La debolezza del rottamatore – di Piero Nicola

di Piero Nicola

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Bersani, no a governissimo e no al votoIn questi giorni le debolezze del primo ministro, rivoluzionario in maniche di camicia bianca, si sono variamente manifestate. Oddio, chi non ha punti deboli, chi è impeccabile? Ma ci sono alcune debolezze che rivelano in modo inequivocabile la qualità dell’individuo.

  Mi riferisco alla sparata di Renzi all’indirizzo del Presidente di Confindustria. L’arzillo rottamatore, che farà quadrare i conti in regola (secondo Bruxelles) e la ripresa economica (cioè dei consumi), ha fulminato la perdita di pazienza del buon Giorgio Squinzi, dichiarando che questi è adagiato nella “padule” assieme a Susanna Camusso, segretaria della Cgil, mentre lui, Renzi, vola incontro all’avvenire.

  Il rappresentante degli imprenditori industriali – non sconfessato dalla sua categoria – ha finalmente sbottato dicendo che, stante il programma legislativo del governo per fronteggiare la crisi, potrebbe trasferire in Svizzera il centro delle sue imprese. Un po’ come ha già fatto – cosa per niente lodevole – la Fiat, che ha portato in Inghilterra e in Olanda le sue sedi legali e amministrative.

  Ora, che cosa centra la “palude”, il conservatorismo retrogrado, in tutto questo? Proprio niente! Gli industriali, per essere competitivi e produrre in Italia, hanno bisogno di utili, ossia che diminuisca il carico di tasse che li rovina. E la detassazione indispensabile dipende da questo governo. Niente di più pacifico. Perciò l’argomento renziano è di una debolezza infinita, Non sta in piedi nemmeno come spacconata demagogica a beneficio del suo elettorato più spostato a sinistra, comunista.

  In certi casi, va anche bene rispolverare il detto molti nemici molto onore. Ma dietro la sfida deve esserci della sostanza. E quale sostanza rendersi inviso a coloro che reggono ancora le sorti economiche nazionali, che assicurano un pezzo di pane al popolo italiano? Simili spropositi non fanno altro che screditare un capo, specie quando non ha ancora dimostrato di sciogliere i nodi cruciali: la riforma elettorale insieme all’abolizione del Senato e gli 80 euro in più nelle buste paga di milioni di operai e impiegati.

  Intanto Berlusconi che – bisogna riconoscerlo – ogni tanto dice qualche verità sul giogo europeo da scuotere, ha avuto buon gioco accusando lo scamiciato di aver fatto ritorno dal suo giro presso i potenti d’Europa col misero bottino di qualche pacca sulle spalle e di qualche sorrisetto ambiguo.

  Le vere remore della vita civile stanno nel Pd, nel partito di Alfano, nel Senato, nel ministro delle Finanze, e non negli imprenditori, che hanno licenza di creare disoccupati andando all’estero, complice il mondialismo, e che ci vanno costretti da una politica molle, perpetrata dai responsabili delle leggi.

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7 commenti su “La debolezza del rottamatore – di Piero Nicola”

  1. È proprio così! Ma in Francia si stanno fortunatamente accorgendo, e lo si vede dal successo di Marine Lepen. Solo che i nostri giornaloni sapientoni e i nostri sinistri – invece di chiedersi il perché ecorrere ai ripari -, affibbiano lepiteto di populisti a coloro che hanno votato la Marine. Alla faccia della democrazia!

  2. piero vassallo

    puntuale come sempre Piero Nicola. non credo che renzi sia in grado di risolvere i problemi dell’Italia. ad esempio non può ridimensionare una burocrazia enorme e in certa misura inutile e addirittura dannosa, senza disturbare una parte ingente del suo elettorato. non può avviare un politica sviluppista senza causare la dura reazione dei finanzieri i quali hanno avviato una feroce politica per il contenimento della crescita demografica. politica che contempla il freno allo sviluppo economico (oltre la folle guerra alla famiglia normale). non può cercare i vantaggi per l’economia nell’area proibita dove fu “fulminato” berlusconi. deve stare al gioco “virtuoso” imposto dall’america e dalla comunità europea. in ultima analisi: fare l’indiano e tracheggiare. quanto alla francia non credo che la Lepen (legata agli ambienti della cultura neopagana) sia una soluzione magnifica. il problema dell’Italia e dell’europa è la latitanza di una destra cattolica. Solo la Madonna di Fatima ci può salvare dalla catastrofe.

