La devozione a San Giuseppe Dormiente nell’ultimo libro di Don Marcello Stanzione – di Alfonso Maraffa

di Alfonso Maraffa

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Vorrei iniziare la presentazione di questo libro (La devozione a San Giuseppe Dormiente. Il culto cattolico al Santo Patriarca) curato da don Marcello Stanzione ed edito dall’editrice Segno di Udine, che raccoglie insieme alla storia e alla spiritualità della devozione a san Giuseppe dormiente anche la storia generale del culto cattolico lungo i secoli al santo patriarca e le più belle preghiere  a san Giuseppe, con una riflessione sulle virtù dell’illustre Patriarca. Permettetemi questa piccola premessa al fine di dar sempre maggior gloria all’illustre Sposo della Vergine Maria, Regina degli Angeli e della Casa di Nazareth. San Giuseppe è il modello ideale di ogni cristiano in virtù delle sue esemplari azioni nei riguardi di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo e della Santissima Vergine e degli Angeli. Ed è un edificante esempio con la sua obbedienza, il suo rispetto dell’autorità, la sua fiducia e la sua fede, il suo silenzio.

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LEZIONE DI OBBEDIENZA E DI RISPETTO DELL’AUTORITÀ

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San Giuseppe obbedisce agli angeli; obbedisce agli uomini, almeno a quelli che sono accreditati a parlare da parte di Dio e ci dona così un grande esempio di rispetto dell’Autorità.

La sua obbedienza è pronta. Egli parte in piena notte, subito come lo si richiede. Non si fa ripetere due volte l’ordine. Poiché Dio vuole che sia così, basta.

Egli pone docilità nell’obbedire, cosa che rende l’ordine più facile e più gradito per colui che comanda e l’esecuzione per colui che obbedisce. Avrebbe potuto, al momento del censimento, cercare di dispensarsene eccependo le difficoltà del viaggio per Maria, ma ci dona al contrario l’esempio della buona volontà.

Egli non aspetta di aver compreso le ragioni di ciò che gli si comanda per obbedire. Se non avesse avuto questo spirito di obbedienza, quante spiegazioni avrebbe potuto chiedere all’Angelo che gli recava l’ordine di partenza in Egitto alla vigilia della Strage degli Innocenti!

Ma l’ordine giunto dall’Alto gli basta, poiché il fondamento dell’obbedienza è nell’autorità di colui che comanda, e non nell’approvazione, da parte del subordinato, delle ragioni che motivano gli ordini.

La sua profonda convinzione che l’ “Autorità viene da Dio” dona a lui stesso l’assicurazione di cui aveva bisogno come capo della Sacra Famiglia. Egli era ben inferiore a Gesù ed a Maria, ed eppure è a lui che l’Angelo si rivolge: è suo tramite che Dio fa passare i suoi ordini. Sapendo che la sua autorità non viene da se stesso ma da Dio, Giuseppe comanda e la loro fiducia non è mai ingannata.

Questa lezione del rispetto dell’Autorità, sempre buona, non è attuale specialmente ai nostri giorni? Se sapessimo ascoltare la voce di Dio nella voce di quelli che comandano, quanti disordini evitati e quante disgrazie risparmiate! Chiediamo a san Giuseppe per i nostri contemporanei e per noi la grazia d’una chiara veduta della nozione di Autorità e di quella della docilità.

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LEZIONE DI FIDUCIA E DI FEDE

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Nella vita di san Giuseppe troviamo anche una lezione di fiducia e di fede. Chi non ha notato nel Vangelo che l’Angelo aveva trovato san Giuseppe addormentato tutte le volte ch’era andato da lui?

Quante persone s’inquietano nella vita! Il buon san Giuseppe dormiva tranquillamente, del sonno del giusto, come si dice! San Paolo doveva raccomandare più tardi ai cristiani di non preoccuparsi oltre misura di nulla: Nihil solleciti sitis (Fil. 4, 6). Su ispirazione dello Spirito Santo, Giuseppe aveva, prima di quell’ora, capito e praticato quel consiglio.

Il suo sonno non era quello del vigliacco o dell’indifferente che si addormenta egoisticamente nell’incoscienza di tutto, ma era quello dell’uomo di Fede che sa che ad ogni giorno bastano la sua grazia e la sua pena, che nulla giunge che Dio non l’abbia voluto o permesso e che Dio non vuole o permette niente, in fin dei conti, che per il nostro più grande bene.

Nel nostro mondo sconvolto in cui gli uomini s’inquietano e si agitano come se tutto dipendesse da loro, la lezione della calma e dell’abbandono di san Giuseppe è buona benefica e, insomma, riposante da meditare!

Se gli uomini avessero più fede, vi sarebbero sulla terra meno turbamenti, più pace e serenità. Pregheremo perché la Pace di Dio vinca sulla terra – e prima di tutto in noi – e, nostro tramite, intorno a noi – per l’aumento della fede.

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LEZIONE DI SILENZIO

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Sarà bene rilevare ancora e meditare la lezione di silenzio che ci dona san Giuseppe.

Nessuna parola è riportata di lui nel Vangelo! Né si può dire che non parlasse affatto. Sarebbe stato un triste compagno per la Santa Vergine se non avesse mai detto niente! Ma “giusto” in ogni cosa, non era “chiacchierone”, egli diceva “giusto” quello che occorreva dire, né più, né meno, quando bisognava e come lo occorreva. In breve, parlava poco, ma parlava bene.

