LA DITTATURA MONETARIA – di Federico Gatti

di Federico Gatti

 

Benvenuti in Italia, paese dell’incerta democrazia e a sovranità popolare limitata. No, non è una introduzione ad una filippica anti berlusconiana dal retrogusto “dipietrista”, seppur il Cavaliere non sia certo esente da colpe oggettive.

Mi riferisco all’abdicazione delle politiche monetarie, nonché dell’emissione monetaria, nei confronti di enti privati a scopo di lucro, altrimenti dette banche.euro

Per capire più a fondo le dinamiche usuraie di questo sistema occorre però fare un passo indietro; precisamente nel 1694, quando, sotto il regno di Gugliemo III d’Orange, Sir William Paterson, fondò la Old Lady of Threadneedle meglio conosciuta come Banca d’Inghilterra, assumendo l’autorizzazione di emettere moneta da prestare ad usura allo Stato.

“La banca trae beneficio dall’interesse che pretende su tutta la moneta che crea dal nulla” poche parole con le quali l’Enciclopedia Britannica descrisse la funzione della nuova attività della prima banca centrale della storia.

Ma torniamo ai giorni nostri. Grazie allo sciagurato trattato di Maastricht siamo oggi sudditi di sua maestà BCE, centro di potere molto più distante dal popolo di quanto non lo fosse Luigi XVI nella sia dimora di Versailles.

La BCE è un soggetto privato controllato dalle banche centrali sue azioniste (la Banca d’Italia ne detiene il 14,57%). Secondo l’articolo 107 del trattato di Maastricht è sottratta a ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea. A tal proposito è interessante leggere la sentenza della Cassazione che nel 2006 accolse il ricorso di Bankitalia nei confronti di un cittadino italiano, dopo che un giudice di pace diede ragione all’uomo che chiese un risarcimento da parte della Banca d’Italia del cosiddetto reddito da signoraggio. La sentenza recita: “ La pretesa del cittadino nei confronti dell’istituto di emissione esula dall’ambito della giurisdizione, sia essa quella del giudice ordinario, o del giudice amministrativo, in quanto al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzione sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione a organismi sopranazionali…”  per farla breve…non abbiamo tutele giuridiche di fronte al colosso usurocratico.

Ma cosa si intende per reddito da signoraggio? E’ in pratica la differenza tra il valore nominale della moneta e il suo costo di produzione. Se, per fare un esempio, il biglietto da 100 euro è costato fra carta e inchiostro meno di 5 centesimi, la banca lo presta agli stati membri della zona euro per il suo valore nominale ovvero 100 euro più gli interessi, che di volta in volta la BCE, a seconda della fase economica che si attraversa, aumenta o diminuisce a sua discrezione. E’ da aggiungere che la carta moneta rappresenta una esigua minoranza a fronte della moneta virtuale il cui costo è ovviamente zero con il conseguente maggior lucro da parte della banca. Il meccanismo è allo stesso tempo tanto semplice quanto perverso. Lo Stato è infatti in debito costante con la Banca Centrale che acquisisce i Titoli di Stato iscrivendoli nei suoi libri contabili come attivi, attivi perché si ritiene che un giorno lo Stato pagherà il suo debito.

“La Banca Centrale dunque non rischia praticamente nulla. Iscrive i Buoni del tesoro come attivi, e può usare questi attivi per aprire un corrispondente passivo. Tale passivo è il conto che la Banca Centrale apre allo Stato emittente, e da cui lo Stato può prelevare” (1).

Per Aristotele l’usura rientrava nelle categorie morali negative: nummus nummum parere non potest (il denaro non può generare denaro) e la cristianità affermò con i concili di Lione e di Vienna rispettivamente del 1274 e del 1331,che, essendo il tempo un bene comune, era da condannare la riscossione degli interessi a fronte della concessione di un mutuo.

E’ dunque il vento della Tradizione che dalle sponde dell’Egeo soffia verso l’Europa cristiana che ci darà la guida e la forza per combattere la corruzione di un sistema inginocchiato al vitello d’oro.

(1)     tratto da “Schiavi delle banche” di Maurizio Blondet

 

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