L’ INTESA – un racconto di Alfonso Indelicato (parte seconda)

L’INTESA

racconto – seconda parte

di Alfonso Indelicato

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– Insomma eminenza – chiosò l’uomo politico con un sorriso sardonico che stonava sul suo volto dall’espressione abitualmente distesa e benevola – sarebbe quasi il caso di aggiungere, ai dieci che già abbiamo, un undicesimo comandamento: chi muore tace e chi vive si pace – e prese a ridacchiare un po’ goffamente: – Ah, ah, ah! -.

Egli pensava di aver confezionato non più che una innocua facezia, ma si accorse subito che il suo interlocutore era rimasto urtato: il volto del cardinale, da sorridente che era, all’improvviso aveva preso un’espressione sostenuta. Come volesse dire che a lui solo, e non ad un laico (per quanto autorevole) era concesso un tal genere di arguzie.

  • In ogni modo, eminenza, – soggiunse frettolosamente l’uomo politico – mi compiaccio che sul tema della giustizia vi sia stata tra noi piena consonanza. Ora passiamo, se me lo permette, ad un’altra questione. –

Il cardinale intrecciò morbidamente le dita sull’addome, e attese.

  • Lei sa quanto il momento sia difficile. Sa che abbiamo dovuto prendere provvedimenti … beh, non certo popolari. –

  • So. – rispose il cardinale. E prese ad annuire con espressione comprensiva.

  • Potrebbe la Chiesa accompagnarci in questo sforzo? Potrebbe essa rinvenire una dimensione morale di esso? –

  • Rinvenire? – domandò il cardinale con aria un poco stupita. – Ma non c’è niente da rinvenire! Questa dimensione è evidente, è manifesta! – Poi, con lieve concitazione, accompagnando con morbidi gesti le proprie parole, proseguì: – Quando sentimmo dalle sue labbra la parola “sobrietà”, quanto giubilo nel nostro cuore! Dopo tutto questo sfrenato, ostentato edonismo che ci è stato dato vedere! Questa smania del superfluo, questa tronfia superbia da ricco epulone! Sobrietà, sobrietà … che stupenda parola! –

Ciò detto, egli si abbandonò sul morbido schienale dal quale si era staccato e socchiuse gli occhi, mentre il sorriso riaffiorava sulle labbra sottili.

  • Grazie, eminenza, grazie. Ma abbia pazienza se le esterno altri dubbi… Diranno (mi riferisco sempre ai soliti noti di prima) che la sobrietà non giova all’economia, che non fa circolare il denaro. Certo questo argomento non ha un valore assoluto: l’economia, ella lo sa, è la più incerta delle scienze, tanto che neppure una scienza la si potrebbe propriamente definire. Ma, è doveroso riconoscerlo, si tratta di argomento non del tutto peregrino… avremo un bel dire che prima si sistemano i conti, e poi si pensa al rilancio: ci risponderanno che, azzerato il disavanzo e sistemati i conti, non resterà più niente da rilanciare. –

  • Mi permetta, onorevole, di affrontare la questione da una prospettiva diversa, anche se infine convergente con la sua. Per noi la sobrietà è un valore in se stessa, non per gli effetti che produce o non produce nel mondo dell’economia. E’ così che vi potremo aiutare: voi sosterrete la necessità di sistemare i conti pubblici con quella che si potrebbe forse chiamare una cura di antibiotici, prescritta a costo di debilitare un po’ il malato … e noi, di conserva, sottolineeremo il valore che la sobrietà possiede in se medesima … sobrietà intesa come rinuncia al superfluo, come dominio delle passioni, come padronanza di sé, come sguardo rivolto alla vera Vita … – e così dicendo, egli alzò l’indice a indicare il soffitto ligneo a cassettoni, con amorini e filettature dorate.

  • E’ questo, padre reverendissimo, che speravo dicesse. Però ora devo essere del tutto sincero, e non tacerle nulla degli scenari che ci si prospettano. –

Il religioso, sorpreso dal tono fattosi particolarmente grave del suo interlocutore, si fece più attento.

  • Approfitto della sua metafora, eminenza: ammettiamo che, con la massiccia cura cui lei stesso accennava, il malato guarisca… Come le dicevo: i conti tornano in ordine, il disavanzo finalmente è azzerato… –

  • Ebbene? –

  • Ebbene, non voglio pronunciare la consunta battuta: loperazione è riuscita, ma il paziente è morto. Questo poi no, ma ci potremo ritrovare fra le mani un soggetto guarito effettivamente, ma assai debilitato, e destinato ad una convalescenza di cui non si intravede la fine. Gli italiani, oberati dalle tasse e le imposte che siamo stati costretti a introdurre (dicendo ciò, il politico fissò brevemente il suo interlocutore, il quale rimase impassibile) si riducono a comprare soltanto generi di prima necessità. I beni di lusso non vengono più acquistati, anche perché si teme che gli acquisti diano luogo ad esosi accertamenti. Così le fabbriche che li producono falliscono o si ridimensionano, oppure dislocano in paesi in cui la fiscalità è più mite … i disoccupati e i sottoccupati aumentano… le città si popolano di indigenti che si presentano alle mense pubbliche, che chiedono sussidi agli uffici competenti. Perfino i segni esteriori della passata dovizia: le insegne luminose, le vetrine, i locali affollati, vengono meno, e le strade delle metropoli si ritrovano deserte, desolate e buie. –

Ciò detto, il politico chinò il capo e socchiuse gli occhi, come fa chi, avendo osservato uno spettacolo in sé deprimente, ne ricava dolorosi pensieri. Poi sollevò il capo e lo sguardo verso il prelato. Ne cercava il conforto? Ne temeva il rimprovero?

Ma l’espressione dell’uomo di Chiesa gli apparve, più che tranquilla, addirittura appagata. Una luce brillava nel fondo dei suoi occhi piccoli e intelligenti. Le labbra sottili si erano come inturgidite.

  • Sarà dunque un’umanità più concentrata sulle cose che contano! – disse con voce ilare, le palme rivolte in su – Per troppo tempo questo nostro Occidente ha creduto che i beni materiali, case vacanze e auto di lusso, fossero lo scopo dell’umana esistenza! Si riscopriranno i valori veri, si tornerà a distinguere fra essenziale e superfluo … Ma non ha visto, caro onorevole, che questa vita nuova e più parca e responsabile è già fra di noi? A Milano, per esempio, un’amministrazione lungimirante sta operando nel senso che noi auspichiamo. Il santo Natale appena trascorso non ha visto, nel centro della diocesi più grande del mondo, le solite luminarie pagane. L’atmosfera era più tranquilla, le strade senza tutti quei festoni luminescenti invitavano al raccoglimento … il senso religioso della festa, così, è stato recuperato … Quella stessa giunta sta ora operando affinché la gente abbandoni finalmente l’automobile, questo stupido emblema della società dei consumi, e riscopra … la bicicletta! –

E pronunciò quest’ultima parola come stesse bevendo sorsi d’aria pura, e congiungendo le mani tra loro in un’ attitudine di quieta gioia.

  • Eminenza, gradisce un’orzata? – chiese a questo punto l’uomo politico.


(continua)

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