    1. Esattamente daccordo su tutto!
      Il problema non è solo che Renzi non “può” fare tutte quelle riforme di cui l’Italia avrebbe urgente bisogno…il vero problema è che oltre a non potere, nemmeno vuole!
      Siamo di fatto commissiarati dall’alta finanza massonica che controlla la politica con l’economia da Bruxelles…
      Tutti i politici, salvo rarissime eccezioni, sono attori (i più noti protagonisti, gli altri semplici comparse) agli ordini dell’oscura regia con “squadra e compasso”.
      La beffa più assurda è che ci impongono presidenti tutti dichiaratamente (pseudo-) “cattolici praticanti”!!!

  3. L’Italia è attualmente attaccata dai 4 cavalieri dell’apocalisse : 1) fiscal compact, 2) patto di stabilità, 3) pareggio di bilancio, 4) rapporto deficit/Pil al 3%.
    Questi 4 cavalieri stanno letteralmente e fisicamente uccidendo i nostri concittadini (quanti suicidi dall’inizio della crisi ad oggi?), devastando l’economia, mettendo sul lastrico milioni di famiglie, costringendo i nostri giovani ad emigrare, senza certezze per il futuro.
    Risuona sempre più forte il grido di dolore che si leva da tanta parte d’Italia (molto più grave di quello dell’epoca risorgimentale), con il rischio di sommosse, ribellioni, richieste di distacco dall’Italia di intere regioni (vedi il recente referendum on line per l’indipendenza del Veneto).
    C’è un solo modo per vincere questa battaglia. Sconfiggere questi 4 cavalieri, gettarli a mare, affogarli nel Mediterraneo.
    Fuor di metafora: togliere il pareggio di bilancio dalla Costituzione (per poter ricorrere ad una politica keynesiana di “deficit spending”); disdettare il fiscal compact ed il patto di stabilità; decidere noi italiani, autonomamente, il rapporto ottimale deficit/Pil.
    Magari, volendo, si potrebbe ricorrere anche ad una temporanea moratoria del Debito Pubblico, sia dal lato del servizio interessi che da quello del rimborso dei titoli: non certo con le scadenze ed i tassi a cui è ricorsa anni fa l’Argentina. Anche se in misura “soft”, la manovra produrrebbe certamente ottimi risultati per la nostra economia (apertura di cantieri pubblici, nuova occupazione, ripresa dei consumi e della produzione, ecc.).

  4. Ampliando un poco la riflessione precedente, si potrebbe giungere a stilare un decalogo salva Italia, come sotto delineato. In realtà questo decalogo è in parte basato sul pensiero di un valente economista (già alto funzionario della Banca d’Italia), il prof. Paolo Savona. Eccolo quindi:
    LA RICETTA SALVA ITALIA
    (Il decalogo della riscossa)
    1) Rinegoziazione del Debito Pubblico (moratoria rimborsi e riduzione tassi)
    2) abolizione del “Fiscal Compact”;
    3) Rinegoziazione della nostra presenza in Unione Europea (austerity, smistamento immigrati in UE);
    4) Riduzione sensibile della spesa pubblica (macroregioni, comuni da 10.00 abitanti in su, eliminazione provincie e senato, dimezzamento camera dei deputati) e dell’apparato burocratico;
    5) Riduzione sensibile della pressione fiscale;
    6) Riappropriazione della sovranità monetaria: libertà di emettere moneta secondo le esigenze della nostra economia, per favorire la produzione e l’esportazione o, In alternativa, rinegoziazione
    della nostra presenza in area Euro (euro a due velocità);
    7) Abolizione dell’obbligo del pareggio di bilancio (adozione della politica di “deficit spending” per favorire la ripresa, in conformità alla teoria keynesiana).
    8) Abolizione del “patto di stabilità” (per consentire la ripresa economica).
    9) Promozione del “made in Italy”, eventualmente anche con una politica di “dumping”;
    10) Blocco dell’importazione di merci taroccate (alimentari, vestiario, ecc.) o prodotte con lo sfruttamento (schiavizzazione) del lavoro minorile e femminile.

  5. Il decalogo del Prof.Savona esposto da CATTOLICO significa una cosa sola: uscita dall’Europa e dall’euro. Che è in effetti l’unica cosa che ci può salvare.

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