da uomini bianchi. 

La convinzione che mi sto facendo è che la natura sia un po’ fascista: comanda e fa tutto lei, irrevocabilmente. Ordina di accettare i suoi diktat, chiama leggi biologiche i suoi capricci. Non permette discussioni, non mette ai voti vita e morte, bene e male, salute e malattia. Alcune civiltà arretrate arrivano ad affermare che la vita è di Dio, lo sconosciuto inesistente. Il progresso ha fatto passi da gigante: ora si può morire a richiesta protocollata, con oneri a carico del servizio sanitario. Cambiare genere sarà questione di routine e ognun* sarà considerat* appartenente al genere che preferisce nel momento presente (ne esistono decine, benedetta tassonomia della Scienza Nuova…). 

Resta un serio problema: perché si può nascere solo per iniziativa altrui? E’ un tremendo insulto al soggettivismo a cui la liberazione postmoderna non ha ancora fornito risposta. Il futuro, con il transumanesimo, porrà rimedio anche a questo. É il progresso: più di ieri, meno di domani. Per fortuna, le cose stanno cambiando molto rapidamente: presto anche gli uomini- oops, gli appartenenti al genere maschile nonché quelli che si sentono tali o lo diventano per legge – potranno partorire. La natura ha commesso una doppia ingiustizia. Tra i mammiferi, la gravidanza è prerogativa femminile. Da un lato, si costringono le appartenenti al genere femminile a lunghi periodi di fastidio e mutazione fisica per portare in grembo l* creatur* destinat* a diventare nuov* membr* della società, dall’altro impedisce ai maschi (tutti, cisgender, gay o autopercepiti tali) di rimanere incinti. Ingiustizie brucianti, incomprensibili, rese obbligate dall’assenza di certi organi fisici. 

Il progresso sta facendo giustizia degli errori che i retrogradi chiamano “leggi di natura”, attraverso tecnologie che ne correggono le gravi carenze. A regime, non sarà più necessario neppure l’asterisco: la transumanità sarà unisex, qualcosa tra l’androgino e l’ermafrodito, l’Unico fatto carne immaginato da qualche illuminato del passato, luce nel buio della caverna millenaria da cui l’ uman* autoproclamat* sapiens sta fuoriuscendo in questi fantastici anni di sfolgorante progresso, il Grande Reinizio o Reset. 

Molte cose cambieranno, in tutti gli ambiti dell’esistenza. La canzone di Lucio Dalla, L’anno che verrà, immagina grandi cambiamenti, novità capaci di rinnovare il mondo e ciascun* di noi. “L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va. “Gran metafora del progresso che incombe e cambia tutto per il meglio. “L’ anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità”. Vale anche per Robert*, l’umano nuovo (stavo per scrivere “uomo”, scherzi delle cattive abitudini). Per cambiare davvero devo preparami, mettere in questione tutte le vecchie, tramontate certezze, le appartenenze di ieri. Basta guardare con interesse solo le persone (apparentemente) di genere femminile. Allargherò gli orizzonti, modificherò, almeno in certi giorni, l’orientamento sessuale. Con l’asterisco, tutto diventa possibile e (in)differente. 

Nel mondo liquido cambierò religione quotidianamente. Sarò israelita il sabato, musulman* il venerdì e cristian* la domenica, seguendo il ritmo delle rispettive giornate di festa. Apparterrò alle religioni orientali i primi tre giorni della settimana; il giovedì, per rispettare l’uguaglianza delle credenze, mi dichiarerò ate*. 

Cambiare partito e opinioni politiche sarà ovvio. La regola è facile: crederò pedissequamente alle notizie e alle idee diffuse dal sistema di comunicazione del potere, posizionandomi esclusivamente sul versante progressista. Sarò più o meno moderat* o radicale a seconda dei giorni, del tempo e soprattutto in base alle credenze diffuse /diramate dai canali ufficiali. Denuncerò con gioia i non convertiti al Verbo dell’Asterisco ed esigerò per loro pene esemplari. Mi allineerò alla giusta richiesta di Facebook, uno dei vangeli della religione Asterisco, che invita a denunciare a Matrix gli “estremisti”. É facile riconoscerli: non usano l’asterisco, non credono al progresso, chiamano papà e mamma i genitori biologici o legali. E’ gente che non vuol sentir parlare di poliamore, omogenitorialità, convinta che “maschi e femmina li creò”. 

