di Carla D’Agostino Ungaretti
La vostra Carla , “cattolica bambina”, ha la fortuna di avere moltissimi amici di vecchia data con i quali ama discutere spesso di problemi riguardanti la condizione umana in genere e la fede cattolica in particolare. Alcuni di questi amici la chiamano affettuosamente “la nostra cara suorina”, nonostante ella sia sposata, madre e di età (purtroppo) non più molto verde, conoscendo la sua ben nota posizione di figlia della Chiesa Cattolica senza se e senza ma, persuasa che una vera figlia, non ha il diritto di trinciar giudizi su chi, oltre a esserle mater, le è anche magistra.
Le occasioni di scambio di idee tra gli amici sono innumerevoli. Sere fa, nel corso di un’allegra cena estiva in un giardino con vista sul mare, un vecchio amico di Carla e di suo marito, fedele lettore di REPUBBLICA e incondizionato ammiratore del fondatore e storico primo direttore di quel giornale, ricordava un’intervista da lui fatta a un autorevole Cardinale, il quale auspicava la convocazione di un nuovo Concilio finalizzato a riammettere all’Eucaristia i cattolici divorziati. Naturalmente l’intervistatore, laicista convinto, era pienamente d’accordo con l’intervistato. A questo punto, tutti rimasero sbalorditi nel sentire la “loro cara suorina” osservare che, a suo avviso, non occorre certo un Concilio per ammettere all’Eucaristia il coniuge innocente che subisce il divorzio senza sua colpa, a condizione che accetti di vivere la sua solitudine in castità come condivisione della Croce di Cristo: del resto questo indirizzo non è certo una novità per la Chiesa. <<Come?!>> esclamarono tutti, cattolici osservanti <<Se il coniuge innocente trovasse la consolazione e la gioia di un nuovo affetto, dopo tanto dolore sopportato senza colpa, la Chiesa vorrebbe negargli la Comunione?Allora dov’è la carità che la Chiesa predica sempre?>>
<<Ecco il vero punctum dolens del discorso>> rispose Carla << in realtà voi “cattolici adulti” che auspicate addirittura un nuovo Concilio avente quella finalità, vorreste – più o meno coscientemente – abrogare la bimillenaria dottrina cattolica in materia di Matrimonio sacramentale, adattandola alla moderna corrente di pensiero relativista. Voi confondete il rigore e la fedeltà al dettato di Cristo con la mancanza di carità; ma non è certo la Chiesa a perdere di vista la carità in questo caso, perché essa non trascura occasione per rammentare che i nostri fratelli divorziati e risposati fanno sempre parte a pieno titolo della Chiesa di Dio, dalla quale non devono sentirsi respinti. Resta comunque il fatto incontestabile che coloro i quali fanno quella scelta di vita – divorziare (anche costretti) e poi contrarre un nuovo matrimonio – agiscono in netto e cosciente contrasto con le parole di Gesù Cristo (Mt 19, 3 -9), perciò è inevitabile, se vogliono essere coerenti con la loro fede, che debbano accettare le conseguenze di ordine spirituale del loro comportamento, come l’esclusione dall’Eucaristia, pur lasciando ovviamente a Dio ogni giudizio>>.
Questo ragionamento – che alla cattolica “bambina” sembrava di una chiarezza lapalissiana – non andò proprio giù ai suoi amici cattolici “adulti” che, naturalmente, rimasero delle loro opinioni.
La cena si concluse, come sempre, nell’amichevole rispetto dei rispettivi punti di vista ma, successivamente a Carla venne un dubbio: come mai il notissimo ex direttore storico di REPUBBLICA, che si è sempre professato ateo “con piena tranquillità di spirito” e dal cui articolo era scaturita la discussione conviviale, si preoccupa tanto di far ammettere alla S. Comunione i divorziati? Per lui, e per tutti coloro che condividono le sue idee, il Sacramento dell’Eucaristia dovrebbe essere un rito privo di qualunque significato. A Carla venne in mente, per associazione di idee, che – del pari privo di significato, ma insistentemente richiesto – avrebbe dovuto essere, per loro, il funerale religioso a suo tempo negato al povero Piergiorgio Welby, perché egli aveva ripetutamente chiesto il suicidio assistito, non potendo agire da solo. Che sia una precisa intenzione del mondo laicista seminare la zizzania nel campo coltivato dal Signore, per confondere la fede dei cattolici più deboli e sprovveduti?
Carla, cattolica “bambina”, forse commette un peccato a pensare male ma – come dice un arguto e intelligente uomo politico italiano – che, pensando male, abbia indovinato?
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