Anche là, quale esempio per il nostro secolo dove si parla tanto!

Un eminente prelato non dava, qualche tempo fa, ai suoi diocesani, la consegna del “saper tacere”?

Se non si dicesse che ciò che si sa, se non si profetizzasse a torto ed a traverso, se non si giudicasse solo ciò che si è capaci di giudicare e quando si ha autorità per farlo, il regno dell’errore e della menzogna, che viene dal principe delle tenebre, sarebbe meno esteso sulla terra!

Il silenzio di san Giuseppe non era solamente un silenzio di riserva e di prudenza; era anche un silenzio di raccoglimento e di unione a Dio. Avendo costantemente sotto gli occhi  l’esempio più eminente della santità, delle virtù più sublimi, san Giuseppe, come Maria, conservava nel suo cuore il ricordo di tutte quelle meraviglie: “Conservabat omnia verba haec in corde suo” (Lc 2, 51). Ammirandoli e meditandoli, egli concepiva un amore sempre più grande per Gesù e Maria. “E’ il silenzio che inizia i santi, ha scritto un pio autore; è esso che li continua; è esso che li completa”.

Auguro ai devoti di san Giuseppe che leggeranno questo libro di don Marcello Stanzione di porre silenzio nella loro vita, un silenzio che rassomigli a quello di san Giuseppe, il silenzio della preghiera, quello delle letture sacre, della meditazione, della Messa e dell’Eucaristia – quei benefici silenzi durante i quali l’anima riscopre Dio, perché Dio, che non ama il rumore, rivela i suoi splendori alle anime che lo cercano, lontano dagli affari del mondo, nel raccoglimento dello spirito. Auguro a questo  libro  il massimo successo possibile, per una sempre più maggiore penetrazione del mistero di san Giuseppe che la Chiesa ha riservato per questi tempi travagliati, come faro per illuminare la notte che ci avvolge.

Vi consegno questo pensiero d’un autore contemporaneo: “Beati quelli il cui silenzio è la patria, e la parola un viaggio di carità che fanno nel paese di coloro che li circondano”.

San Giuseppe ci doni un po’ della sua dolcezza affinché quelli che ci avvicinano siano pacificati.

Ci doni un po’ della sua chiarezza affinché le nostre azioni e le nostre parole siano piene della Luce divina.

Ci doni un po’ del suo coraggio per proseguire il nostro dovere senza contare su noi stessi ma sulla divina Provvidenza. Lui che brilla nel cielo, più intensamente di quanto lo si immagini. Lui e Maria sono le due stelle di fuoco, infiammante la terra impoverita del Fuoco dell’Amore divino.

Che san Giuseppe ascolti tutte le nostre richieste, tutte le nostre miserie, poiché egli ha sofferto ed ha penato senza nessun lamento né ribellione. Come Tu, o glorioso Patriarca, hai vegliato su Maria la tua benamata sposa, veglia sulla Sposa di Tuo Figlio, questa Chiesa di cui Egli è la pietra angolare e di cui tu sei una pietra scelta. Insegnaci ad essere dolci ed umili di Cuore.

Don Marcello Stanzione ha scritto moltissimi libri sugli angeli e sui diavoli ed è considerato uno dei massimi angelologi cattolici per la sua vasta opera di divulgazione della devozione cristiana agli spiriti celesti, ma don Marcello ha pure scritto tantissimo sul Purgatorio e sui santi ed i mistici e ha sempre coltivato una tenera devozione a san Giuseppe che ha ereditato dal suo parroco di gioventù, mons. Enzo Quaglia, curato di san Domenico in Salerno. Don Marcello, che ha già scritto un libro su san Giuseppe con l’editore milanese Gribaudi, contenente citazioni sul nostro santo per i 365 giorni di un anno, con questo testo, edito dalla Segno, continua la sua opera di diffusione tra i cattolici del ventunesimo secolo dell’amore verso il Santo protettore della Chiesa, di cui don Marcello stesso ha sperimentato innumerevoli grazie nella sua vita.

3 commenti su “La devozione a San Giuseppe Dormiente nell’ultimo libro di Don Marcello Stanzione – di Alfonso Maraffa”

  1. Bellissime parole ad illustrazione di un libro che comprerò. Mi ricordano molto da vicino quelle, ardenti di fede e stimolanti, del Card. Sarah nei suoi ormai famosi due libri. Possa il silenzio abitare in noi, perché udiamo il sussurro di Dio.

  2. Il Custode della divina Famiglia sia sempre di esempio, protezione e guida per tutte le famiglie, soprattutto per quelle tribolate dalla povertà spirituale, e per tutti coloro che hanno perso la speranza “in Colui che non si può perdere”.

  3. Andrea Griseri

    Non ci dobbiamo vergognare delle nostre debolezze: io prego S.Giuseppe di aiutarmi a raggiungere il distacco che non è indifferenza, la fiducia che non è ingenuità.Una considerazione : scrive l’autore”Se sapessimo ascoltare la voce di Dio nella voce di quelli che comandano…”. Chi ci assicura che chi comanda parli con la voce di Dio nel mondo di oggi? Troppo spesso ( i lettori di questo sito lo sanno bene) chi ocmanda parla con la voce del principe di questo mondo…

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