Sono gli ultimi credenti di quell’elenco di orrori chiamato comandamenti. Quante panzane! Non avrai altro Dio (maschio, eteropatriarcale, unico, giudice monocratico) all’infuori di me. E poi, “onora il padre e la madre “.  Bieco retaggio di barbarie. I comandamenti ordinano di “non fornicare”, ovvero non tutto è permesso, desideri e capricci sono negativi se non corrispondono alla pretesa legge naturale. Addirittura, ingiungono di non desiderare la donna d’altri. Doppia imposizione: sessismo eteropatriarcale e negazione di una libera sessualità orientata secondo l’uzzolo del dì. Infine, non desiderare la roba d’altri: che ne è dell’invidia sociale, motore della competizione, la libera concorrenza sul mercato, unico elemento “naturale” ammesso nella civiltà dell’Asterisco? 

 I Comandamenti siano derubricati a consigli senza impegno, accompagnati da qualche raccomandazione, come “nuocciono gravemente alla salute”, simili alle frasi sui pacchetti delle sigarette. Quanto a Dio, è troppo maschile: meglio, per chi si ostinerà – in privato e segretamente – a pregare o svolgere riti religiosi, il vecchio politeismo, integrato da divinità polimorfe, androgine, ermafrodite e cangianti più di Ermes /Mercurio, legato al superato e sconfitto dimorfismo sessuale. 

L’asterisco dovrà essere adottato anche per riferirsi agli animali: l’equivalenza tra la specie umana e gli animali è infatti una delle massime acquisizioni del Progresso. La censura della Bibbia cancellerà l’intollerabile narrazione del diluvio universale, in cui l’arca di Noè ospitò una coppia (maschio e femmina, brr…) di ciascun animale. I diritti, nel mondo Asterisco, sono estesi a tutti i viventi. Non sarà facile convincere gli ostinati animali della nuova verità, ma la scienza risolverà il dilemma. 

Presto eliminerà anche la morte. Disgraziatamente, bisogna sbrigarsi: la civiltà dell’Asterisco, infatti, è programmaticamente mortuaria, un gaio obitorio dell’Identico e dell’Equivalente. Gli uman* con asterisco, purtroppo, tendono a non riprodursi, a vivere nel presente e, una volta esauriti per eccesso piaceri e desideri, sopraggiunta la noia, la vecchiaia, la malattia, si lasciano sopraffare dalla depressione e chiedono l’ultima liberazione, la morte, alla quale è stato aggiunto il prefisso greco “eu”, buona. Tra i mille primati di cui andare orgogliosi, il mondo-asterisco è la prima civilizzazione a considerare buona la morte (eutanasia) e contemporaneamente a nasconderla, negarla, rimuoverla. Ci penserà il transumanesimo a risolvere il problema: diventeremo (diventeranno, giacché Robert*, ahimè, non ha l’età) ibridi, uman*- macchina, con un codice a barre, un QR definitivo, l’asterisco eterno. 

Ditemi che ho sognato, che è stato tutto un incubo notturno per cattiva digestione, che Robert* non esiste e non esisterà mai. Ditemi che non è vero che una docente femminista è stata licenziata per aver affermato che a partorire sono le donne. Rassicuratemi: non può essere vero che a Chicago si distribuiscono profilattici nelle scuole già ai bambini di quinta (“per mitigare la diffusione di malattie a trasmissione sessuale e le gravidanze indesiderate”), che in Spagna i ragazzini possono cambiare sesso senza il consenso dei genitori (1, 2, 3 o quanti ne inventeranno) e che nei “civilissimi” paesi del Nord Europa si può praticare l’eutanasia ai minori depressi. 

Ditemi che mio padre era un uomo e mia madre una donna, genitori senza aggettivi, non “biologici” o “legali”. Tra xenofobia, omofobia, bifobia (??), lesbofobia, dilagano due terribili malattie (fobia questo vuol dire!): la normofobia, l’odio per la normalità e quello per la verità, “veritasfobia”, morbi virali usciti dai laboratori culturali d’Occidente a prognosi infausta. Il mondo degli asterischi, del genere neutro e della cancellazione della civiltà, “è verità, adesso.  Ma è stata talmente menzogna, che continua ad essere impossibile, sempre” (Juan Ramòn Jiménez).             

3 commenti su “In principio era l’asterisco”

  1. Salvatore Rubino

    Angosciato per figli e nipoti,ho solo il vantaggio,a 84 anni,di non vedere realizzata questa mostruosità ,sempre che,rimbambito nei pochi anni futuri,non venga amorosamente soppresso !

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